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Autore: LorasWeasley    23/11/2023    2 recensioni
AU|Modern [Tecchou x Jouno]
"La prima volta che si incrociarono nel loro pianerottolo, non era stata una delle migliori giornate per Jouno e finì per trattarlo di merda."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Saigiku Jouno, Tetcho Suehiro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Odio il mio vicino di casa
 

Trovare quell'appartamento, qualche mese prima, era stata una grande fortuna per Jouno.
Il luogo era appartato ma abbastanza vicino al centro: di conseguenza la notte poteva dormire tranquillo anche con le finestre aperte perché non avrebbe sentito rumori molesti, ma allo stesso tempo poteva raggiungere il proprio lavoro e i negozi di suo interesse a piedi o con poche tratte dell’autobus.
L’affitto era basso, la casa non troppo grande ma grazie a questo abbastanza calda in inverno e fresca in estate. Il padrone di casa era sempre pronto a rispondere a ogni suo problema e il suo cane guida era stato accettato dal primo momento senza fare storie.
I vicini di casa erano l’unico problema, ma in realtà non è che a lui piacessero le persone in generale, quindi non faceva testo.
La casa che aveva trovato era all’interno di una palazzina di cinque appartamenti: due al piano terra, due al primo piano e uno al secondo più grande e compreso di terrazzo.
Al piano terra le due case erano occupati da due universitari: Tachihara Michizo e Teruko Okuza. E se il primo era tendenzialmente silenzioso e quasi sempre fuori di casa, la seconda aveva organizzato tre feste solo nell’ultimo mese, aveva smesso quando tutte e tre erano state interrotte dall’arrivo della polizia che Jouno stesso aveva chiamato nell’esatto momento in cui aveva sentito la prima persona presentarsi schiamazzando.
All’ultimo piano, nella casa più grande, viveva un signore di mezza età di nome Ochi Fukuchi, era spesso ubriaco ma non faceva troppo rumore quindi Jouno non si era ancora andato a lamentare. La cosa che più lo divertiva era sentire i passi di Teruko che quasi ogni giorno di soppiatto e ad orari strani salivano fino all’ultimo piano per la sua evidente cotta verso l’uomo. 
Infine, nel piano di mezzo stava la sua casa e quella di Tecchou Suehiro, persona che non aveva ancora conosciuto ma che sapeva avere la sua stessa età e un comportamento pacato e calmo. Tra tutti pensava che era quello che più avrebbe sopportato: quello che meno entrava in contatto con la sua vita e che, di conseguenza, non gli andava a distruggere la routine.
Non si era mai sbagliato così tanto.
La prima volta che si incrociarono nel loro pianerottolo, non era stata una delle migliori giornate per Jouno e finì per trattarlo di merda. 
Quel giorno l’estate era ormai alla sua conclusione, Jouno era stato colto da un temporale mentre era fuori e non solo si era bagnato tutto, ma aveva pure calpestato una cacca di cane poco prima di raggiungere il proprio condominio.
Fu mentre cercava di entrare nel suo appartamento (da bagnato e senza la scarpa sporca che teneva in mano) che sentì la porta di fronte aprirsi e quello che immaginava fosse il proprio vicino di casa unirsi a lui nel pianerottolo.
-Buonasera- salutò questo.
Jouno non aveva voglia di fare amicizia, si limitò quindi a ignorarlo mentre girava la chiave nella toppa e apriva la porta. 
La conversazione poteva tranquillamente morire lì, ma il vicino continuò affermando l’ovvio -Perché sei senza una scarpa? Tutto bene?
Jouno esplose -Ma i fatti tuoi!? Ti sembra il momento di parlarmi!? Sei coglione quanto quella persona di merda che lascia fare i bisogni al suo cane sul marciapiede senza poi raccoglierli!? Boh.
Entrò in casa insieme al proprio cane, chiudendosi la porta alle spalle con più forza del necessario.
Ci furono diversi secondi di silenzio totale, poi sentì i passi leggeri dell’altro che andavano via scendendo le scale. 
