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Autore: ElaineAnneMarley    21/10/2023    0 recensioni
Manca una manciata di settimane al debutto dei Nightmare Bloom e i cinque aspiranti idol non sono neanche lontanamente pronti. La loro agenzia è infatti famosa per sfornare influencer invece che artisti, anche a costo della loro salute mentale.
Se non fosse per la fiducia che Chanwook, Yongsun, Jisang, Hajoon e Wonbin ripongono nella loro musica, si sarebbero tirati indietro prima ancora di iniziare...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: LEADER


«Ah! Un'ultima cosa Kim Yongsun!»

Yongsun era già sulla porta, una mano stretta attorno alla maniglia, l'altra nella tasca della sua felpa Supreme preferita.

«Meglio che ti risiedi, Yongsun-a» aggiunse il manager del gruppo con un tono di voce che lo impensierì.

Yongsun gli lanciò un'occhiata perplessa prima di tornare a guardare Song PD, il responsabile dell'etichetta musicale con cui avrebbe debuttato il mese successivo. Avevano trascorso l'ultima ora a discutere la richiesta del ragazzo di ottenere un aiuto economico dall'agenzia per proseguire gli studi, dato che difficilmente avrebbe potuto continuare a lavorare part-time una volta che fosse diventato a tutti gli effetti un idol. Yongsun non voleva rinunciare a iscriversi all'università, e così si era convinto a chiedere un prestito a Song PD. Aveva sempre dimostrato di avere la tenacia necessaria per portare avanti più progetti in parallelo, c'era un motivo se era il membro più versatile del gruppo: vocalist, dancer, rapper, leader…

«Abbiamo ripensato la posizione del leader» annunciò l'altro senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.

«Hai già talmente tante responsabilità nel team, Yongsun-a, e se ci aggiungiamo anche l'università…»

«Non prendetemi per il culo, non c'entra niente l'università!» sbottò il ragazzo trattenendo con difficoltà un calcio contro il tavolino di legno su cui erano ammonticchiate foto e schede del concept del loro debutto.

«Moderiamo i termini, ragazzino» Song PD si alzò in piedi per sovrastare anche fisicamente il suo trainee più promettente… e più difficile. «Non sei insostituibile, è bene che tu te ne renda conto. Ho appena detto che sono disposto a valutare di pagarti gli studi, non ti sembra il caso di tenere a bada la lingua?»

A Yongsun non era mai andato a genio quel produttore poco creativo e senza spina dorsale, che era riuscito a sfondare solo perché il gruppo che aveva lanciato quattro anni prima aveva avuto un successo inaspettato. Il merito non era di certo suo, né dell'agenzia, né tantomeno della musica, ma del carisma dei quattro membri dei Rubin Crow.

«Mi dispiace, Song PD. Mi dispiace per aver reagito così, ma sono due anni che mi preparo a essere il leader…» Il ragazzo accompagnò le parole con un leggero inchino perché inimicarsi ancora di più la persona che aveva in mano il suo futuro era una pessima idea.

«La vera ragione,» continuò l'uomo tornando a sedere sul divanetto che condivideva con il manager dei ragazzi, «è proprio questo tuo caratterino, Kim Yongsun. Un leader ha bisogno di essere innanzitutto diplomatico per gestire la stampa e i rapporti tra gruppo e agenzia. Per quanto tu sia il più talentuoso tra tutti e cinque, hai ancora molto strada da fare per quanto riguarda i rapporti umani. Al contrario di Park Jisang.»

«Jisang è anche il madhyung del gruppo e sai che è più facile per il più grande farsi rispettare» intervenne ancora il manager, che fin dall'inizio aveva fatto del suo meglio per addolcire la pillola. Manager Lee era al fianco di quei ragazzi da quando erano entrati nell'agenzia come trainee e li conosceva talmente bene che sapeva come prenderli. Difficilmente un manager durava tanto al lungo con un gruppo di adolescenti aspiranti idol.

«Rispettano più me» ribatté Yongsun tra i denti.

«Ci abbiamo riflettuto a lungo, Yongsun-a. La decisione ormai è presa. Mi faccio vivo non appena ho il tempo di verificare se possiamo aiutarti con le tasse universitarie. Non posso assicurartelo, ma sono fiducioso.»

«Grazie PD-nim» Yongsun fece un inchino più profondo del precedente, mascherando la rabbia.

Appena fuori dall'ufficio del produttore il ragazzo diede un calcio alla prima cosa che si trovo tra i piedi: un paio di pantofole di gomma.

«Yongsun-a!» esclamò il manager, che lo aveva seguito all'esterno.

«Sono insostituibile eccome! Sono il main vocalist e sono al centro di tutti i passaggi più accattivanti della coreografia. A meno che non vogliate posticipare il debutto, vi conviene tenermi stretto» sbottò rivolto all'altro.

«Lo so, lo so, Yongsun-a. E ti assicuro che lo sa anche Song PD, altrimenti non avrebbe neanche preso in considerazione di pagarti l'università. Ma pensaci, ti sarebbe piaciuto davvero essere il leader? Non significa che non puoi continuare a essere un punto di riferimento per i tuoi membri come hai fatto finora. Lo sai che Jisang tiene sempre in considerazione il tuo punto di vista, sono sicuro che si confronterà con te ogni volta che dovrà prendere una decisione importante.»

«Jisang sarà anche il più grande, ma non è adatto a essere il leader» insistette Yongsun.

«E tu invece sì? Io almeno non vi sparlo alle spalle…» Il ragazzo che era intervenuto era sbucato dalla porta della sala danza con addosso solo un paio di shorts e una canotta.

Yongsun non si stupì di vederlo lì, Jisang passava le sue giornate lì dentro perché era quello più in difficoltà con la coreografia.

«Ragazzi, ragazzi…» Il manager fece loro cenno di non litigare nel corridoio quando si accorse che si era aperta la porta dell'altra sala danza.

