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Autore: Chiccaxoxo    28/10/2023    1 recensioni
Non è mai troppo tardi per capire. Kisame conosce l’amore per la prima volta e non è come lo aveva immaginato. Non è difficile, non serve molto. Gli è bastato accettare di cambiare per Itachi.
Gli è bastato accettare di essere innamorato.
KisaIta; Kisame x Itachi Canon.
Questa storia partecipa al Whumptober 2023
Prompts usati: “Feed me poison, fill me ‘till I drown.”
Flare; Water Inhalation; “Just hold on.”
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki | Coppie: Itachi/Kisame
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Da quando erano in squadra insieme, Itachi aveva cambiato tutte le priorità di Kisame. L’uomo squalo era sempre stato uno che amava divertirsi, soprattutto dopo le missioni, buon cibo e bevute erano il perfetto finale degli impegni di lavoro.

Almeno finché non gli era stato affiancato Itachi.

Seppure arroccato nei suoi silenzi, quel ragazzo lo aveva cambiato. Kisame aveva imparato a leggere il suo volto sudato, il respiro affannoso, il corpo sempre più magro e l’alito che puzzava di sangue.

“Vuoi mangiare qualcosa, Itachi?”

“No grazie, Kisame. Non ho fame.”

Erano appena scappati dalla pancia di uno dei rospi di Jiraiya. Se non ci fosse stato l’Amaterasu di Itachi sarebbe finita male. Ma ora Itachi era sfinito, Kisame glielo leggeva sul viso pallido.

“Stai usando troppo i tuoi occhi, Itachi. Lo sai che è pericoloso.”

Nessuna risposta, Itachi lo seguiva barcollando. Non avrebbe mai ammesso il suo malessere nemmeno sotto tortura. Ma Kisame sapeva che l’uso dello Sharingan non era l’unico problema, Itachi era sempre più debole. Impiegava secoli a riprendersi dagli sforzi, sarebbe arrivato presto il suo ultimo giorno.

Ma ora Itachi era lì.

“Ho bisogno di rilassarmi, Itachi. Un giro alle terme è quello che ci vuole.”

No, Kisame non voleva rilassarsi, non gliene fregava niente delle terme. Lui avrebbe voluto mangiare e ubriacarsi fino a dimenticare la sua vita infame stramazzato sul tavolo di qualche osteria. Ma Itachi lo aveva cambiato, ci era riuscito anche in silenzio.

Itachi lo aveva seguito senza replicare, succedeva sempre quando stava male. Ogni giorno negli ultimi tempi.

Non c’era nessuno nelle vasche d’acqua calda scolpite nella pietra, quel posto era conosciuto solo da Kisame e pochi altri.

Itachi si era sfilato il mantello tra le nuvole di vapore, dava le spalle a Kisame, la lunga coda corvina gli era ricaduta in mezzo alla schiena. Senza dire niente, si era chinato per sfilarsi le scarpe. Per Itachi era normale spogliarsi davanti al partner, erano una squadra, colleghi di lavoro, uomini entrambi. Non c’erano problemi, le terme erano uno spogliatoio qualunque.

Per Itachi era la quotidianità, Kisame sentiva un’esplosione nel petto. Ma che diavolo gli aveva fatto Itachi? Stava morendo e lui non lo aveva mai sfiorato, Kisame sentiva la nostalgia di gesti mai fatti.

Itachi si era alzato la maglietta che gli vestiva troppo larga per raggiungere la cintura, stava per sfilarsi i pantaloni.

“Itachi, io vado a cercare qualcosa da mangiare. Tu aspettami qui.”

“Va bene Kisame, stai tranquillo.”

La voce di Itachi calma e suadente, non si era nemmeno girato. Intanto i pantaloni erano scivolati via.

Kisame aveva deglutito a secco, poi era dovuto balzare poco distante per calmare il tremito. Qualche passo, poi si era voltato di nuovo per guardare Itachi di nascosto, vedeva il chiarore della sua pelle attraverso il vapore.

Itachi, ormai nudo, si stava immergendo nell’acqua calda. Kisame si era avvicinato per ammirare le gambe snelle di Itachi, l'uso dello Sharingan gli aveva abbassato molto la vista, Itachi non lo avrebbe mai scorto attraverso il vapore.

Itachi si muoveva elegante mentre scendeva nella piscina, lo era sempre. Kisame era avanzato ancora, si chiedeva come facesse Itachi a essere nato con quella grazia.

Itachi si era seduto dove l’acqua era più bassa, Kisame sapeva che la piscina era profonda e che quello era soltanto un gradino, non vedeva le gambe di Itachi penzolare nel vuoto ma poteva immaginarle.

Ancora qualche passo. Ora Kisame guardava Itachi dal lato opposto della piscina, aveva i capelli umidi, gli pendevano appiccicati davanti alla faccia. Guardava giù, verso l’acqua lattiginosa.

Il cuore di Kisame esplodeva, aveva sempre visto pochi centimetri per volta del corpo di Itachi, era sempre infagottato come un salame in vestiti troppo larghi.

Poteva essere l’ultima occasione. Kisame aveva agito senza pensare, si era immerso nell’acqua senza spogliarsi e con Samehada al seguito. Aveva raggiunto il fondo di pietra grezza, Kisame poteva respirare sott’acqua e sarebbe potuto restare lì per ore. Camminava sul fondo come se stesse facendo una passeggiata, si era arrestato solo quando aveva scorto la parte del corpo di Itachi sommersa.

Kisame ammirava il partner paralizzato. Itachi dondolava le gambe lentamente, Kisame non riusciva a distogliersi dalle caviglie sottili e dai piedi eleganti smaltati di viola. Le cosce slanciate e toniche lo uccidevano.

