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Autore: AndyWin24    24/09/2023    4 recensioni
Da bambino il principe Artù rimane colpito da un sogno, un sogno che lo segnerà per sempre nel profondo.
(Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum "Ferisce la penna")
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il riflesso dell’altra metà
 
   Il piccolo Artù entrò in gran fretta nelle sue stanze e si gettò sul letto, sfinito. Era giunta la sera a Camelot e il giovane Pendragon aveva appena terminato il duro allenamento a cui suo padre, re Uther, l’aveva sottoposto.
   «Ufff!» sospirò Artù, sfiancato.
   Erano giorni ormai che gli sembrava di non avere un attimo per potersi rilassare, tra esercitazioni con la spada e addestramenti di vario tipo. Era stufo di tutta quella fatica. Non ne poteva proprio più. In fondo, aveva solo otto anni. Perché il padre si ostinava a trattarlo come uno dei suoi soldati?
   “Devi essere all’altezza del tuo compito, Artù! Un giorno questo regno sarà nelle tue mani! Non dimenticarlo!” gli intimava in continuazione l’uomo con severità.
   E come poteva scordarlo, se glielo ripeteva fino allo sfinimento?! Sì, era vero, un giorno avrebbe guidato Camelot come re, ma in quel momento si sentiva solo un ragazzino stanco e spaventato dalle responsabilità a cui non era ancora pronto a far fronte.
   Con quei pensieri inquieti si addormentò senza nemmeno cambiarsi d’abito.
   Quella notte, tra le braccia di Morfeo, fece un sogno a dir poco strano ed inspiegabile.
   Si ritrovò di punto in bianco in piedi davanti ad un enorme specchio d’acqua, contornato da una fitta vegetazione. L’intero paesaggio lo lasciò senza parole, tanto era stupendo e maestoso. Il chiaro di luna, poi, aggiunse un tocco di bellezza al tutto, facendogli sgranare gli occhi dalla meraviglia a cui stava assistendo.
   «Che bello!» esclamò Artù, con enfasi, mentre si guardava intorno incuriosito. «Ma dove mi trovo?»
   Ogni cosa gli appariva come soave e incantata. Ma, osservando più a fondo il velo d’acqua davanti a lui, notò qualcosa di molto singolare che attirò subito la sua attenzione. Così, si chinò sulle ginocchia e si avvicinò con il viso oltre la riva.
   «Uoh!» urlò Artù, impaurito.
   Il riflesso dell’acqua non rispecchiava il suo volto, così come avrebbe dovuto essere, bensì quello di qualcun altro. Un altro ragazzino, per la precisione, con degli occhi chiari, stupiti quanto i suoi in quel momento, e dei capelli corti e scuri. Purtroppo, non riuscì a distinguere molto altro, data la scarsa luce di quella notte, ma capì che costui doveva appartenere ad una famiglia piuttosto umile, almeno a giudicare da quel poco dell’abbigliamento che riusciva a scorgere.
   «Chi sei?» gli chiese Artù, d’un tratto.
   L’altro ragazzino mosse le labbra per dire qualcosa, ma non si udì alcuna voce in risposta.
   «Cos’hai detto? Non ti sento.» disse ancora Artù, parlando più forte.
   Ma niente. Non riuscì a farsi capire dall’altro.
   “Accidenti! Cosa faccio, adesso?” si domandò, preoccupato.
   Stava per perdere ogni speranza, quando l’altro bambino fece un gesto improvviso: allungò la sua mano verso Artù. Così, anche il piccolo principe fece lo stesso, avvicinando la sua al velo d’acqua. Nell’istante esatto in cui le sue dita si bagnarono, avvertì una strana sensazione lungo tutto il corpo. Si sentì improvvisamente più sereno, rincuorato, come se ogni pena che lo affliggeva fosse sparita di colpo. Più precisamente, si sentì completo. Anche dopo aver ritirato la mano, quella sua percezione non cambiò.
   «Chi… sei…?» chiese ancora, scandendo per bene ogni singola lettera.
   Il ragazzino dai capelli neri annuì, come se avesse compreso la domanda. Poi rispose. Soltanto che Artù non capì bene quale fosse il suo nome. Forse iniziava per “M”, ma non ne era certo. Stava per domandaglielo di nuovo, quando una specie di nube lo avvolse a sé e gli offuscò pian piano la vista, finché non vide più nulla.
   «No!» gridò Artù concitato, mentre si metteva a sedere sul letto.
   Era stato un sogno. Solo un sogno. Eppure, gli era sembrato reale. Probabilmente, era stata colpa della stanchezza che gli aveva giocato un brutto scherzo. Tuttavia, non poté smettere di pensare a quel bambino. Chi era? E perché lo aveva sognato? Molti anni sarebbero trascorsi prima di avere quelle risposte, ma questo lui non poteva saperlo. Intanto, si guardò d’istinto la mano con cui aveva toccato lo specchio d’acqua. Non riusciva a spiegarselo, ma quella sensazione di completezza la avvertiva ancora distintamente. Sentiva in se stesso anche una rinnovata determinazione, tanto che si ripromise di impegnarsi di più negli allenamenti, in modo da dimostrare a tutti il suo vero valore.
   A quel punto, si sdraiò di nuovo sul letto e chiuse gli occhi, sorridendo. L’alba di un nuovo giorno era alle porte, così come l’alba di una nuova era: l’era del re in eterno.
   
 
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