Furono raggiungi dalle risate squillanti della leader dell'unico gruppo femminile di trainee dell'agenzia.

«Yongsun oppa! Jinsang oppa!» esclamò la ragazza quando riconobbe i due. Le fece eco un coro di 'oppa' man mano che le sue compagne uscivano dalla sala. Yongsun non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto perché gran parte dei saluti e degli sguardi erano rivolti a lui, e di sottecchi sbirciò il compagno per vedere se anche lui l'avesse notato.

«Oppa» Una ragazza minuta aveva aspettato che le sue compagne si fossero allontanate per tornare indietro. «Grazie per il consiglio che mi hai dato. Oggi sono stata l'unica che è riuscita a eseguire quel movimento alla perfezione!»

«Nessun problema» annuì Yongsun cercando di ricordare come si chiamasse quella trainee che trovava mille scuse per ronzargli intorno.

Il manager gettò uno sguardo canzonatorio sui tre. «Se sei così popolare adesso, non oso immaginare quando avrete debuttato» disse non appena la ragazza saltellò via.

«A questo punto non so neanche se ho più voglia di debuttare» alzò le spalle Yongsun.

Sebbene il manager lo conoscesse abbastanza da sapere che stava bluffando, non poté fare a meno di sbiancare. Kim Yongsun era uno dei due membri di cui il gruppo non poteva fare a meno. Lui lo sapeva, Song PD lo sapeva, e lo sapevano benissimo anche gli altri ragazzi.

«Che ne dici di fare quattro chiacchiere?» propose Jisang. «Mi piacerebbe sapere perché pensi che non sia adatto a essere il vostro leader.»

«Non ho detto: il nostro leader» precisò Yongsun con una risatina. «Un leader in generale. Non penso che tu abbia la stoffa per essere un leader in generale.» Mise il dito nella piaga con un sorriso sprezzante.

Il manager era a disagio quanto i ragazzi, e dopo essersi raccomandato una seconda volta di non discutere in corridoio li lasciò soli. Alcune conversazioni non lo riguardavano, non era né uno psicologo né un mentor e rischiava solo di peggiorare la situazione se avesse dato l'impressione di prendere le parti dell'uno o dell'altro.

«Agli ordini, leader-nim» rispose Yongsun con una voce metallica aprendo la porta della sala danza da cui Jisang era spuntato poco prima. L'occhio gli cadde sul vetro ancora appannato e si chiese quanto tempo avesse trascorso il compagno lì dentro. Nel corso delle prove del giorno precedente il loro coreografo era stato abbastanza severo con lui, gli aveva persino detto che temeva di dover semplificare la coreografia per colpa sua. Gli altri membri si erano lamentati tutta la sera perché nessuno voleva rinunciare ai passaggi più d'effetto, soprattuto dopo avere speso ore e ore a perfezionarli. Erano andati a lamentarsi da lui, non da Jisang, perché tutti già lo consideravano il leader. Informalmente era stato deciso all'unanimità fin da quando il gruppo era stato formato, motivo per cui era certo che la decisione insensata di Song PD avrebbe creato solo un terremoto nel gruppo, a una manciata di settimane dal debutto.

Dal momento che il produttore era stato irremovibile, Yongsun sapeva che l'unico modo per farlo ritrattare era convincere Jisang a tirarsi indietro. Se fosse stato l'altro ragazzo a dire che non se la sentiva di assumere quella responsabilità, Song PD non avrebbe avuto altra scelta: nessun altro dei membri era neanche lontanamente in grado di essere il leader del gruppo. La scelta era sempre stata tra lui e Jisang: lui era un leader naturale, Jisang era il madhyung.

***

«Perché hai accettato?»

Jisang era abituato alla schiettezza del compagno con cui trascorreva da due anni ogni attimo delle sue giornate. Lui e gli altri membri del gruppo provavano insieme, mangiavano insieme, dormivano insieme, facevano persino la doccia insieme dopo ogni dannata sessione di danza. Da quando quel ragazzo altezzoso e con un talento innegabile era entrato nel gruppo, gli altri quattro membri avevano iniziato a camminare intorno a lui in punta di piedi, perché era chiaro per tutti che Kim Yongsun era una delle chiavi del loro successo. Eppure l'altro riusciva di solito a farsi benvolere, non si tirava mai indietro quando c'era da fare un sacrificio per il team, lavorava sodo quanto i trainee meno talentuosi di lui e soprattutto si faceva in quattro per aiutare: che si trattasse di aiutare Jisang con il ballo o Chanwook a registrare la versione guida di un nuovo pezzo, su Kim Yongsun si poteva sempre fare affidamente. Il ragazzo non perdeva però occasione di ricordare agli altri che era lui la star, il centro insostituibile del gruppo.

«Perché sono d'accordo con Song PD. Non puoi stare dietro a tutto, Yongsun-a.»

Yongsun strinse i pugni. Se fino a un momento prima poteva trattarsi di un litigio come tanti altri, qualcosa si era spezzato nel momento in cui aveva sentito quella risposta. «Non pensavo anche anche tu avresti provato a prendermi per i fondelli, hyung. Sai benissimo che non è questo il vero motivo. Ti è mai sembrato che non fossi all'altezza di tutte le cose che devo fare perché voi siete sempre un passo indietro?»

«Questa è la mia motivazione. Ma visto come ti stai comportando, forse Song PD non si sbaglia a dire…» Jisang si morse la lingua per non usare lo stesso termine che aveva usato il produttore in più di un'occasione. «…che non sei maturo abbastanza per essere il nostro leader.»

Yongsun gli rivolse un'occhiata sprezzante. Posò lo sguardo sulla canottiera macchiata dal sudore, i cerotti antidolorifici su ogni angolo delle sue gambe, i capelli spettinati. «E tu non sei 'abbastanza' e basta.»

