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Autore: KainObreron    14/10/2023    0 recensioni
Pellegrina è una ragazza italiana che ha collezionato solo fallimenti nella sua vita, e un giorno scopre di poter entrare e uscire a piacimento nel mondo di Nirn, ma non sa perché.
Magrakh è un orco nato e cresciuto a Skyrim, viene catturato dagli Imperiali e portato a essere giustiziato a Helgen. È l'ultimo Sangue di Drago, ma ancora non lo sa.
I due dovranno imparare a coesistere e migliorarsi per sopravvivere, ma soprattutto accettare ciò che il Destino gli ha donato e vuole da loro in cambio: salvare Nirn.
Purtroppo, con una Terrestre che vorrebbe essere Sangue di Drago ma non può, e un Sangue di Drago che non vuole esserlo, neanche il Destino è certo che funzionerà.
Genere: Avventura, Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Problemi di Percorso

POV Magrakh, Capitolo 9: Confidarsi a Falkreath

Locazione:


 

 

Il gruppo si stabilisce a Falkreath, dove Magrakh inizia a lavorare con Lydia, lasciando Pellegrina nella sicurezza della città. Questo porta a dei litigi, che culminano in rivelazioni spiazzanti.
 



18:00 PM, Loredas 20 di Focolare, 4E 201

 

L'allegria non è durata neanche una settimana.

 

Infatti finisce quando il trio arriva a Falkreath.

 

Magrakh ha imparato a conoscere il temperamento delle donne Nord e Orco, che si somigliano nel modo in cui affrontano subito i problemi o le offese come se fossero una battaglia.

 

Sebbene non sia più sicuro di che tipo di umana è Pellegrina–se le deduzioni di Kematu erano corrette–almeno Mag ha imparato a capirne il carattere.

 

Quando sorge un problema, lei ne prende immediatamente nota, e poi diventa la sua ossessione per un periodo che può variare da pochi minuti a un paio di giorni prima di esplodere. 

 

Durante il periodo d’attesa resta stranamente silenziosa e parla solo quando necessario, con risposte brevi e taglienti. L'irrequietezza è il segnale che il tempo sta per scadere, proprio come i colpi di coda di un gatto.

 

‘L’esplosione’ varia da uno scontro verbale a violenza fisica; come quel pugno nei coglioni che un bardo a Whiterun si è preso per averle palpato il culo.

 

Magrakh non può chiederle cosa c'è che non va perché sa che lei risponderebbe "niente". Non può nemmeno insistere, perché questo la farebbe solo arrabbiare di più.

 

Il cane, dall’istinto acuto, ha smesso di piagnucolare durante i bagni al quale è sottoposto, percependo la tensione nell’aria. 

Almeno non sembra più uno zombi e gli sta persino ricrescendo la pelliccia, quindi qualunque cosa stia facendo Pellegrina sta funzionando.

 

La parte peggiore di questa situazione di tensione che dura ormai da tre giorni, è che Magrakh sa bene cosa l'abbia causata: lui.

 

Tutto è cominciato quando sono arrivati a Falkreath.

 

Durante il loro viaggio avevano condiviso la strada con gli Alik'r, che stavano facendo rotta verso il confine con Hammerfell. 

 

Grazie alla notevole quantità di denaro guadagnata da Mag e Pelle durante le loro recenti imprese, si sono potuti concedere il lusso di alloggiare in ogni locanda lungo il percorso, invece di arrangiarsi sul terreno freddo e bagnato.

 

La pioggia battente aveva infatti reso il viaggio attraverso i fitti e altissimi alberi un po' complicato, ma nulla li aveva fermati. Neanche degli idioti che avevano tentato di derubarli, e che se l’erano data a gambe quando avevano visto sfoderare 11 scimitarre. 

 

Una volta arrivati in città la pioggia era cessata, e i Redguard avevano continuato verso la loro patria.

 

Nel mentre, Mag, Pelle, e Lydia avevano affittato un paio di stanze in una graziosa locanda, Bramito del Cervo, ed esplorato il grande mercato dove avevano venduto alcuni gioielli.

 

Dopo che Pellegrina aveva dichiarato che avevano superato la soglia dei 200 Septim d'oro, avevano deciso di festeggiare con dolci e vino, e l'ebbrezza li aveva portati a parlare del loro futuro.

 

Fin da subito era chiaro che la maggior parte dei loro desideri erano discordanti; Magrakh voleva ritornare a una vita stabile data da una casa e una professione fissa, e Pelle desiderava la libertà di esplorare e depredare.

 

“Qual è il punto di essere in Skyrim se non questo?” Continuava a insistere. 

 

L'unico punto su cui Magrakh e Pelle erano d’accordo era l’oro, e in particolare il fatto che avrebbero dovuto spenderlo per migliorare l’equipaggiamento ormai logoro.

 

Finalmente Magrakh si era comprato una cote per affilarsi l’ascia, e uno scudo dalla forma ovale realizzato con il legno dei pini locali, liscio al tatto ma rinforzato da una struttura di ferro. Quando Pelle gli aveva chiesto se volesse che vi dipingesse qualcosa, lui aveva risposto “Un drago”.

 

Sembrava ragionevole al tempo, i draghi sono mostri terribili che spaventerebbero chiunque, dopotutto.

Per mantenerlo differente dallo stemma dell’Impero, aveva dipinto la testa di un drago ambrato. Ora che vede spesso quelle fauci spalancate e gli occhi rosso sangue, si pente un po’ di quella scelta... Però il quadrifoglio legato al corno del drago riesce a farlo sorridere.

 

"Porta fortuna," aveva detto Pelle quando gli aveva chiesto perché fosse lì. Una strana usanza, ma l’apprezza perché un po’ di fortuna non gli farebbe che bene.

 

Purtroppo Falkreath, nonostante il sostenuto traffico con Cyrodiil e Hammerfell, offre molti pochi impieghi non specializzati, e la varietà che soddisfa Pelle è troppo pericolosa per la ragazza ancora in erba. 

 

Oltre all’onnipresente richiesta di manovalanza, un nuovo arrivato può trovare lavoro da cacciatore o mercenario, ma si dà per scontato che l'individuo sia in grado di svolgere e sopravvivere a quei compiti e alla foresta.

 

Tutto ciò che rimane alla disperata Pellegrina è cucinare, lavare i vestiti, tagliare la legna, e badare ai bambini, il tutto per pochi spiccioli. Senza ombra di dubbio, questo non è ciò che sperava di fare.

 

E così, la decisione di Magrakh di partire per una missione acquisita alla Gilda dei Cacciatori accompagnato soltanto da Lydia deve aver reso quello smacco ancora più forte.

 

L’idea–Mag pensa in retrospettiva–era quella di darle ulteriore tempo per continuare i suoi allenamenti. Dopotutto non è molto efficace fare un’oretta di lezione di scherma e di tiro sulla strada tra un villaggio e l’altro.

 

La ragazza deve rafforzare la parte superiore del corpo per tendere l’arco con più potenza, e ripetere fino alla memoria muscolare le lezioni sul combattimento con spada apprese da Lydia e Mag, solo allora avrà una base decente per incominciare a fare esperienza in campo senza lasciarci le penne. 

 

Restare a Falkreath per concentrarsi sull’addestramento, mentre Mag e Lydia avrebbero guadagnato altro oro, avrebbe permesso a Pelle di migliorare più in fretta. Dopo almeno una settimana o due di allenamento intensivo, Magrakh si sarebbe sentito molto più a suo agio all’idea di portarla in un’altra battaglia.

 

Forse avrebbe dovuto aspettarsi che Pellegrina non avrebbe passato tutto quel tempo a ripetere noiosi e faticosi esercizi, o a cercare di centrare lo stesso immobile bersaglio centinaia di volte, il tutto con la sola compagnia di un cane.

 

Infatti, quando sono tornati Mag ha appreso che in un paio di giorni Pelle è passata dal tagliare legna per la locanda, ad aiutare il macellaio con l'affumicatura, fino a–e questo l’ha davvero sorpreso–fare torte per lo Jarl e la sua corte.

 

Di come si fosse guadagnata un posto nella cucina della Casa Lunga di Falkreath, Pelle ha solo detto “liquori”.

 

Ma il problema è chiaro, visto che da quando Mag e Lydia sono tornati ne discutono ora dopo ora: lei vuole andarsene e continuare a razziare, e lui no.

 

"Pelle, la cucina dello Jarl è un buon posto, sei sicura che vuoi rinunciarci?"

 

"Ti sembro uno chef?" Chiede Pelle. 

 

Con la coda dell’occhio, Mag riesce a vedere Lydia osservarla con diffidenza. La donna Nord deve ancora familiarizzarsi con tutte le loro idiosincrasie.

 

"Puoi interpretare la parte di quello che vuoi, e lo sai," risponde con strategica diplomazia.

 

“Ma non mi paga neanche! E tu sai cosa voglio, ne abbiamo parlato l'altro giorno."

 

"Sì, e ti ho chiesto se c’erano delle rovine nel feudo delle quali sapessi qualcosa. Sai, le tue solite informazioni."

 

Lydia non è stata molto contenta di sapere che il suo Thane aveva predato antiche tombe Nord e intendeva farlo di nuovo, e si è calmata solo quando Pellegrina ha abilmente mentito dicendo che la ragione di fondo è fare in modo che il Sangue di Drago possa imparare più parole per il suo Thu'um dalle mura presenti nelle rovine.

 

“E io ho risposto! Ti ho detto esattamente cosa c'è nelle vicinanze per tesori o Parole del Potere: il bastione sulla montagna a nord, e il forte imperiale nel lago. Non è colpa mia se questo feudo è per il 90% coperto da alberi!”

 

Mag sospira. "Scalare una montagna o guadare un lago maledetto non sono il tipo di idee che posso accettare, Pelle. Non dopo quel che è successo alla palude!"

 

Così come non gli va di recarsi ad Alto Hrothgar e incontrare i Barbagrigia, come occasionalmente cerca di spingerlo a fare.

 

Vuole un po' di pace, e meno momenti passati a camminare sul filo tra la vita e la morte. 

 

È cresciuto come un ragazzo di città e gli mancano la sicurezza e la stabilità di avere mura di cinta e una casa in cui tornare. 

 

Falkreath è un posto tranquillo, umido ma non troppo freddo, e la gente è ancora più gentile che a Whiterun, forse perché essendo vicina ai confini è più abituata a persone che non sono umani Nord.

 

Lydia continua a non esprimere molto in termini di desideri e segue Magrakh ovunque vada. Tanto fastidioso quanto temesse, almeno all'inizio, ma la sua esperienza di combattimento è piacevole da avere a coprirgli le spalle, e gli permette persino di poter andare a caccia di taglie. 

 

Quando Jarl Balgruuf l’aveva condotto alla caserma per assegnare alla donna l'incarico di Huscarlo, Magrakh aveva notato gli sguardi d’intesa e le risatine delle altre guardie.

 

Dopo essere rimasti da soli, Mag aveva fatto una chiacchierata con Lydia.

Non voleva portarsi dietro una schiava senza cervello, qualunque cosa dicesse lo Jarl, quindi aveva pensato che da Thane potesse parlare faccia a faccia con il suo Huscarlo.

 

In quella chiacchierata aveva appreso che Lydia era nei guai, con la sua reputazione infangata dalle sue stesse azioni. 

 

La donna aveva cercato di difendere un collega e amico d’infanzia da un Giudice Thalmor che era intento a portarlo via per aver venerato il Divino bandito: Talos.

 

Era stupido portare l'amuleto del Dio proibito sotto la camicia, ed era destinato a essere notato nella poca privacy della caserma, eppure l’aveva fatto lo stesso. A ben poco era servito appartenere a un feudo neutrale in ambito della guerra civile, specialmente perché il loro distaccamento era al confine con il Reach.

 

Lo Jarl aveva salvato Lydia dall'essere portata via assieme a lui, citando la sua lealtà Nord verso i commilitoni e non i 'falsi Dei' come motivo della sua rabbia. 

Per allontanarla ulteriormente dal problema, Jarl Balgruuf le aveva assegnato un gruppo di guardie e una missione per ripulire dai banditi la piccola rovina di Lune Silenti, affinché Whiterun potesse usarla come avamposto a nord.

 

Dato che il loro numero era inferiore a quello dei fuorilegge, Lydia aveva deciso di tender loro un'imboscata di notte, ma i banditi erano tutti inspiegabilmente dotati di armi incantate. 

 

Fallendo la missione e tornando con metà delle guardie a lei assegnate, perse la faccia. Precedentemente conosciuta come Lydia la Porta-Legge, ora venne derisa come ‘la Spezza-Legge’.

 

Diventare il suo Huscarlo non era un modo per onorare nessuno dei due, serviva solo a liberarsi di lei senza sprecarne le capacità. 

 

Quel giorno lui e Lydia fecero un patto, e tutto sommato a Magrakh sembra di averci guadagnato.

 

"Ancora non mi hai dato una buona ragione su perché non posso venire anch’io," dice Pelle, corrucciata.

 

Anche con tutti i soldi che hanno raccolto, Mag sa che è meglio non passare le giornate a girarsi i pollici e ad aspettare che le monete si esauriscano. Quello è cosa facevano gli idioti della banda di briganti a cui apparteneva mesi fa, e finivano sempre per essere squattrinati. 

 

Sfortunatamente, la Gilda dei Cacciatori dà la precedenza ai propri membri per i lavori migliori, lasciando a Mag e Lydia imprese più pericolose che spesso richiedono alleanze con altri mercenari e cacciatori, il che diminuisce la ricompensa.

 

La Gilda di Falkreath non caccia solo animali e mostri; per esempio l’ultimo lavoro a loro dato era quello di stanare un gruppo di ricercati, mentre quello di oggi è persino un’incognita. Potrebbe essere un troll, o anche un’intera gang di tagliagole.

