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Autore: MaryFangirl    07/09/2023    0 recensioni
Camilo ha la capacità di far emergere fantasie inaspettate in Bruno. [Brumilo]
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bruno Madrigal, Camilo Madrigal
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Titolo originale: Love it When You Call Me Papi
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/37959760
Link autore: https://archiveofourown.org/users/boyswillbeboxes/pseuds/boyswillbeboxes

Attenzione: incest + age gap – se non fa per voi, passate ad altro! Il rating è arancione ma vira al rosso. Questa in realtà è la versione meno esplicita, per leggerla nella sua interezza, invito a spostarsi sul mio profilo AO3 o FF.ZONE (link nella mia pagina autore).
 
 
 
Era difficile dire come fosse effettivamente iniziata. Bruno non era una persona con spiccate doti d’osservazione, quindi al principio non aveva notato l’ovvio flirt da parte di Camilo, dopo essere tornato dal suo periodo dietro le mura e aver ricominciato a passare del tempo con la sua famiglia. Aveva pensato erroneamente che fosse gentilezza da parte del nipote, nel tentativo di farlo amalgamare alla famiglia il più agevolmente possibile. Sapeva, avendoli osservati tutti (non spiati!) che Camilo era una persona cordiale e disponibile. Era sempre presente per sua madre quando faticava a controllare le sue emozioni, sempre presente per dare una mano quando qualcuno ne aveva bisogno. Aveva un sorriso brillante e una natura birichina che gli conferiva un fascino fanciullesco. Quindi Bruno non aveva motivo di sospettare che fosse nient’altro che amichevole.
 
Fino a quando il ragazzo non gli aveva infilato la lingua in gola.
 
Ripensandoci, probabilmente avrebbe dovuto porre fine a tutto quanto in quell’istante. Ma era passato così tanto tempo dall’ultima volta che si era sentito desiderato, così tanto tempo da quando era stato toccato da qualcosa che non fosse la sua stessa mano, che si era lasciato trascinare, andando troppo oltre. Tutto ciò era da aggiungersi ai deliziosi suoni emessi da Camilo e...beh, era solo un essere umano.
 
Aveva simbolicamente provato a protestare, una volta che erano tornati alla realtà e questa si era schiantata sopra la sua testa come una delle sue visioni infrante da un paesano arrabbiato. Si erano lasciati trasportare, ma non potevano continuare. Camilo era suo nipote e così giovane. Era stato divertente ma doveva finire dopo quell’unica volta.
 
Camilo si era limitato a ghignare buffamente, il capo appoggiato sul petto nudo di Bruno mentre lo fissava. Quando aveva finito di parlare, le labbra di Camilo erano tornate sulle sue e improvvisamente si era dimenticato tutti i motivi per cui era stato così contrario.
 
Okay, quindi sapeva com’era iniziata. Mancanza di autocontrollo, un po’ di solitudine e la natura estremamente persuasiva di Camilo. Oltre ai fianchi stretti del ragazzo che si adattavano perfettamente alle mani di Bruno, o la tenera scia di lentiggini sulle sue spalle, così allettanti da baciare. Non era di aiuto neanche che Camilo fosse un esperto nel trovare Bruno quando era da solo, dove nessuno li avrebbe disturbati, e non dimenticava mai di chiedere a Casita di insonorizzare la stanza prima di entrare.
 
Così, una volta si era trasformata in due, poi in dieci, poi...Bruno aveva smesso di contare da un pezzo. Alcune volte erano probabilmente inqualificabili, come un particolare episodio dietro una casa e Bruno si era quasi morso la lingua nel tentativo di stare zitto. Il ragazzo era insaziabile, sempre pronto in un batter d’occhio e completamente spudorato.
 
Quindi non si sarebbe dovuto sorprendere quando Camilo lo convinse a saltare le faccende domestiche per potersi divertire in camera di Bruno mentre tutti erano fuori.
 
Il viscido rumore delle dita di Bruno echeggiava nella piccola stanza, che Bruno aveva modellato a immagine di quella che aveva avuto dietro le pareti durante la ricostruzione e per fortuna era rimasta la stessa dopo il ritorno della magia. I gemiti e i piagnucolii di Camilo si soffocavano contro le labbra di Bruno che baciava disperatamente.
 
Bruno adorava quei momenti, amava avere Camilo alla sua mercé prima che il piccolo demone riprendesse il controllo. Era esigente a letto e rumoroso, ma quando Bruno lo toccava in quel modo sembrava sciogliersi per le attenzioni, lasciando che l’uomo dettasse il ritmo e lo preparasse bene.
 
