Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Selene123    28/10/2023    6 recensioni
Un incontro tra presente e passato, un dubbio impossibile da risolvere
[Traduzione del oneshot pubblicato da me in inglese su ao3: https://archiveofourown.org/works/50909770]
Genere: Fluff, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Dove... Dove sono? - sussurrò la donna. Era sicura di essere sulle rive della Senna, ma all'improvviso le sembrava che tutto intorno a lei fosse diverso. Una strana sensazione di deja-vu la investì.

Oscar si rialzò da dietro una grande quercia sul cui tronco erano ancora ben visibili dei tagli orizzontali. Assomigliavano ai segni per misurare l'altezza dei bambini. Tre a destra, altri tre, più in alto, a sinistra. Ricordava a grandi linee quel dettaglio, ma non poteva essere quello che stava pensando... Camminò tra gli alberi, alcune voci lontane parevano farsi sempre più chiare e vicine. C'erano degli stallieri che lavoravano attorno ai cavalli, alcune cameriere e una signora anziana - probabilmente la governante o la bambinaia, dato che stava sgridando due bambini. Il più alto aveva i capelli scuri e portava una camicia bianca e larga infilata malamente nei pantaloni marroni. Aveva l'espressione mortificata, la testa bassa e un vaso rotto dietro la schiena. Al suo fianco, una figura più minuta e bassa, bionda, affrontava quel rimprovero con aria fiera e sprezzante del pericolo, le mani salde sui fianchi mentre cercava di rispondere ad ogni cosa venisse recriminata. Intorno a loro le persone ascoltavano con un mezzo sorriso in volto: era l'ennesima volta in cui i due bambini finivano nei pasticci, nulla di eccezionale che richiedesse la loro attenzione.

All'improvviso, una manica si incastro in un ramo distraendo Oscar da quella scena così calda e familiare. Una volta riuscita a liberarsi, si nascose e osservò il più alto dei due piccoli malfattori seguire la signora dentro casa mentre il più basso scattaiolava via per non farsi prendere. La donna si voltò e vide il piccolo elfo biondo cosparso di argento vivo sparire tra gli alberi. I suoi piedi si mossero istintivamente per raggiungerlo, alla fontana. Com'è possibile? Questa è casa mia, la casa della mia famiglia... Nanny stava sgridando... No, non può essere.

Una voce cristallina catturò la sua attenione. Sapeva a chi appartenesse e la cosa la inquietava un po'. Le mani tremevano, fece un respiro profondo e uscì dal nascondiglio facendo scricchiolare alcune foglie secche al suo passaggio.

- Sono... Sono... io. - la donna in uniforme disse con gli occhi sgranati e un'espressione sorpresa sul volto.

La bambina, in bilico sul bordo di maro della fontana, si girò e, non aspettando di vedere qualcuno alle proprie spalle, cadde nell'acqua. Oscar accorse e cercò di evitare che annegasse. - Chi siete? - urlò dimenandosi dalle sue mani. - Lasciatemi, o mio padre vi ucciderà e metterà in prigione!

La donna rise per quella tenera e sentita minaccia e acconsentì alla richiesta. - Non metti in prigione qualcuno che è morto, lo sai?

- Allora... - Il piccolo elfo biondo si sentì in trappola davati a quel ragionamento piuttosto sensato. - Voi... Voi sarete la prima persona! - e lanciò il temibile sguardo di un gattino arrabbiato. 

- Forse non lo hai notato, ma non ti sto più toccando, piccola. 

Una leggera esclamazione di stupore quasi impossibile da udire scivolò via dalle sue labbra, prima di rendersi conto di quell'epiteto finale. - E chi sarebbe la piccola, comunque?

Oscar si sedette sul bordo della fontana senza proferire verbo e lasciò che le proteste continuassero per un paio di minuti infiniti. Non poteva credere ai propri occhi e alle proprie orecchie: stava letteralmente assistendo ai capricci che la se stessa del passato stava facendo per colpa... della se stessa del presente! Un sorriso malcelato apparì sul suo volto mentre la bambina interrompeva il suo soliloquio.

- Perché ridete?

- Non sto ridendo. Sto sorridendo. - la donna alzò gli occhi al cielo e accavallò le gambe.

Come riuscivano a sopportarmi? Questo spiega molte cose su di me, dovrei presentare questa versione di me stessa ai miei uomini e chiedere loro se mi trovano ancora così difficile da sopportare.