 

Magrakh ricorda come Pellegrina se l’è cavata contro i banditi a Ustengrav, dov’è sopravvissuta solo grazie alla misericordia dei Divini. Non vuole che la donna che ha rianimato i suoi sogni muoia in maniera così sciocca.

 

"Dobbiamo esplorare una caverna e non sappiamo nemmeno cosa potrebbe esserci dentro," inizia, sapendo che non sarà sufficiente a dissuaderla.

 

“Proprio per questo dovresti portare più persone!”

 

"Potrebbe essere una tana di fuorilegge, i cacciatori non hanno molte informazioni sulla grotta oltre a 'potrebbero esserci orsi'."

 

"Un gruppo di cacciatori è andato disperso, potrebbe essere davvero pericoloso," Lydia aggiunge, cercando di aiutarlo.

 

Pelle fissa i pugni ai fianchi. “Quindi un gruppo di cacciatori esperti manca all’appello, e voi pensate di farcela in due?”

 

Quando lo dici così…

 

Mag sospira. “Siamo preparati per la battaglia ma il nostro obbiettivo principale è la ricognizione, e giudicare ciò che è troppo pericoloso e stare lontano dai guai non è qualcosa in cui sei molto brava.”

 

Pellegrina sbuffa, indignata.

 

“È ancora troppo presto, Pelle.” Ci riprova più dolcemente. “Banditi e disertori usano la foresta come riparo per nascondersi, ci sono agguati sulle strade, e bestie disgustose tra gli alberi… Ricordi quei ragni giganti?”

 

I ragni giganti purtroppo fanno parte di questo mondo, grandi come mucche e più velenosi di una vipera. 

 

Ne avevano incontrati un paio entrando nel feudo, ai margini del bosco. Pellegrina apparentemente ha una paura folle di questo tipo di bestie con più di quattro zampe, ed è corsa via nella direzione opposta appena avvistati.

 

Dopo essersi nascosta dietro degli alberi, aveva usato il bastone magico che aveva ottenuto a Solitude...trasformando uno dei ragni in un cazzo di dremora alto due metri. Come se non bastasse, con un’altra magia aveva reso il secondo ragno invisibile!

 

Anche i coraggiosi Alik'r se la darono a gambe levate.

 

Invece di rispondere, Pelle gli lancia uno sguardo infuriato ed esce dalla stanza.

 

“Le sarà passata per quando torneremo, Thane.” Lydia cerca di consolarlo.

 

“No, non credo.”

 

Non è sorpreso che Pelle la veda come un’ingiustizia, non si sono mai separati da quando si sono conosciuti ad Helgen e da quando hanno stretto un patto. Mag sa che lo sta infrangendo, ma sta solo aspettando lavori più facili e che le capacità di Pellegrina migliorino.

 

All'improvviso, Pelle rientra dalla porta con il passo di un mammut, e Mag è certo che l'esplosione che sta aspettando da giorni sia ormai imminente. 

 

Invece di urlargli contro, però, gli lancia un portamonete. "Compra pozioni di cura, ci sono Spriggan in queste foreste," dice con occhi lucidi, e poi se ne va.

 

Spriggan, Magrakh rabbrividisce e spera con fervore che invece si tratti solo di troll.

 

 

Tirdas 14:30 PM, 23 di Focolare, 4E 201

 

Il viaggio doveva essere di 2 giorni con l'ausilio della mappa fornita dalla Gilda dei Cacciatori, che mostra tutti i sentieri e capanne di caccia che hanno osservato negli anni.

 

La caverna che stanno cercando è a nord ovest, vicino al lago e a meno di un giorno dal confine con il Reach, il che lo rende già un po’ nervoso.

 

Sfortunatamente, è difficile seguire una mappa tra gli alberi, e si sono persi mentre cercavano d’individuare una delle capanne di caccia per riposare per la notte. Sono dovuti tornare indietro per montare la loro tenda in vista del mulino sul lago.

 

Il terzo giorno riprendono il sentiero verso la caverna, e finalmente arrivano al boschetto dov'è situata, e lì trovano un uomo insanguinato seduto su un masso.

 

L’emorragia è già stata fermata, e infatti gran parte del sangue è ormai secco, ma ce n’è davvero tanto. Per impedirgli di collassare, Magrakh gli passa un elisir curativo e l'uomo, Valdr, racconta loro della morte del suo gruppo di caccia e pronuncia la parola magica.

 

"Spriggan." Ripete Mag, incredulo.

 

"So che sembra impossibile, ma lo giuro sulla mia vita!"

 

“Sei sicuro che non fosse un Elfo dei Boschi? Alcuni di loro hanno un aspetto…animalesco.” Dice Lydia.

 

"No! Vi sto dicendo che era uno Spriggan!” L’uomo cerca di alzarsi ma ansima per la ferita al fianco, dove delle artigliate sono ancora visibili, e si risiede subito.

 

“Era fatto di legno e aveva il volto di una donna. Niels e Ari sono morti…eravamo troppo preoccupati col piazzare trappole e tenere l’orsa con le spalle al muro, non abbiamo visto– si è praticamente materializzato dall'ombra!"

 

“Ok, ho capito, calmati. Una volta che ti sei ripreso voglio che tu mi dica quanti Spriggan ci sono e cosa sai su di loro.” Dice Mag, e Valdr annuisce, stanco ma sollevato.

 

“Intendi dar loro la caccia, Thane?” Lydia gli chiede in disparte.

 

"Non lo so..." Ammette Magrakh, che non vuole finire come gli amici di Valdr.

Il pensiero di donne-albero capaci di sventrare cacciatori esperti lo innervosisce, ma ha bisogno di riportare informazioni valide per ricevere la ricompensa, e anche i corpi dei cacciatori se possibile. 

"Dipende da quello che scopriamo."

 

Ci vogliono un paio d'ore, un focolare, un pasto veloce, e un po' di bende perché Valdr recuperi abbastanza forza per muoversi.

 

"Abbiamo sistemato tagliole qui–" l'uomo indica una mappa approssimativa che ha fatto a terra– “ed è qui che abbiamo messo all'angolo l’orsa, pronti a riportarla sulle trappole se necessario."

 

"Siete riusciti a ucciderla?"

 

"Credo di sì. L'ho vista cadere, ma è anche quando Niels è caduto..."

 

Mag indica la prima grotta, subito dopo il tunnel sottile e serpeggiante dell’entrata. "Quindi sono apparsi qui?"

 

"Sì."

 

“Allora non sai cosa ci sia al di là di questo punto.”

 

Valdr storce le labbra. "Non proprio. So che c'è un'altra caverna più ampia, potevamo sentire l'eco di acqua che scorre, ma non so se ci sono altri di quei mostri.”

 

“E di orsi? Ce ne sono altri?" 

 

Valdr annuisce ancor prima di rispondere. “Ari aveva detto di aver individuato due diverse tracce. Quindi dovrebbe essercene almeno un altro.”

 

“Dovrà uscire per mangiare prima o poi, giusto? Non è ancora inverno.” Dice Lydia, con grande costernazione di Valdr.

 

"Non con i corpi dei miei amici là dentro..."

 

"Oh. Mi dispiace."

 

Magrakh sospira. Uno Spriggan e un orso, con la possibilità di trovare altri di entrambe le creature all'interno.

 

Lui e Lydia dovrebbero poter abbattere un orso facilmente, forse anche uno Spriggan se si preparano bene, ma l'incognita logora il suo distinto senso di autoconservazione.

 

"Come si fa a ferire uno Spriggan?" Chiede ai due umani.

 

“Sono fatti di legno, dubito che gli importi molto delle mie frecce, ma il legno brucia.” Dice Valdr.

 

"Non con facilità se è verde," ragiona Lydia. "Le storie che ho sentito dicono solo che gli animali eseguono i loro ordini e che li inducono a sbranare i cacciatori incuranti. Senza offesa."

 

Dal volto di Valdr, sembra proprio che si sia offeso.

 

“Girano voci nella Gilda dei Cacciatori,” l’uomo dice dopo un po' di silenzio, “ma pensavo che i membri più anziani cercassero di spaventare gli apprendisti. Raccontavano storie di Spriggan come creature formate da legno e magia che appaiono e scompaiono dentro ogni albero a piacimento, ingannando le persone con il ronzio di un alveare a pensare che vi sia del miele.”

 

"Qualche storia utile su come abbatterli?" Chiede Mag, nascondendo un brivido all'idea che ci possa essere uno Spriggan dentro ogni albero.

 

Valdr mormora. “Il cacciatore diceva che lo Spriggan aveva attaccato l’accampamento di notte, e l'uomo era riuscito a bruciarlo vivo buttando un barilotto di pece sul fuoco da campo…ma non era morto subito; aveva reagito mentre bruciava, ferendo i cacciatori e diffondendo le fiamme alle loro tende. A quel punto ho smesso di ascoltare perché volevo dormire.”

 

"La pece è una bella idea però," commenta Lydia.

 

"Sì, ma non abbiamo una comoda scorta di pece con noi," Mag si guarda attorno, "e non so quanta resina possiamo ottenere dai pini in breve tempo, ma di certo non un barilotto."

 

C'è una pausa collettiva solamente interrotta dal lontano cinguettio felice di qualche uccello ignaro e incurante della situazione tragica. 

 

"Ho della birra," rivela Valdr, "l’avevamo presa per festeggiare dopo una buona caccia, ma se può servire per vendicare i miei amici sarei felice di darvela."

 

Mostra loro una cesta piena di deliziosa birra rossa, e Mag non può fare a meno di sorridere alla vista delle numerose bottiglie di vetro. Il suo pensiero va immediatamente alla gelida Labirinthian e ai troll puzzolenti accesi come torce.

 

Questo, pensa Magrakh, fremendo sia per il timore che per la nascente sete di sangue, sembra sempre di più un piano che Pellegrina escogiterebbe.

 

Dovrebbero tornare indietro e chiedere rinforzi. Sarebbe la cosa più sensata da fare, altrimenti se Valdr può mostrare loro dov’è la capanna di caccia più vicina, potrebbero trovare lì aiuto da altri cacciatori.

 

Ma quanto possono suddividere questa taglia già esigua prima che non ne valga più la pena?

 

"Lydia, Valdr, permettetemi di mostrarvi un'arma da guerriglia insegnatomi da un’amica: si chiama 'Molotov'."

 
 

17:15 PM

 

Nessuno di loro è particolarmente silenzioso, soprattutto Valdr, che è ancora indebolito dal dolore e dal sangue perduto. 

Sebbene facciano del loro meglio ad avanzare furtivamente, con le loro torce, il tintinnio di bottiglie, e il passo da guerriero, nemmeno la terra soffice e il brusio di un ruscello riescono ad attutire i rumori del loro ingresso.

 

La loro intenzione era quella di localizzare i corpi e trascinarli fuori. 

 

Quello che trovano è un orso che banchetta felicemente con il cadavere di Ari, e che non apprezza l’interruzione del suo pasto. 

 

Nemmeno Valdr prende di buon grado vedere la sua amica trattata come una bistecca. 

 

Così Magrakh si ritrova presto a terra con il suo nuovo scudo tra lui e un pesantissimo orso intento a sbranarlo.

 

Valdr tira immediatamente una freccia all’animale, e lo Spriggan appare pochi secondi dopo.

 

Lydia è la prima a lanciare una Molotov.

 

La bomba incendiaria fa il suo lavoro alla perfezione, avvolgendo la creatura magica con un fuoco persistente che la fa urlare; il suono è uno stridio e un ronzio uniti in qualcosa di spaventoso, come solo la natura sa essere.

 

Poi, finalmente, Valdr riesce a piantare frecce letali nel collo dell'orso.

 

Magrakh ha appena il tempo di essere aiutato da sotto la bestia quando sente un secondo ronzio approcciare. "Un altro Spriggan!"

 

Valdr e Lydia preparano entrambi un'altra Molotov, mentre Mag osserva il passaggio a imbuto tra la grotta dove si trovano e quella a loro ancora celata.

 

Come nelle leggende, lo Spriggan appare dalle ombre, e dal suo corpo legnoso fuoriescono piccoli puntini di luce, che sembrano e suonano proprio come delle api infuriate.

 

Quei graziosi puntini dorati attraversano la sua armatura di ferro come se fosse fatta d’acqua senza nemmeno recarle danno, ma penetrando le sue carni come aghi e facendo sgorgare sangue da ogni foro. 

 

Valdr lancia la sua bomba, ma la stanchezza rende il tiro troppo corto e la bottiglia si schianta poco più avanti di Magrakh, bloccando il passaggio con una pozza di fuoco.

 

"Tornate indietro!" Urla Mag.

 

Lydia segue immediatamente i suoi movimenti e gli copre le spalle con lo scudo.

 

Mentre si affrettano a ritirarsi, individuano i resti carbonizzati dello Spriggan precedente.

 

Quindi anche questi stronzi magici muoiono come noi comuni mortali. Bene!

 

La creatura–forse incoraggiata dalla loro apparente codardia–cessa d’inviare puntini di luce ronzanti e si butta dalla sporgenza di terreno; appena atterra li carica frontalmente.

 

Magrakh alza il suo scudo e fa muro con quello di Lydia, mentre Valdr accende un'altra Molotov e la lancia. "Maledetta bestia, brucia!" 

 

Allo stesso tempo, dalle fiamme residue nel mezzo del passaggio arriva in carica un altro Spriggan.

 

I lineamenti facciali di legno non possono muoversi, ma Magrakh legge il linguaggio del corpo mentre sfreccia attraverso le fiamme ed estende i suoi artigli. 

 

Istintivamente, sa anche che questo Spriggan non è solo più grande, ma anche più tosto e arrabbiato degli altri.

 

La bottiglia colpisce le gambe dello spriggan più piccolo, che prende fuoco immediatamente ma imperterrito collabora con il nuovo arrivato, deciso a impedire la ritirata lanciando nuove schegge di luce per farli sanguinare.

