Kikan
no mura - Il villaggio del tempo
Era
una afosa
giornata estiva, il sole con i suoi caldi raggi cuoceva tutto
ciò che riusciva
a toccare. In una stradina di campagna, nel bel mezzo di un fitto mare
d’erba,
vi era una strana figura. Una ragazza, con in testa un capello di
paglia,
passeggiava sulla sua bicicletta da cui proveniva il suono di un
piccolo
campanello. Portava sulle spalle una zaino verde ed attaccata sulla
bici vi era
una valigia. Era vestita in modo semplice: maglietta a giro manica e
pantaloncini
di jeans. Ai piedi dei sandali immacolati. La sua pelle aveva il colore
tipico
dei giapponesi mentre i suoi occhi erano castano scuro. Una folata di
vento
fece ondeggia il mare di erba, permettendo di scorgere i capelli della
sconosciuta. Avevano lo stesso colore degli occhi ed erano corti, non
arrivavano neanche a toccare le spalle. Attaccato al suo collo vi era
un
amuleto d colore rosso. Continuava a pedalare incurante della calura e
di tutto
ciò che la circondava. Dopo aver attraversato un una
stradina alberata la bici
si immise in un villaggio. Non appena ebbe varcato quel suolo gli occhi
della
sconosciuta si strinsero impercettibilmente restando tuttavia
impassibile. Dopo
aver svoltato alcuni vicoli giunse dinanzi a una casetta in stile
nipponico.
Senza attendere alcun permesso poggiò la bici al muro e
raccogliendo la sua
valigia entrò in casa. Si tolse i sandali,
scaricò i bagagli per terra e aprì
tutte le porte della casa per far passare aria, dopodiché si
rimise le scarpe,
prese un marsupio ed uscì nuovamente. Camminò un
po’ per il villaggio senza
alcuna meta precisa, ma scrutando attentamente tutto
l’ambiente circostante
come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. Un piccione di colore
bianco si
arrestò sulla sua spalla destra, come se gli avesse
comunicato qualcosa, essa
rispose << Lo so. >>
Dopo
una mezz’ora
si fermò per comprare un ghiacciolo e, sedendosi su una
panchina, iniziò a
mangiarlo.
<<
Ehi, tu.
>> Continuò a parlare senza scomporsi o
smettere di mangiare. <<
Hai intenzione di restare nascosto lì ancora a lungo?
>> Dopo qualche
secondo una figura uscì da un cespuglio. Si trattava di un
ragazzo della sua
stessa età. Aveva occhi e capelli castano scuro, portava gli
occhiali dalla
montatura nera. Indossava una camicia bianca e pantaloni blu, ma
ciò attirava
l’attenzione era il suo sguardo. Era goffo e impacciato e
sembrava essere stato
preso con le mani nel sacco. Il suo aspetto era decisamente comune e
per niente
interessante.
<<
Scusami…
io… io non… cioè >> Il
ragazzino si sentiva a disagio di fronte a tanta
calma, una persona normale lo avrebbe tartassato di domande e accuse.
Tentennare non lo avrebbe aiutato, il giovane lo sapeva. Riprese
coraggio e
ricominciò a parlare. << Scusami per averti
spiata. E’ la prima volta, dopo
molto tempo, che una sconosciuta mette piede nel nostro paesino. Il mio
nome è
Murakami Shigehito, il tuo invece? >>
Dopo
un silenzio
che parve infinito la ragazza rispose. << Mi chiamo
Kawazoe Izumi.
Piacere. >>
<<
Pi…
piacere mio. >> Shigehito la osservo ancora per qualche
minuto, poi,
senza aspettare alcun invito, si andò a sedere vicino a lei.
<< Non sei
molto loquace, sei timida? >>
<<
Ti sembro
timida? >> La ragazza
stava
leccando le ultime gocce di quello che una volta era un ghiacciolo.
L’altro
si portò
una mano dietro la nuca e sorrise. << No, decisamente no.
Se te lo posso
chiedere, perché sei venuta qui? Non è certo un
bel posto dove trascorrere le
vacanze. >>
Izumi
si alzò
gettando la stecca del gelato. << Mi hanno affidato un
lavoro, e forse tu
mi puoi aiutare. >>
<<
Un lavoro?