Plum Blossom, il suo pastore tedesco e cane guida, fece uno guaito per attirare la sua attenzione. Jouno non poteva vederlo, ma sapeva che questo lo stava giudicando.
-Zitto- rispose -non abbiamo bisogno di essere amichevoli con i nostri vicini.
Non soprattutto con qualcuno che non capiva la situazione e gli chiedeva se stesse bene, ma come poteva stare bene dopo una giornata di merda?
Jouno neanche lo conosceva ma aveva già deciso che avrebbe odiato Tecchou Suehiro.

Fu esattamente una settimana dopo che si incrociarono di nuovo nello stesso pianerottolo quasi alla stessa ora, con l’unica differenza che quel giorno Jouno non aveva avuto una brutta giornata.
-Buonasera- salutò di nuovo il vicino in modo educato, come se l’ultima volta che l’avesse fatto non fosse stato mandato a quel paese.
-Buonasera- si costrinse a rispondere Jouno, perché non poteva di certo passare per un maleducato, non sempre almeno. Aveva standard.
-Mi chiamo Tecchou Suehiro, l’ultima volta non ho avuto modo di presentarmi, sono il suo vicino di casa.
Jouno immaginò che l’altro si fosse chinato leggermente per quella presentazione, così fece lo stesso presentandosi a sua volta. Per poi dirigersi alla sua porta, pensando che la conversazione fosse conclusa: si sbagliava.
-Sono un agente di polizia- continuò l’altro uomo e Jouno si irrigidì per riflesso involontario, non che avesse fatto qualcosa di sbagliato (o almeno non negli ultimi due anni), ma era normale reagire in quel modo quando uno sconosciuto iniziava una conversazione con quella premessa, giusto?
Tecchou continuò tranquillo -e dopo il nostro incontro di l’altro giorno ho fatto apporre cartelli nel quartiere che vietano alle persone con animali di lasciare i bisogni di questi a terra, pena una multa.
Ah. Ecco, quello non se lo aspettava.
Jouno non sapeva come rispondere, l’altro continuò -Sì insomma, te lo dico perché ho immaginato che non lo sapessi visto che non puoi… vederli. Però ecco, magari migliora la tua giornata.
Jouno strinse il guinzaglio di Plum e questo abbaiò, facendolo tornare alla realtà.
Strinse le labbra e rispose -Grazie. Anche se doveva già esserci una legge simile.
-Ha ragione, è che troppo spesso pensiamo che non ci sia bisogno di leggi per certe cose che dovrebbero risultare normali per le persone, ma invece… comunque, le auguro una buona serata.
Fu solo quando l’altro era ormai andato via che Jouno si ricordò di dover entrare nel proprio appartamento, troppo perso nel pensiero di che strana persona fosse il suo vicino di casa.

Iniziarono a incontrarsi sul pianerottolo sempre più spesso, prima semplicemente salutandosi, poi iniziando a commentare diversi argomenti futili: passando dal meteo del giorno alle piante morte nel giardino di Tachihara.
Divennero conoscenti, con Jouno che aveva imparato a riconoscere il rumore dei suoi passi e del suo respiro, e Tecchou che aveva fatto amicizia con Plum Blossom, chiedendo sempre il permesso prima di accarezzarlo perché era ben consapevole che non si dovevano  distrarre i cani guida quando erano a lavoro. Jouno aveva molto apprezzato questa cosa.
Erano sempre stati incontri casuali i loro fino a quando, qualche mese dopo, non fu il poliziotto a fare un passo avanti in quella relazione andandogli a suonare direttamente a casa.
Era orario di pranzo e lui era tornato per la sua pausa, cosa che di solito non faceva poiché rimaneva spesso a mangiare in ufficio o al negozio di ramen con i colleghi.
-Ciao!- per Tecchou era stato facile passare a dargli del "tu".
Jouno faceva ancora fatica a farlo e molto spesso continuava a dargli del "lei", ma quel giorno rispose con un "ciao" borbottato  e confuso sul perché l'altro fosse alla sua porta.
