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Autore: JeanGenie    11/10/2023    0 recensioni
“Credo che Jacen sia sensibile alla forza. E che, a volte, veda suo padre. E lo invidio…”
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Naturalmente, questa storia è stata scritta molto prima dell'uscita di "Ahsoka".
Quando Sabine non era ancora stata magicamente trasformata in una padawan, ma era solo la fiera mandaloriana che tutti amavamo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hera Syndulla, Sabine Wren
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il profumo del caf che saliva dalle due tazze si mescolava a quello dell’erba e danzavano entrambi nell’aria della sera che si stava avvicinando.  Dall’alto della torre, la steppa sotto il sole al tramonto era una tela naturale di colori fiammeggianti. Ma era un fuoco innocente, che non bruciava. Non assomigliava a ciò che restava dopo una battaglia.   

Jacen giocava fra l’erba ed era solo una figura minuscola e felice. Avrebbe conosciuto solo pace e speranza, come tutti i bambini che sarebbero potuti crescere in quella nuova era. Inseguiva i loth-cat mentre Chopper gli trotterellava intorno. E rideva. Non c’era nulla di più bello di quel suono. Sabine avrebbe passato ore a guardarlo. Era per dare un futuro alle nuove generazioni che lei e i suoi compagni avevano combattuto. 

“Sta venendo su davvero bene” disse a Hera, immobile al suo fianco. “È un ragazzino sveglio.” Ricevere la loro visita l’aveva riportata al passato. Quella dolce tristezza che sentiva forse era solo nostalgia. 

“Potrà dire ai suoi figli di aver partecipato alla battaglia di Endor” commentò Hera sorseggiando il suo caf.

“Ha dato il suo piccolo contributo alla pace nella galassia. Non è da tutti. Kanan sarebbe fiero di lui.” Il suo nome sarebbe dovuto saltare fuori, prima o poi. Era inevitabile. Avrebbe voluto scusarsi con Hera ma non lo fece. Non era tacendo che le ferite sarebbero guarite. Kanan aveva dato la vita per loro. Era giusto che venisse ricordato.

Hera esitò un istante poi le confessò qualcosa di imprevisto. “Io credo che lui gli parli.”

Sabine sentì un brivido correrle lungo la schiena ma lasciò che lei continuasse. 

“Credo che Jacen sia sensibile alla Forza. E che, a volte, veda suo padre. E lo invidio…”

Sensibile alla Forza. Avrebbero dovuto aspettarselo. Kanan era stato un  Jedi potente. Era prevedibile che trasmettesse i suoi poteri a suo figlio. Anche se… Ezra diceva che non funzionava così. Che la Forza era come un ubriaco che giocava a carte. Non distribuiva i suoi doni secondo regole logiche e ferree. Ezra…

“Deve essere bello” disse. Per lei c’era solo silenzio. Lei non aveva nulla a che fare con la Forza. “Poter comunicare ancora con coloro che abbiamo perso…”

Stavolta fu Hera a tacere e Sabine si sentì in colpa. Non aveva il diritto di riversarle addosso il suo dolore mai confessato. Ma se non ne avesse parlato a lei, forse avrebbe dovuto tacere per sempre.

“Ho vegliato su questo posto perché me lo ha chiesto Ezra.” Forse dopo si sarebbe sentita più leggera. Forse. “Ho guidato la ribellione su Lothal. Mi farebbe stare meglio sapere che Ezra lo sa ed è fiero di me.”

Invece nulla. Neppure un sogno sfocato. O un’illusione. Perché lei era una guerriera mandaloriana, non un mistico che dominava poteri invisibili.

Hera sorrise, poi lo disse con la massima naturalezza, come se fosse stata una cosa da niente. “Io non credo che Ezra sia morto.”

Sabine scosse la testa. Era inutile illudersi. “È passato troppo tempo…”

Se fosse stato vivo sarebbe già tornato. O avrebbe trovato il modo di comunicare con lei.

“Non così tanto” insisté Hera.

Ma lei tacque. Non voleva illudersi per poi ritrovarsi con il cuore spezzato. 

Hera posò la tazza sulla ringhiera, poi le poggiò affettuosamente una mano sulla spalla. “Abbiamo sempre creduto in cose che sembravano impossibili. Vuoi smettere proprio adesso?”

Sabine guardò il ragazzino che giocava. Forse c’era un’unica parola a cui poteva aggrapparsi: speranza. Doveva solo ritrovare un modo per riaccenderla. Per la prima volta in vita sua pregò la Forza di mandarle un segno. Un segno qualunque. 

“No” rispose a Hera. “Ho appena deciso di ricominciare.”

   
 
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