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Autore: FinalGravers    15/10/2023    0 recensioni
I fantasmi del passato torneranno sempre a prenderti quando gliene darai la possibilità e Sydney Prescott si maledisse per essere tornata ad aiutare i suoi vecchi amici.
Si maledisse ancora di più frecciando con la sua macchina grigia: per aver parlato con Sam Carpenter per dar sfogo alla sua curiosità.
La curiosità è una cattiva consigliera.
Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Samantha Carpenter si stringeva nel giubbotto di jeans che le era stato poggiato sulle spalle dalla sorella, tara, poco prima di rientrare in casa e lasciarla da sola in giardino.

Non faceva particolarmente fresco quella sera, ma la sensazione di angoscia nel suo petto dopo aver visto per l’ennesima volta suo padre morto su una superficie riflettente, le provocava brividi incontrollabili. 

Il braccio esile e pallido tremava nel tentativo di portare la sigaretta alla bocca.

Sydney Prescott sedeva poco distante da lei, la osservava, ne studiava i movimenti cercava di trovare un piccolo segno, un neo al posto giusto, tratti somatici uguali, osservava persino la luce negli occhi.

Voleva capire chi poteva essere sua madre, quale poteva essere un tratto di Billy e quale un tratto della donna sconosciuta; il naso doveva averlo preso da Billy, gli zigomi e il viso tondeggiante doveva essere della donna.

Seppur impossibile cercava tratti di Billy nell’accento di Sam, ricordava bene come avesse una R molto marcata e di come aspirasse molto le H quando parlava.

Sydney non aveva molti ricordi della sua adolescenza, il trauma del primo massacro l’aveva costretta a sforzarsi in tutti modi a cancellare ogni attimo di quei quattro dolorosi giorni che da lì in poi avrebbero segnato la sua vita attorno a periodici spargimenti di sangue.

Quel trauma aveva portato via dalla sua memoria voci, volti, persone, momenti tristi e momenti felici. 

Certe volte le balenavano in mente alcuni ricordi: gli scherzi idioti di Stu, le avance velate di Randy e quando lo sguardo di quest’ultimo indugiava troppo su di lei, Billy, il suo fidanzato del tempo, la stringeva a sé riservando uno sguardo degno del più spietato omicida al ragazzo. 

Le chiacchiere con Tatum, in camera sua sui rispettivi fidanzati, le amichevoli prese in giro da parte della sua amica bionda sul fatto che Sydney volesse aspettare ancora per perdere la sua verginità con Billy. 

E poi immediatamente come un tuono nella sua mente ritornavano i momenti tristi: la tv che aveva scaraventato addosso a Stu dopo che questi aveva tentato di ucciderla, l’orribile modo in cui alla luce del giorno Randy aveva perso la vita, l’oscena posa in cui aveva trovato Tatum senza vita in garage e poi ricordava di Billy, la dolcezza con la quale le aveva accarezzato i capelli insanguinandoli, mentre le confessava di come aveva  squartato la sua mamma e che di lì a qualche istante dopo le avrebbe riservato la stessa fine.

E quando pensava a tutte queste cose, Sydney tornava a essere la stessa ragazza di 17 anni che aveva paura di rispondere allo squillo del telefono, di aprire la porta dopo aver sentito il suono del campanello, dei giornalisti senza vergogna che l’assalivano cercando notizie e di fidarsi di un ipotetico fidanzato.

Puntò più affondo gli occhi su quella ragazza di appena vent’anni, lei rappresentava ogni suo incubo, dalla paura che Billy la tradisse a quella di vederlo tornare per pareggiare i conti. 

E quando Sam sentendosi osservata, abituata com’era a guardare ogni persona negli occhi, puntò con ancor più intensità della donna lo sguardo su Sydney. Questa urlò rivedendo gli occhi di Billy Loomis e la stessa sua scintilla dell’iride in sua figlia Sam.

Sam dal canto suo ignorò bellamente l’urlo di Sydney, stava avendo una conversazione interna con l’ombra di un fantasma e un mucchio di domande che le tormentavano la coscienza. 

Gli psicofarmaci nella tasca del giubbotto a un tratto sembravano così sbagliati, non si preoccupò molto di riformulare la domanda che stava nascendo nella sua gola. Dal suo punto di vista aveva il diritto di sapere e Sydney aveva sicuramente il diritto di non rispondere.

-mio padre, Billy l’amava?- Chiese con il suo tipico tono disperato e piatto. Sapeva che era una domanda indelicata ma stava avendo un attacco di panico sotto lo sguardo inquisitorio di quella donna.

Infondo anche se Billy Loomis era un serial killer, lei aveva il diritto di sapere qualcosa su suo padre e nessuno lo avrebbe nominato di sua spontanea volontà.

