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Autore: Farkas    12/09/2023    1 recensioni
[Mare Fuori ]
"Io ti amo". Tre parole che Naditza non avrebbe mai pensato di dire e invece le sono uscite dopo una rivolta carceraria che aveva lo scopo di uccidere colui al quale sono state rivolte subito dopo.
Uno sguardo ai pensieri e alle emozioni della giovane zingara durante quella fatidica notte all'IPM che l'hanno portata a pronunciare quella frase.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ti amo

 

 
Naditza-felice-che-Filippo-sia-vivo


Naditza sdraiata sul suo letto (sì, trovava il letto del carcere, molto più suo di quello che aveva al campo), sospirò dolcemente persa nel pensiero di Filippo. O’ chiattillo. Il suo ragazzo. Il ragazzo di cui era innamorata. Il ragazzo a cui appartenevano tutti i suoi pensieri.
La giovane zingara aveva avuto un sacco di ragazzi, ma con nessuno di loro aveva provato quel tremito del cuore, quei dolci brividi di felicità, quel piacevole calore diffuso in tutto il corpo…
E pensare che la direttrice credeva che il loro amore non contasse niente per Filippo! Naditza era convinta che Paola volesse sinceramente darle un buon consiglio, ma la donna semplicemente non capiva ciò che univa lei e il giovane Ferrari. Aveva letto nei suoi occhi qualcosa che non aveva mai visto in nessuno, mentre facevano l’amore. Qualcosa che si accompagnava al desiderio e lo nobilitava. E lo aveva rivisto quando erano stati convocati nello studio della direttrice. Come poteva non averlo visto anche lei?
“Povera Punto e virgola… chissà chi le ha spezzato il cuore, trasformandola in un iceberg” si disse Naditza.
Si era innamorata. Era meraviglioso… e anche un po’ strano. L’amore e il romanticismo li aveva sempre visti come roba da cinema, non qualcosa che potesse accadere nella vita reale. O almeno non qualcosa che potesse accadere a lei.
-Che è zingara di merda? Il Chiattillo ha pagato bene il pompino? – osservò sarcasticamente una ragazza dai capelli rossi che stava tornando in cella dopo un salto al bagno.
Nemmeno quel mostro di Viola, poteva rovinarle la giornata. Naditza non si diede nemmeno la briga di risponderle.
 
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Chi viene arrestato dovrebbe già sapere che la vita ti può crollare addosso nel giro di un’ora, ma dato che Naditza aveva sempre visto finire in galera come una fortuna, questa lezione non le era entrata dentro come per gli altri detenuti, sebbene l’avesse vissuta nelle recenti uscite.
La zingara aveva passato il giorno a contare il tempo che la separava dalla possibilità di ricontrare Filippo, quando dall’esterno arrivò un baccano tremendo. Le altre ragazze corsero alla finestra, mentre Naditza rimase seduta al pianoforte, preda di dubbi che non riusciva a esprimere. Non aveva motivo di preoccuparsi. C’erano mille ragioni per quel chiasso… ma allora perché sentiva come se una mano gelata le stesse stringendo le viscere?
-Sei preoccupata per il tuo amichetto? – sibilò Viola avvinandosi a lei. - Fai bene, perché non lo rivedrai-.
Quella semplice insinuazione, fu sufficiente per dare alla castana la forza di fare ciò che voleva da settimane: afferrare per i capelli quella psicotica, ammollarle una sberla e poi ringhiarle: - Tu mi ha scassato o’ cazzo, hai capito? -. Un attimo dopo essersi tolta quella piccola soddisfazione corse verso la finestra spintonando le altre, dicendole di farla guardare.
Le luci nel refettorio erano state spente, ed era da lì che provenivano le urla e i rumori… cose che non potevano derivare da un blackout.
La sensazione di gelo si acuì, per poi trasformarsi in paura quando arrivarono le macchine blu, con le lucine lampeggianti.
-Maro’ è la poliza! E guarda quanti so’! -.
Quella era la prova che stava succedendo qualcosa di grosso. La direttrice non avrebbe chiamato gli sbirri senza un motivo serio.
E Viola chiamò Ciro che trascinava Beppe per il cortile. C’erano quei dietro a tutto quel parapiglia? La prova definitiva che erano due pazzi, Nad non riuscì a non dichiarare di averlo sempre saputo. E in quell’istante sentì che Filippo era in pericolo. Non poteva essere altrimenti dato che dietro tutto c’era Ciro, che di certo aveva messo al corrente quella squilibrata di Viola. Ecco perché lei diceva che non avrebbe mai più rivisto il suo ragazzo.
-Lo sta purtando la dinto- disse una delle sue compagne.
-E chi ci sta là dentro? - rispose Naditza con un accenno di pianto nella voce. Sapeva già chi c’era, come si sa che il fuoco brucia e l’acqua bagna.
Poi Ciro stese Beppe ed entrò nel magazzino armato di coltello. La zingara continuò a fissare quel maledettissimo edificio, ma non accade nient’altro che fosse visibile dall’esterno. E lei rimase lì con il cuore in gola, non potendo far nient’altro che lottare contro l’angoscia.
 
