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Autore: Selene123    01/12/2023    4 recensioni
Cosa faceva più male? Essere respinta dall'uomo di cui era innamorata o cambiare la sua natura per quell'uomo solo per essere poi rifiutata da lui?
[traduzione del mio oneshot in inglese: https://archiveofourown.org/works/51879481 ]
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- André! - sussurrò la giovane donna con il viso vicino alla porta. - Stai dormendo?

Silenzio. Erano le tre del mattino, troppo tardi (o troppo presto...) per alzare la voce e svegliarlo. Bussò rapidamente due volte, fece una pausa e poi ripeté. Era il loro codice segreto d'infanzia per presentarsi senza ulteriori spiegazioni.

Il rumore dei passi sul pavimento la rassicurò. La scialuppa stava arrivando in soccorso e il suo cuore si sentì un po' più leggero. Quando la porta si aprì per metà e il suo volto assonnato apparve alla luce della candela, la vista dell'amica lo sorprese.

- Qual è il problema? È notte e... - ma quando i suoi occhi finalmente si accorsero della persona che aveva di fronte, trasalì. - Stai piangendo! - esclamò a voce bassa e la tirò dentro.

Oscar lasciò la candela sul tavolo, illuminando parte della stanza. Il ricordo del ballo era una ferita aperta che sanguinava come un fiume in piena. Cosa faceva più male? Essere respinta dall'uomo di cui era innamorata o cambiare la sua natura per quell'uomo solo per essere poi rifiutata da lui? Aveva ancora la sensazione di cadere nel vuoto all'infinito, mentre le parole di lui riecheggiavano intorno a lei. Il mio migliore amico.

- È a causa di... - provò a chiedere André, ma involontariamente la fece scoppiare a piangere sempre di più. La abbracciò e sentì il suo corpo tremare tra le sue braccia. 

La sua amica sembrava inconsolabile. Non era nemmeno più dolore. Era pura disperazione, bramava che la gente la trattasse decentemente e la vedesse per quello che era: un essere umano. Una tregua, ecco di cosa aveva bisogno. Una tregua da tutto. Una boccata d'aria fresca, o anche solo d'aria, purché potesse finalmente riposare per un momento. Com'era possibile che qualcosa che avrebbe dovuto far stare bene le persone e dare gioia come l'amore si fosse trasformato in una tortura, in un vero e proprio incubo per lei? Era davvero impossibile che qualcuno la amasse? Era così spregevole, immeritevole, disumana che gli uomini non potevano ricambiare ciò che lei provava per loro? La debolezza di un momento e lei era stata umiliata, il suo cuore distrutto in milioni di pezzi.

Con il viso appoggiato al suo petto, non riusciva nemmeno ad alzarlo per respirare. Doveva essere la sua grande serata, il momento della verità, prendere o lasciare. E lo era stata davvero. Aveva ballato con il conte Fersen e lui le aveva confessato la verità sui suoi sentimenti per lei... Il mio migliore amico... Alla fine, aveva lasciato tutto ed era scappata, rivelando la sua identità davanti alla corte. Lui non aveva il diritto di farla soffrire in quel modo e lei... beh, si era illusa senza nemmeno dover chiedere un aiuto esterno.

Senza dirglielo, si allontanò improvvisamente per un secondo e la sollevò per portarla sul letto. Nascondeva ancora il viso sul suo collo, come se non volesse mostrare il ritratto del fallimento al mondo intero. Nessuno doveva vedere ciò che era diventata. 

- Dove stai andando? - si preoccupò subito quando André la mise sotto le lenzuola e si allontanò per un attimo. Le lacrime le scendevano ancora sulle guance. 

- A spegnere la candela. - le spiegò l'amico in tono deciso. - Hai bisogno di dormire e la luce non te lo permetterà di certo. 

Oscar aspettò pazientemente che tornasse accanto a lei, proprio come faceva quando erano bambini. Il suo lato sul letto era vicino al muro, da quella volta in cui era quasi caduta sul pavimento mentre dormiva. Era stata una scena molto divertente che gli piaceva ancora ricordarle, se non fosse che non era il momento giusto.

- André? - lo chiamò nel buio quasi totale. 

Il giovane tornò indietro senza la minima esitazione. Conosceva troppo bene la propria camera per non sapere dove camminare e cosa evitare per non inciampare. - Sì? 

- Sono... Sono così poco adatta a essere amata? - si ritrovò a chiedergli. A quel punto, immersa nell'ombra, nulla le impediva di dare spazio a dubbi e fragilità. E lui... lui era l'unico che poteva davvero capirla senza giudicarla.