-Hai bisogno di qualcosa?- continuò quando sentì l'altro che rimase in piedi a fissarlo, non sapendo che le guance del poliziotto si erano colorate di rosa nel vedere quanto fosse carino con i suoi abiti morbidi e color pastello per stare a casa.
-Sì scusa- si riprese in fretta -volevo chiederti se hai impegni questa domenica.
Jouno corrugò la fronte guardingo -Perché?
Arrivò Plum Blossom e iniziò a fare le feste al nuovo arrivato, il quale non perse tempo ad abbassarsi e riempirlo di coccole che voleva.
Jouno avrebbe voluto vederli,  immaginò che fossero adorabili. Si diede dell'idiota per quel pensiero senza senso e incrociò le braccia al petto chiedendo nuovamente -allora?
Riportò l'attenzione di Tecchou su di lui che si schiarì la gola e continuò -Al lavoro ho avuto i biglietti per il museo dove stanno facendo la mostra temporanea della storia del giappone, ho scoperto che hanno allestito diverse sale per i non vedenti e per gli ipovedenti, l'ho trovata una cosa carina e mi chiedevo se, ecco, ti andasse di venirci con me.
Jouno rimase spiazzato, nessuno l'aveva mai invitato a un appuntamento. Non che fosse un appuntamento romantico quello certo, ma era comunque più di quello che avesse mai avuto.
Il suo silenzio fu interpretato male, perché Tecchou si agitò e riprese a dire -Ovviamente non sei costretto a venire, avevo pensato di invitarti solo perché...
Jouno lo interruppe velocemente affermando -Va bene, verrò con te.
Per poi sbattergli la porta in faccia dopo averla chiusa velocemente, il suo cuore che batteva troppo forte per un semplice invito a una mostra di storia.

Durante l'appuntamento Jouno si rese conto di tutte le cose che gli davano fastidio dell'altro uomo: il suo essere gentile e accondiscente, il suo chiedergli perennemente cosa volesse fare e il suo accettare qualsiasi cosa l'altro gli chiedesse. Ma nonostante il bisogno costante di Jouno di volerci litigare a ogni passo che facevano, quando capitò l'occasione per un secondo e un terzo appuntamento, non disse mai di no.
Andarono al teatro per ascoltare l'opera (con i biglietti sempre gentilmente offerti dal lavoro di Tecchou) e andarono  al parco divertimenti.
Senza che Jouno se ne rendesse conto si fece novembre e, per quel finesettimana, Tecchou lo convinse a fargli compagnia al centro commerciale.
Stavano scendendo le scale del loro condominio quando al piano terra accanto alle cassette della posta incontrarono altri due inquilini: Teruko e Fukuchi.
-Buongiorno- li salutarono questi e Jouno si limitò a un mezzo inchino formale, invece Tecchou rispose -Buongiorno- per poi rivolgersi alla ragazza -lui è tuo padre?
Ora, Jouno non poteva vedere le facce dei suoi due vicini di casa (uno dei quali Tecchou evidentemente non riconobbe) ma poté sentire nell'aria il gelo che si diffuse e il silenzio d'imbarazzo data la situazione.
L'unica cosa che Jouno si sentì in grado di fare fu afferrare l'altro per il braccio e portarlo fuori dal condominio, poi scoppiò a ridere di cuore.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- provò a chiedere con tono confuso il castano.
-Sono entrambi nostri vicini di casa, lui abita sopra di noi.
-Ah... non me lo ricordavo.
-E sono amanti. Circa. Qualcosa del genere.
Ci fu silenzio da parte di Tecchou, poi fece per tornare indietro -Vado a scusarmi.
Jouno lo bloccò di nuovo -No, no, no. Peggioreresti solo di più il loro imbarazzo, sono cose basilari sulle interazioni sociali.