«Non sarei arrivato a due passi dal debutto se questa non fosse la mia strada, Yongsun-a. Essere più bravo degli altri non ti dà il diritto di trattarci come una massa di incapaci. È vero, non siamo in gamba quanto te, ma ciò non significa che non siamo 'abbastanza' per essere degli idol!»

«Non ho detto questo. Chanwook, ad esempio, è più bravo di me a comporre musica. E Hajoon è un ballerino fenomenale. Wonbin-i deve ancora trovare la sua strada, è un bambino, ma ha una creatività sbalorditiva. Sei solo tu, hyung, sei tu che non sei abbastanza…»

Il silenzio calò nella sala. Yongsun si rese conto che avere quel confronto con il compagno subito dopo aver ricevuto la notizia da Song PD era stata una pessima idea. Pensava sul serio quelle cose, ma mai aveva messo in conto di dirgliele. Per quanto riconoscesse che Jinsang aveva un'intelligenza emotiva superiore alla sua, a poco sarebbe servito se gli mancava tutto il resto.

«Già sapevo cosa pensi di me. Forse è meglio così, forse è meglio che tu me l'abbia detto in faccia. Così non dovrò più far finta di non notare quando alzi gli occhi al cielo perché ho sbagliato un passo.»

La reazione calma di Jisang aveva colto Yongsun alla sprovvista. Avrebbe preferito di gran lunga una discussione accalorata che vederlo incurvare sempre di più le spalle. Si rese conto di aver esagerato: quella volta non sarebbe bastato chiedere scusa, rischiava davvero di aver compromesso per sempre il loro rapporto.

«Non ho intenzione di tirarmi indietro, Yongsun. Penso di poter essere un leader migliore di te, che al primo ostacolo non ti fai alcuno scrupolo a ferire uno dei tuoi membri. E se succedesse poco prima di un concerto? Sai quanto è rischioso eseguire una coreografia se non si ha la mente lucida? Non posso permettere che la tua irascibilità e arroganza metta a rischio il bene del gruppo.»

«È tutto da vedere, se da domani ci sarà ancora un gruppo» sibilò l'altro prima di andarsene sbattendo la porta.

Jisang si lasciò scivolare contro il muro. Scambiò uno sguardo con il ragazzo riflesso nello specchio e vide quello che Yongsun aveva sotto gli occhi ogni giorno: non aveva certo bisogno che qualcun altro gli facesse dubitare di aver preso la strada giusta. I dubbi gli aveva sempre avuti. Amava cantare ed esibirsi davanti a un pubblico, ma non sapeva se gli sarebbe piaciuto fare la vita dell'idol. Avrebbe significato mettere la carriera al di sopra di ogni altra cosa per sette lunghi anni, e nell'eventualità che avessero davvero sfondato vivere tutti i suoi rapporti in segreto, perché bastava davvero poco a scontentare i fan. Uno dei sunbae-nim dei Rubin Crow, il gruppo più famoso dell'agenzia, per poco non era stato cacciato quando era venuto a galla che frequentava una ragazza che alle medie era stata accusata di bullismo. Aveva rischiato di mandare all'aria il lavoro e i sacrifici di anni per un errore commesso neanche da lui, ma dalla ragazza con cui stava. Quanto era crudele il sistema che imponeva che fossero in tutto e per tutto senza macchia, quando in realtà nessuno al mondo era perfetto.

Jisang rimase seduto a terra, con la schiena contro la parete gelida e il capo a ciondoloni sulle ginocchia. Quando tornò in sé, richiamato da un sms nella chat di gruppo con il manager, aveva perso la cognizione del tempo. Manager Lee li avvisava che la prova di danza serale era stata anticipata alle 21:00, e dato che mancava appena un'ora il ragazzo decise di saltare la cena per ripassare per l'ennesima volta la coreografia. Voleva dimostrare all'insegnante, ma soprattutto a Yongsun, che anche lui poteva eseguire l'intera routine senza commettere errori. E poi voleva evitare di incontrare gli altri ragazzi singolarmente prima che venisse comunicato ufficilamente che c'era stato un cambio di direzione e il leader non sarebbe più stato il membro che tutti idolatravano.

Sono in sala registrazione. Non possiamo mantenere le prove alle 22.30 come era programmato? - Chanwook

La risposta del manager non si fece attendere.

Mi dispiace Chanwook-a. L'insegnante è disponibile sono in quella fascia oraria - Manager-nim

Io arrivo per le 22.00, sono ancora a scuola - Wonbin

Non posso saltare le prove di danza di oggi? - Chanwook

No, l'unico giustificato è Wonbin-i che tra due settimane ha gli esami - Manager-nim

Che fortunato, eh! Preferirei mille volte passare la serata a ballare - Wonbin

Perché hai il cellulare se sei a scuola? - Hajoon

Hyung, what… - Wonbin

Ragazzi, stasera dopo le prove dobbiamo parlare. Ci sono novità. - Jisang

Jisang riscrisse il messaggio più volte prima di inviarlo. Voleva sembrare autorevole, ma al tempo stesso voleva evitare di scatenare una discussione via chat. Tutto dipendeva da Yongsun: se avesse scritto con la sua solita teatralità che era stato derubato del suo diritto di essere leader, di certo gli altri ragazzi non si sarebbero trattenuti dal commentare. Yongsun aveva un legame stretto con tutti i membri del gruppo, in particolar modo con Wonbin, che aveva preso sotto la sua ala protettrice non appena era entrato nel gruppo. C'era una considerevole differenza di età tra Wonbin e gli altri membri, dunque i due anni di differenza tra lui e Yongsun li avevano resi subito complici. Non era inusuale che si diventasse trainee tanto presto, ma Wobin aveva appena 13 anni quando aveva iniziato, e a quell'età si aveva bisogno di una figura di riferimento. Ovviamente aveva scelto il più carismatico e talentuoso di loro. Almeno a Yongsun piaceva studiare, ed era grazie a lui se Wobin non aveva ancora mollato la scuola.