- Non pensarci nemmeno! - esclamò mentre cercava di sistemarsi nella metà dello spazio che riusciva a trovare sul materasso. - Quando penso a te, l'ultima cosa che mi viene in mente è che tu non possa essere amata.

Si sdraiò accanto a lei e, proprio come nelle notti tempestose della loro infanzia, la circondò con un braccio e la strinse forte. André sentì il proprio cuore sgretolarsi in un milione di pezzi al suono del suo dolore. Avrebbe fatto di tutto per salvarla da quella profonda sofferenza, se avesse potuto. Se le regole della società lo avessero permesso, avrebbe affrontato quell'uomo e gli avrebbe dimostrato che aveva rifiutato la donna migliore del mondo; lo avrebbe sfidato e gli avrebbe detto che nessuno poteva osare spezzare il suo cuore.

- Il mio... Il mio migliore... amico... - balbettò mentre le sue lacrime cadevano bagnandogli la pelle. Quelle parole stavano lentamente diventando un incubo, una maledizione che la inseguiva ogni volta che cercava di pensare ad altro. La scena continuava a ripetersi nella sua mente: la sicurezza con cui il conte svedese l'aveva avvicinata e invitata a ballare, le belle parole che aveva speso su di lei e poi il colpo di grazia,  senza alcun tatto.

- Hai schivato un fosso, Oscar. - sussurrò seriamente l'amico. 

Nonostante la disperazione della situazione, c'era un angolo segreto della sua anima che era felice che non fosse successo nulla tra loro due. Significava che i suoi occhi non avrebbero dovuto assistere alla vita della donna che amava con un altro uomo. Tuttavia, il dolore di Oscar era il proprio dolore e la sua felicità era l'unica cosa che contava.

- Cosa hai detto? - chiese la giovane, spingendogli la mano sul petto per sollevarsi e guardarlo direttamente. Aveva il viso arrossato e il respiro corto.

- Ho detto, - le rispose con fermezza. - che hai schivato un fosso.

Era il momento giusto per costringerla ad affrontare la realtà nuda e cruda? Probabilmente no, ma dopo quella notte sicuramente non avrebbe più voluto affrontare l'argomento. Ora o mai più.

André si sedette di fronte a lei con la faccia seria e senza alcuna intenzione di indorare la pillola. - Qualsiasi fossero le sue intenzioni, si è fermato prima solo perché tu hai svelato la tua identità. Il tuo istinto ti ha salvata.

Oscar cercò di interromperlo, ma le sue parole purtroppo avevano senso.

- Se tu non fossi andata nel panico, lui avrebbe... - L'amico interruppe improvvisamente il flusso dei pensieri: stava diventando la propria pillola difficile da mandare giù. - Ti avrebbe portato dove avrebbe voluto, ti avrebbe fatto sentire l'amore della sua vita solo per poi lasciarti domani mattina... O non appena avesse finito e il suo orgoglio fosse felice di un'altra terra conquistata.

Ancora una volta, il ballo le balenò in mente.

Di solito nasconde il suo corpo bellissimo dentro un'uniforme e fa di tutto perché gli uomini non si interessino a lei, aveva confessato Fersen. È il mio migliore amico.

I suoi occhi si riempirono nuovamente lacrime mentre le parole si bloccarono la gola.

Il silenzio calò nella stanza mentre i due amici si fissavano nel buio. Un pugnale conficcato nel petto avrebbe fatto meno male a entrambi: Oscar stava elaborando il peso dell'onestà di quelle parole, André non sopportava l'idea di dover contribuire alla sua sofferenza. Ma aveva dovuto farlo. Aveva dovuto aprirle gli occhi ad ogni costo.

Nell'oscurità alzò la mano e scostò alcune ciocche di capelli biondi dalle sue guance, poi gliela posò sulla spalla. Sapeva che sembrava una bambina disperata anche senza vederla bene. Siamo tutti nella stessa situazione, temo, ma almeno possiamo farci compagnia. Se solo tu sapessi...

La giovane non poteva credere che Fersen fosse effettivamente come tutti gli altri uomini di cui aveva sentito parlare a corte. Era premuroso e gentile, si assicurava sempre che le persone fossero a proprio agio intorno a lui e... Il modo in cui trattava Sua Maestà era il migliore che si potesse desiderare. Lei stessa lo voleva, voleva che lui la trattasse così, che la guardasse come guardava la Regina.

No, non poteva essere come aveva detto André, semplicemente non poteva... A meno che...

