Essere
Draconiani fa proprio schifo, ft Fabio
Rivivere
un po' il passato ma con occhi nuovi
«Un viaggio?» Ewan era senza
parole, tanto da aver
lasciato cadere il cucchiaino nella tazza di latte. Questo, all'impatto,
schizzò
sulla camicia bianca che aveva comprato il giorno prima, ma si disse
che ci
avrebbe pensato dopo. «Chi sei tu, e
cosa ne hai fatto di
Fabio?»
L'altro lo
guardò male, ed incrociò le braccia la petto. «Mi spiegate cosa
c'è di così strano
se sono io a proporre un viaggio? Se qualcun altro lo avesse fatto al
posto
mio, avreste saltato dalla sedia di gioia.» Fabio
guardò la sua ragazza, esterrefatto.
«Persino tu mi
dai così poco credito?»
«No, no, non
è che mi ha stupito la tua proposta. Solo, non me
lo aspettavo.» tentò
di giustificarsi Sofia, mettendosi un biscotto in bocca.
«È la
stessa cosa.»
«No, Fabio, non
lo è.» la rossa
ingoiò il boccone prima di
continuare, per poi accarezzargli il dorso della mano. «So perfettamente
quanto adori viaggiare, solo non pensavo che
lo avresti proposto nel bel mezzo del periodo scolastico, tutto qui. Ho
smesso
di stupirmi di te quando abbiamo scoperto la tua intelligibile
diligenza a
scuola.»
«E la tua
intelligenza. Quella non se l'aspettava nessuno.»
ridacchiò Ewan, nascondendosi poi dopo all'occhiata irritata
del ricciolo.
«Non
sarò saccente come Karl, ma
questo non significa che io sia stupido.»
«Ma sei davvero
sicuro di voler partire proprio ora? Insomma,
abbiamo degli incontri importanti per prepararci
all'università.» gli fece notare
Lidja, seduta davanti a Sofia.
«Se mi aveste
lasciato finire di spiegare,» rimbrottò
Fabio, «avrei detto che
non intendevo in
questo momento, ma dopo il diploma. So benissimo quanto abbiamo ed
avremo da
studiare per la maturità, e proprio per questo avremo
bisogno di una bella
vacanza per ricaricarci prima di incominciare
l’università.»
«E
come pensavi di organizzare questa
vacanza?» Karl richiuse il sacchetto dei biscotti, prima che
Sofia potesse di
nuovo affondarci la mano dentro.
«Stavo
pensando ad una bella gita di
due settimane, solo noi. La prima tutti insieme, la seconda con il
proprio
ragazzo e la propria ragazza.» spiegò Fabio, e di
nuovo gli sguardi stupiti
degli altri si concentrarono su di lui. «Ora cosa ho detto di
così fuori dal
mondo?» sbuffò, irritato. Sembravano quasi non
riconoscerlo, solo perché era
uscito fuori dalla sua comfort zone ed aveva fatto un passo avanti.
«Okay,
ammetto che questa non me l’aspettavo.»
la rossa lo guardava con occhi sfavillanti. Sembrava felice, ed il
cuore di
Fabio fece un salto mortale nella cassa toracica.
«Mi
piace questa idea. Insomma,
ammetterete anche voi che, con lo studio, avere un po' di tempo solo
per le
nostre storie è difficile.» Karl guardò
prima tutti, poi si concentrò su Chloe,
e nei suoi occhi azzurri si poteva notare un velo di malinconia misto
ad
eccitazione all’idea di passare del tempo da solo con la sua
amata.
Ewan e Lidja
incatenarono i loro
sguardi, ed annuirono. Il sentimento che li univa era più
forte ogni giorno che
passava, ma con la scuola, gli stage e la preparazione
all’esame di accesso per
La Sapienza, trovare del tempo per stare da soli era davvero tosta.
«E la
prima settimana dove la passeremmo?
Qualche idea?» Chloe fece scorrere una mano sotto il tavolo,
fino al ginocchio
del suo ragazzo, che strinse nel suo palmo.
«A
questo ci ho già pensato io.» Fabio
sganciò un sorrisetto di vittoria e tirò fuori
dalla tasca dei pantaloni dei
fogli stropicciati, su cui si poteva leggere
“Edimburgo”. «So che avrei dovuto
chiedervi se andava bene, ma c’era un’offerta che
non potevo perdere. Inoltre,
penso che a voi gemelli faccia piacere tornare e rivedere i posti dove
avete
vissuto.»
Chloe ed Ewan
non lo stavano quasi
ascoltando, intenti a contemplare i biglietti come se fossero una
reliquia
sacra. Fabio dovette smettere di osservarli per non scoppiare a ridere,
sembravano due bambini che avevano appena vinto il primo torneo die
giochi all’asilo.
«È
una cosa molto dolce, Fabio.» Lidja
era d’accordo con la destinazione, ma sospettava che ci fosse
altro, da come l’ex
Draconiano guardava Sofia di sottecchi. Quindi, decise di prenderlo in
giro,
per istigarlo a dire ciò che celava. «Ma ho come
l’impressione che ci sia di
più sotto.»
«Volevo
fare solo un gesto carino,
tutto qui.» le orecchie di Fabio stavano arrossendo, e la
ginnasta mise il dito
nella piaga.
«Tu
non fai mai niente che non abbia
anche un beneficio per te. Sputa il rospo.»
