Con un debole sospiro, il capo di Fedora si abbandona sulla sua spalla.
Il suo corpo, prima percorso da spasmi d'agonia, si irrigidisce nel gelo eterno, mentre petali di ciliegio cadono sul suo petto, ormai immobile.
Sollevi il tuo viso, Loris, e la guardi. Le lacrime sembrano cristallizzate sulle sue guance.
Anche nella morte, si è assunta il peso della vostra tragedia.
Con un gesto delicato, le posi la mano sul volto e le tergi le lacrime. Non merita un'ulteriore pena.
Lei non è la sola colpevole del vostro dramma.
− Tu mi hai chiesto perdono… Ma anche io ho sbagliato… Non ho saputo comprenderti. − mormori. Ti sei trasformato nel giudice e nel boia di Fedora.
Il dolore per la morte di tua madre e tuo fratello ti ha accecato e non hai veduto la verità.
Lei, come te, è stata una vittima dell'ipocrisia di Vladimiro.
Quell'infame ha ingannato entrambi, seppur in modi differenti.
− Perdonami. − sussurri. Lei non ha mai cercato il male, per la pura voluttà della cattiveria.
Ha creduto in una immagine fasulla del suo promesso sposo e ha cercato vendetta, in nome dell'amore.
Piangi, Loris, mentre tremiti violenti scuotono il tuo corpo. A che cosa serve una simile, tardiva compassione?
Il vostro amore è stato distrutto e non c'è rimedio a questa realtà.
E tu, incauto, porterai sulle tue spalle il peso del rimorso.