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Autore: musa07    01/10/2023    2 recensioni
[KageHina]
"- Kags, me lo racconti il mito di come gli dei dell’Olimpo abbiano messo la lira di Orfeo in cielo, come Costellazione? –
- Di nuovo? – domanda accigliandosi Tobio, avendo il coraggio di lanciare solo una piccola occhiata verso il volto dell’altro. Il quale, per inciso, lo sta invece fissando e scoppia a ridere, imbarazzato. Perché sì: è già la quarta volta che chiede a Tobio di raccontargli quella storia. Per essere precisi la quarta sera. La quarta sera in cui, alla fine degli allenamenti che li hanno massacrati tutti il giorno, cercando un po' di refrigerio stendendosi sull’erba umida. A fissar le stelle. E Tobio a ricordare i racconti del nonno sulle origini delle Costellazioni. Un’origine antichissima, dovuta a quei maestri che erano gli antichi greci e la loro sorprendente capacità di raccontare storie.
- E dai! – lo prega Shoyo.
E Tobio inizia a raccontare… (chiedendosi per l’ennesima volta quando sia iniziato il fatto di non riuscir a dire di “no” ad Hinata)[...]"
Questa storia partecipa al Writober, indetto da Fanwriter.it
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it
Lista: Pumpnight
Prompt: Fruscio
#1giorno
Fandom: Haikyuu
Personaggi: Hinata Shoyo – Kageyama Tobio
Rating: Verde
Genere: Fluff (Dopo tre OS p0rnp0rn
e mentre sono nel pieno della stesura della 3SOME,
un po' di flufffluffone direi che ci sta tutto)
 
 
______
 
 
 
- Kags, quella che stella è? – domanda Shoyo, portando un braccio verso l’alto ad indicare con l’indice un puntino luminoso che spicca in mezzo agli altri nel cielo notturno di quella notte di metà agosto, anche se il cielo di Tokyo non è terso come quello della notte di Miyagi.
- Un aereo… - è la risposta lapidaria di Tobio. E ok: il tono gli è uscito seccato, quindi nulla di diverso dal solito, anche se gli scappa un po' da ridere.
Di diverso, semmai, c’è il fatto che non l’abbia insultato come al solito per quella uscita. Ma Tobio ha altre cose, pensieri, in quel momento per la testa. Da un po', anzi, a dirla tutta.
 
- Ah… - ridacchia Shoyo imbarazzato, lasciando ricadere il braccio a terra, sull’erba umida, a fianco a quello di Tobio (forse apposta…) e produce un fruscio che potrebbe essere inudibile (forse solo sovrastato dal battito dei loro cuori) se non fossero distesi, naso all’aria, così vicini.
- Kags, me lo racconti il mito di come gli dei dell’Olimpo abbiano messo la lira di Orfeo in cielo, come Costellazione? –
- Di nuovo? – domanda accigliandosi Tobio, avendo il coraggio di lanciare solo una piccola occhiata verso il volto dell’altro. Il quale, per inciso, lo sta invece fissando e scoppia a ridere, imbarazzato. Perché sì: è già la quarta volta che chiede a Tobio di raccontargli quella storia. Per essere precisi la quarta sera. La quarta sera in cui, alla fine degli allenamenti che li hanno massacrati tutti il giorno, cercando un po' di refrigerio stendendosi sull’erba umida. A fissar le stelle. E Tobio a ricordare i racconti del nonno sulle origini delle Costellazioni. Un’origine antichissima, dovuta a quei maestri che erano gli antichi greci e la loro sorprendente capacità di raccontare storie.
 