Il silenzio era calato nella chat e Jisang diede per scontato che la voce si fosse già sparsa. Magari nel momento stesso in cui aveva lasciato quella stanza, Yongsun era andato a convincere gli altri a opporsi alla decisione di Song PD. Il produttore lo aveva rassicurato che la decisione era stata vagliata con tutti i membri del gruppo, e che anche gli altri pensavano il cambio di leadership fosse una buona idea, ma Jisang si fidava poco di quell'uomo. Una cosa era certa: con Yongsun non era stato vagliato un bel niente, considerato come aveva reagito poco prima.

Jisang chiuse la app di messaging Kakao e con il suo profilo Instagram privato scorse i post dell'unica persona che seguiva sui social, fatta eccezione per la loro fanbase, alquanto attiva considerato che non avevano ancora debuttato. Aveva bisogno di vedere se quelle foto tanto preziose fossero ancora lì. Sapeva che un giorno sarebbero sparite, era stato lui stesso a chiederle di cancellarle. Ma non le aveva dato una data di scadenza e sperava che sarebbero rimaste online ancora per un po', perché gli sembrava un filo invisibile che li legava ancora.

Qualsiasi altro giorno scoprire che le foto non c'erano più l'avrebbe rattristato, ma avrebbe trovato il modo di convivere con la nostalgia, quel giorno però, dopo che Yongsun lo aveva ricoperto di insulti, Jisang non riuscì a contenere le proprie emozioni. Il cellulare gli scivolò tra le mani e il ragazzo scoppiò a piangere.

***

Lee Chanwook gettò il cellulare sulla pila di fogli ricoperti di appunti. Aveva fatto del suo meglio per spiegare al loro manager che la musica era al centro di tutto, che non sarebbero mai stati presi sul serio se non avessero prodotto un album decente. Tutti i fronzoli dell'essere un idol: le coreaografie, i costumi, i reality show, tutto sarebbe stato inutile se il loro singolo di debutto non avesse convinto. Non tutti potevano basare una carriera musicale sullo showbiz, come era accaduto ai Rubin Crow, che dal momento in cui erano entrati nel mondo dello spettacolo avevano fatto parlare di sé per le amicizie con altre celebrità coreane e straniere, i look sempre sofisticati, i TikTok virali… E in ogni caso a lui non interessava essere quel tipo di idol, aveva bisogno di essere fiero del suo lavoro per fare quel mestiere. Era l'unico del gruppo a saper comporre e produrre, sebbene Yongsun e Jisang lo aiutassero con i testi, e si sentiva responsabile della qualità dei loro brani. Avrebbe voluto che qualcun altro in quell'agenzia avesse altrettanto a cuore la musica in sé. Almeno gli altri ragazzi ci tenevano, ed era l'unico motivo per cui aveva accettato di debuttare con loro. Pensava che mettendo insieme le loro abilità complementari avevano buone probabilità di riscuotere un discreto successo rispetto agli altri gruppi che sarebbero stati lanciati quell'anno, decine e decine di nuovi gruppi idol.

Dopo essersi concesso cinque minuti di pausa per sgranocchiare dei calamari essiccati che aveva trovato in fondo a uno dei cassetti, impostò il cellulare in modalità silenziosa per sfruttare quell'ultima ora prima delle prove.

«This night is our niiiiight» armonizzò con la voce di Yongsun sul nastro guida. Mancava appena un mese al debutto e le settimane successive sarebbero volate tra mixing dell'album, riprese del music video, prove del debut stage, pre-recording delle interviste. Aveva appena quarantotto ore per apportare le ultime modifiche alla title track, perché una volta congelata la versione definitiva sarebbe stato impossibile tornare indietro.

«This night is our niiiiight, we don't need the liiiiight. We feed on our feeeeears, we drink our own teeeears. We bloom in the daaaaark, cause nightmares can spaaaark.» Lo stesso verso non sarebbe risultato altrettanto accattivante nella sua lingua madre, ma in inglese gli trasmetteva un senso di invincibilità. Lui sapeva cosa c'era dietro a quelle parole, cosa significavano veramente e quando le fanchant, ovvero i cori del pubblico, fossero esplosi durante la prima performance magari avrebbero funzionato come un incantesimo, per farlo sbocciare dagli incubi proprio come recitava il testo. La loro prima canzone non faceva che spiegare il nome del gruppo, scelto dai membri con un voto unanime. Era stata una serata strana, si erano ritrovati da soli nel dormitorio che condividevano con altri trainee, e quando aveva proposto quel nome tutti i ragazzi avevano ammesso di sentirsi in sintonia con quell'immagine: Nightmare Bloom, un fiore che sboccia nelle avversità. Quello sarebbe stato il loro nome, sempre che quel caotico tiranno di Song PD non decidesse di cambiare idea all'ultimo come aveva fatto per il leader. Quando quella mattina lo aveva convocato per comunicargli la decisione, fingendo che gli interessasse qualcosa del suo parere, Chanwook aveva provato a spiegargli che per quanto reputasse Jisang all'altezza del compito Yongsun non l'avrebbe presa bene, e creare frizioni nel team alla vigilia del debutto era alquanto rischioso.

«Sono sicuro che in quattro riuscirete a gestire quella testa calda di Kim Yongsun» aveva alzato le spalle il produttore congedandolo nel giro di dieci minuti scarsi. Chanwook non aveva neanche avuto il tempo di presentare la sua proposta per la revisione della title track.

L'orario delle prove arrivò troppo presto. Stava per chiudere tutti i suoi file quando qualcuno si affacciò nello studio.

«Sono venuto a prenderti, mi sembravi un po' troppo motivato a bigiare, oggi!»

Chanwook non poté fare a meno di sorridere nel vedere il volto di porcellana di Hajoon. Lui e il compagno erano come la notte e la luna: lui introverso, malinconico, con un'aria malatticia e Lee Hajoon socievole, allegro, sempre pieno di energie. Forse era l'amore per il ballo ad averlo reso un tornado vivente.