In piena estate? Di che si tratta? >>
<<
Devo
esorcizzare qualcuno. >> Si misero a camminare.
<<
Eh?!
>> Si fermò di botto. << Vuol
dire che tu sei un’esorcista?
Incredibile non ne ho mai vista una. Chi è la persona che
devi esorcizzare,
Kawazoe-san? >>
<<
Izumi è
più che sufficiente. >> Parlò senza
voltarsi.
<<
Dimmi
Izumi, chi è la persona che devi aiutare? Non me lo puoi
dire? >>
<<
Il
problema è che non lo so. >> La faccenda era
seria eppure sembrava che
lei stesse parlando del tempo.
<<
Quindi
devi trovarlo, e come pensi di fare? >> Shige era sempre
più curioso di
scoprire qualcosa riguardante quella misteriosa ragazza.
<<
Seguirò il
mio istinto e le pulsioni negative di questo posto. >>
<<
Scusa se
te lo dico, ma sei sicura che sia proprio qui? Questo villaggio
è sempre stato
abbastanza tranquillo, salvo piccoli incidenti, dove pensi di trovare
qualcosa?
>>
<<
Proprio
qui. >> Si erano fermati davanti ad una villetta in stile
occidentale che
sembrava disabitata da tempo.
<<
Non credo
sia una buona idea. >> Il ragazzo deglutì come
spaventato all’idea di
entrare.
<<
Perché no?
>> Senza
aspettare oltre, aprì il
cancello e varcò la soglia.
<<
Perché qui
abita una pazza. Non so quanto tempo fa si sia trasferita ma dopo
appena tre
giorni ha smesso di uscire di casa. Tutti le stanno alla larga, pare
abbia
combinato qualcosa di grosso ma non so bene cosa. >>
<<
Buono a
sapersi. >> Izumi girò la maniglia in ottone e
la porta si aprì poco a
poco emettendo un suono sinistro. La casa era evidentemente vuota
eppure so
sentiva il rumore di stoviglie come se qualcuno stesse trafficando in
cucina.
Ad un certo punto questo rumore cessò per lasciare posto a
delle risate di
bambini.
<<
Andiamocene via. >> Shige era rimasto nascosto dietro la
sua schiena.
<< Non è una buona idea entrare in casa
d’altri senza permesso. >>
<<
Nessuno ti
ha chiesto di venire, tanto per cominciare. >> Le risate
si spensero e da
allora fu tutto silenzio.
<<
Infatti mi
sto chiedendo perché sono ancora qui. >>
Passarono per il piccolo
corridoio ma non videro niente di insolito. Izumi camminava davanti e
Shige era
costantemente appollaiato alle sue spalle. Arrivarono davanti una rampa
di
scale bianche e salirono. Erano sgangherate ed emettevano un suono
agghiacciante.
<<
Torniamo
indietro. >>
<<
Fallo tu
se vuoi, io ho un lavoro da svolgere. >> Arrivarono sino
in cima,
trovandosi davanti un altro corridoio.
<<
Aaahhh!
>> Un urlò terrificante proveniente da un
punto imprecisato del piano li
fece fermare.
<<
Che
succede? >> Il giocane, completamene terrorizzato,
cominciò a pregare
tutti i santi per uscire vivo da lì. Improvvisamente una
strana aura scura
iniziò a prendere vita sino ad assumere l’aspetto
di un lupo, completamente
nero, fatto di energia.
<<
Stai
indietro. >> La giovane si preparò alla
battaglia che l’attendeva.
<<
Puoi
scommetterci. >> Il povero ragazzo, dal canto suo, era
terrorizzato.
<<
Non ho
tempo da perdere, io. >> Senza attendere oltre,
unì il pollice, l’indice
e il mignolo di entrambe le mani, piegando le dita restanti. Anche il
suo corpo
fu attorniato da una strana energia ma di colore rosa. Si
formò un cerchio ai
suoi piedi e l’aria si fece carica di elettricità.