Il pomeriggio era caldo e un vento leggero soffiava tra le chiome degli alberi. Sembrava che nessuno le stesse notando, l'atmosfera dentro e fuori casa era troppo frenetica perché qualcuno venisse distratto da loro. Ci sarebbe stata un incontro molto importante quella sera, una cena di militari a cui solo il Generale Jarjayes teneva veramente. La bambina si prese del tempo e osservò con chi stava parlando. Non aveva mai visto un'uniforme del genere - blu! con i dettagli dorati! e gli stivali bianchi! - era così diversa da quelle indossate da suo padre e dai colleghi. Forse stava parlando con uno di loro, un ospite arrivato in anticipo... Sì, doveva essere così. Un po' intimidita ma con coraggio, la piccola si avvicinò e indicò la sua giacca.  La donna sorrise nuovamente e lasciò che la toccasse.

- Ti piace?

La bambina annuì col capo. I suoi grandi occhi azzurri cominciarono a studiare ogni cucitura di quel capo così prezioso. - Un giorno ne avrò una anche io, forse.

- Sicuramente. Vuoi provarla?

Il suo viso rotondo si illuminò. Guardò le sue mani sbottonare la giacca, toglierla e mettergliela sulle sue spalle, adesso ancora più piccole e minute. Per quanto fosse al settimo cielo indossando la sua prima uniforme, specchiandosi nell'acqua della fontana e passeggiando sul prato tutta fiera, non potè non notare un dettaglio inusuale. La donna indossava soltanto una camicia così leggera che i raggi del sole la facevano sembrare semi-trasparente. 

- Che... Che cosa sono? - chiese senza vergogna e puntò l'indice al petto della persona con cui stava parlando da ormai diverso tempo.

Oscar scosse la testa come per svegliarsi da un sogno ad occhi aperti, guardò le fasce e poi tornò alla bambina. - Oh, queste... Beh... Un giorno, quando indosserai anche tu una divisa, lo scoprirai.

- Voglio saperlo. - le rispose l'altra, indispettita. - ORA.

- Servono... ehm... per vestire meglio le uniformi.

- Non le ho mai viste addosso a mio padre. - Era troppo informata sulla vita militare per avere solo otto anni. La donna aveva scordato quanto fosse sfrontata da bambina, ma la lasciò esserlo senza rimproverarla.


Le due continuarono a chiacchierare, lontane dalla confusione della casa. Oscar voleva sapere tutto della piccola signorina so-tutto-io: la sua quotidianità, la sua famiglia, la sua educazione. Le chiese perfino del suo amico, quello che fino a un paio di ore prima nascondeva un vaso rotto dietro la schiena. La bambina si lasciò andare ad ogni descrizione, ricordandosi di non tralasciare neanche un commento. Era evidente che avesse un'opinione precisa su tutto e che non avesse intenzione di tenerle per sé.

Nonostante la ritrosia iniziale, quella persona a lei sconosciuta la faceva ora sentire a proprio agio... Forse voleva sapere un po' troppo, specialmente dal momento che non aveva fatto le dovute presentazioni e la prima regola del buon gentiluomo impone che non si nasconda mai la propria identità.

- Oh, io... Ehm... Un giorno mi conoscerai bene.
- Voglio saperlo ORA, non un giorno.

- Beh, neanche tu mi hai detto come ti chiami...

Ancora una volta, la bambina era sconcertata. Troppi ragionamenti di ferro per la sua piccola mente ancora selvaggia! Si schiarì la voce ed esclamò con una certa solennità: - Sono Oscar François De Jarjayes, figlio del Generale Jarjayes!

Figlio. Il cuore della donna accelerò per un minuto, un pugno invisibile le colpì lo stomaco dall'interno. La piccola era così fiera di essere il figlio di suo padre. No, non poteva. Se la prima intenzione era quella di rivelarle tutto e metterla in guardia sul suo futuro, le sue parole le impedirono di farlo. Non posso dirglielo. Ha tutto il diritto di crescere libera e scoprirlo da sola.

- Qual è il problema ora? - chiese la bambina. Com'era possibile che non riuscissero ad avere una conversazione decente? Perplessa, fece un giro su se stessa indossando ancora la giacca blu e la resituì alla proprietaria dopo aver sentito la voce di André chiamarla da lontano. - Solo un momento!

