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Autore: Fiore di Giada    09/11/2023    0 recensioni
[[L\\\'angelo bianco]]
[Partecipante alla challenge 500 themes_ita col prompt "Perso e solo"]
Di scatto, alzo la testa. Quelle parole mi offendono.
La mia vita, ormai, è priva di senso.
Mi sono condannato ad una solitudine dilaniante, pur di inseguire una vendetta illusoria.
La vita, in questo momento, mi appare una condanna crudele.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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− Hanno ritrovato i corpi. Erano stretti l'uno all'altro, come in un ultimo abbraccio. Vuoi vederli? − domanda l'avvocato.
Le sue parole, così calme e gentili, dilaniano il mio cuore.
Mia moglie e mia figlia sono morte.
− No, non posso… Occupane tu ti prego… Occupatene tu! − mormoro, sempre più affranto. In questo momento, non riuscirei a vedere i loro volti privi di vita.
Mi ricorderebbero le mie colpe verso di loro.
Mi alzo e, a passo lento, mi avvio verso l'uscita. Ho bisogno di uscire da questa stanza.
Mi sembra satura di morte e ho paura di soffocare.
Sopraffatto dalla disperazione, mi abbandono su un divano e lancio un gemito di dolore. Non ho la forza di fingere un contegno inesistente.
Qualsiasi atto mi sembra una fatica erculea e le mie membra sembrano di piombo.
La mia famiglia è distrutta e la colpa ricade su di me.
Ho usato Anna come un mezzo per infliggere a sua madre una sofferenza dilaniante.
Ho creduto di vendicare l'orrenda fine di Bruno.
Ma a cosa è valsa la mia crudeltà?
Ormai, non ho più niente.
Sento sulla mia spalla la mano ferma dell'avvocato.
− Guido… Un destino avverso si accanisce contro di te e ti colpisce negli affetti più cari. Ma tu non devi abbatterti così. Devi reagire, riprenderti. − dice, con tono paterno.
Di scatto, alzo la testa. Quelle parole mi offendono.
La mia vita, ormai, è priva di senso.
Mi sono condannato ad una solitudine dilaniante, pur di inseguire una ingannevole vendetta.
La vita, in questo momento, mi appare una condanna crudele.
− Reagire? Riprendermi? E per chi? Perché? A che scopo? Sono solo ormai… Solo con questi atroci ricordi, con questi rimorsi. − replico, amareggiato. 
Di scatto, mi alzo e mi avvio verso la porta. Non voglio vedere nessuno.
Tutto, in questo momento, mi sembra insensato e crudele.
Ho paura di perdere la ragione.
Solo i ricordi, per quanto dolorosi, mi danno stabilità.
Ho bisogno di toccarli, per non perdere me stesso.
− Guido, dove vai? − chiede l'avvocato, preoccupato. Forse, comincia a rendersi conto del mio stato.
− Ti prego… Ho bisogno di stare solo. − mormoro. Tutto il mio mondo è crollato.
E io posso contemplarne le macerie.
− Non posso lasciarti così… − insiste, sempre più turbato. 
Sorriderei, se ne avessi la forza. Il suo timore è chiaro.
Teme un mio gesto inconsulto.
− Perché? Hai paura che commetta qualche sciocchezza? Anche per ammazzarsi ci vuole del coraggio. E io in questo momento mi sento vile, spaventosamente vile. − affermo. Il suicidio è lontano dalla mia mente.
La sofferenza, inesorabile, dilania il mio cuore e indebolisce la mia forza.
Esco, incurante delle grida dell'avvocato, mentre le lacrime, libere, bagnano le mie guance. Non so cosa sarà di me.
Ma, finalmente, posso ammettere la verità a me stesso.
Voglio morire e non soffrire più.
   
 
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