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Autore: The Blue Devil    29/09/2023    1 recensioni
Marco scorge, nel buio di un locale che sta chiudendo, il viso di una donna...
One shot ispirata da una canzone dei Tiromancino.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di mia invenzione, ma traggono ispirazione da una canzone del 2014 il cui © rimane agli aventi diritto: Tiromancino, 2014 Sony Music Entertainment Italy SpA.
 
Buona lettura
 
ERA TARDI, IN DISCOTECA…
 
Appena messasi comoda nella vettura, alla domanda dell’autista "Dove andiamo?", la donna rispose:
«Prenda la tangenziale, le dirò io dove fermarsi».
Giallo 46*
 il nome del taxi: evidentemente l’autista era un appassionato di motociclismo – sfrecciava sulla tangenziale a velocità più che sostenuta, mentre il tassista, attraverso lo specchietto retrovisore centrale, scrutava la sua cliente: era una donna bellissima, il viso incorniciato da una marea di riccioli d’oro, due occhi luminosi, seno parzialmente in mostra e un paio di gambe da urlo.
Infatti l’uomo cercò di sistemare lo specchietto per poterle sbirciare le lunghe gambe, dopo essersi deliziato con la parte superiore del busto.
Durante tutto il tragitto, la donna non disse una parola e il tassista non riuscì a decifrare il suo stato d’animo e la natura del suo sguardo, perennemente rivolto all’esterno: solo per un attimo, appena entrata, ripassandosi il rossetto sulle labbra, gli aveva rivolto un mezzo sorriso compiaciuto. Ma il suo sguardo, perso nel vuoto, esprimeva: indifferenza? Sonno? Noia? Tristezza? Il tassista non gli associò nessuna di queste caratteristiche, optando per un misto di esse.   
Ad un certo punto la donna gli disse di prendere la rampa di uscita dalla tangenziale e di fermarsi dopo cinquecento metri.
Nemmeno il tempo di arrestare la vettura, che la donna era già fuori, dopo aver passato velocemente all’autista una banconota a pagamento della corsa, lasciandolo più che stupito; non fu necessario neanche spegnere il motore.
«Che velocità! Deve aver letto il prezzo sul tassametro», pensò l’uomo.
Quindi la donna si avviò, imboccando un corridoio tra due palazzi: il tassista si stupì anche di non riconoscere quel luogo; eppure lui conosceva a menadito tutti i posti più nascosti della città!
«Che donna! Che portamento!», si ritrovò a pensare, osservandola di spalle, mentre si allontanava, un piede avanti all’altro.
Il suo vestito rosso, con lo spacco davanti, non era né lungo, né corto, ma stretto al punto giusto da far risaltare il suo fondoschiena, che ondeggiava, al pari dei capelli, ad ogni suo passo; l’unico suono che echeggiava in quel luogo deserto, era il ticchettio dei tacchi alti sul marmo, che faceva da pavimento a quella specie di galleria.
Già albeggiava.
Ad un certo punto il tassista rimase sconcertato da ciò che vide, anzi, da ciò che non vide più, tanto da sgranare gli occhi dopo esserseli stropicciati con le dita: la donna, che non aveva percorso più d’una decina di metri, era... scomparsa, puff, si era dissolta nella prima luce dell’alba!
Dopo aver cercato invano di scorgerla ancora, il tassista, spaventato, ancorché deluso, ingranò la prima, pigiò sull’acceleratore e ripartì di gran carriera: ora l’unico rumore che si percepiva era il rombo del motore di Giallo 46.
 