Oscar scosse di nuovo la testa e le propose di farsi aiutare a ricostruire l'uniforme. Una volta conclusa la cerimonia, si congedò con un sorrisò e finse la formalità tipica del rapporto con i propri uomini. - Soldato Jarjayes, attenti!

La bambina si affrettò a mettersi in posizione, mento in alto, un braccio lungo il corpo e l'altro piegato per avvicinare la mano alla fronte.

- Come vostro comandante, voglio che veniate qui e mi abbracciate!

- Sissigore! - urlò lei e le saltò addosso con un sorriso luminoso in volto. Le due Oscar si strinsero l'una all'altra più forte che poterono. Le lacrime riempirono i loro occhi e caddero sulle guance come fiumi in piena. 

 - Soldato Jarjayes, - riprese la donna con un sussurro, la mano affondata nei suoi soffici capelli biondi. - voglio che tu mi faccia una promessa.

- Uhm... uhm... - farfugliò mentre tirava su con il naso. 

- Voglio che tu mi prometta che non dimenticherai mai quello che ti sto per dire. Rimani sempre fedele ai tuoi ideali, anche se questo significa deludere o tradire chi ti ha fatto crescere. Credi nelle tue capacità, migliora. Vali molto, Oscar, meriti tutta la fiducia, l'affetto e l'amore che avrai. Alcune persone potrebbero metterti alla prova, ma non dimenticare chi sei. Qualsiasi cosa tu scelga di essere, ricorda che gli ideali e la felicità a volte coincidono, ma a volte sono distanti. Fa parte della vita, ma troverai una soluzione.

- Lo prometto.

- Ci sono un paio di altre cose che voglio dirti. Non avere mai, mai paura di chi sei. Non c'è niente di sbagliato in te e non lasciare che qualcuno te lo faccia credere. Ricorda che non sarà una passeggiata, ma supererai delle avversità che ti faranno scoprire chi realmente sia Oscar François De Jarjayes...

La bambina non era sicura di stare capendo le sue parole, ma sembravano così profonde e importanti pronunciate così lentamente tra le lacrime che non avrebbe mai accettato di dimenticarle. - Va bene, lo farò.

- Un'ultima cosa, Oscar. Non rifiutare l'amore. Mai. La persona giusta ti aspetterà fino alla fine, sarà al tuo fianco come un'ombra ovunque andrai. Fidati, Oscar. Fidati dell'amore, ti salverà.

Asciugando le lacrime, la piccola tornò con i piedi sull'erba e cominciò a camminare all'indietro per non perdere mai quella persona sconosciuta dalla propria vista. Una strana sensazione la investì. Voleva dimostrarle affetto, ma non sapeva come. Una forza invisibile la stava spingendo verso la casa, ma i loro occhi non riuscivano a staccarsi gli uni dagli altri. All'improvviso mandò un baciò e salutò con la mano mentre il vento portava via le ultime tracce del pianto.


Il sole stava sorgendo su parigi e i suoi raggi sfiorarono i volti di André e Oscar. Dopo una notte trascorsa sulle rive della Senna, soli e lontani da tutto e tutti, si svegliarono. Il giorno sarebbe stato lungo e pregno di decisioni difficili da prendere, ma avrebbero dovuto affrontarlo comunque. Si rivestirono con calma, nel silenzio. Non c'era bisogno di parlare: tutto ciò che dovevano dirsi era già stato confessato nelle ore precedenti. Ora era tempo di tornare alla realtà: il vento della rivoluzione stava soffiando e aveva bisogno della loro prontezza e concentrazione.

Raggiunsero i cavali, ma prima di tornare in sella Oscar si fermò improvvisamente. Le sue mani tremevano, ma non era paura di ciò che li aspettava a bloccarla. Afferrò la manica della giacca di André per attirare la sua attenzione.

- Cosa succede? - chiese lui aprendo le braccia per accoglierla verso di sé. La conosceva troppo bene per non sapere che c'era qualcosa più grande di lei che la preoccupava.

Il suo istinto avrebbe voluto che gli dicesse del sogno, di loro bambini che rompevano un vaso e venivano rimproverati da Nanny e dell'ultimo abbraccio a quella sfrontata e piccola versione di se stessa. Dopo un profondo sospiro, la donna alzò il viso e baciò il suo uomo, poi avvicinò la propria fronte alla sua e i loro respiri si sincronizzarono.

- Ti amo. Non voglio più vivere senza di te.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Selene123