Sydney strinse forte gli occhi e per la prima volta dopo anni ripercorse quel vecchio dolore. 

Un brivido la percorse la schiena: si sentì le mani di Billy addosso mentre si dispiaceva di essere bollato come Jack lo squartatore piuttosto che essere toccato sessualmente da lei. La sua voce, i momenti in cui pensava di potersi fidare, i progetti per un futuro insieme, i pianti fra le sue braccia appresa la notizia della morte di sua mamma, quella volta in cui aveva utilizzato il suo vecchio pupazzo come un burattino per farla ridere.

-Mi piace pensarlo.- rispose più a se stessa. Negli anni non aveva mai metabolizzato quel trauma, aveva seppellito in fondo al suo cuore i sentimenti per Billy, per concentrarsi sul dimenticare in fretta lui, sopravvivere al rancore nei suoi confronti da lui stesso provocato su moltissimi sconosciuti e vivere una vita normale.

-Cosa? È ridicolo!- esclamò sarcastica Sam -Cosa significa “mi piace pensarlo” non è una risposta. È una domanda molto semplice e si risponde con una risposta molto precisa “Si mi amava” o “No mi ha solo usato” allora mio padre l’amava o no?!.- strillò Sam costringendosi a non guardare il riflesso di Billy nel suo telefono.

-Come ti permetti, sai almeno cosa mi ha fatto passare? Di certo non è l’uomo più innamorato al mondo quello che uccide tua madre, ti pressa per far sesso con lui e poi tenta di uccidere anche te!- strillò più forte infuriata Sydney.

Sam si appoggiò al muretto costringendosi a calmarsi. -Mi scusi sono nervosa.- pronunciò. Si chiese mentalmente che reazione avrebbe avuto la donna se le avesse confessato cosa vedeva e come iniziava a vederlo dietro di lei.

Sydney alzò le spalle e riprese -Ho sempre pensato che nonostante tutto mi amasse, ma ora che so che esisti, nemmeno quella minima parte di me ne è sicura.-

Non voleva sembrare rancorosa anche se non mostrandolo a pieno, il rancore e la curiosità sull’identità di quella donna che aveva reso il suo ragazzo infedele la stava disturbando.

-Nemmeno io sono contenta della mia genetica.- rispose Sam frustata accendendo una nuova sigaretta. -Come eravate come coppia? Stavate bene?-

Sydney rimase sbalordita nel costatare di non saperlo. Certo non era esattamente il migliore dei fidanzati, ma neanche il ragazzo che ti faceva andare in lacrime a dormire ogni sera. Si era premuroso, e attento, ma non smielato, troppo appiccicoso o troppo dipendente da lei.

Poteva rispondere in tanti modi dicendole che se non fosse stato segretamente matto e sessualmente stressante e scoperto solo da poco infedele, sarebbe andato bene nella top dei fidanzati che aveva avuto negli anni.

Ma Sam non aveva chiesto com’era lui con lei, lei chiedeva com’erano loro insieme, come una coppia o da amici prima di essere di più e se effettivamente stessero bene insieme, se fossero realmente felici.

-Diciamo che eravamo felici durante i primi anni, abbiamo iniziato a uscire durante il nostro secondo anno nel 1994, eravamo affiatati, ma durante gli ultimi tempi io sono stata sfuggente con le persone che mi volevano bene e penso che lì sia iniziato tutto a precipitare.- disse mentre una smorfia di tristezza le solcava il viso.

-Ho saputo delle mie origini dal diario di mia madre, sai lei era fidanzata con il padre di Tara, ma era innamorata di Billy, c’era scritto che eravate una coppia invidiata, ovviamente soprattutto da lei.- disse Sam con un sorriso beffardo.

Negli anni aveva iniziato a covare rancore per sua madre, esattamente come la madre di Sidney per quest’ultima, la madre di Sam per lei era stata la sua rovina.

Sydney assottigliò gli occhi, il vecchio rancore era tornato a bruciare nel suo petto. -Chi è tua madre?- strillò con rabbia 

Sam non si scompose era giusto che Sydney odiasse lei e sua madre, ne aveva il pieno diritto dopotutto. -Christina Car -

Sydney si prese la testa tra le mani -Come ho potuto non accorgermene!- 

Sam volle quasi abbracciarla, ma toccare quella donna rendeva spaventosamente reale la vicenda.

