Capitolo sei
emozioni e sensazioni
Erano
distesi sul prato, ad ammirar le stelle, quanto ad un certo punto il
viso di Chiara si accigliò. Stava squillando il suo cellulare.
Lo fissò per qualche istante indecisa sul da farsi, poi prese un
profondo respiro e rispose.
"La smetti di chiamarmi per favore? Quando avrò qualcosa da dirti ti telefonerò io", disse acida cercando di evitare lo sguardo di Carlo che nel frattempo avrebbe tanto voluto strapparle quel maledetto affare dalle mani per gettarlo in piscina.
"Tu
adesso devi parlarmi? Dopo un anno in cui mi hai ignorato?".
Che testa di cazzo, pensò Carlo. Solo ora si accorge di che donna
straordinaria avesse al suo fianco.
"Ora
devo andare", concluse brusca la telefonata, però dopo poco il
cellulare squillò nuovamente.
"Cosa c'è ancora?"
Quell'essere inutile non riusciva proprio a farsene una ragione di
averla persa. Peggio per lui.
Il
problema era che però stava rovinando la serata anche a loro due.
"Ciao mamma scusami, pensavo fosse Daniele", alzò gli occhi al cielo
appoggiando la testa sul petto di Carlo
"Non
lo so quando torno, credo la settimana prossima. Ho bisogno di pensare".
Carlo per porre fine a quella situazione snervante, le prese il
cellulare dalle mani
"Buonasera,
signora Molero come sta?" si sorbì un po' delle sue paturnie e cercò di
rassicurarla mentre Chiara lo fissava con una strana luce negli occhi.
Sembrava tutto e il contrario di tutto. Felice e infelice allo stesso
tempo, tentata e spaventata da lui, accelerata e frenata da se stessa.
Anche i muri si erano accorti che lo voleva, però era combattuta come
lui dalla loro stramaledetta situazione e da chissà quale altra
paranoia.
Al diavolo tutto, pensò lui, ponendo velocemente fine alla telefonata e
iniziando a massaggiarle i piedi.
Necessitava
di un contatto fisico, peccato che ancora non avesse trovato il
coraggio di baciarla.
Per la prima volta Carlo Martinez aveva una paura fottuta. Di quello
che provava per lei, della sua reazione e delle conseguenze.
Lei
distolse lo sguardo ritraendo i piedi spaventata come se avesse
veramente toccato quel fuoco.
Non era ancora pronta, quindi nel frattempo bisognava trovare il modo
per alleggerire quella tensione, altrimenti lo avrebbe di sicuro
rifiutato. L'alcol era escluso, quindi tentò la via classica.
-
Guardiamo un film??
Chiara si illuminò battendo addirittura le mani dalla gioia.
Cavolo,
e lui che pensava di aver fatto la figura del ragazzino.
- E se invece guardassimo una serie tv??
- Best !! non è male come idea
Andarono
in soggiorno e Carlo accese la TV via cavo e l'Home Theatre lasciandola
a bocca aperta.
Lei, osservò impressionata scorrendo la lunga lista dei telefilm.
-Gli
americani stanno avanti con queste cazzate.
-La casa de Papel, lo hai visto?
A
lui venne spontaneo ridere.
-Di solito mi piace un altro genere di telefilm, però se va bene a te,
va bene anche a me.
Tanto quella era solo la scusa per averla a fianco per un paio d'ore e cogliere il momento giusto per abbracciarla.
Stava
solo morendo dalla voglia di prenderla, magari anche su quel divano,
sul letto, per terra e in ogni centimetro quadrato della sua casa. Lei
aveva talmente tanti arretrati che se non se la scopava lui, lo avrebbe
fatto di sicuro con chissà chi, magari ubriaca.
Non lo avrebbe mai permesso. Più la sentiva ridere durante le puntate
de La casa di carta, più la sua voglia cresceva, quindi durante una
scena romantica la prese istintivamente tra le braccia pregando Dio che
non si ritraesse o lo bloccasse. Anche lui aveva una dignità da qualche
parte.
Lei
dapprima si irrigidì trattenendo il respiro come lui.
Poi però si abbandonò stremata sul suo petto.
Sarebbe
stato impossibile nasconderle il suo battito accelerato e soprattutto
la sua consistente erezione perché lei c'era seduta proprio davanti.
Eppure sembrava non accorgersene o fare finta di niente.
Carlo, affondò il viso tra i suoi capelli, che profumavano di fresco
quasi più della sua pelle. Chiuse gli occhi e ispirò profondamente.
Basta, non ce la faceva più. Doveva assolutamente assaggiare quella
pelle divina e invitante, doveva tentare il tutto per tutto, pensò
scostando i capelli e appoggiando le labbra tremanti sul suo collo.
Ti
prego fatti baciare, fatti toccare. Implorò dentro di sé.
Anche il sapore creava decisamente dipendenza. Era meglio di tutti i
gelati del mondo messi insieme.
Sapeva di pulito, di fresco. Sapeva di casa e avrebbe voluto continuare
a baciarla per ore.