<< Con il potere
conferitomi dal cielo e dalla terra, io ti sigillo. Fino al giorno in
cui non
arriverà qualcuno disposto a liberarti, resterai prigioniero
del mio potere.
>> Con l’indice e il medio della mano destra
formò una croce davanti a
se, dopodiché la spinse in avanti colpendola con il palmo
aperto dell’altra
mano. Il lupo ululò in maniera agghiacciante prima di
scomparire ed essere
sigillato del tutto. L’atmosfera tornò normale.
Dopo
un tempo che
sembrava interminabile Shigehito si rialzò da terra.
<< Incredibile, hai
sigillato un vero spirito. Non mi crederà nessuno quando lo
racconterò in giro.
>>
<<
Ti sbagli.
>>
<<
Eh?
>>
<<
Quello che
io ho esorcizzato era solo un pesce piccolo. La vera guerra comincia
ora.
>> Izumi aveva uno sguardo grave e poco rassicurante. Si
mosse aprendo
una porta alla sua destra e quello che vide li raggelò. In
quella che una volta
era stata la camera di una ragazza, ora restava solo muffa e sporco.
Davanti a
loro, appoggiato ad un letto vi era un cadavere decomposto. aveva i
capelli
lunghi e un logoro vestito di colore rosa. Era appoggiata al letto con
la
schiena e le mani era abbandonate in grembo in una posa di sconfitta,
ma ciò
che colpì entrambi fu il suo viso: aveva la bocca spalancata
da puro terrore e,
anche se non erano più visibili, gli occhi fuori dalle
orbite.
<<
Oh mio
Dio! Dobbiamo chiamare la polizia. >> Il ragazzo si
affrettò alla ricerca
di un telefono ma l’altra lo fermò.
<<
Lascia
perdere, a che scopo farlo? >> Il poveretto la guardava
basito come se
avesse detto chissà quale abominio. << Nessuno
si è mai degnato di
denunciare la sua scomparsa, così come nessuno è
mai venuto a cercarla. Sarebbe
inutile creare tanto chiasso, ormai è morta. >>
<<
Morta?
>> Sembrava essersi calmato rispetto a prima.
<<
Si a
giudicare dallo stato del suo corpo è una lei. Non so come
sia morta ma ho
qualche sospetto. Allora deve essere lei che mi ha mandato la lettera.
>>
<<
Lettera?
>> Adesso davvero non ci capiva più niente. (E
finiscila di fare il
pappagallo!)
<<
Una
settimana fa mi è arrivata una lettera con mittente e
destinatario sconosciuto.
Me la sono ritrovata nella posta senza sapere come e quando sia finita
lì. Ora
ascoltami, se vuoi essere messo a conoscenza della faccenda per me va
bene. Ma
sappi che puoi rimetterci la vita e io non intendo assumermi la
responsabilità
della tua morte, se sei cosciente di questo allora accetto il tuo
aiuto.
>> Shigehito restò in silenzio per qualche
secondo prima di parlare con
sguardo accesso di determinazione.
<<
Io so
perfettamente che non è un gioco e che posso morire da un
momento all’altro.
Nella mia vita non sono mai riuscito a fare qualcosa di utile o
migliore di
qualcun altro, e sono stanco di questo. Voglio essere utile, voglio che
venga
riconosciuto il mio valore. Poco importa se nessuno crederà
a tutta questa
storia, almeno avrò lottato per la prima volta in vita mia.
>> Senza più
alcun indugio, Izumi gli passò la lettera che lui
aprì e la guardò stranito.
<< L’inchiostro rosso è vecchissimo
e sbiadito, come la pagina del resto.
>>
<<
Non è
inchiostro. >> A un cenno interrogativo
dell’altro proseguì. << E’
sangue. >> Aggiunse lapidaria.
<< Cosa?!