 

Fortunatamente per Valdr, la sua posizione più distante lo mantiene al sicuro da altri salassi, ma questo significa che l’attacco si concentra su Mag e Lydia.

 

Infastidito, Magrakh usa il suo Thu'um. 

 

"Fus!"

 

L'onda di forza improvvisa è l'unica cosa che impedisce alla grande matrona di schiantarsi contro di loro e buttarli a terra. 

 

Lydia coglie subito l'occasione, sferzando con la sua spada, ma la lama si schianta su duri artigli che riescono a respingere l'attacco, mentre un’altra mano artigliata cerca di squarciarla in due.

 

La potenza dell’impatto sbatte contro lo scudo di Lydia, costringendola in ginocchio, ma almeno lo Spriggan è occupato con lei. 

 

Così Magrakh solleva la sua ascia.

È legno, ragiona, dovrei essere in grado di tagliare una testa di legno!

 

Non lo saprà mai, perché la matrona non è solo grossa e potente ma anche molto agile, e afferra il manico dell'ascia prima che faccia più che scalfirla. 

 

Subito dopo, il suo corpo scompare in un’esplosione di luce frammentata in tante piccole scaglie, molte delle quali si abbattono su Lydia e Magrakh con ferocia. 

 

Il dolore tende i loro muscoli, e il sangue impregna i vestiti sotto l’armatura, scivolando fino alle else che diventano sempre più difficili da impugnare saldamente.

 

"Ritirata," urla Mag, mentre una freccia si conficca nella testa della matrona appena rimaterializzata; non sembra che gli abbia dato troppo fastidio.

 

Lo Spriggan più piccolo, sopravvissuto al fuoco, si avvicina a quello più grande e invia anch’esso delle scaglie luminose a dissanguarli. 

 

Con questo ritmo saranno presto troppo deboli per difendersi e, a causa dell’imperterrita offensiva, il tunnel d’entrata di appena una cinquantina di metri sembra infinito da percorrere.

 

"Ritiriamoci ho detto, cazzo!" Magrakh ripete.

Questa volta prende l’iniziativa con passo più svelto, usando la Voce per tenere le creature a debita distanza.

 

"Fus!"

 

Il violento spostamento d’aria che accompagna la Forza riesce a dislocare sassi e radici dalle pareti e dal soffitto del tunnel, aggiungendosi alla controffensiva.

 

Una bottiglia in fiamme vola sopra la sua testa a palombella, lasciando una scia di calore vicino al suo orecchio. 

 

Impatta a terra tra loro e gli Spriggan, che vacillano davanti al muro di fiamme che ne segue.

 

Valdr, che vuole queste creature stecchite ed è armato con una cintura piena di alcol e una torcia, lancia un'altra bottiglia, che si schianta abbastanza vicina da infuocare nuovamente il piccolo Spriggan. 

 

Infuriata, la matrona strilla e si lancia contro il muro, e come se fosse una capretta corre e rimbalza lungo la parete, spingendosi oltre il muro di fuoco, e atterrando davanti a loro con gli artigli protesi.

 

I loro scudi assorbono colpo dopo colpo la sua furia, e quando un’altra freccia si conficca sul cranio di legno, la matrona cambia strategia ed esplode nuovamente in una nuvola intangibile di scaglie luminose.

 

“Fottiti, puttana di legno!” Valdr esclama, mentre dalla bocca di Magrakh escono grugni arrabbiati che sembrano quasi ruggiti.

 

Le schegge di luce creano altri buchi nella loro carne, spillando altro sangue.

 

Se Mag ha capito come funziona, presto la matrona diventerà di nuovo tangibile e potrà cercare di tagliarle la testa. Si guarda indietro e vede la luce del sole che filtra alle loro spalle; sono vicini all'uscita, ma lo Spriggan senza dubbio li seguirà.

 

Meglio uno scontro con uno Spriggan all’aperto o al chiuso? Difficile a dirlo… Da una parte fuori potrebbe ottenere animali come alleati, ma dentro il gruppo non ha molta mobilità. 

 

Lydia agita la spada con potenti fendenti, ma più per tenere il mostro invisibile a debita distanza che per cercare di ferirlo. 

 

Fortunatamente, un fendente riesce a scalfire la matrona sulla pancia, e al significativo danneggiamento lo Spriggan torna visibile per contrattaccare.

 

I lunghi artigli raschiano il metallo della corazza, tagliando la fascia bianca e gialla di Whiterun e sfregiando il cavallino rampante sul petto di Lydia, che cade a terra.

 

"Fus!"

 

Mag spinge la bestia via da lei prima che possa ferirla, e sbatte la creatura contro la parete infestata da edera. 

 

Corre a tenerla ferma con la pura forza delle sue braccia, e i suoi muscoli bruciano dallo sforzo di contenere una forza della natura incarnata.

 

Nel frattempo Lydia si rimette in piedi e si fionda a colpire lo Spriggan più e più volte.

 

Con il sangue che fuoriesce da molte punture e una furia ribollente che ha deciso di non contenere, Magrakh trattiene lo Spriggan anche quando esso riesce a infilzarlo con gli artigli.

 

È una creatura potente, ma riesce a percepire il suo panico dal come passa velocemente da uno stato visibile a invisibile, torcendosi e spingendo nel tentativo di scappare o ucciderlo.

 

“È finita, stronza,” sibila fra le zanne.

 

Valdr viene in aiuto al lavoro di Lydia dalla parte opposta e poi, finalmente, sente una mancanza di movimento di fronte a sé. 

 

Lo Spriggan torna visibile un’ultima volta e cade ai suoi piedi.

 

Valdr continua a pugnalarne la faccia con gusto che né Mag né Lydia commentano.

 

Per un lungo momento tutto ciò che riescono a sentire sono i loro respiri e il fumo pungente di legno e resina bruciati, mescolandosi agli odori umidi e animaleschi della tana. È una miscela di odori stranamente soddisfacente.

 

Solo dopo aver riposato e curato le proprie ferite al campo si rendono conto di cosa è successo.

 

"Non posso credere che li abbiamo uccisi tutti," Valdr esprime a voce i loro pensieri, "ma sono contento di averlo fatto. Almeno i miei amici potranno riposare in pace. Ho un grande debito con voi due.” 

Si gira verso Magrakh e gli offre un pugnale d'acciaio dall’impugnatura intagliata. 

“So che avrai comunque una ricompensa ma…questo era di Ari, e lei diceva sempre che porta fortuna. Consideralo un ‘grazie’ da parte mia e dei miei amici. Prendete pure anche le pelli, non ho altro con cui ripagarvi.”

 

Mag getta un’occhiata fugace al quadrifoglio sul suo scudo. Non importa del maledetto pugnale, siccome è chiaro che non abbia portato fortuna ad Ari, ma lo prende per far stare in pace l’uomo e non dover discutere, siccome ancora la gola gli fa male dopo aver usato il Thu’um con frequenza. 

“Facciamo che prendo questo e la ricompensa, non m’interessa degli orsi.”

 

Gli unguenti e le pozioni curative che avevano comprato dallo speziale a Falkreath tornano molto utili, perché quei fottuti puntini luminosi erano tanto graziosi quanto letali. 

 

Magrakh si è spogliato e sembra che abbia fatto il bagno in una vasca con cento serpenti, e il suo gambesone ha cambiato colore da marrone a rosso scuro. 

 

Non lo sorprende che si sente come se avesse scalato la Gola del Mondo tutta d’un fiato.

Gli hanno spillato quasi tanto sangue quanto il vampiro dello Hjaalmarch!

 

Bruciando una ricca porzione del suo pasto come pegno, invia una preghiera di gratitudine ai Divini, e poi prende un pugno di cenere e vi sussurra dentro un grazie alla mamma per avergli passato la sua costituzione orchesca.

 

 

10:00 AM, Middas 24 di Focolare, 4E 201

 

Con la guida esperta di Valdr riescono a trovare la dannata capanna di caccia e l'aiuto magnanimo di altri cacciatori, grazie ai quali Valdr riuscirà a portare a casa gli orsi per i quali i suoi amici erano venuti.

 

Magrakh non pensa troppo alla dieta di carne umana degli orsi con i quali i cacciatori hanno preparato uno stufato. 

 

Non è cannibalismo se è indiretto, pensa mentre mangia. Non è la prima volta in vita sua che se lo deve dire, tristemente.

 

La pancia piena di un pasto caldo e sostanzioso, assieme a una notte di riposo, restituiscono a Mag e Lydia forza sufficiente per il viaggio di ritorno, ma prima di andarsene Magrakh insiste per esplorare il resto della caverna in cerca di possibili ‘tesori’.

 

I cacciatori gli ridono alle spalle, e lui se ne va infastidito. Dopotutto questo è un tarlo che Pelle gli ha inflitto: il bisogno assillante di assicurarsi di aver preso tutto.

 

Ora che non vi sono pericoli, Mag può anche godersi l’aspetto incontaminato della grotta dall’azzeccato nome ‘Manto Muschioso’. 

 

La seconda caverna è più ampia di quella dove hanno ucciso l’orso, ed è riempita per metà dall'acqua che scorre attraverso le fessure nel soffitto, nutrendo una vasta gamma di piante verdeggianti. Lo schianto dell'acqua echeggia fino all’entrata, dando un’ulteriore apparenza di tranquillità all’ambiente.

 

Pellegrina avrebbe voluto dipingere questo posto, si rende conto con un po' di senso di colpa.

 

Ci sono piccoli fiori bianchi sui cespugli vicino alla cascata, così ne intasca un paio di rametti da portarle. 

 

Proseguendo la sua ispezione, Mag nota diversi funghi ricoprire i bordi della caverna, mentre altri crescono dai tronchi degli alberi caduti, ma aggiunge alle sue provviste solo quelli che riesce a identificare.

 

L'intero posto è umido e leggermente più caldo che all’esterno, anche l'acqua sembra invitante ma non osa fare il bagno o riempire la sua borraccia in una caverna in cui hanno nidificato orsi e mostri magici. 

 

Questo si rivela una buona idea quando Lydia gli fa notare che c'è uno scheletro sul fondale, ancora avvolto nei brandelli dei suoi vestiti, ma con piccole pepite d’oro nella scarsella.

 

Ah! Alla faccia di quegli stupidi cacciatori.

 

Esplorando le sporgenze laterali dei tunnel trovano altri pezzi di scheletri umanoidi e dei picconi, e dopo quelle tristi scoperte lasciano definitivamente il posto, portando i cadaveri degli Spriggan con loro.

 

"Per vantarci," Magrakh si difende dall'espressione accigliata di Valdr. Non vuole ammettere che è l’unico modo che gli permetterà di farsi perdonare da Pelle.

 

Lydia ha un'espressione disgustata mentre mette la matrona in spalla. "È appiccicoso."

 

“Non pensavo che queste cose potessero marcire. Non sono di legno?

 

"Anche il legno marcisce, Thane, ma penso–" Lydia sposta la creatura per guardare meglio–"penso che stia colando da qualche parte."

 

"Non voglio saperlo."

 

"Odora di…linfa?"

 

“Ho detto che non voglio saperlo, Lydia.”

 

19:30 PM, Sundas 28 di Focolare, 4E 201

 

Dopo 8 lunghi giorni da quando sono partiti, finalmente tornano a Falkreath.

 

Magrakh e Lydia odorano peggio degli orsi che hanno ucciso, e hanno tutto l’aspetto di qualcuno che ci ha fatto a pugni.

 

Valdr li invita a ritrovarsi per dell’idromele dopo essere passati dalle lavandaie. 

Mag sta già immaginando le fragranze di erbe e oli di un bagno caldo, ma prima di fiondarsi a richiedere questo piccolo lusso che ha imparato ad adorare, passano ad incassare la loro meritatissima ricompensa. 

 

Dopodiché tornano a Bramito del Cervo, trascinandosi dietro uno Spriggan per spettacolo, inorridendo e impressionando i passanti in egual modo. 

 

A Mag piace questa locanda: non è né troppo elegante né troppo squallida, ed è il tipo di posto preferito da viandanti e mercanti, evitando così avventori più rumorosi come mercenari e contadini. E poi c'è una bella signora che canta e balla di sera.

 

Falkreath è la grande città più vicina al confine sud del paese, e quindi un’ovvia tappa per la maggior parte dei viaggiatori che entrano ed escono da Skyrim. Ovviamente, per sopperire al traffico ci sono molte locande tra cui scegliere, delle stalle ben fornite, e un ampio mercato che si tiene quotidianamente, il tutto nonostante l'economia del feudo sia comunque principalmente basata sulla caccia e sul commercio del legno.

 

L’idea di venire a Falkreath è stata di Pellegrina, e Mag è stato piacevolmente sorpreso da quella che prima gli sembrava solo l’unica alternativa all’esosa Solitude per passare l’inverno. Certo, ci sono molti altri borghi nei vari feudi, ma a loro due serviva una cittadina dove poter vendere i tesori del loro ‘passatempo’.

 

Passatempo che dovrebbero davvero riprendere, dopotutto gliela deve a Pelle una bella avventura in un’antica tomba Nord.

 

Mag è di buon umore per la missione riuscita e per gli stivali che aveva ordinato la settimana scorsa e che ora dovrebbero essere pronti; ha anche deciso che comprerà anche una di quelle giacche di pelle di daino foderate di lana sul quale era indeciso. 

 

Così quando il gli fa cenno di avvicinarsi e dice, "Immaginavo che sarebbe passato," Magrakh prende la strana affermazione di buon viso.

 

"Buona giornata," risponde, mettendo un paio di monete d’argento sul bancone, "mi faccia il favore di prepararmi un bel bagno e anche un boccale d’idromele."

 

“Certo.” Mentre sta riempiendo il boccale, l'uomo dice, "le sue cose sono in un baule nel seminterrato, in caso se lo stesse chiedendo."