 
UN’ORA PRIMA
 
Si era fatto tardi.
Marco si stava annoiando, non ce la faceva più a sopportare quella musica triste, tipica di fine serata in discoteca. In realtà quel locale non era propriamente una discoteca, ma un grande salone, con tavoli e sedie, con al centro una specie di pista da ballo. L’impianto stereo sparava una musica diversa a seconda dell’orario, a partire dalle diciotto.
Marco stava giocherellando con il bicchiere, creando onde con il liquido che conteneva. Era stata una lunga giornata di lavoro, al pari di quella che lo attendeva il giorno appresso, e lui iniziava ad essere stanco. Si stava annoiando come gli capitava spesso, ultimamente: i pochi amici che gli erano rimasti erano fuori città e, a donne, non è che fosse messo meglio; dopo l’ennesima bruciante delusione, si era ripromesso di non "cascarci" più:
«Eh, le donne non mi fregano più», si ripeteva spesso.
Ma la solitudine cominciava a pesargli: conosceva ogni persona, o meglio coppia, che frequentava quel locale, sempre le stesse facce, mai una novità. Ma cosa sperava? D’incontrare una bella donna sola? Che attaccasse bottone proprio con lui? Non aveva più l’età per imbarcarsi in queste avventure e neanche ci credeva più. Tuttavia passava tante noiose serate in quel buco.
Così, bevuto l’ultimo sorso, si alzò e prese la giacca, deciso a tornarsene a casa, ma... un impulso irresistibile lo fece voltare alla sua sinistra, e fu allora che, nel buio, la vide, rimanendone folgorato:
«Ma, è sempre stata qui, stasera? Com’è che non l’ho vista, prima?», pensò.
Il viso di quella donna, quella sera, gli fece cambiare idea.
Lui e lei si guardarono per un momento, finché lei gli si rivolse:
«Ciao. Non mi capita spesso di parlare con chi non conosco... non è molto sicuro in posti del genere».
Marco non credette a ciò che gli uscì di bocca:
«Sai, è che sei così bella...».
La donna, visibilmente emozionata, si ravviò i riccioli dorati e rispose:
«Dai, non è vero; scommetto che lo dici a tutte le donne che incontri, mentre giri di notte».
Marco ebbe l’impressione che il barista e la donna misteriosa si conoscessero, poiché si scambiarono un’occhiata fugace, ma poi, ripensando a poco prima, comprese che, quello di lanciare occhiate qui e là, fosse il modo di fare di lei.
Bisognava uscire, perché il locale stava chiudendo. Marco e la donna si trovarono da soli per la strada; l’unico pensiero di Marco era accompagnarla a casa e gli parve che lei non avesse nulla in contrario, che gradisse la sua compagnia. Ma, forse, si sbagliava. Accadde tutto in un attimo: dal nulla comparve un taxi, Giallo 46, e lei lo prese al volo! Mentre la vettura ripartiva, lei si girò a guardarlo e gli regalò un sorriso: fu l’ultima volta che lui vide quel viso.

Rientrato a casa, Marco ripensò all'accaduto:
«Non mi hai neanche mai detto il tuo nome... come se fosse un segreto... mi chiedo se ti rivedrò, un giorno. Due ore fa, in quella strada deserta ti ho lasciata andare via... e adesso ti vorrei chiamare, pronunciare il tuo nome! Tu non mi hai detto il tuo nome, ma perché io non te l’ho neanche chiesto? Non me lo spiego... ho esitato e l’ho pagata cara! Ti ho lasciata andare così, per non sembrarti un altro inutile uomo? E adesso? Sono solo, come sempre... a chiedermi se, prima o poi, ti rivedrò...».
 

 
***
 
Si era fatto tardi.
Marco si stava annoiando, l’impianto stereo mandava quella musica triste, tipica di fine serata in discoteca.
Così si alzò e prese la giacca, deciso a tornarsene a casa, ma... non c’era quel viso e lui non cambiò idea.
 
FINE

 
* 46 è il numero con cui correva Valentino Rossi, uno dei più grandi piloti di moto di sempre, giallo era il suo colore.
 

© 2023, The Blue Devil
 
 

Fonte di ispirazione: Tiromancino – Mai saputo il tuo nome
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=1Dq8W5OI6EU&ab_channel=TiroMancinoVEVO
   
 
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