«Sei soddisfatto ora?» chiese Hajoon.

«Di cosa?»

«Come di cosa, del singolo. Hai detto che non ti convinceva del tutto…»

«Se vuoi puoi passare a sentirlo, dopo le prove, tanto ho intenzione di passare la notte nello studio...»

Hajoon scoppiò in una risata. «Mi fido ciecamente di te, Chanwook-a, lo sai. Già finiremo tardissimo, per via della discussione sul cambio di leader. E poi ho promesso di raggiungere i sunbae-nim in un locale…»

«Che sunbae-nim? I Rubin Crow? Esci con loro quasi ogni sera, ormai.»

«Hanno una marea di consigli da darmi per il debutto! Perché non vieni anche tu? Puoi lavorare alla nostra musica domani.»

Chanwook considerò per un momento di accettare. Era talmente stanco e a corto di idee che distrarsi poteva persino aiutarlo, eppure sapeva che si sarebbe sentito a disagio con i ragazzi più grandi, con cui non era riuscito a legare sebbene si incrociassero spesso nell'agenzia.

«Cosa pensi della decisione di-»

«Mi sembra una cazzata cambiare leader all'ultimo» Hajoon capì subito a cosa l'altro si riferisse. «Indipendentemente da chi può essere il leader migliore, non si possono cambiare le carte in tavola così all'ultimo!»

Chanwook intuì che Hajoon la vedesse come lui: l'idea che Jisang potesse essere il leader non gli sembrava insensata, ma era preoccupato che la novità avrebbe creato malumori nel team.

«Yongsun piace a tutti, ma Jisang è più diplomatico e-»

«Shh shh» lo azzittì Chanwook quando vide Yongsung camminare verso di loro dal lato opposto del corridoio. Inconsciamente i due ragazzi rallentarono il passo così da incontrarlo a metà strada, proprio all'altezza della porta d'accesso alla sala danza, ed entrare tutti insieme.

Yongsun era sempre molto espressivo, e quella sera gli si leggeva in volto che era furioso, però si era presentato alle prove, il ché era un buon segno.

Jisang e l'insegnante erano già all'interno e il coreografo stava facendo un complimento al ragazzo per aver corretto gli errori che gli aveva segnalato il giorno prima.

«È questo che mi aspetto da dei professionisti» disse rivolto anche agli altri. «Che vi rimbocchiate le maniche per dimostrarvi all'altezza della reputazione di questa agenzia.»

Quel complimento, che in un altro momento avrebbe fatto piacere a tutti, mise i ragazzi a disagio.

A Chanwook non sfuggirono gli occhi rossi e gonfi del madhyung. Si chiese se fosse colpa di Yongsun, di cui conosceva fin troppo bene i modi bruschi, o di Song PD, che metteva loro una quantità esagerata di pressione addosso, o della frustrazione per la coreografia o magari di chissà cos'altro. C'era stato un tempo in cui Chanwook aveva un rapporto più stretto con il loro futuro leader, ma negli ultimi mesi, sebbene i cinque trascorressero gran parte del tempo insieme, si erano allontanati, ciascuno preso dalle proprie preoccupazioni per debutto imminente. Il fatto che Hajoon preferisse trascorrere le sue serate con i Rubin Crow diceva molto delle dinamiche del gruppo: evidentemente si sentiva solo, lui che aveva sempre bisogno di avere gente intorno.

Dopo un saluto glaciale iniziarono a provare, anche se quando mancava uno dei membri non facevano molti passi avanti. Le frequenti assenze di Wonbin erano preoccupanti tanto quanto i goffi errori di Jisang.

«Ali, fate entrambi mezzo passo indietro, alla fine di questo verso dovete ritrovarvi più esterni, così vi si vede meglio» disse il coreografo aiutandoli a capire esattamente dove posizionarsi.

Ali. Così si riferiva a Chanwook e Jisang, i due ballerini meno dotati del gruppo, che gran parte del tempo si trovavano ai due estremi della formazione. Yongsun era chiaramente quasi sempre al centro in quanto main vocalist, e si alternava principalmente con Hajoon, soprattutto durante le dance break, ovvero le parti strumentali.

Ripetereno i passaggi più critici un'infinità di volte, talvolta accompagnati dalla musica, più spesso dal battito di mani dell'insegnante e dal suo incessante contare.

«One, two, three, four, five, six, seven, eight. One, two, three, four, five, six, seven, eight. Park Jisang, la mano, five, six, seven, eight. Hajoon-a salta di meno, five, six, seven, eight.»

Quando, dopo quarantacinque minuti dall'inizio, Seon Wonbin entrò trafelato nella sala danza trovò un silenzio inusuale. Era l'unico che non aveva idea della novità perché era a scuola dalla mattina presto. Con i capelli verde acido, le lenti a contatto grigie e l'uniforme ricoperta di spille di musicisti metal, Seon Wonbin sembrava già un idol. Sebbene la sua scuola superiore fosse frequentata principalmente da trainee, ed erano tanti i ragazzi che si presentavano con look stravaganti, Wonbin non passava inosservato. Chanwook sorrise nel vederlo dibattersi per liberarsi dallo zaino.

«Vediamo di non slogarci una spalla a cinque settimane dal debutto, Wonbin-a» lo prese in giro Hajoon.

«Potrei considerarlo seriamente se mi esonerasse dagli esami» ribatté l'altro. Corse poi sulla pista da ballo, posizionandosi al suo posto con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, come ogni volta che erano lontano dai banchi di scuola. «Prima o poi la mollo, la scuola» aggiunse in sussurro, così che solo i ragazzi al suo fianco lo sentissero.

«Non dirlo neanche per scherzo!» lo rimproverò all'istante Yongsun.

«Se Chanwook l'ha fatto, perché non posso farlo io…»

***


«Ottimo lavoro oggi, hyung» Hajoon si era rivolto a Jisang non appena il coreografo li aveva lasciati.