Nutrimi veleno, riempimi finché non affogo.

Kisame sarebbe morto volentieri lì, osservando il sedere di Itachi appoggiato sulla pietra, le natiche strette e squadrate. I peli pubici neri come il carbone, le mani delicate e con le vene sporgenti appoggiate ai fianchi. Itachi indossava solo l’anello rosso all’anulare destro.

Kisame aveva deciso di riemergere per non morire d’infarto, e poi doveva andare a cercare il cibo promesso. Itachi riusciva a mandare giù solo dango e poco altro, Kisame era sempre felice di portargli gli adorati dolcetti. Si era ripromesso di cambiare con Itachi, doveva avere più cura di lui per il poco tempo che gli restava da vivere.

Voleva riemergere ma qualcosa lo bloccava, una pietra del fondale si era mossa incastrandogli scarpa e gambaletto. L’aveva urtata lui, ma era stato troppo rapito da Itachi per calcolare l’immensa forza fisica. Aveva provato a sfilarsi il sandalo, prima con calma, ma poi aveva iniziato a dibattersi nervoso.

“Itachi!”

Il grido era salito trasformato in bolle.

“Itachi, aiutami!”

Itachi non lo aveva sentito, continuava a dondolare le gambe di marmo nell’acqua. Kisame non poteva morire per mancanza di fiato, ma per fame e sete sì. Chi si sarebbe preso cura di quell’esserino malato?

Accidenti, come lo aveva cambiato Itachi.

Impossibile usare Samehada per frantumare la roccia, non solo Kisame era distratto dalla bellezza di Itachi, ma anche a corto di chakra per stanchezza e fame, lo spazio era poco e avrebbe potuto tranciarsi il piede.

“Samehada, vai a chiamare Itachi.”

La fedele arma si era liberata dal cinturone di cuoio per riemergere in superficie. Itachi si era tuffato poco dopo, sembrava un angelo bianco in volo immerso nella luce. Le increspature della superficie si riflettevano sulla pelle di marmo, la seta nera dei capelli gli fluttuava morbida intorno al viso, gli occhi di ossidiana sgranati in cerca dell’amico. La collana regalatagli da Sasuke adagiata sulle clavicole sporgenti.

Individuato Kisame, Itachi si era avvicinato subito scivolando veloce nell’acqua. Aveva esaminato la situazione, poi aveva preso il viso di Kisame tra le mani delicate, sembrava volesse baciarlo ma aveva attivato lo Sharingan. Il bagliore rosso era incantevole, Kisame non poteva sottrarsi.

Non posso evocare il Susanoo, Kisame. Sono esausto.

Itachi aveva usato gli occhi solo per comunicare. Kisame non aveva mai visto il Susanoo, ma Itachi gli aveva spiegato che era lui stesso, un’estensione della sua volontà. Ma era una mossa dolorosa, provocava forte bruciore in ogni cellula.

Kisame aveva richiamato Samehada, la spada era tornata.

“Non preoccuparti, Itachi, posso trasmetterti il mio chakra, lo sai che ne ho tanto. Ti chiedo solo di farti fare un graffio da Samehada, non ti ferirà se io non voglio” Kisame aveva afferrato l’amico dalle mani, lo tratteneva sul fondo.

Kisame, non respiro. Lasciami.

L’uomo squalo aveva visto Itachi ribaltare gli occhi e inalare acqua. Kisame gli aveva stretto la vita sottile, poi aveva attaccato la sua bocca alla sua per estrarre l’acqua e dargli aria.

“Resisti e basta, Itachi.”

Se quello era un bacio, Kisame lo sognava da tutta la vita. Solo adesso si rendeva conto di quanto lo avesse desiderato. Le labbra di Itachi erano vellutate, Kisame lo aveva stretto di più, la mano era scivolata sui fianchi. Lasciava che Itachi gli respirasse nella bocca, aveva chiuso gli occhi, Kisame vedeva la corona delle lunghe ciglia abbassate.

Itachi si era rilassato, lo aveva abbracciato. Le mani di Kisame erano scese sulle natiche.

Kisame aveva sempre pensato di essere anaffettivo, però era cambiato per Itachi senza accorgersene.

Itachi era sobbalzato al graffio di Samehada, assorbiva chakra e Kisame lo sentiva riprendere vigore. Le bocche non si staccavano, Itachi respirava grazie all’amico. Una grossa mano di fiamme arancioni aveva sbriciolato la pietra che teneva prigioniero Kisame. Non bruciava, energia pura.

L’uomo squalo aveva sentito il corpo di Itachi afflosciarglisi tra le braccia, si era spremuto come un limone per aiutarlo. Kisame era risalito in superficie senza staccare la bocca da quella di Itachi. Lo aveva preso in braccio per portarlo fuori, era troppo leggero. Camminava sull’erba per uscire dalla cortina di vapore, Itachi gli si era rannicchiato sfinito al petto. Abbracciava Kisame, lo guardava mentre un lieve sorriso gli incurvava le labbra.

Quello era l’amore, a Kisame non serviva di più.

“Aspettami qui, Itachi” Kisame lo aveva posato sull’erba.

L’uomo squalo si era liberato dei vestiti bagnati, poi si era seduto accanto a Itachi. Si erano abbracciati nudi davanti al falò che Itachi aveva acceso in un attimo, asciugavano i loro corpi tremanti.

Kisame aveva ceduto all’amore prima che fosse troppo tardi. Sorrideva, non era debolezza ma forza.

 

   
 
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