 

Non se lo chiedeva, perché dovrebbero essere nella sua stanza. 

 

Con il boccale d’idromele il locandiere gli passa anche un biglietto; è la stessa carta del diario di Pellegrina.

 

"Quella donna Bretone con cui è arrivato se n'è andata una settimana fa," dice, "mi ha pagato una bella somma per consegnarle questo biglietto e per tenere le sue cose al sicuro finché non tornasse."

 

"Che cosa?" Dice Lydia, tanto basita quanto Magrakh.

 

Se n’è andata, rimbomba nella sua testa mentre dalla mano gli cadono i rametti dai fiorellini bianchi, appassiti durante il viaggio.

 

Non sa perché apre il biglietto, e non è sorpreso dalle forme che lo prendono in giro dalla pagina. Non sa leggere.

 

“Non avrà cercato di raggiungerci, vero?” Chiede Lydia, preoccupata. "So che abbiamo impiegato più tempo del previsto, ma..."

 

Probabilmente Lydia sa leggere, Mag riflette, e potrebbe leggergli il biglietto.

 

Ma cosa dice? Sembra un po’ troppo lungo per qualcosa del tipo ‘torno presto, sono a far spese in un villaggio vicino’. Si è pure portata via il cane ed è passata una settimana! 

 

No. Magrakh ha il sentore che sia un biglietto d'addio.

 

“Thane?”

 

Lascia la taverna e l’idromele.

 

Dopo alcuni minuti, i suoi piedi lo conducono alla bacheca della Gilda dei Cacciatori. 

 

Neanche lei sarebbe così pazza da andare al bastione Nord tutta da sola. Giusto?

 

Chiede per conferma, e per quanto abbiano notato la ragazza controllare la bacheca, non sembra averne preso nessuna taglia, né essersi unita ad altri mercenari.

 

Questo non lo rassicura.

 

Mentre vaga per le stradine della città, viene raggiunto da Lydia che ha il suo boccale in mano.

“Mio Thane, aspetta,” dice. "La lettera porta cattive notizie?"

 

Non lo sa.

 

Vuole saperlo?

 

Probabilmente Pelle ne aveva abbastanza di allenarsi e aspettare, e ha ripreso a viaggiare come voleva. Da sola, e con l’inverno alle porte.

 

O forse è tornata a Cyrodiil con un carro, e a quest’ora potrebbe essere già a Bruma.

 

Il pensiero gli torce le viscere e gli fa salire l'amaro in bocca. 

 

Tornare a casa non è più un'opzione per lui, ma lo è per lei? Aveva menzionato di essersene andata perché la situazione a casa l’aveva resa suicida.

 

"Lasciami in pace," dice a Lydia, che lo stava ancora seguendo come un anatroccolo.

 

“Thane?”

 

Continua a camminare e non le dà nemmeno uno sguardo.

 

“Vado a prendere le tue cose alla locanda,” dice Lydia prima di scomparire.

 

Mag cammina un po’ a vuoto e un po’ con obbiettivo, guardandosi attorno. 

 

Incrocia gli occhi con un gatto appostato sopra un tetto; per un attimo pensa di vedere Pelle e il cane, ma poi si accorge che è una bambina Nord che gioca con un agnellino. Da qualche parte sente una donna lamentarsi delle galline del vicino che le hanno scavato buche sull’orto. 

 

Le strade di Falkreath differiscono in base alla posizione. In periferia sono morbide, tappezzate da erba o muschio, mentre la strada principale è acciottolata con pietre lisce dall’usura, e tutte le altre stradine sono un impasto denso di fango, sassi ed erba.

 

Pelle non è dallo speziale con il quale ha stretto amicizia, né dal macellaio con il quale ha lavorato. Prova a entrare nella Casa Lunga dello Jarl, ma l’usciere gli dice subito che Pellegrina non è nelle cucine pur di levarselo di torno.

 

Prima che se ne renda conto il sole sta tramontando, e il pensiero di tornare da solo alla locanda lo fa sentir male, sapendo che la causa è lui che ha tirato troppo la corda.

 

Proprio ora che gli importava che Pelle non venisse sbudellata in battaglia, ecco che la sua premura la spinge via, dove l’avrebbe voluta un mese fa.

 

Devo leggere questa stupida lettera, almeno per assicurarmi che non sia andata a farsi ammazzare in quelle rovine. Ma non Lydia, pensa, preoccupato di quanto possa essere personale il messaggio.

 

S’infila nel sentiero di terra battuta per il Tempio di Arkay, il cui sacerdote è sicuramente in grado di leggere.

 

Questo è il lato più inquietante di Falkreath, dove i mastodontici pini avvolgono tutto nelle loro ombre a qualsiasi ora della giornata; la Sala dei Morti è a mala pena visibile, ricoperta dal fitto di edere e sottobosco, e circondata da file di lapidi che compongono l’antico e ampio cimitero di cui la città è famosa.

 

Le lapidi si ergono come denti storti anche laddove gli alberi diventano più fitti, e proseguono oltre quello che l’occhio può vedere del bosco, dove anche i grossi tronchi fungono da tombe.

 

"Magrakh?"

 

Si gira di scatto verso la voce familiare.

 

Vede Pellegrina, con un vestito diverso, e c'è anche il cane!

 

La guarda, incredulo, e poi ritrova la sua rabbia orchesca e punta il dito. "Tu!"

 

Pelle ha la decenza di alzare le mani, intimorita.

"Mi dispiace," dice, e non suona nemmeno come una delle sue solite bugie. "So che non era il migliore dei messaggi d’addio, ma ero arrabbiata quando l’ho scritto."

 

"Non so leggere." Mag confessa.

 

Pelle sembra confusa. "Che cosa?"

 

"Non so leggere!" Sibila, avvicinandosi. "Perché sei qui, non eri partita una settimana fa?"

 

“Sì, ma me ne sono pentita e sono tornata. Mi dispiace…"

 

"Continua–" agita il biglietto– "voglio sentirlo dalla tua bocca."

 

Nella sua indecisione, Pelle nota le vesti intrise di sangue ormai secco e ne sembra turbata. 

"Ma stai bene? E dov'è Lydia?”

 

"Stiamo bene. Parla."

 

Pelle sospira, e fa cenno a Magrakh di seguirla.

 

"Dovresti già sapere perché me ne sono andata," dice mentre camminano.

 

"Ti sei arrabbiata perché ti abbiamo lasciato indietro."

 

"Avevamo fatto un patto! E tu hai iniziato a prendere missioni da solo e a lasciarmi in città come un peso morto.”

 

Mag sospira, non sentendo più con molto vigore la voglia di discutere questo argomento. “Abbiamo un bel gruzzolo da parte, ma non conta niente se ci fermiamo a spenderlo tutto. Dobbiamo continuare a fare soldi per l’inverno e per ottenere ciò che vogliamo, anche se quello che vogliamo è diverso. Ho accettato i lavori più difficili perché meglio pagati, speravo mi raggiungessi una volta che ti fossi allenata un po', in tipo una paio di settimane.”

 

È accigliata, ma non controbatte come avrebbe fatto prima che se ne andasse. A questo punto, Mag pensa che la famigerata ‘esplosione’ potrebbe essere stata la fuga stessa.

 

“Non voglio continuare a girovagare come un Khajiit,” confessa Mag, sconsolato, “e poi presto sarà inverno, e vuoi essere in un posto sicuro e caldo quando arriva, credimi. Perché Falkreath ti sta così antipatica?”

 

“La città non è male,” dice Pelle con calma e forse un po’ di tristezza, “ma non voglio metter su casa e diventare una cittadina! Davvero tu vuoi questo?"

 

"Sì! Sarebbe così brutto avere una casa propria? Anche tu vieni da una vita di città, no?”

 

“Quella è la vita che volevo lasciarmi alle spalle, Mag. Non che avere una base sia una brutta idea, è solo che…” Abbassa lo sguardo e la sua voce s’incrina. "Ho paura che poi ci fermiamo per sempre, e io voglio continuare a vivere questo posto e trovare cose nuove."

 

“Allora devi continuare ad allenarti. Solo perché a te non importa se vivi o muori, non significa che sia lo stesso per me! Dannazione, Pelle, le strade non sono sicure neanche in tempo di pace, e ora c’è pure una guerra. Nemmeno la Legione dispiega le nuove reclute senza addestrarle!”

 

Magrakh si accorge di quanto il suo tono sia aggressivo e si concentra per attenuarlo. 

 

“Basta pochissimo perché vada tutto a puttane. Una trappola, un’imboscata, una freccia dal nulla, l'ho visto centinaia di volte. Aspetta solo che ti dica dell'ultimo lavoro…”

 

“E non è mai rischioso per te? Come pensi che mi senta ad aspettare per giorni, sperando che il Sangue di Drago torni vivo e vegeto?”

 

“Meno rischioso che farsi sventrare perché non sai schivare un’ascia! Non hai nemmeno un po' paura di morire?"

 

"Certo che ce l’ho! Ma pensavo che capissi che la forza sta nei numeri. Io non sono un guerriero, e non lo sarò mai! Sventolare una spada e farmi i muscoli non cambierà le cose. Io devo stare nascosta, tirare frecce e preparare trappole. È così che abbiamo fatto finora, ed è così che abbiamo fatto quel gruzzolo di cui parli! Non ti sei lamentato prima, cosa diavolo è cambiato?"

 

Il cane inizia ad abbaiare al cambiamento di tono di voce e lei lo calma con una carezza. Il legame fra loro sembra si stia approfondendo.

 

“Non è cambiato,” Mag dice con più calma, “voglio solo che stiamo più attenti. Sono stato a un passo dalla morte più volte in questo mese che nel resto della mia vita! Quando c’è un lavoro non troppo rischioso puoi venire anche tu a fare esperienza sul campo, senza che rischiamo ogni volta di morire o di perdere un braccio. E questo conta anche se vuoi essere un’arciera da retrovia.”

 

Un tarlo si muove nella testa di Magrakh, ripensando a come hanno sopraffatto gli Spriggan grazie a una tecnica che Pelle gli ha insegnato. 

 

Ma lei sarebbe stata in grado di muoversi col gruppo come hanno fatto Valdr e Lydia? Avrebbe avuto la pazienza di Valdr, che seppur assetato di vendetta era debole e ferito e doveva essere cauto?

 

Pelle tradisce la propria irritazione con uno scatto delle mani. "Quindi dovrei restare in questa fottuta città da sola per mesi, aspettando che tu mi conceda qualche ora fra missione e missione?"

 

Sospira. “Non prenderemo lavori costantemente, bisogna riposarsi, riparare armi e– Senti, ci sono taglie più semplici, le ho evitate perché volevo fare soldi veloci per svernare, ma possiamo prenderne una anche adesso, se vuoi!”

 

"Ah sì?" Dice Pelle, ma il tono non combacia con lo sguardo acido. "Intendi dire quelle che 'non valgono il fottuto viaggio'?"

 

A volte, Mag pensa, dovrebbe parlare di meno. Allarga le braccia in segno di sconfitta. “Era vero per me e Lydia che siamo più esperti, ma sì comincia dalle cose semplici! Anche se volare basso non sembra il tuo stile, visto che in pochi giorni sei riuscita a trovare un posto nella cucina dello Jarl…”

 

Pelle si passa una mano sul viso. “Quella penso che sia stata una cattiva idea. Ricordi cosa ti ho detto di lui?”

 

Mag prende qualche secondo e ricorda qualcosa riguardo a uno Jarl corrotto. Annuisce.

 

“Ero arrabbiata e volevo ottenere qualcosa di notevole da sola per rinfacciartelo, e me ne sono pentita. È un idiota schizzinoso che non spilla un soldo, ma del quale ora ho ottenuto l’attenzione e che ho ignorato per...una settimana e mezzo?” Sorride amaramente.

 

"E la pittura?" Mag si appiglia a quella che è stata una roccia nella ‘tempesta’ a Solitude. “Non hai più dipinto nulla. Hai ancora altri materiali, giusto? In ogni caso abbiamo abbastanza soldi per rifornirli."

 

Pelle sospira e si appoggia al tronco d'albero. "Dipingo quando ho ispirazione, Mag. E vorrei rimanesse solo un hobby, o dovrei davvero rimanere in città a disegnare, dipingere, e pubblicizzarmi per vendere. Non è quello che voglio! Non riesco a credere che anche qua i miei problemi sono sempre gli stessi… allora il problema sono io…?"

 

“Pensi che si possa andare in giro a esplorare tutto l’anno? Evidentemente non hai ancora vissuto un inverno in Skyrim. Hai bisogno di un’alternativa. Hai occhio per le cose di valore e sai farci con gli scambi al mercato, perché non cominci a fare la mercante? Locale d’inverno, e ambulante d’estate!”

 

Pelle fa una risata secca e si nasconde la faccia fra le mani.

 

“Ah, mi ero scordato che facevi questo mestiere a Cyrodiil,” dice Mag, che comincia a grattarsi la barba dal nervoso, “beh, sei sempre fissata con il raccogliere erbe e ingredienti alchemici, perché non inizi un apprendistato?”

 

"Perché l'idea di passare anni a studiare per poi rimanere in un negozio per il resto della mia vita mi fa venir voglia di buttarmi da un ponte!”

 

“Per i Divini, Pellegrina, ogni lavoro comincia con l’imparare! O mi vuoi dire che sei nata con il pennello in mano? Non c’è davvero nient’altro che vorresti fare?”

 

La ragazza tiene gli occhi fissi a terra. Un lungo e stanco sospiro esce dalla bocca di Mag, che si sente sempre più espugnato della propria forza di volontà.

 

“Mi dispiace, ma al momento non m’interessa nient'altro," Pelle dice a bassa voce, chiaramente cercando di non piangere, e poi se ne va con il cane alle calcagna. 

 

La guarda allontanarsi per un po’, e poi si siede sulla panchina fuori dal tempio. Si sente come se avesse combattuto un altro Spriggan.