«Wonbin-a controlli se la sala è prenotata o se possiamo rimanere a parlare qui?» Un altro giorno Jisang avrebbe ringraziato il compagno per i complimenti, ma voleva togliersi al più presto il sassolino dalla scarpa.

«È libera» confermò Wonbin continuando però a interagire con il suo cellulare.

«Vi ho scritto che ci sono novità…» esordì Jisang evitando di guardare negli occhi Yongsun. «Wonbin-a!» si interruppe per richiamare il maknae all'ordine.

«Scusa, scusa, hyung.» Il ragazzino ripose lo smartphone nella tasca della divisa scolastica.

«Come forse già vi ha anticipato Song PD, vogliono che il leader sia io.»

L'annuncio aveva attirato finalmente l'attenzione di Wonbin, che subito guardò il volto di Yongsun per spiarne la reazione, cosa che fecero anche gli altri ragazzi.

«Ma come mai?» domandò il più giovane.

«Perché sono il madhyung, perché ho un carattere più docile di Yongsun e perché lui ha fin troppe responsabilità come main vocalist e center del gruppo.»

Jisang sapeva che davanti agli altri Yongsun non avrebbe osato aggredirlo verbalmente come aveva fatto nel pomeriggio, ma non era di quello che era preoccupato. L'altro ragazzo non aveva aperto bocca da quando era entrato nella sala prove e temeva che la prima cosa che avrebbe detto era che aveva deciso di lasciare il gruppo. E i Nightmare Bloom non potevano farcela senza di lui, non sarebbero andati da nessuna parte senza Kim Yongsun.

«E tu sei d'accordo, hyung?» Wonbin si rivolse all'altro ragazzo.

«No, che non sono d'accordo. Ma mi interessa sapere cosa ne pensate voi… Hajoon hyung?»

Yongsun aveva intenzione di interpellarli in ordine di età e gli altri due tirarono un sospiro di sollievo nel realizzare che non sarebbe toccato a loro esprimere per primi un parere.

«Mi infastidisce molto che abbiano cambiato idea da un giorno all'altro, a poche settimane dal debutto, sinceramente» Hajoon aveva appoggiato una mano allo specchio perché aveva le gambe a pezzi. Aveva partecipato come backup dancer al nuovo MV dei Rubin Crow, che era stato girato la settimana prima, e per fare bella figura con i sunbae-nim aveva dato il 1000%, finendo per stancarsi più del necessario. «Però, Yongsun-a, pensaci un attimo, non è una cattiva idea. Uno dei compiti principali è dialogare con l'agenzia, vuoi davvero passare le tue giornate nell'ufficio di Song PD invece che a cantare, ballare, produrre musica?»

«Siete convinti che se c'è un problema Jisang sia in grado di perorare la nostra causa con quell'ubriacone del PD?»

«Sì» intervenne subito Chanwook. «Perché tanto per iniziare non rischia di farsi sfuggire certi nomignoli.»

«Su, siamo tra di noi, non glielo direi mai in faccia…»

«Yongsun-a, ti si legge in faccia cosa pensi» gli ricordò Chanwook.

«So di poter essere un leader molto migliore di Jisang e no, non ho bisogno di più tempo libero, riesco comunque a fare tutto. E meglio degli altri…»

«Ha ragione, è più bravo di noi quattro messi insieme» gli diede manforte Wonbin.

«E tu cosa pensi, Wonbin-a? Pensi che io invece non sarei un buon leader?» Jisang sapeva che Wonbin non si sarebbe mai schierato apertamente contro Yongsun, però non voleva creare due sottogruppi.

«Ma no, ma certo che saresti un buon leader, hyung. Solo che mi metto nei panni di Yongsun hyung e saperlo così all'ultimo…»

«Chanwook? Vuoi aggiungere qualcosa?» lo interruppe Yongsun.

«Io sono d'accordo con voi, è stata una bastardata cambiare idea dopo che da quasi due anni consideriamo Yongsun il leader del gruppo. Però, se devo essere sincero, Yongsun-a, per me, per Hajoon-i e suppongo soprattutto per Jisang non è sempre facile portare rispetto a una persona più giovane di noi, anche se è una persona in gamba come te.»

Hajoon spalancò gli occhi nocciola. Non era abituato a vedere Chanwook prendere posizione con tanta fermezza, forse la carenza di sonno lo rendeva più sincero. Non sapeva da quante notti il compagno dormisse nello studio di registrazione, ma quelle occhiaie scavate erano alquanto eloquenti.

Di tanto in tanto Hajoon scoccava delle occhiate nervose all'orologio appeso nella sala. Fortunatamente la discussione aveva dei toni molto pacati e magari si sarebbe risolta prima del previsto. Gli sarebbe dispiaciuto dare buca ai sunbae-nim, le serate con loro erano l'unica valvola di sfogo dal lavoro. Una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto essere più interessato a quella conversazione, dato che avrebbe condizionato i rapporti all'interno del gruppo, ma in quel momento voleva solo bere, dimenticarsi dei dolori muscolari e ridere come non rideva quasi mai insieme ai suoi membri, costantemente nervosi per il debutto imminente. Con i Rubin Crow, invece, complice il fatto che avevano vinto il daesang come artisti dell'anno, il premio più prestigioso di tutti, ogni sera era un party. Stare con loro gli ricordava come era la sua vita un tempo, prima di iniziare il percorso di trainee, quando ballava solo per divertirsi. Appena aveva potuto aveva iniziato a frequentare le discoteche della sua città e si era fatto una certa nomea, tanto che nel giro di pochi mesi aveva messo insieme una crew. Anche lui era stato un leader, tempo addietro, e avrebbe voluto dire a Yongsun che erano più le rogne che i vantaggi, però non poteva di certo farlo davanti a Jisang.

