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Autore: Atramentum    17/11/2023    3 recensioni
La storia partecipa alla challenge "Storie della Notte" indetta da TsukikageShawn, prompt "La luna piena, un tesoro e un ricordo. Cosa li accomuna?"
Ambra, amatissima moglie di Matteo, è deceduta da un mese. Il marito decolla da Torino e approda a Catania, luogo di origine dell’amata. Mentre la luna piena rischiara la notte, tra gli scogli della spiaggia di Ognina Matteo apre uno scrigno donatogli dai genitori di Ambra per volere della figlia. La chiave è il ciondolo di una collana ricevuta dalla donna il giorno del loro matrimonio, la luna piena testimone della loro unione.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il tempo sembrava essersi cristallizzato da un mese, persino lo scorrere degli eventi non l’aveva minimamente travolto.

La sua mente lo teneva incatenato di fronte alla bara di Ambra da trentun giorni, mentre le sue gambe nel mondo tangibile lo portavano in giro. Ma era distratto, ogni persona o animale o cosa era marginale. Più vagava, meno peso dava alle sue percezioni. Non voleva sentire più nulla. Provare più nulla. Eccetto il dolore. Voleva concentrarsi su quello, su ciò che la perdita gli aveva suscitato. Se non lo avesse fatto si sarebbe sentito infedele.

Era facile provarlo, il dolore. Era il senso più spontaneo e naturale che avesse mai sentito. Il sentimento invece era stato il travolgente amore per la sua cara Ambra. Questo senso e questo sentimento li avrebbe provati a vita, fino a quando non si sarebbe spento anche lui.

Non credeva l’avrebbe mai riabbracciata. Non credeva proprio in nulla, al contrario di lei, cattolica e fino all’ultimo speranzosa di poter trovare un luogo sereno dopo la morte.

Matteo vedeva il nulla negli scenari che Ambra, sul lettino dell’ospedale, dipingeva con le parole. Laddove lei pensava avrebbe visto angeli lui non si figurava alcunché.

Non le aveva mai detto nulla, piuttosto aveva ascoltato ogni sua speranza fino a quando non aveva dovuto chiuderle gli occhi privi di vita.

Aveva rispettato il suo Credo e quello dei suoi genitori andando al funerale, scrutando la sua bara che veniva murata. Aveva contemplato l’immagine di lei sorridente che spiccava nella tomba sopra al nome, al cognome e alla data di nascita. E di morte.

“Amatissima figlia e moglie.”

Non mamma, mai lo sarebbe stata. Le avevano diagnosticato quel maledetto tumore prima che loro potessero iniziare a provarci.

Non avrebbero entrambi mai conosciuto i loro figli, destinati a non venire al mondo.

Era crudele il giorno in cui la sua mente lo stava trattenendo. Sentiva di non essersi mai mosso da quella tomba.

Matteo nel mondo reale era ad Ognina, la spiaggia di Catania su cui loro avevano passeggiato la sera del loro matrimonio, dopo la cena.

La stessa luna piena, l’acqua salata che si infrangeva sui numerosi scogli, le voci lontane dei passanti che urlavano imprecazioni in dialetto stretto.

Era tutto come allora. Mancava solo lei.

Era nata in quella città e lì avevano celebrato le nozze. Si erano conosciuti a Torino durante il periodo dell’università quando i loro gruppetti, provenienti da facoltà diverse, si erano uniti.

E da allora non aveva fatto altro che innamorarsi di lei ogni giorno di più. Dei suoi corti riccioli scuri, dei suoi occhi ambrati e vivaci, del suo sorriso dolce e coinvolgente.

Al suo posto, nel presente, con lui c’era solo uno scrigno.

Era atterrato a Catania la mattina stessa ed era immediatamente andato a trovare i suoceri, chiedendo loro di consegnargli uno scrigno.

Ambra gliene aveva parlato la notte delle loro nozze e Matteo si era ricordato di doverlo andare a prendere.

Era uno scrigno giallo che voleva simulare un forziere, probabilmente un giocattolo per bambini.

Stava continuando a rigirarsi il ciondolo della sua collana tra le dita senza smettere di rimuginare.

Non capiva nemmeno lui cosa volesse. Perché i suoi piedi lo avessero portato lì nonostante con la mente fosse ancora immobile al funerale.

Poi pensò alla sera in cui Ambra gli aveva parlato dello scrigno. E il ciondolo a forma di chiave venne tempestivamente inserito nella fessura che gli avrebbe consentito di aprire il tesoro.

“Che luna, Matteo! Anche se non arriva la luce dalla strada è tutto illuminato!”

Anche lei lo era. Sua moglie.

Non sarebbe stato facile abituarsi a definirla così, ma sarebbe stato bellissimo. Svegliarsi ogni mattina e avere lei accanto mentre russava, beata tra le lenzuola, non sarebbe più stata una rarità, bensì la quotidianità.