>> Dopo aver rivolto un ultimo sguardo disgustato
all’oggetto iniziò a
leggere:
Io non so
chi tu sia o cosa tu avrai a che fare con la faccenda, so
solo che sarai l’unica persona in grado di aiutarci. So che
ti stai domandando
per quale motivo parlo al futuro, anziché al presente, ma
quando questo pezzo
di carta ti sarà consegnato certamente io non ci
sarò più. Mi sarà quindi
impossibile aiutarti in qualunque modo, non potrò lasciarti
informazioni perché
queste saranno di certo cancellate a seguito dell’anno che
trascorrerà prima
che la lettera ti venga consegnata sotto mio ordine. Posso
però lasciarti un
indizio, o degli indizi, che tu avrai il compito di trovare. Va sulla
collina
che affaccia sul villaggio, da lì che per me è
cominciato tutto, la fine. Io ho
paura, non potrò scappare e non saprò il destino
che mi attende. Chiunque tu
sarai io veglierò su di te affinché venga rotta
questa catena di morte,
perdonami se potrai, un giorno. Buona fortuna e ricorda, non
abbandonare…
troppe persone lo hanno fatto. Addio.
<<
Ma che
significa? Come è possibile che una persona scriva al
futuro? Cos’è, una
veggente? >> << E’ il motivo per
il quale sono venuta qui, ma non è
la sola cosa che non quadra. >>
<<
Cioè?
>> Il ragazzo era parecchio confuso, adesso.
<<
Te lo
spiegherò strada facendo, ma prima devo liberare questa
casa. E’ pericoloso
lasciarla così. >> Aprì il suo
marsupio e tirò fuori dei talismani simili
agli ofuda ma con kanji differenti. Piazzò uno dei pezzi di
carta in ogni
stanza della casa, da ognuna di esse sentiva provenire una distinta
presenza
maligna. << Usciamo, è meglio.
>> Rifecero il percorso all’indietro
e si ritrovarono fuori la villa, l’una con un piano in mente,
l’latro senza
sapere cosa volesse fare.
<<
Cosa vuoi
fare? >> Senza degnarsi di rispondergli, Izumi
unì le dita delle mani a
mo di preghiera lasciando in alto solo gli anulari. <<
Con il potere
conferitomi dalla terra, io metto fine alla serie di malefici che hanno
colpito
questa casa. Queste pareti e tutto ciò che è
contenuto al loro interno, vengano
liberati da questo orrore. >> L’aura rosa era
tornata ad avvolgerla e con
lei tutta la casa. Sotto di essa si era formato un cerchio che sembrava
una
barriera da cui uscì un’aura di colore nero che si
scontro con l’altra. Si
generarono alcune scosse elettriche e delle presenze inquietanti fecero
la loro
apparizione, combatterono per alcuni minuti ma alla fine il potere
della
ragazza ebbe la meglio. Lo scudo si ruppe in tanti frammenti che
sparino alla vista
e la casa riprese il suo antico aspetto pacifico.
<<
Non
finirai mai di stupirmi. >> Shigehito non era del tutto
certo di cosa
fosse accaduto ma una cosa la sapeva, quella ragazza era un fenomeno.
Il suo
sguardo venne poi attratto da una punto bianco che si avvicinava e che
risultò
essere il piccione di prima, sparito in precedenza non si sa quando.
<<
Molto
bene. >> La giovane rispose al tubare
dell’animale.
<<
E lui chi
è? >>
<<
Lei si chiama Chiharu ed
è la mia
assistente. >> Puntualizzò la ragazza.
<<
Hai un
piccione per assistente, davvero forte questa. >> Si
sistemò gli occhiali
per poterla guardare meglio. << Prima ho visto che le hai
risposto, cosa
ti ha detto? >>
<<
Dove posso
trovare un posto per osservare al meglio il villaggio, guarda caso
è proprio la
famosa collina di cui parlava la ragazza nella sua lettera.
>> Passarono
alcuni minuti a camminare in silenzio quando Izumi, impassibile come al
solito,
gli chiese una cosa. << Come si chiamava la ragazza che
abitava in quella
casa? Non ho visto alcuna targhetta fuori alla villa. >>
Il
ragazzo parve
pensarci un po’ su. << Onestamente non lo so.
Possiamo provare a chiedere
in giro. >> Detto, fatto. Si fermò per
chiedere informazioni ad alcuni
conoscenti ma nessuno seppe rispondergli. Altri lo ignorarono
bellamente come
se la faccenda non li riguardasse. Sembrava quasi che nessuno sapesse
della sua
esistenza. << Come è possibile che nessuno
sappia come si chiamava quella
ragazza? Cos’è? Un fantasma, forse?