Tecchou rimase pensieroso al suo fianco e Jouno lo spinse a camminare nella direzione del centro commerciale. Quel giorno non aveva portato il suo cane, ma aveva il suo fidato bastone e, in ogni caso, rimanere aggrappato al braccio dell'altro non sembrava troppo brutto.
-Ora capisco perché esci con me- commentò a un certo punto con un sorrisetto.
-Sì?- rispose subito l'altro con un tono di voce quasi preoccupato.
-Beh, non hai altri amici se quelle sono le tue doti sociali, quindi ti sei dovuto accontentare di me.
Tecchou borbottò in risposta -Non mi sono accontentato.
Jouno sentì le sue guance andare a fuoco e con imbarazzo sussurrò -Stai zitto.
L'altro acconsentì, come sempre, al suo comando.

Si potevano ormai considerare amici che, quando il lavoro di entrambi permetteva, uscivano spesso, anche se nessuno dei due era ancora stato dentro casa dell'altro.
Ma c'era sempre una prima volta e anche quella non tardò ad arrivare.
Quel giorno il loro turno di lavoro era finito allo stesso orario e i due si erano incrociati sulle scale mentre tornavano nei loro appartamenti.
Tecchou non poté fare a meno di notare quanto sembrasse incazzato l'altro ragazzo e si ritrovò a chiedere -brutta giornata a lavoro?
Jouno sbuffò -Non è stato il lavoro.
Tecchou entrò subito in modalità poliziotto protettivo -qualcuno ti ha fatto del male? Ti hanno detto qualcosa di brutto?
Jouno sbuffò di nuovo -Riposo soldato, nessuno mi ha fatto nulla. Ho solo scoperto che dell'ultimo libro della saga di Priceless Tears che stavo amando ascoltare non hanno fatto l'audiolibro, quindi non saprò mai come andrà a finire.
La conversazione finì lì, quando arrivarono al loro pianerottolo e l'albino lo salutò velocemente prima di entrare nel proprio appartamento.
Ma il giorno dopo, verso le otto di sera quando Tecchou tornò dal suo turno lavorativo, fu a casa del suo amico che suonò prima ancora di entrare nella sua abitazione.
-Per te- gli disse non appena la porta fu aperta, mettendogli tra le mani un libro.
Plum abbaiò felice iniziando a scodinzolare, Jouno corrugò la fronte -Cosa è?
-Il libro che volevi leggere ieri.
Jouno sospirò, stringendo il tomo tra le mani -Sai che non posso leggerlo, vero?
-Lo so, ma posso leggerlo io per te.
Ed era la cosa più carina che qualcuno avesse mai fatto per lui, se Jouno non fosse riuscito a controllare così bene le proprie emozioni avrebbe di sicuro pianto.
-Io... uhm... è lungo, ci perderai un sacco di tempo- provò a farlo desistere.
-Non importa, non ho quasi mai nulla da fare la sera e per me non sarebbe un problema, puoi venire da me se ti va.
Jouno ci pensò su, mordendosi il labbro indeciso su cosa rispondere, poi sospirò e accetto -Va bene, però vieni tu da me e in cambio ti preparo la cena. Ma niente abbinamenti strani.
Tecchou rise -Va bene, allora vado a cambiarmi e vengo da te?
Jouno annuì -Ti aspetto.
Il poliziotto si voltò per raggiungere il proprio appartamento, poi un pensiero gli passò per la mente e tornò a voltarsi verso l'altro -Ah ma io non ho letto gli altri libri, mi fai un riassunto?
Jouno rise, ma quanto era idiota?

Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma Jouno stava amando la voce di Tecchou che gli leggeva il libro. Era calda, tranquilla e riusciva a cambiare tono in base alle emozioni che i personaggi del libro stavano provando.
Più volte Jouno aveva pensato di dirgli se avesse mai preso in considerazione l'idea di fare il doppiatore, decidendo di non farlo quando arrivava alla coclusione di voler essere l'unico ad avere il privilegio di sentirlo leggere per lui.