-Era sempre lì a girargli intorno, al negozio di cd dove lavorava Randy, in cortile, in sala mensa e ridacchiava sempre con le sue amiche oche.- Riprese Sydney e come una secchiata d’acqua gelida si ricordò di non averla vista attorno alle sorelle Carpenter. -Lei dov’è ora?-

-Abbiamo perso il rapporto quando ho scoperto di Billy e per colpa mia mio padre se n’è andato. Non me l’ha mai perdonato davvero. Non è neanche passata a visitare tara sapendo che io ero con lei. Adesso ha tagliato anche i rapporti con tara.- portò di nuovo la sigaretta alla bocca e aprirò con più decisione. -Nel suo diario scriveva di essere innamorata di Billy da sempre, ma lui era impegnato e dopo che una volta si sono incontrati in un negozio di cd, era arrabbiato con te e beh sono uscita fuori io.-

Sydney non aveva motivo di rimanerci male, erano passati più di vent’anni e lei era una donna adulta ormai, con una carriera promettente e un futuro spianato, il fantasma del suo amore adolescenziale non aveva motivo di turbarla.

-Ti ha mai detto il perché di tutto questo?- domanda Sam. 

-Mia madre andava a letto con suo padre e tua nonna Nancy ha chiesto il divorzio, è andata via di casa non sentendo più Billy, lui non l’ha superato e ha deciso di vendicarsi prima su mia madre e poi su di me e i nostri amici.-

Sam aveva letto da qualche parte nel vecchio diario alcune teorie sul movente di Billy e Stu, ma sentire la vera ragione era raccapricciante. -Quindi tutto questo è stato scatenato da un cocco di mamma?! È ridicolo.- esclamò sprezzante. 

Nonostante fosse raccapricciante si sente delusa da quella spiegazione, credeva da sempre in un movente concreto.

-È molto peggio saperlo con la consapevolezza che Stu Macher non ha mai avuto un movente, voleva solo divertirsi.

Sydney abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia e fece un lungo respiro. -Ho sempre pensato che se non mi fossi chiusa nel mio dolore e fossi stata più attenta alle sue esigenze tutto questo non sarebbe mai successo.-

Non pronunciava spesso il nome del suo primo fidanzato farlo le metteva angoscia.

Sam sentì in quelle parole, tutto il rammarico per ogni vittima e a malincuore percepì un “tu non saresti mai capitata.” sotto inteso.

Nonostante ciò le passò un braccio in torno alle spalle e ripeté le tipiche frasi di circostanza. -Avevi 17 anni, non era colpa tua.-

-Ha mai pensato di rivolerlo indietro?- non ci pensò molto e qualche ora dopo maledisse la sua curiosità. -Sai, tutti tornano sempre anche se gli spari alla testa.-

È un detto comune in ogni città: “La curiosità uccise il gatto.”

E quella domanda scatenò le successive disgrazie di New York.

-Perché mi stai facendo tutte queste domande?- pronunciò ad un tratto senza riflettere.

Quella ragazza iniziava a spaventarla, sarà stato il tuffo nei ricordi che le stava chiedendo a guastarla ma le sensazioni che le trasmetteva Sam le mettevano i brividi.

Percepiva una negatività che faceva implorare il suo sesto senso di farla correre il più lontano possibile da quella ragazza e quella città maledetta.

Gail Weathers le aveva insegnato a non interrompere mai e lasciar sempre parlare l’interlocutore a ruota libera, non si sa mai a quali succose informazioni potresti arrivare. E Sydney aveva spezzato quel istante di ruota libera, portando l’atmosfera in una tesa difensiva

-Nonostante lui sia quello che è ho il diritto di sapere la sua vita!- ribatté Sam e si chiese come avrebbe reagito sapendo che Sam lo vedeva esattamente accanto a Sydney.

-Perché parli di lui come se fosse vivo?- chiese Sydney con voce rotta e involontariamente le si riempirono gli occhi di lacrime.

Dopo tanti anni ebbe di nuovo paura di Billy Loomis. Sam la stava spaventando con quel espressione di chi sa più di quanto lasciava credere.

-È iniziato tutto quando avevo 18 anni, credevo di essere pazza, non so cosa voglia da me. Ho iniziato a vedere Billy su ogni specchio, ogni vetrata e più recentemente a vederlo accanto a me o in un angolo della stanza.- Iniziò disperata e vedendo Syd sbiancare ebbe la conferma di star per essere additata come una pazza.

-Non mi guardi così! Nessuno, neanche mia sorella sa di questo e deve continuare così non vogliono che pensino che sono pazza.-

-Tu sei solo suggestionabile, non è possibile una cosa del genere, gli ho sparato alla testa, lui è morto e non tornerà.- esclamò pungente allontanandosi da Sam.

-non sono suggestionabile, è tutto vero, Billy Loomis è proprio accanto a lei!- fece e indicò un punto a poco centimetri dalla spalla di Sydney.