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Poco dopo tutti i detenuti vennero convocati in cortile. Le ragazze quasi corsero, le più divorate dalla curiosità, una dall’ansia.
La presenza dell’ambulanza certo non contribuì a tranquillizzare nessuno.
Poi il comandante iniziò a parlare: - Sapevate tutti che sarebbe successo e nessuno ha parlato. Questo era un vostro compagno, nu guaglione comme a vui, ma mo’ è muorto-.
Naditza cadde preda di un terrore, antico quanto la vita stessa. Non era mai stata così spaventata in vita sua. Rimase immobile a fissare la barella per gli istanti più lunghi della sua vita. Se ci fosse stato sopra lui…
Il comandante diede a Beppe l’ordine di fermarsi, e lui tolse il lenzuolo dal cadavere. Il morto era Ciro.
Naditza per un attimo si sentì rinascere, anche se un secondo dopo l’orrore di quello che stava guardando la travolse; non le importava proprio un bel niente di Ciro, ma certo vederlo morto non le faceva piacere. E soprattutto non aveva mai visto un cadavere prima di allora. Non registrò nemmeno il commento sprezzante di Viola.
Poi girando lo sguardo vide Filippo camminare vicino a Carmine e sorrise. Alzò la testa e pensò “Grazie! Grazie!”.
Il comandante, stava urlando qualcosa, ma era talmente sollevata e felice che non lo sentì. Le pareva che le avessero tolto il peso del mondo dalle spalle.
-Filippo! Filippo! - ansimò la castana, la voce rotta dal sollievo. Raggiunse l’amore della sua vita e gli prese il viso fra le mani, sentendo la paura abbandonarla definitivamente, ora che era vicino a lei, ora che poteva toccarlo.
-Che bello sei qua- fece ancora, mentre lui la stringeva a sé.
Un inebetito Filippo riuscì a percepire vagamente la voce della sua ragazza. La afferrò per i fianchi, come un naufrago afferra un relitto durante la tempesta, mentre Naditza lo attirò verso di lei baciandolo e fu l’oblio. L’aver ucciso Ciro sfumò dalla sua mente. Al mondo ora c’era solo Naditza, esisteva solo la morbidezza delle sue labbra, il suo profumo, i suoi capelli… la strinse e ricambiò il bacio abbandonandosi totalmente a ciò che provava per la bruna, aggrappandosi disperatamente a quello.
La zingara a sua volta si sentiva felice come mai era stata. Ma poi Valentina li staccò a forza, provocando in entrambi un terribile senso di perdita.
-Io ti amo Filippo! Io ti amo ‘Fili! Ti amo ‘Fili- urlò la ragazza, mentre veniva trascinata via.
Filippo in un altro momento avrebbe risposto che anche lui la amava, da morire. Ma oltre al sentirsi stordito dal precipitarsi degli eventi, un’orribile pensiero si era impadronito del chiattillo. “Naditza, mi amerà ancora, ora che sono un assassino?”.
Carmine diceva di volersi prendere la colpa, ma Naditza doveva sapere la verità. Non poteva nascondere una cosa del genere, proprio a lei. A colei che amava.
Era così surreale trovarsi lì in quel luogo così familiare dopo aver compiuto un omicidio. Tecnicamente non era il primo, ma quello che era accaduto al povero Greg era stato un incidente, privo di qualunque volontà di fare del male.
A pensarci bene però non aveva avuto nessuna volontà di fare del male nemmeno quando aveva conficcato il cacciavite nella schiena di Ciro. Lì aveva pensato solo che doveva aiutare Carmine. E ora che sarebbe successo? Ciro sarebbe diventato uno spettro grigio che avrebbe infestato i suoi incubi come Greg? Filippo si fece guidare via come un sonnambulo, agognando la pace garantita dalla presenza del suo amore.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avevo in mente questa storia da un pezzo, ma fra una cosa e l’altra alla fine ho fatto passare una vita prima di pubblicarla. Spero che il risultato sia valso l’attesa.
Grazie per aver letto fin qui, spero che recensirete in tanti. Accetto ogni critica finché costruttiva.
  
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