Anche se aveva
-per l’ennesima volta-
gli occhi di tutti addosso, Fabio guardò solo quelli verdi
dei Sofia. Sorrise,
godendosi la sua espressione di attesa, per poi confessare, bordeaux in
viso,
parte delle sue reali intenzioni. «Quando ho prenotato
l’aereo per Edimburgo,
ho pensato che sareste stati tutti felici perché sia Lidja
che Karl hanno
conosciuto lì i gemelli, e Chloe ed Ewan mancano da tanto.
Ma più di tutto,
pensavo che sarebbe stato bello tornare dove io e te, Sofia, abbiamo
messo alla
prova i nostri sentimenti.»
«Dove
l’hai baciata la prima volta,
vorrai dire.» vittoriosa ma intenerita, Lidja li guardava
mentre arrossivano ancora
di più. «Devo ammettere che, per una volta, Fabio
non ha fatto qualcosa di
sbagliato.»
«Ma
grazie, aspettavo con ansia la tua
approvazione.» borbottò l’altro.
Mentre la
colazione continuava allegra,
Fabio si avvicinò di nuovo a Sofia e le sussurrò
all’orecchio. «Dopo cena,
vieni in camera da me. C’è una sorpresa ad
aspettarti.»
••
Sofia
bussò alla camera di Fabio, ed
attese impaziente che lui le aprisse la porta. Si stava arrovellando i
pensieri
da quella mattina, da quando il suo ragazzo le aveva dato
“appuntamento” in
camera sua dopo aver cenato con tutti, tanto che non era riuscita a
prestare
attenzione alle lezioni. Era morbosamente curiosa, e si chiedeva cosa
l’aspettava
al di là di quella soglia.
Fabio le
aprì, in volto un sorriso
sereno. «Forza, entra dentro.»
Quando la porta
venne chiusa alle sue spalle,
Sofia non fece in tempo a fare un passo che venne rispinta contro la
superficie
legnosa, la bocca di Fabio che reclamava la sua. Ricambiò il
bacio, allungando
le braccia oltre il suo collo ed ancorandosi a lui, mentre si inebriava
di quel
contatto.
Il pensiero di
tornare ad Edimburgo,
dove tra loro era cominciato tutto, le faceva palpitare il cuore come
se fosse
tornata quella ragazzina di quattordici anni con una cotta, a detta
sua, non
ricambiata. Non era da Fabio lasciarsi andare a dimostrazioni di amore,
ma
quando lo faceva, quelle rare volte, lo faceva davvero bene. La
conosceva bene,
sapeva che avrebbe apprezzato più un viaggio in un luogo
importante per loro
piuttosto che fiori, cioccolato e confessioni eclatanti.
Fabio era
perfetto così com’era. Scorbutico,
a volte brusco e scostante, ma con un cuore d’oro, e lei lo
amava.
«Ora
che mi hai salutata,» lo prese in
giro, quando si separarono in cerca di aria, «voglio sapere
di questa sorpresa.»
«Sei
la solita curiosa ed impaziente.»
Fabio le diede un bacio sul naso, prima di stampargliene uno sulle
labbra gonfie.
«Non condividiamo un momento del genere da mesi, e tu non
vedi l’ora di
tornartene in camera? Potrei iniziare a pensare che tu voglia
lasciarmi.»
«E chi
l’ha detto che sarei tornata in
camera?» le gote della rossa si fecero furiosamente calde,
per quella domanda
che lasciava ad intendere. «E poi, sai che ti amo, ma siccome
è tutto il giorno
che ci penso, voglio togliermi il peso.»
«Hai
ragione, anche io voglio togliermi
il sassolino dalla scarpa.» all’improvviso, Fabio
si fece teso, mentre si
allontanava per prendere qualcosa dalla sua scrivania, che lei non
riusciva a
vedere a causa del suo corpo davanti. In quegli anni era cresciuto
così tanto,
ed avendo iniziato a fare sport aveva messo su un fisico niente male.
Non aveva
niente da invidiare a nessun modello, anche se lei era di parte- per
lei Fabio
sarebbe stato sempre il più bello ai suoi occhi.
Quando si
girò, le porse dei biglietti,
che ricordavano molto quelli che aveva distribuito la mattina stessa a
tutti
loro, ma la destinazione era diversa. Quando la lesse, rimase senza
parole. «Budapest?»
Quando
tornò a guardare Fabio, lo
trovò tutto imbarazzato, intento a grattarsi la nuca con le
guance rosse. «Sai,
per la seconda settimana del viaggio, ho pensato che sarebbe stato
bello
portarti nei luoghi dove sono nato e cresciuto, per parte della mia
vita. È lì
che ho scoperto dei miei poteri, è stato lì che
ho conosciuto il dolore dell’abbandono
e la rabbia. Mi piacerebbe rivivere un po' il passato ma con occhi
nuovi, e
creare dei ricordi felici con te.»
Quelle parole la
fecero commuovere nel
profondo, il cuore in una stretta piacevole. Con passi lenti, si
avvicinò a lui
e lo abbracciò stretto, le braccia attorno ai suoi fianchi
stretti. «Non vedo l’ora.»
gli confessò emozionata, e, quando lui ricambiò
l’abbraccio, rimasero lì a
godersi il solo contatto l’uno dell’altra.