Bruno supponeva che fosse necessario. Era stato benedetto con dimensioni più abbondanti di quanto avrebbe desiderato se avesse potuto scegliere; era a dir poco sconveniente quando, da ragazzo, si eccitava con estrema facilità. Camilo sembrava adorarlo, però, la prima volta aveva sbarrato gli occhi. Se Bruno non lo avesse preparato appropriatamente, il ragazzo si sarebbe fatto male, e non l’avrebbe mai permesso.
 
Camilo interruppe il bacio e ansimò contro la clavicola di Bruno, mordendogli la pelle senza un vero scopo mentre sfregava i fianchi. Bruno premette un tenero bacio sulla sua tempia e insistette con le dita, il gemito che ricevette gli causò la pelle d’oca.
 
“Tutto bene, amore?” mormorò contro i riccioli umidi di sudore. Capiva che Camilo iniziava a diventare impaziente, da come si contorceva e si agitava. Quando il ragazzo si strofinò contro di lui, un gemito soffocato gli sfuggì. “Questo significa...giocare sporco” sibilò.
 
Camilo si limitò a sorridergli, gli occhi fissi su Bruno mentre baciava la mascella dell’uomo.
 
“Sono pronto” sussurrò con un luccichio malizioso nello sguardo, “lo voglio da morire. Dammi tutto, papi”
 
Bruno si bloccò, un lampo di eccitazione lo attraversò e gli fece contrarre involontariamente i fianchi. Camilo non l’aveva mai chiamato così prima. In realtà nessuno lo aveva fatto, ora che ci pensava. Era una parola che aveva sentito, ovviamente, era una parola comune, ma pronunciata con voce ansimante fuori da quelle splendide labbra? Non aveva mai sentito cosa più bella.
 
I movimenti accelerarono, sentendo l’improvviso bisogno di essere dentro Camilo, subito. Aveva il fiato corto, era così concentrato che non notò nemmeno la gioia quasi maniacale negli occhi del nipote. Il ragazzo si avvicinò a baciargli l’orecchio e ansimando pesantemente.
 
“Ti piace?” la voce di Camilo era roca e bassa, ugualmente divertita ed eccitata. “Ti piace quando ti chiamo ‘papi’?”
 
Bruno gemette, chiudendo gli occhi e annuendo. Tutto il suo corpo era bollente. Sicuramente Camilo era pronto ormai? Bruno aveva bisogno di essere in lui tanto quanto di respirare.
 
Con le mani tremanti cercò il vasetto di olio che avevano messo da parte. Quasi lo fece cadere sulle lenzuola nella fretta, ma riuscì a tenerlo, coprendosi le mani con fin troppa sostanza scivolosa e dall’odore floreale. Di solito cercava di fare piano, per facilitare il ragazzo, ma era troppo impaziente.
 
Camilo gridò, conficcando le unghie nelle spalle di Bruno. Le dita di Bruno ghermirono i fianchi di Camilo e attese, con la testa che girava per l’eccitazione e ogni istinto che gli urlava di strappargli quei suoni squisiti. Ma non funzionava così. Era sempre Camilo a dettare il ritmo. Anche se Bruno si eccitava ridicolmente per le parole dell’altro, doveva aspettare. Strinse gli occhi, ansimando pesantemente mentre esercitava molto più autocontrollo di quanto si ritenesse capace, in attesa che il giovane si muovesse.
 
Non dovette aspettare molto. Camilo iniziò a dondolare i fianchi, dapprima piano, poi alzandosi e abbassandosi, facendo leva sulle spalle di Bruno. Bruno gli stringeva ancora i fianchi con tanta forza che sapeva avrebbe lasciato dei liidi. E qualcosa in quella consapevolezza gli fece correre un brivido lungo la schiena. Segni su Camilo. Segni che lui aveva lasciato, che potevano anche durare abbastanza a lungo perché Bruno li ammirasse. Segni che Camilo poteva osservare nell’intimità della propria stanza e ricordare il tocco di Bruno.
 
Bruno sapeva che stava sbavando un po’, ma era troppo concentrato a non farsi annebbiare la vista mentre osservava il ragazzo. Assorbì la pelle madida di sudore, i riccioli irregolari che andavano in tutte le direzioni da quando Bruno vi aveva passato le mani poco prima, sentendo un fuoco ribollire sotto la sua pelle. Desiderava sempre Camilo, ma in quel momento lo desiderava in un modo che richiese un enorme sforzo a stare fermo e subire.
 