 

Come dovrei farla sentire meglio?

 

Non so nemmeno se posso.

 

E poi, perché dovrei farlo?

 

I pensieri di Mag scorrono rapidamente come l’acqua bassa di un torrente nella tundra.

 

Ci deve essere una ragione se è apparsa dal nulla per salvarmi...deve pur essere stato un favore dei Divini, devo ripagarlo!

 

Pensa, stupido babbeo, pensa. 

Io cosa voglio?

Trovarlo, e ammazzarlo.

 

Cosa mi piace fare?

Bagni caldi, mangiare, bere, e scopare.

 

Che cosa sono in grado di fare?

Lavorare in miniera spezza la schiena e paga appena, ma se non dovesse esserci alternativa potrei farlo di nuovo. 

La nonna mi ha insegnato a combattere però, e mi piace molto di più. Tuttavia in caso di necessità sono disposto a fare qualsiasi cosa dove possa utilizzare la mia forza!

 

Magrakh pensa che trovare la propria via nella vita sia piuttosto semplice in teoria e un po' più difficile in pratica, ma Pellegrina si è bloccata alla teoria.

 

Come può qualcuno non avere una passione, una preferenza, o anche una qualsiasi cosa che ti faccia dire “sì, posso farlo in cambio di soldi”. 

 

E poi, perché è così fissata con il lavoro da mercenario e con l’esplorazione? È come se fosse venuta in Skyrim alla ricerca di qualcosa senza sapere cosa fosse.

 

Le uniche volte in cui gli è sembrata in pace con se stessa è mentre dipingeva a Solitude. Là ha davvero avuto modo di vedere una donna sicura di sé e soddisfatta del proprio lavoro, ma il suo odio irrazionale con il rimanere in un unico posto le mette di continuo i bastoni fra le ruote.

 

“Artisti…” Mag sbuffa, infastidito.

Sua madre avrebbe dato una gamba per lavorare nella cucina di uno Jarl, e non era nemmeno una brava cuoca.

 

Eppure la maggior parte delle persone di solito continua quello che i loro genitori hanno iniziato. È semplice e conveniente, ma la tradizione di famiglia deve pur cominciare da qualche parte. 

 

Sua madre era una minatrice perché la nonna era una minatrice.

Ma nana non è sempre stata una minatrice... 

 

Aveva lasciato la sua roccaforte orchesca dov’era una sentinella perché non voleva essere mandata da qualche parte lontano per essere la moglie trofeo di un vecchio capo tribù. 

Non aveva scelto di essere una minatrice, lo è diventata perché era finita a vivere a Markarth, e quando ha avuto una figlia con un altro minatore anche il destino della bambina era segnato da un piccone. 

 

Ma aveva insegnato a sua figlia e suo nipote a combattere, perché “non sai mai se ti serve sapere come piantare un’ascia in faccia a qualcuno”.

 

Nella roccaforte, il resto della sua famiglia di orchi sta ancora scavando la roccia, quindi la pietra e il metallo sono praticamente nel suo sangue.

 

Ma guardami ora, con un'ascia alla cintura e cadaveri di mostri magici in una carriola.

 

Il padre di Mag non era un minatore, ma preferirebbe scavare la pietra per il resto della sua vita piuttosto che fare quello che ha fatto lui anche solo per un giorno.

 

...ma non l'ho fatto?

La sua mente pensa senza il suo consenso a ricordi non troppo lontani ai quali aveva volentieri lasciato prender polvere. 

 

Con il volto devastato da una smorfia disgustata, si rialza e va in cerca di Pellegrina.

 

La trova a un funerale nel cimitero, appoggiata a un albero ad ascoltare il sacerdote elfico parlare di una bambina di nome Lavinia e della natura del dio della morte, Arkay.

 

Magrakh si unisce a lei.

"Cosa fanno i tuoi per vivere?" Al suo sguardo interrogativo aggiunge, “Forse hai già provato a seguire le loro orme, ma cosa fanno?"

 

“Mio padre è un falegname, e mia sorella si è unita a lui. Mia madre è la manager in un supermercato.”

 

"Manager?"

 

"Un supervisore."

 

“Ah...” Gli viene in mente l’orco supervisore delle fonderie di Markarth e la sua dannata frusta. Deglutisce. “E i tuoi nonni cosa facevano?”

 

Sembra confusa, ma un pizzico di curiosità la fa stare al gioco. "Mio nonno da parte di mia madre era un fannullone."

 

"Un cosa?"

 

“Un bastardo ubriacone. La nonna portava il pane a casa, facendo fatica a sfamare i suoi figli in tempo di guerra. Lavorava in una fattoria di mucche e pecore da latte, ricevendo ben poco dal fattore, così faceva anche dei lavoretti saltuari. Mentre lui ogni tanto andava a pescare, quando era sobrio e non in prigione…”

 

"In prigione, eh?" Mag è divertito da queste scoperte. 

 

“Per furto, o almeno così mi hanno detto.” Alza le spalle. “Da parte di mio padre non lo so. Non è mai stato in buoni rapporti coi genitori, quindi non li ho conosciuti prima che morissero. Penso che fossero mugnai, o fornai, qualcosa del genere.”

 

"Sono mai stati carpentieri come tuo padre?"

 

"Ne dubito."

 

"Tua nonna e quel losco di tuo nonno hanno mai lavorato in un mercato come tua madre?"

 

"No, dove vuoi andare a parare?"

 

"Neanche i tuoi genitori hanno seguito le orme dei propri!"

 

“Non è che avessero molta scelta. I miei nonni hanno stentato durante la guerra, e rubare non è un lavoro.”

 

"Non con quell'atteggiamento." Mag sorride. "Allora, come hanno incominciato con le loro attività?"

 

Pelle fa di nuovo spallucce, il che lo sorprende.

"Hai faticato a cercare una professione che ti si addicesse e non ne hai mai parlato con i tuoi genitori, i quali sembrano aver passato qualcosa di simile?"

 

Pelle scuote la testa, sconsolata. “Mag, tu non capisci, loro non parlano con me. Mi dicono quello che secondo loro devo fare, e mi ricordano quanto sia un fallimento quando non lo faccio, e a volte anche quando faccio quello che vogliono!” Si gira a guardare la bara venire ricoperta di terra. “E se le mie opinioni sono diverse o faccio presente la loro ipocrisia allora sono ‘una bambina ribelle che cerca attenzioni’…”

 

Mag non riesce a capire se è Pellegrina che esagera e non comprende i loro insegnamenti, o se ha davvero genitori così sconsiderati. 

 

Sua madre era severa e quasi completamente priva di senso dell’umorismo, ma ci poteva sempre parlare e fidarsi di lei.

 

Pelle si stropiccia gli occhi. “Ero così stanca, Mag. Dopo un po’ che vieni chiamata ‘stupida’, ‘ridicola’, e ‘maligna’ poi cominci a crederci…e non è una bella sensazione.” 

 

Lancia uno sguardo seccato a Mag. “Non sono una cazzo di bambina da controllare a ogni passo!” Sbuffa. “Ho 26 anni, ho svolto più lavori, ho preso prestiti bancari, mi sono sbronzata, e ho fatto sesso. Più adulta di così c’è solo la vecchiaia! Perché v’interessa così tanto dirmi cosa devo e non devo fare? Ci sono rischi, e allora? È la mia vita, sono rischi che io accetto, fatevi i cazzi vostri!”

 

Magrakh alza le sopracciglia, capendo per la prima volta che Pelle ha sentito per tutto questo tempo una similarità tra come l’hanno trattata i suoi genitori e come l’ha trattata lui.

 

"Beh, non posso parlare per tua madre e tuo padre.” Sospira e si gira verso la nuova lapide nel cimitero pur di non far vedere quant’è imbarazzato. “Io l’ho fatto per evitare che tu morissi giovane… Mi dispiacerebbe.”

 

Pelle gli dà un’occhiata, e stranamente c’è della sorpresa in quello sguardo.

“Apprezzo il pensiero, Mag, ma se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che non puoi scegliere al posto dei tuoi amici…puoi solo parlargli e sperare che loro decidano di cambiare, e nel frattempo stargli accanto, se vuoi.”

 

Mag risponde con un grugnito, non togliendo lo sguardo dalla tomba.

 

“Volevo andarmene da quella casa da quando ero alta così–” Pelle indica le ginocchia di Mag– “non ci sono mai riuscita per mancanza di fondi e perché avevo paura che sarei diventata una senzatetto, e ora che la sono mi pento di non averlo fatto prima. Se non dovessi vederli mai più non piangerei la loro mancanza.” 

 

“Neanche tua sorella?”

 

Sembra pensarci, e poi fa spallucce. “È passato molto tempo da quando avevamo un rapporto da sorelle.”

 

Magrakh non è abituato a sentire questo tipo di avversione verso un parente stretto…non senza delle ottime ragioni.

 

Ripensa a sua nonna e al modo in cui le teneva le mani fredde in inverno, e i ricordi di sua madre che ansima a letto con le costole fracassate. 

 

All'improvviso la sua gola si chiude dal dolore e dalla nostalgia, ma si forza a inghiottirle.

"Potrebbero aver fallito ad aiutarti mentre stavi cercando di capire chi sei, ma hanno comunque provveduto a te, non provi alcun amore per loro?"

 

Pelle si gira, stizzita. "Perché dovrei? Provvedere ai propri figli è un dovere, è tutto il resto che crea un rapporto. Non dirò grazie a chi fa il proprio lavoro!” Si ferma a pensare e guarda lontano, verso le case della città. “O almeno un lavoro che ha senso. Questa cosa dell’Huscarlo è una stronzata. Schiavitù sotto un altro nome!”

 

Magrakh annuisce, ripensando a tutte le regole ridicole che Lydia deve seguire, come ‘non possedere proprietà’.

 

“Dici grazie per le cose che le persone fanno per te senza esserne obbligate. Come quando mi hai aiutato a Helgen.”

 

"E come quando mi hai salvato." Sorride.

 

"Già," Pelle ricambia il sorriso.

 

Questo potrebbe essere il momento giusto per chiederglielo...ma lo vuole veramente sapere? 

 

"Perché l'hai fatto?" Gli scivola tra le zanne prima che possa decidere. "Non potevi sapere che i Manto della Tempesta non ti avrebbero uccisa."

 

“Ero palesemente una civile, c'erano i soldati a preoccuparli. Poi c'era un drago che stava collassando la fortezza sopra le loro teste."

 

"Perché mi hai salvato?" Ripete, insoddisfatto di quella che a lui suona come aria fritta.

 

Lei alza le spalle, "perché no?"

 

È davvero tutto qui? Gli ha salvato la vita per un capriccio? 

 

Un ricordo di quel giorno appare dalla nebbia dove ha spinto via tutti quei momenti orribili. Ogni immagine ritorna con l'odore acre del fumo e lo scricchiolio dei corpi bruciati sotto i suoi piedi.

 

Ma ancora più importante, arriva con l'immagine di Pellegrina che esce da una parete con un lampo di magia. 

 

"Non hai nemmeno guardato verso gli Imperiali morenti sul pavimento." Insiste.

 

"Loro avevano le uniformi, tu no."

 

“Ero vestito di stracci, dovevi pur sapere che ero un prigioniero!”

 

Pelle sbuffa, apparentemente divertita, e non si fa intimorire dal serio cipiglio di Magrakh. 

"Certo, ma loro avevano fatto un giuramento e si erano impegnati per una causa. Aiutare uno di loro mi avrebbe reso nemica dell’altra fazione, e io ho preferito lasciarli uccidere a vicenda."

 

Mag scuote la testa. "Di solito le persone scelgono da che parte stare.”

 

"Questo perché pensano che ci siano solo le opzioni fornite." 

 

Quali sono le altre opzioni?

 

“Per quanto ne sapevo, tu eri da solo, e lo ero anch'io.” Dice Pelle.

 

"Io ho scelto da che parte stare, però."

 

“Anch'io: ho scelto te. I tuoi cari Imperiali non ti hanno neanche dato un’occhiata mentre morivi dissanguato.”

 

I singhiozzi sommessi della madre di Lavinia attirano la loro attenzione. Il sacerdote ha finito, e ora il padre sta consolando la moglie mentre indugiano presso la tomba della figlia.

 

"Hai scelto me solo perché non indossavo un'uniforme?"

 

Pelle scuote la testa. "Ho scelto te perché indossavi degli stracci."

 

Ci riflette per alcuni secondi mentre guarda i genitori tornare mestamente alla loro fattoria. 

 

Il sole sta tramontando e l'aria si sta facendo rapidamente più fredda. Il cimitero sembra particolarmente lugubre man mano che il cielo diventa più scuro.

 

"So che sei apparsa dal nulla," Magrakh decide di dire.

 

Pellegrina gira la testa così velocemente che si fa male al collo. I suoi occhi sono grandi come quelli di un gufo.

 

Questo vale come una conferma a suo parere. "Per molto tempo ho pensato di aver avuto un'allucinazione ma non lo era, vero?"

 

Pallida dalla sorpresa, Pelle fallisce anche nello sforzo di non tremare. 

 

“Poi ho pensato che potevi essere una strega, ma non hai mai lanciato un incantesimo nemmeno per salvarti la vita. A dire il vero, quello che hai fatto quel giorno non assomigliava a nessuna magia che io abbia mai visto prima. Non che ne abbia viste moltissime, ma qualcosa mi dice che apparire dai muri non è comune.”

 

La farsa di Pellegrina s’incrina con ogni parola che lui aggiunge, e infine crolla del tutto. “Sapevi che mentivo per tutto questo tempo? E non hai detto niente?"

 

La conferma ufficiale che quello che ha visto era la realtà l’investe come aria calda e, soddisfatto, i suoi muscoli tesi si rilassano. 

“Come sai, anch’io nascondo delle cose, e tu non hai detto nulla. Però sono curioso, sembri un po' troppo persa e triste per essere una strega o un’adoratrice di Daedra".