Jouno non era mai stato d'accordo con il cambiare la propria routine, ma Tecchou che ormai andava a casa sua ogni sera, giocava con il suo cane, mangiavano insieme raccontandosi delle rispettive giornate, poi poi mettersi sul divano sotto delle calde coperte bevendo the o ciccolata calda e leggendo il libro della saga di Priceless Tears, era tutto ciò di cui aveva bisogno nella sua vita. Dio, Jouno aveva anche accettato che l'altro iniziasse a fare abbinamenti strani all'interno della sua cucina.
Avrebbe voluto che non finisse mai, ma per quanto un libro sia lungo non è infinito e, due settimane  dopo, Tecchou gli lesse l'ultimo capitolo della saga.
Jouno era visibilmente incazzato quel giorno, infastidito dal fatto che quello stupido libro stesse per finire e che lui sarebbe dovuto tornare alle sue serate in solitudine, poi però Tecchou lo sorprese come ormai stava facendo giorno dopo giorno.
Dopo aver concluso il libro avevano commentato il finale per due ore piene, poi quando l'altro si era alzato pronto ad andarsene domandò -Che libro iniziamo la prossima volta? Hai preferenze? Avevo cercato una lista di libri su internet che secondo le persone meritano di essere letti almeno una volta nella vita e dei quali non hanno fatto l'audiolibro, posso leggerti i titoli e le trame e mi dici quale preferisci.
Oh cazzo. Jouno si era innamorato di lui.

Fu infine una notte di metà dicembre che la loro relazione cambiò ancora. Fuori nevicava e  Tecchou l'aveva raggiunto nella sua casa dopo essersi fatto la doccia ed essersi cambiato nel proprio appartamento.
Jouno era ai fornelli e stava mescolando la zuppa quando sentì un piccolo gemito di dolore da parte dell'altro che si era appena abbassato per coccolare il suo cane.
-Stai bene?- gli chiese corrugando la  fronte.
-Sì scusa, ho un po' di  mal di schiena, durante gli allenamenti oggi ho fatto qualcosa che non dovevo fare.
Jouno gli diede le spalle per evitare che vedesse il suo volto che diventava rosso mentre proponeva -Vuoi un massaggio?
-Davvero?- la sua voce era troppo carina e troppo felice, Jouno voleva urlargli di stare zitto.
-Insomma, lo faccio per lavoro, non è un problema troppo grosso per me.
E fu così che, un'ora dopo, quando ebbero finito di mangiare ed ebbero pulito tutto, un Tecchou senza maglietta era disteso di pancia sul suo letto.
Jouno cercò di non pensarci, svolgendo tutte le azioni in modo meccanico e dicendosi che era un cliente come un altro. Quindi si sedette al suo fianco e iniziò a passargli l'olio sulla pelle. Lavorò  in silenzio per diversi minuti, premendo i punti giusti e svolgendo i movimenti di sempre.
Fu Tecchou a parlare a un certo punto, la voce soffocata per aver metà faccia sul cuscino mentre chiedeva -Ti ricordi il giorno che ci siamo conosciuti? Avevi pestato una cacca. 
Jouno fece una smorfia -Strano da parte tua ricordarlo. 
-Eri un sacco incazzato, non mi hai nemmeno fatto dire che porta fortuna. 
Una nuova smorfia da parte dell'albino -E la mia fortuna sarebbe stata l'aver incontrato te? 
-Magari tu non la pensi così, ma per me lo è. Sono felice di averti incrociato sulle scale quel giorno. 
Jouno era imbarazzato, premette un punto della sua spalla troppo forte e borbottò infastidito -Sta zitto. 
-Scusa. 
Era troppo per Jouno, era arrivato al suo limite di sopportazione e, staccando le  sue mani,  iniziò a urlare -... Non ti sopporto. Perché diavolo mi dai sempre corda? Ti tratto di merda e tu non ti incazzi mai! Sei così fastidioso! E rumoroso! E insopportabilmente carino mentre non fai altro che preoccuparti per me e mi stai facendo impazzire! Non puoi dire frasi del genere e poi zittirti quando ti dico di farlo!