>>
<<
Potrebbe
anche essere. >>
<<
Che?
>> Era veramente strana, lui non riusciva mai a capire
quando scherzasse
o quando parlava sul serio. Giunsero quasi fuori al villaggio, salendo
una
rampa di scale fatta di pietra si inoltrarono in quello che sembrava un
cimitero.
<<
Ma guarda,
abbiamo visite. >> Davanti a un tempio, c’era
un vecchio bonzo
completamente pelato e con un kimono grigio scuro addosso. Su di esso
portava
una collana di perle ed aveva un bastone di legno per sorreggersi. Era
alto, si
e no,
<<
Buongiorno, Kazunari-san. Lei è una nuova arrivata, Kawazoe
Izumi. Lui invece
abita in questo tempio ed è il bonzo del paese, Fujiwara
Kazunari. >>
Il
vecchio
assottigliò lo sguardo << Finalmente sei
arrivata, sei stata tu a
liberare la villa, non è così? >>
Anche Izumi assottigliò il suo sguardo.
<<
Come fa a
saperlo? Mi stava aspettando? >> Il vecchio fece un segno
di diniego con
la testa.
<<
Non io, lei. >> Lo
stupore che la prese durò
solo un attimo.
<<
Parla
della ragazza della villa. >> Nessuna domanda, era
un’affermazione.
<<
Seguitemi.
>> Il bonzo fece strada per il cimitero e li condusse
accanto ad una
lapide, su di essa vi era inciso un nome.
<<
“Fujiwara Mitsuki.”
>> Lesse Murakami ad alta voce. <<
Fujiwara? >> Si voltò ad
osservare l’uomo che aveva un espressione spenta e triste.
<<
Era mia
nipote, la ragazza che ti ha scritto quella lettera. >>
Disse rivolto a
Izumi.
<<
E’ stato
lei a spedirmela? >>
<<
No.
>>
<<
Sa dirci
qualcosa riguardo questa storia? >>
<<
Non più di
quanto voi già non sappiate, ma vi darò tutto il
mio aiuto. >>
<<
Capisco.
>> La ragazza si allontanò sino a giungere
alla parete ove si poteva
ammirare il villaggio.
<<
Che cosa
vuoi fare? >> Shigehito cominciava ad essere preoccupato.
<<
Questo.
>> Unendo i pollici a gli indici di entrambe le mani
tracciò due linee in
verticale e due linee in orizzontale, che si unirono sino a formare un
rettangolo. << Con il potere conferitomi dal cielo, io
chiedo di vedere.
Mostrami ciò che è, e non ciò che
appare. >> La forma geometrica assunse
uno strano colore rosso, come se stessero vedendo ai raggi x, dando
un’inquietante visione del villaggio.
<<
Non è
possibile. >> Disse Izumi calma come suo solito.
<<
Era come
temevo. >> Ribatté l’uomo.
<<
Che
succede? >> Chiese invece Shige.
<<
Ora
capisco perché nessuno era in grado di darmi informazioni
sulla sua
collocazione. >>
<<
Insomma
Izumi, spiegati. >> Il ragazzo cominciava ad avere paura.
<<
Questo
villaggio non esiste. >> Aggiunse lapidaria.
<<
Come?
>> Un sussurro fu l’unica riposta che ricevette.
Continua…
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Una
fiction senza
pretese, ho avuto l’ispirazione e l’ho buttata
giù. I capitoli saranno
pochissimi penso di finirla in tre massimo quattro, non di
più. Non mi aspetto
di aver creato chissà cosa, anzi, ma spero lo stesso che sia
accettabile. Per
quello che riguarda i rituali, avrei voluto usare preghiere giapponesi
ma ne
conosco solo una e volevo riservarla per il finale :-P. Spero di aver
tradotto
bene il significato del titolo (in caso contrario non fatevi scrupoli a
farmelo
notare). Perdonate tutti gli strafalcioni che ci saranno e vi auguro
buona
lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando.
Saluti da Kahoko la
folle. ^^