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Autore: Lella73    29/10/2023    11 recensioni
Nell'episodio 20 André dice ad Oscar che "c'è chi ama una persona tutta la vita senza che questa persona se ne accorga"; forse c'è anche chi ama una persona tutta la vita senza nemmeno che questa persona si accorga di lui..... è forse questo il caso del nostro "povero" Conte di Girodelle....
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buona domenica Oscariane e Oscariani! La scorsa estate ho avuto la grande gioia di vincere il contest indetto da Sabrina Sala in occasione del CB Comix; mi permetto di condividere il racconto con cui sono stata premiata, allegando con orgoglio la tavola che Sabrina, cui vanno tutta la mia stima, la mia ammirazione e ovviamente i crediti, sperando che tanto il testo quanto l'immagine, possano piacervi.
Mi sono divertita ad assegnare a questa breve OS un titolo rubato da una celebre battuta del film "Goodmorning Vietnam" (Ron Howard, 1987): "Dentro di me, io so di far ridere".
Grazie per il tempo che vorrete dedicarmi, buona lettura!



Dentro di me, io so di far ridere.
Il Conte di Girodelle era contento: il Comandante Oscar contava su di lui. L'aveva ascoltata impartirgli ordini come avesse letto per lui Ovidio o Petrarca e ora camminava dietro di lei per raggiungere i nobili in attesa di essere introdotti presso Sua Maestà. Si prospettava un ricevimento ristretto ma esclusivo, a cui era lieto di prendere parte, benché nell'esercizio delle proprie funzioni. Aveva indossato l'alta uniforme e scelto con cura la camicia, i cui ricchi pizzi fuoriuscivano dalle maniche della giubba in eleganti balze. Il suo valletto gli aveva sistemato i capelli in morbide onde e l'aveva truccato completando la mise con un neo di bellezza su uno zigomo che accentuava il colore chiaro degli occhi.

All'arrivo del Colonnello Jarjayes era rimasto deluso vedendo l'uniforme d'ordinanza, ma era stato costretto ad ammettere che a lei serviva solo se stessa per essere adatta a qualsiasi occasione. Egli poteva percepire il suo fascino in ogni cosa: nel suo passo sicuro, nel modo in cui, assorta, aggrottava le sopracciglia, formando una piegolina fra gli occhi che lui trovava irresistibile, nel modo in cui i capelli riflettevano la luce dei ricchi lampadari di Versailles e nel modo in cui gettava le mani sulla sella per issarsi sul cavallo, con un gesto fluido che trovava sensuale, concentrando la propria attenzione sulle lunghe gambe sottili inguainate nei pantaloni.

Quando convocato, egli amava arrivare con lieve anticipo nel suo ufficio, così da poterla osservare indisturbato mentre era concentrata nella scrittura e le labbra le si dischiudevano appena, rileggendo dispacci e verbali.

Madamigella Oscar era sempre seria e misurata, ma di tanto in tanto, scorgendola passeggiare con Sua Maestà o con i Principini, gli era capitato di osservare sul suo viso la dolcezza di un sorriso che scavava sulle sue guance due fossette, che lui aveva notato con stupita meraviglia, colpito dalla femminilità di questo dettaglio che non poteva che muoverlo a tenerezza. Nel tempo aveva cercato di suscitare in lei qualche prezioso sorriso, scontrandosi tuttavia con un'algida serietà che, con orgoglio ferito, le aveva visto dimenticare solo in compagnia del proprio attendente, quel Grandier che sapeva comportarsi con lei con una naturalezza che a lui mancava e cui lei si rivolgeva con famigliarità spontanea, facendolo sentire inadeguato e soprattutto di troppo, come lo chaperon di una giovane che stia incontrando il proprio amante.

Ora, camminando dietro di lei a una rispettosa distanza, pensava che se avesse affrettato il passo, mantenendosi più vicino, forse avrebbe potuto sentire il suo profumo o sfiorare non visto i riccioli biondi. Quando lei si fermò all'ingresso, Girodelle colse l'occasione di avvicinarla più del dovuto, approfittando della piccola folla accalcata nello spazio esiguo. Allungò una mano coperta da un guanto immacolato e strinse fra le dita la punta di un ricciolo chiaro, che pendeva con grazia lungo la schiena dalla linea insieme fiera e aggraziata. Restò immobile alcuni istanti, sperando che lei non se ne accorgesse e rammaricandosi di indossare guanti che gli impedivano di avvertire la morbidezza dei capelli che stringeva.

Oscar lasciò vagare lo sguardo fra i convenuti; Girodelle sapeva già che quello sguardo ne cercava un altro. Lasciò andare i capelli di lei e con una fitta al cuore vide due occhi verdi offrirle un cenno di intesa cui lei annuì, avviandosi immediatamente per raggiungere il proprio attendente e un uomo a cui abiti molto eleganti sembravano pendere addosso come a un manichino cui fossero stati appoggiati con noncuranza. Mentre lei si allontanava, il Conte portò alle labbra le dita con cui aveva stretto le punte dei suoi capelli, vi depose un bacio leggero e si diresse verso la postazione assegnatagli. Si soffermò quindi a osservare i convenuti; riconobbe alcune personalità molto attese e i cortigiani più in vista. Una dama lo raggiunse; la Duchessa Gramont, arrivata da pochi giorni a corte per combinare un buon matrimonio per la figlia, nonostante i suoi quarant'anni era ancora una donna piacente. Abbassò il ventaglio per elargirgli un sorriso ammiccante che alludeva certo ai loro incontri intimi durante la sua ultima visita a Versailles. Offrendogli il polso per un baciamano, gli chiese se avesse già prenotato un ballo sul carnet della figlia. Galante, Girodelle rispose che non avrebbe mancato di farlo se non fosse già stato impegnato per la sicurezza di Sua Maestà. Mentre ascoltava gli aggiornamenti della duchessa sui pretendenti più auspicabili per la figlia, continuò a osservare Madamigella Oscar: alcune giovani l'avevano raggiunta e le corolle degli abiti colorati formavano una deliziosa cornice attorno a lei; l'austerità da Colonnello dava vita a un pittoresco contrasto con l'allegro ciarlare delle ragazze che sospiravano per la promessa di un ballo. Notò la discrezione con cui l'attendente cercava intanto di intrattenere l'ospite di Madamigella, mentre questa, con fredda eleganza, respingeva le attenzioni delle giovani, che si allontanarono.