«Se siete tutti d'accordo non sarò di certo io a creare problemi» disse infine Yongsun e gli altri quattro gli rivolsero un'occhiata dubbiosa. Non era da lui demordere tanto facilmente e non era detto che non stesse architettando qualcosa per riprendersi ciò che considerava suo di diritto.

«Sono contento che tu abbia cambiato idea, Yongs-»

«Oh no, non ho cambiato idea. Penso ancora quello che ti ho detto questo pomeriggio» ci tenne a precisare il ragazzo.

«Certo, uno non cambia mica idea nel giro di un paio d'ore, lo so» ribatté Jisang con voce tremante.

«Quando verrete a piangere da me perché le cose non funzionano non è detto che vi ascolti. Quello di ascoltare è il compito del leader» alzò le spalle il ragazzo.

«Dai, Yongsun-a, non fare così» provò a mediare Hajoon.

«Andiamo a fare una partita in una sala giochi?» propose Wonbin per allegerire la tensione.

«No, io e te andiamo a studiare.» Yongsun lo afferrò amichevolmente per il bavero.

«Se qualcuno vuole sentire le modifiche che ho apportato al singolo…» buttò lì Chanwook sperando che ad Hajoon fosse passata la voglia di raggiungere i sunbae-nim.

«Certo, io» rispose Jisang. Quella sera il madhyung era a pezzi, aveva ballato ininterrottamente dalla mattina presto, aveva litigato con uno dei suoi membri e la persona per lui più importante aveva iniziato a rimuoverlo dalla sua vita… fino al giorno prima avrebbe declinato l'invito senza farsi troppi problemi, ma ora era il leader e doveva cominciare a comportarsi da tale per guadagnarsi il rispetto degli altri.

***

Seon Wonbin fu svegliato dalla vibrazione del suo cellulare. Per non disturbare gli altri trainee non faceva suonare la sveglia, dato che gran parte dei ragazzi finiva le prove a notte fonda e la mattina dormiva fino a ora di pranzo. Lui e Yongsun erano gli unici del dormitorio che frequentavano ancora la scuola, anche se il compagno si sarebbe diplomato a breve. Non sarebbe stato facile per Wonbin rimanere l'unico del gruppo a doversi barcamenare tra lavoro e scuola, tanto più che a differenza di Yongsun aveva bisogno di frequentare anche le classi serali in un istituto privato.

Se già da trainee era difficile studiare il minimo indispensabile per superare l'anno, temeva che non se la sarebbe cavata una volta che fosse diventato un idol a tempo pieno. Sentì Yongsun muoversi nel letto a castello sopra di lui e scivolò da sotto le coperte prima che fosse il turno dell'altro ragazzo di usare il bango. In punta di piedi uscì dalla stanza dove dormivano altri sette ragazzi, i suoi membri e tre trainee che non erano ancora parte di nessun gruppo, trattenendo a stento un imprecazione per aver pestato qualcosa di appuntito. Non vedeva l'ora di lasciare quel appartamento affollato e caotico. Se tutto andava nel modo giusto, a sei mesi dal debutto si sarebbero trasferiti in un appartamento tutto loro, magari con due stanze da letto invece che una sola. Tutto dipendeva dalle vendite dell'album, dalle visualizzazioni del music video, dagli inviti ai programmi televisivi… Gli idol che conosceva gli avevano detto che il primo anno era il peggiore, perché il pubblico decideva fin troppo in fretta se un nuovo gruppo meritava attenzione. L'agenzia avrebbe capito subito se i Nightmare Bloom erano una formula vincente o no, e se le aspettative non fossero state soddisfatte non si sarebbero fatti scrupoli a scioglierli immediatamente. C'era talmente tanta competizione e talmente tanti ragazzi in gamba desiderosi di sfondare che non aveva senso continuare a investire su un gruppo che non era riusciuto a conquistarsi in tempi brevi una fanbase. Loro, da quel punto di vista, erano più fortunati di altri perché avevano già un buon numero di fan affezionati, sebbene non avessero ancora debuttato. Il merito era chiaramente di Yongsun, la cui fama si era diffusa prima a scuola, poi in altre scuole e da lì su tutti i social network. La pagina TikTok del ragazzo aveva più follower di uno dei membri dei Rubin Crow, qualcosa di decisamente anomalo. Wonbin era convinto che avrebbero sfondato non solo perché Yongsun era un magnete umano, ma perché la musica di Chanwook era meglio di gran parte della musica sul mercato. Lui se ne intendeva, e sebbene preferisse il metal al rock, ovvero il genere del loro gruppo, aveva ascoltato abbastanza gruppi idol, dagli dei dell'Olimpo all'ultimo tormentone di TikTok, da sapere che il loro singolo spaccava. Un giorno gli sarebbe piaciuto partecipare più attivamente alla produzione dei brani, soprattutto contribuire ai testi dei suoi versi rap, ma purtrooppo era costretto a trascorrere gran parte delle sue giornate sui banchi di scuola. Forse, però, qualcosa stava per cambiare…

«Ti manca molto, Wonbin-a?» gli chiese Yongsun al di là della porta chiusa.

«No, hyung. Un minuto e libero il bagno.»

 

Uno dei motivi per cui l'idea di continuare a frequentare la scuola sembrava a Wonbin un incubo era che dall'anno successivo Yongsun non sarebbe più stato lì. Per Seon Wonbin lo studio era sempre stato una tortura, ma l'amicizia dell'altro ragazzo l'aveva aiuto a studiare più efficacemente. I complimenti di Yongsun gli davano più soddisfazione di quelli dei suoi genitori, probabilmente perché sua madre gliene faceva troppi e suo padre troppo pochi, con il risultato che non aveva mai visto una correlazione tra il suo impegno, i suoi risultati e la soddisfazione dei suoi. Firmare ad appena tredici anni un contratto con un'agenzia l'aveva convinto ancora di più che il tempo trascorso sui libri era tempo perso. Quello che aveva impressionato Song PD alla sua audizione era stata la sua capacità innata di gestire il respiro durante le strofe rap, qualcosa che sarebbe tornato utile a un idol che non doveva pensare solo a rappare ma anche a eseguire le coreografie. Il suo timbro di voce baritonale, inoltre, aggiungeva colore alle loro canzoni, a detta dei produttori e di Chanwook.