 

Pelle sbuffa. "Persa e triste?"

 

"Eri molto delusa quando hai capito che non potevi imparare l’incantesimo di chiaroveggenza da quel tomo che abbiamo trovato nel Passo Periglioso."

 

“Sai anche quello?” Si nasconde la faccia tra le mani. “Quante altre cose sai?

 

"Che i problemi con i tuoi genitori di certo non sono l'unico motivo per il quale te ne sei andata."

 

Pelle si sgonfia come un otre bucato e si gira a osservare la radura piena di lapidi.

 

"E va bene, vuoi sapere la verità?" Chiede di punto in bianco. "Ti avverto però, è molto strana, probabilmente non mi crederai...penserai che sono pazza sul serio. Te ne andrai per sempre se lo faccio?"

 

“Dipende per chi lavori. Non mi piacciono i culti, e i Daedra ancora meno.”

 

"Non lavoro per nessuno…anche se si potrebbe dire che qualcuno mi ha mandato qui."

 

"Questo qualcuno è il leader di una setta o un principe daedrico?"

 

"No. Almeno non credo.”

 

"Questo non è rassicurante."

 

Lo tira per la manica. "Vieni con me."

 

S’inoltrano nel bosco, nel fitto dei tronchi, dove si possono ancora scorgere delle vecchie lapidi inghiottite da arbusti, terra e muschio.

 

“Non potremmo parlare alla locanda?” Chiede Mag, un po’ intimidito.

 

“Troppe orecchie. Zitto e ascolta, e per favore non chiamarmi ‘pazza’. È divertente quando lo fai di solito, ma non ora, ok?"

 

Pelle fa un respiro profondo. E poi un altro. Fissa le vecchie lapidi in silenzio per un minuto intero, durante il quale Mag pensa che ci abbia ripensato.

 

"Qualche settimana prima che io apparissi a Helgen, stavo facendo degli strani sogni."

 

Mag si appoggia a un tronco di pino e incrocia le braccia. "Non è un buon inizio."

 

"Lo so," dice Pelle, sedendosi su una lapide. “Di solito i sogni sono eventi scomposti che significano ben poco. Un giorno, però, il mio sogno è diventato molto più coerente e io molto più lucida. Poi ho sentito una voce, il tipo di cosa che ti lascia turbato al risveglio.”

 

Mag geme. “Mi preoccuperei se non fosse così. Ti prego, dimmi che non hai fatto esattamente quello che ti ha chiesto la voce inquietante.”

 

Lei si stringe nelle sue spalle. "Fammi finire, poi puoi disapprovare quanto vuoi."

 

“Va bene…”

 

“La voce sembrava provenire da molto lontano, quindi non capivo cosa stesse dicendo. Non so nemmeno se fosse una voce maschile o femminile.”

 

Chiude gli occhi, e lui si prepara per quella che sospetta sarà la descrizione di un'esperienza ultraterrena.

 

“Sognavo di essere sospesa nel vuoto, come se fossi in mare di notte. Riuscivo a vedere solo puntini di luce molto lontani da me, come delle stelle. Dopo un po' mi sono resa conto che potevo sentire delle parole e col tempo sono diventate più chiare: mi dicevano di tessere e di colmare il vuoto.”

 

"Il vuoto di cosa?" Chiede Mag con un sussurro, incuriosito.

 

“Non ne avevo idea, né pensavo che dovesse significare qualcosa. Era solo uno strano sogno, così l'ho ignorato. Solo che è successo di nuovo, e di nuovo, e così via per giorni!"

 

"Ovvio." Mag sospira guardandosi intorno, innervosito dalle ombre sempre più scure. 

Uno dei principi daedrici è noto per manipolare i sogni. Questo lei lo sa? Vi prego, Divini, ditemi che non è il burattino di un signore Daedra...

 

“Ho fatto sogni simili per molti giorni. Mi ha spaventato, Mag. Pensavo che stesse accadendo perché...per colpa di quando–” Si ferma e non riesce a continuare.

 

Di quando…hai provato a ucciderti? Avevi detto di averci solo pensato! Pensa Mag, sforzandosi ad aspettare che Pelle trovi le parole.

 

"Beh, stavo iniziando a dubitare della mia sanità mentale." Dice infine. “Poi le richieste si sono evolute: mi ha detto di portare il colore della vita sul ponte della morte, di tessere un ponte per riempire il vuoto, di dipingere, di mettermi nella matassa e camminare le ossa.” 

Pelle sorride all’espressione sempre più preoccupata di Magrakh.

“Con il tempo sono diventate più specifiche, al punto che ho finalmente capito che voleva che dipingessi una tela che ho tessuto io con un pezzo di me in essa.”

 

Mag si allontana subito, dando un’occhiata inorridita all’onnipresente tubo appeso alle spalle di Pellegrina.

 

“Aspetta un secondo,” dice allarmato, “quel dipinto è fatto con la tua pelle?”

 

Lei ride a sue spese, e solo allora Mag si ricorda di averla vista nuda e che non gli mancavano dei pezzi.

 

“No, la tela non è fatta di pelle. È semplice lino, e quello che ho messo di me è…beh, avevo sentito che le donne dell'Est facevano ricami con i propri capelli, quindi ho preso ispirazione e ho intrecciato alcuni dei miei capelli nella tela."

 

Est…Morrowind? Le elfe fanno queste cose?

 

“Alla fine ho collegato i pezzi del puzzle, ponte, ossa, e morte. Il ponte di ossa di balena di Sovngarde, l'aldilà dei Nord! Ho pensato che avesse senso sognare qualcosa del genere perché al tempo giocavo molto– cioè, con un libro di avventure Nord.”

 

Mag alza un sopracciglio per farle sapere che ha notato lo sbaglio.

 

“È un libro di avventure per ragazzi, Kolb e il drago.” Pelle insiste.

 

Sembra che abbia già dimenticato che non so leggere.

 

“Comunque, non è che mi avesse chiesto di sacrificare bambini. La voce voleva solo che dipingessi…” 

Fa una pausa, cercando con gli occhi della comprensione in lui. 

“Ho pensato che fosse il mio subconscio a dirmi che non avrei dovuto abbandonare la pittura, quindi ho creato la tela e poi ho dipinto Sovngarde. Tutto lì. Dipingere dopo tanto tempo mi aveva fatto sentire meglio, quindi quando i sogni sono continuati ho provato a rispondere. Qui è dove diventa davvero strano.”

 

“Oh, è stato strano già da un bel pezzo, Pellegrina.''

 

"Voglio dire che potresti non credere al resto."

 

Le fa cenno con la mano di continuare.

 

“La voce non ha risposto a nessuna domanda, ma voleva che continuassi a dipingere, come se il lavoro che avevo fatto non fosse completo. Mi ha detto che dovevo focalizzare un punto: ‘L'inizio della fine ai bordi del cielo’. Sapevo che significava Skyrim, Helgen.”

 

"Capisco perché Skyrim–‘bordo del cielo’ è letteralmente il significato del nome–ma come hai pensato a Helgen?"

 

Pelle rimane in silenzio, guardandosi i piedi e stropicciando con le dita l’orlo del suo nuovo corsetto. Sembra nervosa e non è mai un buon segno.

 

“Perché sapevo che lì sarebbe apparso il drago nero…e conoscendo la profezia del Sangue di Drago…tu la conosci?”

 

Una profezia? Magrakh ha sentito le storie e le ballate sui Sangue di Drago, ma una ‘profezia’ suona come qualcosa di più di una ‘leggenda’.

 

Scuote la testa.

 

"Si dice che provenga direttamente da un'Antica Pergamena," dice Pelle, come se menzionare casualmente uno degli artefatti magici più antichi, potenti, e misteriosi del mondo sia una cosa da poco.

 

"Quando il malgoverno si insedia agli otto angoli del mondo;" recita, “Quando la Torre d'Ottone cammina e il Tempo viene rimodellato; Quando il tre volte benedetto fallisce e la Torre Rossa trema;

 

Parla dell'eruzione della Montagna Rossa due secoli fa? Pensa Mag, cercando di decifrare quella che suona come una strana poesia.

 

"Quando il Sovrano Sangue di Drago perde il suo trono e la Torre Bianca crolla;"

 

Mag per il momento ignora il Sangue di Drago, impegnato a capire gli eventi storici. Questo si riferisce chiaramente a quando l'Impero ha perso la Grande Guerra contro il Dominio elfico degli Aldmeri.

 

"Quando la Torre Innevata giace separata, senza re e sanguinante;"

 

La morte dell'Alto Re di Skyrim e la guerra civile che ha separato il paese, Mag riconosce.

 

"Il Divoratore del Mondo si risveglierà e la Ruota poggerà sull'ultimo Sangue di Drago."

 

Il silenzio che Pellegrina si lascia alle spalle è assordante, e solo ora Magrakh nota come tutto attorno a loro sembri più silenzioso e immobile di prima.

 

L'ultimo Sangue di Drago...

Dovrei essere io?

E perché diavolo ho lo stesso titolo del sovrano Imperiale!?

 

Infine, il Divoratore del Mondo.

 

Magrakh ricorda quando era un bambino e assieme ad altri ragazzini a Markarth ascoltava intimorito ma curioso un cantastorie che raccontava della leggenda di Colui che mangerà il mondo. 

 

Alduin.

 

Il ricordo si blocca come un carro contro un masso.

 

Subito un flusso di ricordi irrompe nella sua mente come un libro che viene sfogliato davanti ai suoi occhi. 

 

Un libro che può leggere, ma pieno di memorie che non fanno parte della sua vita, ma bensì del drago la cui anima ha assorbito.

 

Un ruggito irrompe come una lancia nella sua memoria d'infanzia.

 

Il vento gli sferza il viso, freddo ma soddisfacente; il ricordo di un’intensa battaglia.

 

Il sapore del sangue umano che gli ricopriva le zanne e gli scivolava giù per la gola. Delizioso.

 

Piccoli, gracili umani si dimenano sotto di lui. 

 

Fuoco e neve e ghiaccio. 

 

Il suo Thu’um che echeggia tra le montagne.

 

Ruggisce dall'alto per far piegare le ginocchia degli infimi. 

 

È fatta.

 

Alcuni mortali vengono scelti per governare gli altri in loro vece; indosseranno il loro potere su delle maschere, e si ricopriranno di corazze fatte di scaglie di metallo ad imitare il loro manto, affinché tutti i mortali ricordino chi è il vero leader! 

 

Il Thu'um del loro Signore tuona sopra di loro.

 

Ali nere avvolgono il cielo intero.

 

Alduin Thurii.

 

Occhi rossi penetrano la notte.

 

“Mag?”

 

Kul do Bormahu

 

Fiamme bianche e azzurre lambiscono il mondo tremante.

 

Fin Lein Naak

 

“Magrakh, per favore, mi stai spaventando. Di’ qualcosa!"

 

Pellegrina è sopra di lui e le sue orecchie stanno fischiando.

 

C'è uno strano sacchetto trasparente che gli copre la bocca e il naso, e il cane gli sta leccando la faccia. 

 

Non è più appoggiato all'albero come ricorda, ma sdraiato sul terreno umido.

 

Mag sposta il sacchetto.

 

"Stavi andando in iperventilazione," dice Pelle in allarme. "Sei svenuto."

 

Cerca di alzarsi, ma attorno alla sua vista c’è un contorno nero che avanza se si sforza.

 

“Prenditi un minuto, Mag.”

 

Sì, forse è meglio…

 

Il cielo è buio. Quanto tempo è passato?

 

"Come fai a saperlo?" Esce dalla sua bocca con fatica. Ha bisogno di chiederlo. "Dimmelo!" E non è disposto a non ricevere una risposta.

 

Lei lo guarda con preoccupazione. Con paura, oserebbe dire. “La profezia non è un segreto, ma non è che la impari dai pettegolezzi di paese. L'ho letta–”

 

“Parlo di Alduin!” 

 

Pelle alza le sopracciglia e anche le sue labbra si separano dalla sorpresa.

 

"Io ho i ricordi di un drago nella mia testa," dice furioso, "qual è la tua scusa?"

 

Presa alla sprovvista, Pelle fa alcuni passi indietro e alza le mani. "La voce, è stata la voce a passarmi questa conoscenza!”

 

"Ti rendi conto che ti è stato praticamente detto 'questa città sarà distrutta da un semidio'?" Dice Mag, sussultando quando si rende conto che l’ha urlato. 

 

Senza volerlo, la potenza della propria voce si manifesta nella realtà sotto forma di una folata di vento.

 

“Quello era–” Pelle deglutisce, riparandosi il volto dagli aghi di pino che schizzano ovunque. “Sì. Me ne rendo conto. Prima che tu mi giudichi però, io non conosco il futuro! Conosco solo il presente, e le cose che stanno accadendo o che potrebbero accadere intorno a me adesso.”

 

"Oh, mi scuso, è solo quello che conosci!" Mag si sposta finché non ha la schiena contro un tronco e incrocia le braccia nel tentativo di calmarsi. 

"Perché ho la sensazione che tu non mi abbia detto tutto?" Chiede, incerto se credere alla donna incline alla bugia. 

 

E se tutto questo fosse solo una stronzata per coprire qualcosa di peggiore?

 

“Questa ‘conoscenza del presente’, non è che te l’ha data proprio Alduin? Oh, quello è il maledetto drago nero che ha distrutto Helgen, nel caso non ti fosse stato detto dal tuo amico dei sogni.”

 

"So chi è Alduin, e per favore abbassa la voce," Pellegrina strizza gli occhi per guardare verso la città oscurata dalla notte.

 

Mag guarda in quella direzione. "Non c'è nessuno, parla!"

 

Pelle è incerta.

 

"Gli orchi hanno la scurovisione, non lo sapevi, signorina 'L'ho letto in un libro ma in realtà mi è stato detto da chissà cosa in un sogno'?"