Sydney iniziò a tremare e se possibile diventò ancor più bianca di prima. -Se è uno stupido gioco adesso smettila. Non è divertente.- disse e prese a indietreggiare

-Non è uno scherzo! Prendo queste da 4 anni e non smetto di vederlo!- singhiozzò Sam mostrando il barattolo di pillole.

-La prego mi creda!- adesso era Sam ad avere la vista offuscata dalle lacrime.

Più la donna indietreggiava urlando di smettere con quel gioco perverso, più sentiva Billy sghignazzare e questa combinazione la stava uccidendo.

-Qual’é il problema Sydney, sembra che tu abbia visto un fantasma.- esclamò Billy con un ghignò maligno sulle labbra.

Si avvicinò a grandi passi alla donna, si scorgeva chiaro il godimento sul suo viso e questa sembrò quasi udire quelle parole poiché giro la testa di scatto nella sua direzione.

Erano faccia a faccia ma Sydney non voleva e non poteva saperlo.

Sydney Prescott e Billy Loomis viso a viso per la prima volta dopo 27 anni, dal 1996.

Era elettrizzato di farle male, furente di essere in quel limbo per colpa sua e la disprezzava con ogni parte di quello che rimaneva di lui e della sua mente.

-Tutti tornano a pareggiare i conti, mia Syd.-

Enfatizzò con il suo accento l’aggettivo possessivo “mia” 

desiderava che lo sentisse e le tornasse in mente in modo vivido ogni loro ricordo.

La donna chiuse forte gli occhi pregando di svegliarsi da quel incubo. -Io ti ho ucciso non puoi essere tornato.-

Una lacrime le solcò il viso. -Non devi essere tornato.-

-Non ti permetterò mai di vivere senza il mio ricordo.- disse con rabbia. -Devi avere paura di me.-

A quel punto un brivido le percosse la schiena e le sembrò di star impazzando dopo aver sentito in bassa frequenza la sua voce direttamente dal inferno.

-Cosa ha detto? Dimmelo subito.- domandò con voce rotta aprendo lentamente gli occhi color nocciola che adesso brillavano di puro terrore.

-Ha detto che non ti lascerà mai vivere senza di lui.- rispose Sam osservando terrorizzata lo sguardo di Billy puntato negli occhi di Sydney senza mai spostarlo nemmeno per un breve istante. -Che devi avere paura di lui. Sydney, lui non ti lascerà mai andare.-

Per un istante Sam Carpenter si sentì fortunata nella sua sfortunata condizione, Sydney era decisamente in una condizione ben peggiore della sua.

Sydney pianse a grandi fiumi, imprecò contro se stessa, si prese la testa tra le mani e infine guardò intensamente Sam.

Non voleva più quella responsabilità, era egoistico ma non era più il suo turno di essere una vittima degli eventi, i tempi sono cambiati.

Fissò il punto in cui sapeva per certo ci fosse Billy a fissarla ghignante.

Si decise a lasciar andare quel vecchio fantasma, tutti i suoi dolori e amici perduti. Pensò per un istante a come quel gesto denigrasse l’impegnò di Linus per salvarla e a quanto rendesse inutile la sua morte, a come stesse lasciando da sola Gail ora che nemmeno Linus era con lei, ma poi per la prima volta pensò a se stessa, a lei Sydney Prescott e decise di fare la cosa giusta per lei.

Aveva deciso aveva chiuso con ogni cosa riguardante Woodsboro. 

-Ti prego di perdonarmi e comprendermi un giorno.- sussurrò con un veloce abbraccio alla ragazza tremante.

Entrò in casa raccolse in fretta tutte le sue cose, non salutò nessuno, nemmeno Gail, la quale si era fermata per quella notte in quella casa solo per non lasciarla da sola.

Si mise al volante della sua macchina grigia e partì in terza marcia giurando a se stessa di non mettere mai più un piede in quella maledetta città.

Sam Carpenter non fece parola con nessuno, nemmeno con sua sorella Tara di quella sera, non biasimava Sydney, quella soluzione era stata il suo piano A ed era andato in fumo per colpa della paranoia di quella stessa donna.

Il fantasma di Billy Loomis la prese in giro per molto tempo per aver lasciato scappare l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla a finire di comporre il puzzle degli omicidi, rimetterlo nella sua scatola e seppellirlo in fondo a una soffitta dimenticata da dio in modo che i massacri di Woodsboro non si ripetessero mai più.

Il fantasma di Billy Loomis non accettò mai quel magro ultimo incontro con Sydney Prescott.

Anche lui quella sera giurò: giurò a quel che rimaneva di se stesso e della sua memoria che non sarebbe mai finita per Sydney Prescott, né in quella vita né in altre.

   
 
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