- E dai! – lo prega Shoyo.
E Tobio inizia a raccontare… (chiedendosi per l’ennesima volta quando sia iniziato il fatto di non riuscir a dire di “no” ad Hinata)
Racconta dell’amore di Orfeo e di Euridice, racconta della disperazione dell’uomo di fronte all’amata perduta e di come questo si spinga addirittura fin dei meandri più profondi degli Inferi, di fronte al Signore dell’Ade a chiedergli di averla indietro. Narra del momento effimero in cui la vede scomparire davanti ai suoi occhi e della sua conseguente disperazione e di come, una volta che verrà dilaniato dalle Menadi, gli dei – commossi per l’amore dei due sventurati – avrebbero posto l’amato strumento di Orfeo, la lira, nel cielo come Costellazione, proprio come simbolo della potenza dell’amore.
 
Shoyo ascolta rapito, affascinato, si fa ammaliare dalla voce di Tobio.
- È quella. – alza di nuovo un dito verso il cielo, ora andando a colpo sicuro.
- Bravo Boke, ti sei applicato. Vedi che ce la puoi fare? – sogghigna Tobio, ma senza nessuna punzecchiatura questa volta.
- Disse quello facente parte del team delle insufficienze. –
- Come te. –
C’è un attimo di silenzio nel momento in cui smettono di ridacchiare, nel momento in cui Shoyo, di nuovo con un fruscio, si mette disteso sul fianco e lo guarda.
- È bello pensare che ci sia qualcuno che ti ama così tanto, che per te è disposto anche a venire all’Inferno, a chiedere al dio dei morti di riaverti indietro, non trovi Kags? –
E Tobio si fa serio, ci pensa a quel mito. Si volta e si mette sul fianco a sua volta. Ora sono viso contro viso.
- Qualcuno che, in qualsiasi Inferno cadrai, ti riporterà a casa… - sussurra appena.
- O che lo attraversi insieme a te… - rimarca Shoyo.
- Già… - e lascia vagare per un istante lo sguardo oltre la spalla di Hinata, chiedendosi come ci siano arrivati a fare dei discorsi così profondi. Così seri. Entrambi ignari che sarà quello che, da lì a distanza di tre anni, faranno veramente. Attraversare gli Inferi personali l’uno dell’altro, per riportarsi a casa, per permettere ai propri sogni di volare.
 
Riporta lo sguardo verso gli occhi caramellati di Shoyo. Che sono lì, ad attendere i suoi.
- Pensi che esista? – gli domanda questi, con gli occhi che si spalancano nell’attesa.
- Che cosa? – chiede Tobio.
- Un amore così? –
È difficile rispondere una domanda simile. Ok, ha solo quindici anni, ma forse è già un po' disilluso in merito a quelli che sono i rapporti umani. Anche se quella squadra di sgangherati ai quali si è unito, un po' lo stanno facendo ricredere. Soprattutto uno di quegli sgangherati. Quello che gli sta di fronte in quel momento. Quello che si è fidato talmente tanto di lui, che la prima volta che hanno giocato insieme ha schiacciato ad occhi chiusi, fidandosi di lui ciecamente. Se ci pensa, ancora resta scioccato. Ancora sente i brividi…
- Io… io credo di sì… D’altra parte vuol dire trovare qualcuno che si fidi di te e si affidi a te, che creda in te e che quel qualcuno… - si blocca all’istante, riascoltando le parole che ha appena detto, a quello che ha pensato poco prima di rispondere alla domanda di Hinata.
- Che quel qualcuno…? – lo incalza Shoyo, con il cuore in gola che sussulta, scivolando un altro po' vicino a Tobio.
- Che qualcuno faccia altrettanto con te. – conclude Tobio e vede il volto di Shoyo aprirsi in un soave sorriso.
- Lo penso anch’io. – sussurra piano, mentre trova quel coraggio che ha nel suo cuore grande, di appoggiare il volto sulla spalla di Tobio.
Tobio che, di fronte a quel gesto, deve ricordarsi che respirare è un atto che i nostri polmoni compiono spontaneamente. E quando se lo ricorda, quando riprendere a respirare, quello che fa è circondare il corpo dell’altro con un braccio, facendo risalire le dita tra le ciocche ribelli ed iniziare ad accarezzarle, mentre volge lo sguardo verso la costellazione della Lira, che brilla sopra di loro.

 
   
 
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