 

Pelle si riprende dalla sorpresa e sbuffa. “La smetti? Non ho scelto niente di tutto questo! Come tu non hai scelto di essere Sangue di Drago. Vuoi davvero farmi credere che se fosse successo a te, mi avresti detto subito la verità?"

 

Mag sospira, più un gemito che altro.

 

"Poi non ho finito di dirti tutto perché sei svenuto! Sei ferito? Hai bisogno di un medico? Hai ancora quelle pozioni di cura?"

 

"Sto bene. Rispondi alle maledette domande e smetti di temporeggiare!”

 

"E va bene! No, non credo fosse Alduin a parlarmi. Che senso avrebbe? È un tiranno che schiavizzò l'umanità, tecnicamente è una creatura semidivina il cui lavoro è distruggere il mondo. Non penso che visiti i sogni delle ragazze per invitarle a dipingere!”

 

Quando la metti in questo modo... Mag si rilassa un po’. "Giusto, ma aveva dei seguaci. I sacerdoti."

 

“I sacerdoti del drago sono morti da tempo.”

 

“Se i draugr si stanno ancora muovendo, non vedo perché i sacerdoti non possano. E poi, lui è tornato. Magari si è trovato altri sciocchi per adorarlo!”

 

“Magrakh, devi ascoltarmi. C'è qualcos'altro che devo dirti, prima che cambi idea.”

 

Ora che la guarda bene, Pelle sembra terrorizzata.

 

"Sputa il rospo, dubito che sia peggio di una creatura sconosciuta che ti dà conoscenza onniveggente–"

 

"Vengo da un altro mondo!"

 

Pelle sussulta alle sue stesse parole e si copre la bocca, fissando occhi sgranati verso Magrakh.

 

Ma lui non dice nulla, cercando di processare quello che ha appena sentito e spalancando anch’esso i propri occhi.

 

"Non avevo mai visto un Orco prima." Lei riempie il silenzio, chiaramente a disagio. “Non ci sono orchi, elfi o Khajiit, da dove vengo. Solo umani. Non c’è nemmeno la magia!”

 

Questo suona particolarmente difficile da credere a Mag. Niente elfi e niente magia? Non ha alcun senso. Come potrebbe anche solo esistere un mondo senza la magia a crearlo?

 

Eppure lei è sempre stata molto, molto strana…ma è perché viene da un altro mondo, o perché è toccata da Sheogorath come ha sempre pensato?

 

“Te l'avevo detto che era difficile da credere. So che pensi che sia pazza, ma ho le prove!”

 

Pelle fa una pausa, come per aspettare che lui dica qualcosa, ma non proferisce parola.

 

“Alduin non è stato ucciso mille anni fa come dice la leggenda. I Nord dell'epoca usarono un'Antica Pergamena sperando che lo distruggesse, ma invece lo mandò avanti nel tempo. A oggi! Ecco perché ho dipinto Helgen sopra il dipinto di Sovngarde, è la città più vicina al punto dove Alduin scomparve e quindi dove sarebbe ricomparso. E con il suo ritorno ricomincia anche la fine del mondo: l’inizio della fine ai bordi del cielo.”

 

La fissa in silenzio e a bocca aperta, sempre più incredulo e preoccupato da quel che dice.

 

Da un lato, se è pazzia sembra che Pelle sia ancora più toccata di quanto temesse, ma dall’altro…se quel che dice è vero allora Skyrim…

 

Scuote la testa, non volendo neanche pensarlo.

 

Quante altre cose sconvolgenti ha da dire? 

 

Prima le voci inquietanti nei suoi sogni, poi dice che non è nemmeno di questo mondo, e ora gli sta raccontando di viaggi nel tempo e della fine del mondo?

 

La sua testa non riesce a smettere di girare.

 

“E tu sei destinato a impedire quella fine! Tu sei il Sangue di Drago. Io sono–” Abbassa lo sguardo, accigliata, facendo cadere le braccia al fianco. "Non so perché cazzo sono stata portata qui!"

 

Srotola di scatto il dipinto dal tubo. L'immagine non è il casolare che Mag ricorda.

 

"Cambia a seconda di dove ero prima di passarci attraverso." Spiega Pelle. "Quando me n’ero andata una settimana fa, ero tornata...a casa." Tocca la superficie dipinta della tela dove una linea scura–i suoi capelli–l’attraversa.

 

La mano scompare all’interno, producendo un anello luminoso attorno al polso.

 

Dopo alcuni secondi, Mag si rende conto di essere strisciato via da lei e dal dipinto.

 

"Non preoccuparti, non è pericoloso," dice Pelle, estraendo di fretta il braccio illeso dal dipinto. “Mi trasporta all'ultimo posto in cui ero nel mio mondo, sul pianeta Terra.”

 

Mag non riesce pensare, sopraffatto da tutte le nuove travolgenti notizie. "Sei una strega," vola dalle sue labbra.

 

"No! O almeno non posso fare altre magie. Non so cosa mi renda questa capacità di creare dipinti che sono dei portali... Stai bene?"

 

"Non può essere vero," borbotta Mag, stropicciandosi gli occhi nella vana speranza di svegliarsi. Perché se questo è vero anche il resto dovrebbe essere vero. Come il ritorno di Alduin e della fine del mondo che lui dovrebbe fermare!

 

Forse è svenuto per la perdita di sangue dopo il combattimento con gli Spriggan e questo è tutto uno strano sogno di cui riderà quando tornerà alla locanda. 

 

“Oh, è verissimo, e a quanto pare non è limitato a me. Non sapevo se avessi abbandonato Meeko, così ho aggiunto i suoi peli alla tela." 

 

Mag ignora l’offesa che sente quando implica che avrebbe abbandonato il cane, troppo distratto dal seguire i suoi movimenti. Pelle indica alcune linee grigie sulla tela e poi procede a prendere la zampa di Meeko e a farla passare attraverso il dipinto.

 

Sussulta una seconda volta e le sue orecchie riprendono a fischiare, quindi distoglie lo sguardo e chiude gli occhi "No."

 

“Sì, Mag.”

 

"NO!"

 

Un attimo di silenzio e poi...

 

"Sei stato portato a Helgen su un carro: Ulfric alla tua destra, Ralof seduto di fronte a te, Lokir il ladro di cavalli alla sua sinistra. ‘Ehi tu, finalmente hai aperto gli occhi’."

 

Mag si gira, inorridito. "Come–"

 

“So tutto dell’inizio. Alduin ha attaccato Helgen mentre i prigionieri Manto della Tempesta venivano mandati al ceppo dagli Imperiali. Anche tu sei stato mandato al ceppo."

 

"Zitta," sibila.

 

“Pensavo di aver perso la testa! Sono andata da uno psicologo che mi ha detto che stavo avendo allucinazioni, così ho provato a dare fuoco alla tela, ma pensa un po’: non brucia! Non potevo ignorarlo!”

 

Pelle annaspa, a disagio per la continua ed evidente paura di Mag. “Così ci ho sperimentato e ho capito che posso passare dalla Terra a Nirn, e viceversa, insieme a tutto ciò che sto toccando. Gli oggetti e le creature non possono passare da sole, quindi devo tenere la zampa di Meeko. Se tu mi dai un po’ dei tuoi capelli vedrai che anche tu–"

 

Mag si alza in piedi e fa qualche passo indietro. “Non pensarci nemmeno!”

 

Era questo, riflette. 

 

Era questa la parte inquietante di Pellegrina che ogni tanto affiorava in superficie e gli faceva accapponare la pelle senza apparente motivo. 

 

Questo era il motivo. 

 

Non è di questo mondo!

 

“Quando ci ho infilato la testa per la prima volta,” Pelle continua imperterrita, “ho visto il cortile della Fortezza di Helgen e non era un dipinto, era reale! C'era un braciere con il fuoco e il fumo, e della gente che lavorava. Non avevo disegnato quei dettagli! Pensavo di essere impazzita, ma non è follia se hai la prova che è vero. Questa non è forse la realtà? Non ti sto immaginando, giusto? Tu sei vero!”

 

Certo che sono vero!

 

Ma anche lei è vera, o non la vedrei. Non la sentirei parlare…

 

Tutto questo è reale. Quel dipinto e la sua magia sono reali! 

 

Quindi c'è davvero un altro mondo là fuori, oltre i reami dell’Oblivion, oltre il Vuoto, oltre il piano Divino. 

 

Ma non c'è magia nel suo mondo! Come avrebbe fatto la voce a dargli dei poteri magici? Creature che ti parlano nei sogni sono letteralmente fatti di magia.

 

Allora è stato qualcosa nativo di Nirn, a mandarla qui!

 

Mag si alza la mano alla bocca a questa realizzazione.

 

Ma è stato un Aedra o un Daedra? Un dio o un demone…c'è una grande differenza!

 

Ignara del turbinio di pensieri di Magrakh, Pelle continua a spiegarsi.

“Ho scoperto che appaio in posti diversi a seconda di dove tocco la tela con le dita, ma che posso passare solo dove sono i miei capelli. Sono persino apparsa all'interno della fortezza, anche se non mi era visibile e non l’avevo dipinta!”

 

Mag stabilisce un contatto visivo a quelle parole.

 

"Volevo andarmene di casa e il destino mi ha presentato un’avventura, come potevo dire di no? Così ho fatto le valigie e quando sono passata oltre tu eri lì."

 

Mag osserva i capelli di Pellegrina attraversare la tela come cretti; al posto del grazioso casolare ora è raffigurato uno strano edificio squadrato dal tetto piatto, con molte porte e grandissime finestre.

 

“Non so come funziona a dire il vero, non ho dipinto quest’edificio, ma è come se i colori si fossero mossi a formare una nuova immagine. Questa è la palestra della mia vecchia scuola… Quando sono tornata a casa ho litigato con i miei genitori," confessa, mentre lui si chiede cosa sia una palestra.

 

“Sulla Terra sono scomparsa da più di un mese, e anche se ho lasciato una nota di addio, non l'hanno presa bene." Deglutisce.

 

Beh, mi pare ovvio. Saranno stati preoccupati!

 

“Avevano segnalato la scomparsa alla polizia–le guardie–nonostante avessi lasciato scritto che me ne andavo di mia spontanea volontà.” 

Sorride amaramente. 

“Quando sono riapparsa…non so perché mi aspettavo che fossero felici di vedermi, o che mi avessero detto che si erano preoccupati a morte. Invece hanno fatto una scenata di fronte agli ufficiali, e hanno cercato di farmi rinchiudere in manicomio e dichiarare incapace d’intendere e volere!”

 

Ok, questa è una reazione un po’ esagerata anche per un genitore preoccupato…

Magrakh si ricorda che la madre è un supervisore, e per un momento si chiede se anche lei è come quello della fonderia di Markarth, con la sua frusta…

 

“Ho provato ad andarmene di nuovo e mi hanno rinchiuso in camera mentre prendevo dei vestiti puliti. Sono dovuta scappare dalla finestra."

 

Pelle sospira, e per la prima volta Mag nota che anche lei sembra esausta.

 

"Ma avevano ingabbiato Meeko e ho dovuto chiamare di nuovo la polizia per mediare. Solo che i miei genitori hanno detto che il cane era della famiglia e io non potevo dimostrare di averlo comprato o adottato. Ho dovuto fare irruzione e prenderlo di trafugo di notte, scappare e poi passare velocemente attraverso il dipinto. Non so nemmeno se sono nei guai con la legge sulla Terra ora…" 

 

Lo guarda dritto negli occhi, le occhiaie sotto gli occhi lucidi e le guance macchiate da linee di sale. La sua voce si incrina.

 

"Ho lasciato Falkreath perché non potevo sopportare di essere lasciata indietro e perché sono invidiosa che tu sia Sangue di Drago. Questo è il succo della lettera."

 

Come?! Vuoi la cosa che mi sta dando una crisi esistenziale e un furioso mal di testa?

 

Pelle fa un respiro tremante. "Sono tornata perché non avevo molte scelte. Mi sono intrufolata nella mia vecchia scuola perché non ho più un posto dove andare…"

Singhiozza.

"Avevo già usato tutti i soldi che mi erano rimasti per comprare vestiti per viaggiare e utensili da campeggio. Ho anche investito in alcune risorse da vendere qui per fare soldi e affittare un appartamento!" 

Ridacchia mentre si asciuga gli occhi. 

"Alla fine sembra che voglia una casa come te, Mag, però voglio anche continuare la nostra avventura. Dopotutto tu sei il Sangue di Drago…devi salvare il mondo, e io voglio aiutarti."

 

È congelato dalle rivelazioni e dalle sue lacrime.

 

All'improvviso, non sembra più stregata o demoniaca, non col moccio che le cola dal naso. 

 

Forse aveva ragione lui fin dall'inizio, ed è stata mandata da uno dei Divini per aiutarlo nel momento del bisogno, forse proprio perché è Sangue di Drago. Dopotutto, perché un Daedra avrebbe dovuto farlo?

 

Si rifiuta di credere che sia stata una coincidenza, e può solo pregare che non fosse un passo nel piano di un Principe dell’Oblivion.

 

"Capisco, sai, che vuoi un posto dove sistemarti, ma venire qui e incontrarti è stata l'unica cosa bella che mi sia mai capitata–" Pelle soffoca un altro singhiozzo– “e il mio primo giorno in Skyrim un drago ha distrutto una città, quindi sai quant’è patetico quello che ho detto."

 

Ride alla sua stessa autoironia, e anche lui si sente in dovere di ridere ma non riesce a farlo ora che prova pietà.

 

“Ma Lydia è arrivata e mi hai lasciato indietro e, cazzo, quanto l’ho odiato! Se avessi voluto lavare vestiti e fare dolci sarei rimasta sulla Terra, almeno là non devo scongelare il ghiaccio per farmi un bagno! Sono invidiosa dei tuoi poteri, sono gelosa di Lydia, e odio sentirmi così!”