Il conte l'aveva tenuta con la mano sulla sua schiena scoperta - sentiva ancora il suo tocco caldo sulla pelle - aveva ho provato ad abbassarsi per baciarla. Era quello il motivo per cui era andata nel panico ed era scappata. E tutto dopo averle parlato di lei ma credendola un'altra donna. Se non si fosse trattato di lei, avrebbe sicuramente dimostrato quanto fossero vere le voci su di lui.  A Fersen piacevano le donne in quanto tali. Gli piacevano le donne perché donne e le viveva come tali. Lei... lei era diventata una donna ai suoi occhi solo il giorno dell'incidente del cavallo, quando la nonna aveva cacciato dalla sua stanza tutti gli uomini tranne il dottore. Ma comunque non era adatta alle sue esigenze: la sua uniforme, la sua vita, il suo atteggiamento apparentemente la rendevano diversa. Qualcosa di indefinito, forse.

- L'amore fa male, vero? - commentò all'improvviso André.

- Cosa ne sai tu? - sibilò Oscar con orgoglio nella sua voce. Se c'era una cosa che non poteva accettare, era che lui avesse ragione riguardo alla sua vita. Non poteva sbagliarsi solo per una volta? Niente di meno e niente di più: sbagliarsi una volta.

- Sì, dimentico sempre che quelli come me non sono in grado di provare sentimenti... - tagliò corto il giovane, poi si sdraiò di nuovo e voltò le spalle all'amica. - Buonanotte. Di qualunque cosa tu abbia bisogno, sono qui...

Seguì confusa i suoi movimenti nell'oscurità e si pentì della sua risposta scontrosa. Un profondo sospiro riempì il silenzio mentre si sfregava viso con una mano e tornava con la testa sul cuscino.

- André... - si ritrovò a chiamarlo nell'istante in cui scoppiò di nuovo in lacrime.

- Che succede? - chiese fingendo di dormire.

- Mi... mi dispiace...

Come poteva non accettare le sue scuse? Era ferita e per la prima volta stava provando sentimenti ed emozioni difficili da gestire, aveva bisogno di tempo per imparare.

- Non importa... - liquidò lui la questione con un tono fintamente disinteressato.

Si sdraiò ancora con la schiena sul materasso e girò il viso alla propria destra, dove sapeva di trovarla. I loro occhi si incontrarono, anche se non riuscivano a vedersi bene.

- L'amore fa male. - Ammise cautamente Oscar e fece un respiro profondo per calmare le lacrime.

- Lo so... - rispose André.

In quel momento, si rese conto che c'erano argomenti di cui non parlavano mai e che la vita di lui al di là della propria era tra questi. Non sapeva se gli interessasse qualcuna oppure no, né se fosse mai successo. Aveva degli amici? Chi erano? Una fidanzata? Avrebbe potuto uno come lui – così gentile, premuroso e di bell'aspetto – non avere donne intorno? All'improvviso realizzò che lo conosceva bene, sì, ma solo per quello che riguardava anche se stessa. - Lo sai...?

- Così sembra.

Aveva paura che Oscar andasse troppo oltre con le domande, ma... dopotutto, lui non aveva nulla da perdere e poteva sempre rimanere sul vago. 

- La conosco? - gli chiese, poi tirò fuori un fazzoletto di stoffa dalla manica.

André mormorò una risposta affermativa mentre la accoglieva di nuovo tra le braccia. Il suo cuore cominciò a battere forte, era una situazione intima e allo stesso tempo complicata, doveva resistere. Istintivamente, la sua mano le scostò i capelli dalla spalla e tracciò linee indefinite sulla sua pelle con la punta delle dita.

Non appena la toccò in modo così delicato e premuroso, un brivido le corse su e giù per la schiena. Questa sensazione calda e piacevole era la conseguenza diretta del ricevere attenzioni? Si ritrovò al sicuro nel suo abbraccio e il peso della sua terribile esperienza durante il ballo si assopì lentamente. Forse uno di quei giorni avrebbe incontrato di nuovo Fersen e sarebbe ricaduta nella disperazione, ma ora c'era qualcuno che voleva davvero e faceva del suo meglio per farla sentire meglio e nient'altro contava.

All'improvviso, un nuovo dubbio la tormentò. Chi era la misteriosa ragazza che a quanto pare conosceva e che stava facendo soffrire il suo amico per amore? Inaspettatamente, Oscar si rese conto di essere gelosa della sua presenza invisibile tra loro. Era forse Rosalie? Sembravano essere piuttosto uniti quando viveva a palazzo...

- Sei sicuro che la conosco? - continuò il suo interrogatorio, come se avesse sorpreso il colpevole sulla scena del crimine.

- Quello di cui sono sicuro è che abbiamo entrambi bisogno di dormire. - André la rimproverò dolcemente, come faceva sempre quando lei era dell'umore giusto per lamentarsi. 

- Grazie di tutto. - rispose lei augurandogli la buonanotte.
 
   
 
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