-Scusa… 
-SMETTILA DI SCUSARTI E DIMMI COSA PENSI DAVVERO! 
Jouno  lo sentì girarsi con tutto il corpo, probabilmente per poterlo guardare in volto mentre rispondeva -Adesso? In questo momento sto solo pensando che sei bellissimo e che vorrei davvero baciarti. 
Jouno non poteva vederlo,  ma poteva sentire il suo cuore battere forte, poteva sentire  la pura e semplice sincerità nellle sue parole, poteva sentire quanto a sua volta volesse farlo anche lui.
-Fallo- era un ordine il suo. E Tecchou era sempre stato il migliore a seguire gli ordini.
Gli prese il viso con dolcezza e urgenza e lo baciò come se non aspettasse altro da una vita intera. Le labbra erano morbide e screpolate contro le sue, slittavano e si rincorrevano,  chiudendosi con sempre più urgenza, fino a quando Tecchou non uscì la lingua e lo leccò per chiedergli il permesso di entrare nella sua bocca.
Jouno si irrigidì per un riflesso involontario e  il castano si tirò subito indietro -Scusa, sto andando troppo veloce? 
-No… Solo che non l'ho mai fatto, devo prenderci il ritmo. 
-Non ti hanno mai baciato?- adesso l'altro sembrava sconvolto. 
Jouno sbuffò -Chi avrebbe dovuto farlo? 
-Che spreco. 
Lo baciò ancora e ancora, con un'urgenza tale che  sembrava volergli dire "io vorrei farlo" e che portava Jouno a stringersi sempre di più contro di lui e a chiederne ancora. Finirono entrambi sdraiati sul letto, con Jouno che  passava le  mani sui suoi addominali scoperti e le gambe che si erano intrecciate contro le sue, mentre Tecchou continuava a tenergli la  nuca con dolcezza con una mano,  mentre l'altra era scesa sulla  sua schiena e si era infilata sotto il maglione.
Jouno rilasciò un gemito quando la mano fredda dell'altro gli toccò la schiena e questo si staccò di nuovo dalla sua bocca per chiedere -Va bene quello che stiamo facendo, vero? Ti piacciono gli uomini? 
Jouno odiava che fosse così premuroso e carino, gli stava facendo nascere sentimenti dei quali aveva fin troppa paura, perché  non sapeva come gestirli. Decise quindi di fare quello che sapeva fare meglio: trattarlo male.
-Cosa importa? Non vedo il bisogno di tutte queste domande per una scopata passeggera. Non sarò pratico ma sono abbastanza sicuro che non funzioni così. 
Teccho si irrigidì e si fece fin troppo serio mentre affermava -Non sei una scopata passeggera. Non per me almeno, pensavo che provassi lo stesso. 
Dio, ovvio che Jouno  provava lo stesso, ma come poteva dirglielo? Non se lo meritava.
Sospirò e nascose il volto contro la pelle bollente del  suo petto -... Sono un casino. Non vuoi stare davvero con me. 
-Sei perfetto e lo voglio.
-Mi lamenteró ogni giorno di qualcosa. 
-E io vivrò ogni giorno con il solo scopo di farti sorridere. 
-Ti tratterò di merda.
-Non importa, so che non lo intendi davvero.
-Ti stancherai. 
-Non mi sono mai stancato di mangiare solo cibi dello stesso colore, non vedo perché debba stancarmi di te. 
-Tecchou- lo chiamò con esasperazione e frustrazione, il volto che tornava ad alzarsi nella sua direzione e la consapevolezza che non avrebbe potuto vincere quella conversazione.
-Jouno. 
-Sta zitto. 
Fu lui questa volta a  iniziare  il  bacio,  arrendendosi completamente ad avere l'altro come persona stabile all'interno della sua vita.
Tecchou sorride -ma sto zitto davvero o vuoi solo… mhpf.
Jouno lo odiava. Ma Jouno era anche un grandissimo bugiardo.
  
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