 

Ah. Non avevo considerato Lydia come parte del problema...

 

"Ho bisogno di restare in Skyrim," dice, "non so perché mi è stato dato il potere di viaggiare fin qui, ma sono sicura che ha qualcosa a che fare con il tuo destino!"

 

Oh no, per favore non menzionare il Destino, che poi ti ascolta!

 

"Per favore dì qualcosa!" Pelle urla, infine. 

 

In effetti sono rimasto in silenzio per un bel po'. "Io non– per favore non piangere." Mag fa un gesto verso Meeko, che sta guaendo, "stai rendendo triste il cane."

 

E me.

 

Chiude lo spazio tra loro e le poggia le mani sulle spalle. 

 

"Questo non è quello che mi aspettavo," dice. "A dire il vero avrei preferito tu fossi una strega." Si pente subito delle parole. “Voglio dire sarebbe stato meno strano. Ma io ho mangiato l'anima di un essere leggendario e ora ho i suoi ricordi e i suoi poteri, quindi…” 

Fa un respiro profondo. 

“Penso che siamo entrambi molto strani. Almeno tu stai solo viaggiando– Ma sentimi, stavo per dire che stai solo viaggiando attraverso due mondi, come se fosse normale!”

 

Fa una breve risata nervosa, e gli riporta fiducia quando fa ridere anche Pelle.

 

"Almeno la tua è una strana vacanza...Perché vorresti quello che ho io?" Fa un cenno alla sua gola con una mano.

 

"Ma stai scherzando?" Pelle si asciuga le lacrime con la manica e lo guarda offesa. “Ti rendi conto dell'enorme potere che potresti ottenere? Quel calzino lercio di Ulfric ha passato anni con i Barbagrigia per imparare un urlo che tu puoi padroneggiare in un paio di minuti!”

 

Allora è vero che il leader dei ribelli sa usare il Thu’um?

 

“Lo stronzo ha ucciso il re con quell’urlo: Fus Ro Dah! Lo ha rotto come un vaso di coccio.”

 

“Sai cos’è davvero strano?” Chiede Mag, che si sente ancora la testa piena di nebbia. “Hai appena pronunciato le parole nella lingua del drago e io ho sentito ‘Forza, Equilibrio, Spinta’.”

 

"Non è strano, è quel che significa."

 

“Sì ma– sento qualcosa e mi viene subito in mente in un'altra lingua!"

 

"Benvenuto nel club bilingue, amico." Pelle gli dà una pacca sul braccio.

 

"Cosa?"

 

Pellegrina ghigna, e subito dopo incomincia a parlare in una lingua senza alcun senso apparente!

 

Lui la fissa, cercando invano almeno un termine familiare; la cadenza è vagamente simile alla lingua dei Khajiit, ma di certo non è neanche quella. Infine, conclude con “Questa è la mia lingua, l’italiano.” 

 

Mag è certo di non aver mai sentito niente di simile in Skyrim o dalla vicina Cyrodiil. 

 

“Ok, basta con le sorprese per stasera.” Dice Mag, fisicamente e mentalmente esausto, "per favore dimmi che queste sono tutte le sorprese."

 

Pelle si stropiccia gli occhi come per allontanare un mal di testa. “Per quanto ne so…” Gli tira la manica. "Hai intenzione di andartene adesso?"

 

In qualche modo sono tornati al punto di partenza. “Perché vuoi restare con me? Non hai una creatura da trovare?"

 

"Che intendi dire?"

 

“Questa entità che ti ha dato poteri e conoscenza. Spero sia stato un dono Divino ma, sai, suona anche come…” Abbassa la voce in un sussurro, “insomma, potrebbe anche essere opera di un Principe Daedrico.”

 

“Mmh, non sono d’accordo. I Daedra non hanno l'abitudine di regalare cose gratuitamente.”

 

“Proprio per questo dovresti scoprire chi è la fonte. Se poi ti chiedono qualcosa che non vuoi dare? O se avessero già preso qualcosa e tu non te ne fossi nemmeno accorta?”

 

Pelle sghignazza. “Perché un Daedra dovrebbe prendere qualcosa da me? Non ho niente che un demone magico da un altro pianeta possa volere. Vengo dalla Terra, non ci sono nemmeno i Daedra o la magia là.”

 

"Forse c’è altro che gli interessa, e poi non hai appena creato un portale tra i due mondi?"

 

Si sussegue un attimo di silenzio in cui si sente soltanto una civetta in lontananza.

 

"Merda! Pensi che potrebbero– no. Hai ragione, questo è abbastanza per oggi. Ho fame Mag, ho corso tutta la settimana, ho dormito a malapena, e ho potuto permettermi di mangiare solo legumi lessati in scatola. Meeko ha bisogno di un bagno, tu hai bisogno di un bagno. Hai passato la notte con un troll? Non che io sia profumata, insomma abbiamo tutti bisogno di un bel bagno!”

 

Magrakh sorride. “Musica per le mie orecchie! Torniamo alla locanda.”

 

"Aspetta, visto che ormai siamo qui... Io ho parlato molto, fin troppo, perché non mi dici qualcosa su di te?"

 

L’Orco scruta gli occhi scuri di Pelle. È certo che siano marroni, ma anche con la scurovisione di notte non riesce a distinguere i colori. Il che gli ricorda che Pelle è praticamente cieca in questo buio.

 

Mag immagina di raccontarle tutto, come ha fatto lei. E cazzo se ne ha sganciate di bombe, a confronto le sue potrebbero sembrare quisquilie. Ma il pensiero di dire ad alta voce tutte le nefandezze della sua vita… 

 

No, semplicemente no. Non vuole. Non può.

 

"Andiamo a mangiare qualcosa," sussurra, e la spinge dolcemente verso il sentiero.

 

Lei non commenta né oppone resistenza.

 

Affittano nuovamente la loro vecchia stanza e Lydia–che stava aspettando alla taverna–si unisce a loro. La donna Nord nota subito l'atmosfera e non proferisce parola. 

 

Magrakh restituisce a Pelle il suo biglietto, che poi brucia su una candela mentre Lydia lo fissa intensamente.

 

È solo quando Pelle inizia a scrivere nel suo diario e menziona che è Sundas, 28 di Focolare, che Magrakh si alza e se ne va.

 

Si dirige verso il bagno comune, maledicendo il cielo, il sole, l’Oblivion, e tutto il resto che gli passa per la mente finché non è del tutto immerso in acqua calda profumata alla lavanda. 

 
 

5:30 AM, Morndas 29 di Focolare, 4E 201

 

Magrakh sta sgranocchiando un pesce arrostito, seduto al pozzo fuori dalla locanda per guardare il sole nascente.

 

Il suo sonno è stato irregolare, interrotto da brutti ricordi, sogni strani, e una costante paura di sentire voci mentre dorme. 

 

Sta cercando di digerire tutto ciò che ha appreso la sera prima e di dargli un senso, e facendolo riesce a connettere alcuni punti precedentemente avvolti dal mistero.

 

Come quando si chiedeva come facesse Pelle a sapere del segreto di Anise, o di quando la ragazza non riusciva a capire il valore dell'oro. 

 

Come chiamata per magia, ecco Pellegrina che s’incammina verso di lui. È strano che sia già in piedi a quest’ora della mattina, siccome solitamente finché non c’è il sole a scaldarla lei non si muove, come un girasole.

 

Con la luce, e la possibilità di vedere i colori, riesce a dare un’occhiata migliore al suo nuovo equipaggiamento. 

 

Vede che quello che ieri notte aveva pensato fosse un corsetto è in realtà una giacca di pelle scura; a primo acchito gli sembra poco protettiva, ma poi nota lo spessore importante e i rinforzi in stecca d’osso, o forse sono di metallo.

Sopra di essa indossa un lungo mantello nero che le cinge le spalle con una morbida cappa di pelliccia scura, e un ampio cappuccio.

 

Dei pantaloni neri sostengono una cintura con molteplici scarselle fissate ad essa, mentre gli stivali hanno chiaramente le punte rinforzate. Anche il nuovo zaino è nero, e dalla fattura ancor più straniera del resto, ma sembra molto spazioso.

 

In realtà, la cosa che più lo sorprende sono i guanti dalle nocche talmente sporgenti, che è ovvio nascondino dei ferri.

 

Tutto ha uno stile diverso da quello che è abituato a vedere sia dai Nord che dagli stranieri, ma semplice e generico a sufficienza che se non avesse saputo quel che sa ora non l’avrebbe mai definito ‘di un altro mondo’. 

Tuttavia il materiale di alcuni elementi gli fa sospettare che, pur sembrando pelle cerata, potrebbe benissimo non esserla. 

 

Pellegrina non è ignara dell’occhio curioso di Mag.

“Da casa,” conferma. “La maggior parte l’avevo ordinata settimane fa, prima di venire qui. Quando ne hai voglia, ci sono degli oggetti che ora posso mostrarti, come questo."

 

Nella sua mano c'è una piccola scatola di metallo, e con una sola spinta del pollice una fiamma esce da un forellino.

 

"È per questo che sei diventata così veloce ad accendere il fuoco?"

 

Pelle sorride. "Ieri notte ho anche riflettuto su una possibile soluzione per il tuo desiderio di avere una casa e il mio–" sospira– "qualunque cazzo sia quello che desidero."

 

"Oh? Sentiamo."

 

“Ricordi quando ti ho parlato di Pinewatch?”

 

Mag tira la lisca di pesce sul ciglio della strada. "Aspetta, non è quella fattoria dove sono rintanati dei banditi?"

 

Lei annuisce, fissando la lisca con disapprovazione.

 

"Pelle... Ti ricordi che siamo in tre, e solo due di noi sono sufficientemente–"

 

Si blocca, fissando l’arco di una balestra puntata contro il suo viso. 

 

Dopo alcuni secondi di grande tensione, si rilassa quando nota che non c'è un dardo incoccato. 

 

La spinge via con stizza.

 

"A me sembravi piuttosto spaventato però," Pelle ride, mettendo via l'arma che era nascosta sotto il mantello, e la cui forma è decisamente più filiforme delle balestre che ha visto impugnare agli Imperiali.

 

Anche questa viene dall'altro mondo? Ma dev’essere costata un occhio della testa, e non abbiamo ancora quel tipo di somme in tasca.

 

“Fortunatamente per me, chiunque può premere un grilletto. E poi ho un piano.” Fa l’occhiolino. “Vai a prendere la tua guardia del corpo, dagliela tu la buona notizia.”

 

Mag rimane a fissare quello che sembra il ritorno della vecchia Pellegrina, quella che non è turbata da non morti, negromanti o streghe. Quella con le idee strambe, e con i piani che poi saltano e diventano improvvisazioni stranamente fortunate.

 

Quella sempre a un passo dallo schiattare in una morte violenta.

 

"Non reagisco bene al lutto," confessa Mag.

 

Il sorriso di Pelle si spegne.

 

"La mia famiglia non c’è più, e io–" Abbassa gli occhi. Non dirlo. Non può. "Ho fatto delle cose orribili dopo."

 

"Non importa."

 

Alza lo sguardo, sorpreso dalla mancanza di giudizio o preoccupazione nel volto di Pelle. 

"Va bene Mag, non fa niente." Ripete. "E se mi dici di nuovo di restare indietro perché hai paura che io muoia, ti darò un pugno sulle palle."

 

Si copre subito l'inguine.

 

"Lascia che sia io ad aver paura della mia stessa morte."

 

Mag sospira, sfilandosi dalla cintura il pugnale regalatogli dal cacciatore. 

 

“Da parte di Valdr. Dovrebbe essere un portafortuna come il tuo quadrifoglio, non so se funziona ma almeno hai un’altra lama.”

 

Non sembra affatto sorpresa, né gli chiede chi sia Valdr.

 

Fa un altro sospiro per prendere coraggio. "Non mi chiamo Magrakh."

 

"Come?"

 

“Era il nome di mia nonna. Lasciò la sua roccaforte per evitare la vita che le era stata assegnata. Fu lui lei a insegnarmi a combattere con un'ascia e uno scudo.”

 

Pelle sorride alla rivelazione. “Dev’essere stata una dura.”

 

“Come la maggior parte delle donne Orco." Sorride amaramente. "Ho preso il suo nome quando me ne sono andato di casa perché non mi piaceva quello che ero diventato, e speravo che nonna potesse farmi strada."

 

"Ha funzionato?"

 

“Alla fine, credo di sì. C’è voluto quasi farmi tagliare la testa dal boia, un drago semidivino che ha raso al suolo la città, e una pittrice che salta tra mondi per salvarmi il culo. Ma penso di essermi meritato le difficoltà.”

 

Pelle ghigna, divertita. "Il mio vero nome è Giulia Pellegrini, Pelle per gli amici. Piacere d’incontrarti di nuovo," gli tende la mano.

 

Mag la stringe. "Piacere di ri-conoscerti, Pelle."

 

Mentre si danno la mano, il suo sorrisetto diventa malizioso. 

"A proposito, nella mia lingua con 'pelle' s’intende la pelle del corpo, il tuo sospetto che la tela fosse fatta di pelle umana non era poi così sciocca."

 

Il viso di Mag si accartoccia in una smorfia sconcertata e ritira subito la mano, mentre lei s’incammina, ridendo.

 

“Datti una mossa, Mag. Non vedo l'ora di mostrarti la nostra nuova tenda!”

 
 
Note

Il prossimo sarà un altro lungo capitolo, e il finale del primo arco narrativo dal POV di Pellegrina! 

Il gruppo lotterà assieme per cercare di stabilire una propria base; visiteremo Hrothgar Alto; ci saranno degli incontri importanti che porteranno a delle nuove scoperte personali e a delle decisioni discutibili; infine, alcune scelte di Magrakh e Pellegrina riaffioreranno in spiacevoli conseguenze che saranno costretti ad affrontare.

  
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