I fianchi del ragazzo si muovevano mentre si abbassava, il respiro tremante e un piccolo lamento che gli sfuggiva dalle labbra.
 
“N-non...” deglutì, chinandosi per strofinare il viso contro la mascella di Bruno. La sua voce era così debole, vulnerabile...non da Camilo, e lo allarmò immediatamente. Gli aveva fatto male? Non si era preso abbastanza tempo per prepararlo? Stava per suggerire di fermarsi quando le braccia di Camilo gli cinsero il collo e gli sussurrò all’orecchio. “Ti prego, papi, occupati di me...ho bisogno di te...”
 
A quel punto qualcosa nel cervello di Bruno andò in cortocircuito. Si sentì come un posseduto mentre ribaltava le posizioni, spingendo il nipote sul materasso. Camilo gemette, inarcandosi, mentre Bruno gli serrava i fianchi.
 
“Sì, sì, sì!” urlò Camilo, la faccia contorta dal piacere. Era splendido, il petto ansante mentre guardava Bruno con occhi velati di lussuria. Bruno premette le gambe del ragazzo quasi contro il suo petto.
 
Sentiva di impazzire. Quella parola continuava a risuonare: papi, papi, papi. Qualcosa nel modo in cui Camilo la diceva gli faceva venire voglia di sentirla ancora, forse in ogni momento. Immaginò Camilo che lo chiamava così a tavola, con il suo sorrisetto malizioso davanti agli occhi di tutti. I suoi fianchi sobbalzarono sentendo un’altra fitta di eccitazione. Doveva sentirla ancora.
 
“Dillo” arrancò, leccandosi le labbra. Camilo sbatté le palpebre, troppo smarrito per avere idea di cosa stesse parlando. Bruno sospirò. “Chiamami...chiamami di nuovo così” il rossore gli salì sul collo e non aveva niente a che fare con l’eccitazione. Era sul punto di dirgli di lasciar perdere quando il ragazzo lo attirò e le loro labbra si schiantarono, le sue gambe si allacciarono intorno alla vita di Bruno.
 
“Così, papi” ansimò Camilo contro le sue labbra, gemendo piano mentre i fianchi di Bruno si muovevano. “Ti voglio così tanto...ti prego. Ci sono quasi...ho bisogno di te...”
 
A Bruno non serviva altro. Le urla di Camilo erano musica per le sue orecchie, mentre il giovane si affrettava a cercare un appiglio su qualunque cosa potesse trovare: le lenzuola, i capelli di Bruno, il battiscopa. I suoi occhi erano spalancati, fissavano il soffitto mentre il suo corpo spasimava.
 
Bruno si costrinse a fermarsi quando i suoni di piacere divennero piagnucolii di dolore, il corpo troppo sensibile del suo amante era incapace di sopportare una raffica inesorabile. Ansimò, cercando di rimanere fermo e aspettare che Camilo gli desse il via libero, poi gli venne un’altra idea. Uscì, nonostante il piccolo gemito di protesta di Camilo, fece voltare il ragazzo sulle mani e le ginocchia. Beh, praticamente solo le ginocchia. Le braccia di Camilo erano troppo tremanti per sorreggersi, la testa crollò sul letto.
 
“Mmh...che stai facendo?” mormorò Camilo, cercando senza riuscirci di guardarsi alle spalle. Era un caos: gli occhi sfocati, i capelli arruffati, lo stomaco coperto di seme. Era devastato, nel migliore dei modi. Bruno voleva farsi da parte e godersi lo spettacolo, ma il suo sesso pulsava troppo per essere ignorato. Accarezzò il fianco di Camilo in modo rassicurante, cercando ancora l’olio. Ne versò sicuramente un po’ sul letto, ma da tempo non si preoccupava più dell’integrità delle lenzuola. Si umettò di nuovo, poi ne spruzzò un po’ sulle mani e spalmò tutto l’interno delle cosce di Camilo. Il ragazzo emise uno strano rumore, ma non lo fermò mentre Bruno si sistemava dietro di lui. Scivolò tra le cosce del giovane, premendole insieme.
 
L’effetto era squisito. Bruno guaì mentre spingeva. Schioccò di nuovo i fianchi, cercando di trovare un ritmo. Non era esattamente come il rapporto completo, ma era comunque fantastico, quei suoni morbidi e vellutati gli facevano girare la testa.
 