Secondo la duchessa, il Marchese de Mirabeau poteva essere la scelta ideale per la figlia: un patrimonio di tutto rispetto e una buona posizione a corte che potevano garantire appoggi importanti all'intera famiglia. Girodelle non l'ascoltava, ma annuiva proferendo qualche parola di circostanza; continuava a osservare Oscar. … la sua Oscar, osò pensare con pudore, sentendo un languore intenso scaldargli il cuore. La duchessina era tornata da lei e ora le stava appuntando sul petto una rosellina estratta dalle decorazioni del suo corpetto. Ammirò la giovane e ne invidiò l'intraprendenza, desiderando ardentemente di riuscire ad ottenere per sè quel fiore prima della fine della serata. L'avrebbe conservato per sempre, nelle pagine più recondite del diario delle proprie memorie. La sua interlocutrice gli rivolse una domanda cui non seppe rispondere, sorrise quindi amabilmente e si informò sui programmi della duchessa per la notte: dopotutto si erano tenuti davvero una soddisfacente compagnia in passato… la duchessa, compiaciuta, gli fece scivolare fra le mani uno dei suoi orecchini di diamanti; non gli restava che raggiungerla dopo il ricevimento nei suoi appartamenti con il pretesto di restituirlo. Si stava congedando dalla signora quando la voce troppo alta dell'ospite di Madamigella Oscar fece cadere per un attimo il silenzio sulla sala. "Ma queste donne vi corteggiano!". Certo che la corteggiavano, pensò Girodelle con candore. La corteggiavano da sempre, ma nessuno aveva mai avuto il malgarbo di farlo notare con tale mancanza di buon gusto. Nella sala era caduto un silenzio imbarazzante. Vide il volto di Oscar contrarsi in un'espressione dura, così si affrettò a parlare a voce più alta del dovuto, complimentandosi con la Baronessa Beauharnais per il collier di smeraldi. Mentre questa ringraziava mostrando a tutti il dono appena ricevuto dal marito, il solito vociare tornò ad animare la stanza.

Le porte furono aperte; Sua Maestà, sul trono, era di un'eleganza ineguagliabile con il mantello d'ermellino dal lungo strascico; accoglieva con espressione dignitosa gli ospiti quando l'orchestra iniziò a suonare.

Diverse personalità erano già state introdotte quando Girodelle vide Madamigella Oscar apprestarsi a entrare con il suo ospite. Improvvisamente vide il disgusto apparire sul bel viso diafano: l'uomo al suo fianco tentava impacciato di offrirle il braccio! Da dietro vide Grandier intervenire prontamente, suggerendo certamente un atteggiamento più consono.

Girodelle guardò il proprio Comandante e si sentì mortalmente indignato per lei, ma poi ripensò alla rosellina appuntata sul suo petto e si promise che durante la serata l'avrebbe avvicinata e sarebbe stato brillante, facendole dimenticare gli inconvenienti di cui era stata vittima. Fantasticava su cosa avrebbe potuto dirle, quando, un attimo prima che venisse annunciata con il suo accompagnatore, notò l'attendente avvicinarsi a lei per sussurrarle qualcosa quasi all'orecchio. Vide le lunghe ciglia abbassarsi sull'azzurro dei suoi occhi, disegnando una lieve ombra sulle guance, mentre le labbra si atteggiavano a un sorriso spontaneo che, per quanto convenientemente contenuto, le distendeva tutti i lineamenti del viso, rendendoli luminosi e scavando due fossette appena accennate ai lati della bocca, come se in realtà non fosse un semplice sorriso, ma piuttosto un riso trattenuto.

Girodelle sentì il cuore improvvisamente pesante: un moto di rabbia impotente lo pervase, riconoscendo che mai sarebbe stato in grado di indurre Madamigella Oscar a sorridere a quel modo, mentre a quel villano ripulito bastava un sussurro. Dimenticò l'ospite inadeguato che la accompagnava e ritrovò il malanimo mai sopito nei confronti di quel Grandier che seguiva continuamente la sua Oscar, apparendo al suo fianco il naturale proseguimento della sua persona, come fossero stati luce e ombra. Una tristezza rabbiosa si impadronì di lui, mentre si diceva che se solo ne avesse avuto l'occasione, anche lui avrebbe saputo farla ridere.

Fine



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Questo breve racconto è in realtà un piccolo estratto da una Long che mi sto scrivendo da qualche mese; sarà un grande piacere, una volta finita, poterla nuovamente condividere con voi.

 


 
   
 
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