Il dormitorio era distante un paio di chilometri dalla scuola che i due ragazzi frequentavano, dunque di solito andavano a piedi o in bici a meno che il tempo non fosse troppo rigido. Mentre legavano le biciclette si scambiarono qualche commento sulla leadership di Jisang, ma furono interrotti dal solito corteo di ragazze che accoglieva Yongsun ogni mattina. Anche Wonbin aveva un discreto numero di ammiratrici tra le compagne di scuola, ma il look aggressivo e i modi distaccati le tenevano alla larga. Una volta che fu sicuro di non essere seguito da nessuna di loro, Wonbin sgusciò tra l'edificio principale e quello della palestra, per raggiungere un'area del terreno scolastico dove era certo che non affacciassero finestre.

Il suo miglior amico lo aspettava già da un po', lo capì dallo spessore della sigaretta che stringeva tra le dita smaltate di nero. Wonbin respiro a pieni polmoni il fumo passivo, ma scosse il capo quando l'altro gli allungò il pacchetto.

«Inutile che insisti, lo sai che fumare mi toglie il fiato. E per eseguire la nostra coreografia di debutto ce ne vuole di fiato, vedrai, Daepyo-ia!»

«Non sto più nella pelle…» rispose Choi Daepyo con un'inflessione canzonatoria nella voce. «E tu lo sai che io non capisco perché ti interessi tanto debuttare come idol» aggiunse nel leggere il fastidio sul volto dell'amico. «Un vita in schiavitù finché non diventi abbastanza famoso da poter dire la tua, una vita senza più privacy…»

«Non pensare che negli altri mestieri si è più liberi!»

«Ma infatti, per questo bisogna vivere nelle crepe del sistema…» Daepyo estrasse dalla tasca della divisa ocra uno smartphone malconcio e lo agitò con fare complice.

«È già configurato?»

L'altro scosse il capo. «Ho un appuntamento con l'hacker questa sera. Accederemo con questo vecchio telefono al server della scuola, scaricheremo gli esami, li stamperemo e getteremo via ogni prova.»

«Dove hai trovato il telefono?»

«Sono andato a rovistare in una discarica.»

«Sei serio?»

«Sì. Uno dei due sta prendendo la questione sul serio.» Gli lanciò la frecciatina mentre spegneva il mozzicone sotto la suola delle Converse consunte.

«Non è la prima volta che copio agli esami, ma questo è tutto un altro livello, Daepyo-ia. Se ci beccassero…»

«Saremmo espulsi. Lo so.»

«Non solo, per me significherebbe perdere il contratto.»

«Sei ancora in tempo per tirarti indietro.» Daepyo parve risentito dai suoi dubbi dell'ultimo minuto.

«Ma no, non ho detto questo. Ormai lo abbiamo anche già pagato. Ma siamo sicuri al 100% che non ci sia modo di risalire a noi?»

«Wonbin-a, è la prima volta anche per me! Ma eravamo d'accordo che vale la pena prenderci questo rischio per passare l'anno, no?»

«Magari dovrei mollare la scuola e basta.»

«E perdere la stima del tuo idolo, Kim Yongsun?» chiese usando di nuovo quel tono beffardo che tanto infastidiva Wonbin.

Wonbin prese in mano il cellulare per controllarlo meglio. Non gli piaceva l'atteggiamento dell'amico, che aveva prima ridicolizzato il suo sogno di debuttare come idol e poi il suo rapporto con Yongsun, ma non voleva di certo rimangiarsi la parola data dopo mesi che discutevano di come copiare agli esami.

«L'importante è che non venga fuori. Tu non l'hai detto a nessuno, vero?»

«Ma figurati, per chi mi hai preso.»

«Sentiamoci stasera, quando sei lì.»

«Sicuro che non riesci a venire? Non puoi darti malato?»

«No, abbiamo la cena di gruppo con l'agenzia. È la prima volta che noi e l'altro gruppo che deve debuttare quest'anno veniamo invitati, non posso bigiare…»

«Il gruppo delle ragazze?» Daepyo pareva improvvisamente interessato al mondo che fino a un minuto prima disprezzava tanto vocalmente.

«Sì…»

«Com'è che si chiamano, non mi ricordo. Mayo Salad?»

«Spicy Mayo, ma il nome non è ancora stato annunciato, quindi per favore acqua in bocca…»

«Quando me ne presenti una?»

«Che vuol dire una? Una a caso?»

«Ma certo, saranno tutte fighe, no?»

Wonbin alzò gli occhi al cielo. «Se ti sentisse la nostra stilista ti annoderebbe la lingua. Continua a fare questa minaccia quando nomina i Rubin Crow e comincio a pensare che sia davvero capace di farlo.»

«E io scommetto che la tua stilista femminista invece è una cessa.»

«E invece no.»

I due amici si separarono poco prima che suonasse la campanella della prima ora. Mentre saliva le scale due a due, Wonbin pensò che la stima di Yongsun l'avrebbe persa in ogni caso, perché l'altro ragazzo controllava tutti i test preparatori e sapeva esattamente che voto era probabile che prendesse. E lui non era abbastanza in gamba da sapere come copiare per fare in modo da avere un punteggio uguale o di poco superiore a quello delle simulazioni d'esame. Se avesse avuto la certezza matematica di passare non si sarebbe neanche imbarcato in quella faccenda, ma una volta su tre non raggiungeva il punteggio minimo e non poteva rischiare di perdere un anno, non voleva rimanere rinchiuso lì dentro mentre gli altri membri si godevano la vita da idol.

   
 
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