Il ragazzo gli lanciò un sorriso e disse: “Forza, vieni per me, papi” con una voce così dolce che per Bruno fu la fine e la sua vista si spense per un attimo.
 
Crollò su Camilo, ansimando pesantemente. In lontananza era consapevole delle dita che gli sfioravano i capelli, di una voce sommessa che gli parlava, ma aveva appena vissuto l’orgasmo più forte di quanto potesse ricordare in vita sua, e il suo cervello sembrava essersi trasformato in poltiglia nel suo cranio.
 
Quando finalmente tornò in sé, era sdraiato sul letto, la testa di Camilo appoggiata sul suo petto. Si sentiva...bene. davvero bene. Il suo corpo formicolava piacevolmente mentre scorreva con le dita lungo la schiena del ragazzo, fissando il soffitto con un piccolo sospiro.
 
“Sei sveglio?”
 
Bruno abbassò lo sguardo, fu salutato da un ghigno sfacciato. “Hai perso i sensi per qualche minuto. Ti è piaciuto, vecchio?”
 
Bruno ridacchiò. Non riusciva nemmeno a sentirsi irritato per l’appellativo. “Direi di sì” scostò i capelli di Camilo dal suo viso, “non ti ho fatto male, vero?”
 
“A me? No. È stata una cavalcata fantastica” strisciò sul corpo di Bruno e premette un bacio sulla sua mascella, “non sapevo potessi essere così dominante. Sono impressionato”
 
Bruno tacque per un momento. Non c’era un modo semplice per chiedere quello che voleva chiedere, ma se non l’avesse detto, avrebbe avuto il dubbio per sempre.
 
“Ehi, Camilo?”
 
Il ragazzo lo invitò a parlare, accoccolandosi al suo fianco con soddisfazione.
 
Bruno respirò profondamente, “Tu vuoi...fare sesso con tuo padre?”
 
Il corpo di Camilo si irrigidì, poi schizzò fuori dal letto. “Cosa?! NO! È...che schifo!”
 
Bruno la ritenne una reazione un po’ eccessiva, considerato che aveva appena smesso di fare sesso con suo zio, ma non volle farlo notare dato che Camilo sembrava davvero sconvolto e inorridito.
 
“È solo una fantasia sessuale, Bruno, che diamine! Cos’è, tu vuoi avere un figlio per poterlo scopare?”
 
Bruno fece una smorfia. “Okay, okay, messaggio ricevuto” attirò Camilo per la nuca, cercando di riportarlo nell’abbraccio. Dopo un momento di resistenza, Camilo cedette, sistemandosi contro di lui. Aveva ancora un adorabile broncio e Bruno lo trovava incredibilmente incantevole.
 
Non era mai stato sessualmente avventuroso quando era più giovane. I pochi partner che aveva avuto non erano mai stati abbastanza seri da suscitare qualcosa che avrebbe descritto come fantasie erotiche. Ma sospettava che fosse colpa sua. Era troppo entusiasta, si infatuava troppo velocemente e diventava quasi ossessionato dalla persona con cui stava nel giro di pochissimo tempo. Non era uno da relazione a lungo termine.
 
Bruno abbassò lo sguardo sul sorrisetto compiaciuto di Camilo, su come sembrava a suo agio e rilassato. Sì, a volte poteva comportarsi da moccioso, ma era anche molto dolce. Apparentemente gli era piaciuto lasciare che Bruno prendesse il comando per una volta, chiedendogli persino di occuparsi di lui.
 
Non avevano mai veramente definito cosa ci fosse tra loro, se solo sesso o l’inizio di qualcosa di più. Anche ora Bruno aveva paura di chiederlo e decise che avrebbe accettato qualunque cosa. La probabilità che Camilo prima o poi si stancasse di lui e passasse oltre era alta, ma avrebbe sempre custodito il fatto che per un breve e meraviglioso periodo aveva attirato la sua attenzione.
 
Camilo socchiuse un occhio e lo guardò di traverso. “So di essere bello, zio Bruno, ma perché mi stai fissando?”
 
Il corpo di Bruno subiva ancora piacevolmente i residui del coito, e nemmeno le sue ansie erano sufficienti a fargli rovinare il momento con discorsi seri. Quindi si limitò ad alzare una spalla e si rannicchiò maggiormente, stringendo le braccia intorno alla vita magra di Camilo.
 
Presto si sarebbero dovuti alzare per darsi una ripulita e trovare una scusa adatta su dove erano stati, ma per il momento...per il momento, niente contava di più che essere in quella stanza con il suo nipote preferito.
 

  
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