Era bellissima nel suo abito bianco, lo stesso che aveva avuto indosso quella mattina, mentre aveva percorso la navata verso di lui, verso il loro futuro insieme.

I suoi capelli erano legati, eppure qualche ricciolo le ricadeva sugli zigomi. Non riusciva ogni volta a non perdersi in quell’intricato e morbido labirinto che era la sua chioma. Così come nei suoi occhi ora scintillanti che scrutavano il mare.

“Se vuoi, la notte della prossima luna piena potremmo tornare” propose Matteo.

Ambra si voltò verso di lui e gli sorrise. “Non sarebbe magica quanto questa, marito mio.”

Lui arrossì come un bambino delle elementari.

I loro amici dicevano loro spesso che il voltastomaco che suscitavano fosse troppo nocivo. Per eccesso di dolcezza naturalmente.

Lui non era mai stato un tipo romantico prima di Ambra. Aveva avuto tre relazioni prima di lei ma nessun rapporto sarebbe mai stato minimamente paragonabile a quello che aveva con la moglie. Forse perché era romantica lei ed altrettanto contagiosa. Lo avrebbe trascinato con lei sempre, fosse triste o felice.

“Sai, ho un tesoro a casa mia. O meglio, nella mia vecchia casa.”

Ora si fronteggiavano. Ambra sembrava pensierosa mentre pronunciava quelle parole.

“Vorrei lo aprissimo a ottanta anni o più. Se uno dei due non dovesse arrivarci l’altro potrebbe aprirlo subito.”

Aggrottò le sopracciglia chiedendole con lo sguardo di approfondire.

“Intendo dire… ho inserito in uno scrigno qualcosa che vorrei guardassimo da anziani! Una sorta di capsula del tempo. Beh, facendo le corna, come si suol dire, se uno dei due dovesse morire prima, l’altro potrebbe aprirla immediatamente.”

“Pensi che non arriveremo entrambi agli ottanta anni?” una spiacevole sensazione di malinconia lo pervase.

Ambra sorrise goffamente. “Io, te, tutti o nessuno dei due. La vita è imprevedibile. Certo, se riuscissimo entrambi a farcela, a guardare dentro lo scrigno anche se mezzi cecati, sarebbe fantastico!”

“Beh” fece Matteo, anche se ancora un po’ scosso: “impegniamoci e portiamo avanti questo matrimonio fino alla fine!”

La risata cristallina di Ambra si unì ai dolci suoni delle acque.

“Ti amo, Matteo! E non vedo l’ora di aprire quello scrigno, chissà come reagirai!”

Lui rise e la baciò.

Poi lei distolse lo sguardo per posarlo sulla borsetta da cui estrasse una collana con un ciondolo, una chiave.

“Custodiscila tu fino a quando non l’apriremo” sussurrò tra sè e sè le parole che aveva pronunciato Ambra nel suo dolce ricordo.

Dentro lo scrigno trovò una penna, che riconobbe essere la propria, regalata a lei prima di un esame per augurarle goffamente molta fortuna. Tre foto, la prima la raffigurava da bambina davanti ad una vetrina oltre la quale era esposto un abito da sposa, la seconda la loro prima foto di coppia davanti a un grosso albero di Natale posto in piazza, la terza Ambra il giorno della prima prova dell’abito nuziale.

Le lacrime pizzicavano, la visuale diveniva sempre più sfocata, ma si stropicciò gli occhi per poterla riammirare vestita di bianco.

Dopo interminabili secondi in cui aveva scrutato ogni dettaglio di quel vestito come aveva fatto il giorno delle nozze, accantonò le foto per prendere in mano un foglio di carta, una lettera.

Caro futuro marito,

mi chiamo Ambra, ho quindici anni e voglio ancora credere nell’amore.

Oggi il ragazzo che mi piace mi ha rifiutata davanti a tutti i nostri compagni, mi sento come se fossi stata pugnalata due volte. Forse il primo coltello è stata la delusione mentre il secondo l’umiliazione.

Sarà così per sempre? Oppure tu esisti davvero e un giorno sarò felice?

Stanotte c’è la luna piena. Mi sento così malinconica quando la guardo da sola, vorrei tanto essere in compagnia di qualcuno, di una persona speciale che mi ascolti, che mi rispetti, che mi ami. Ed io vorrei ricambiare tutto ciò che ti ho detto.

Perciò spero che tu esista.

Vorrai guardare la luna con me?

Ambra

E infine un’altra lettera. Un foglio in cui era scritta una sola frase. Scoppiò a piangere, ogni lacrima era una pugnalata vera.

Grazie di aver guardato la luna con me, Matteo, ti amo.

   
 
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