Deathly smile

Succede più o meno così: Klaus appare all'improvviso (ma può chiamarsi all'improvviso se ha passato ogni minuto a guardarsi le spalle, a mandar giù verbena come fosse acqua - ad aspettarlo, il sangue pompato dalla certezza matematica che lui sarebbe tornata e sarebbe tornato per lei?).

Klaus torna sempre per lei. (Klaus cerca solo lei: Elijah s'è preso Katerina i pomeriggi soleggiati di secoli fa - o forse lei s'è presa lui, spietata e bugiarda e seduttrice - e Tatia se la stanno ancora litigando dopo mille anni, mentre Amara nessuno sa d'averla mai nemmeno amata). Elena gli sorride il sorriso delle Petrova - quello di Katerina che s'impicca al soffitto, di Tatia pugnalata da Esther, di Amara che beve un elisir maledetto e sa di aver condannato tutti quanti.

Ma Klaus non lo conosce, quel sorriso - disperato, stupendo, mortale -, e, allora, è con studiata arroganza che le si avvicina, che minaccia i suoi amici, che pretende il suo sangue (come se ne avesse diritto, come se lei gli appartenesse, come se non fosse sua solo perchè lui è suo: il suo sangue a renderlo vivo, ad aver liberato il lupo sotto la luna piena; come se non fosse stata lei ad averlo creato).

Elena gioca perchè è quello che sa fare meglio, quello che sa fare da sempre - duemila anni a recitare la parte voluta: l'altra donna, il premio della contesa, la fanciulla da salvare.

Elena si dona perchè è ciò che sa fare - perchè proteggere è ciò che la rende unica in un mondo di una.

Elena vince. Klaus, che s'è scordato l'importanza dei particolari, la guarda dall'alto in basso: Elena sorride un sorriso di morte. (Katherine sarebbe orgogliosa, pensa e la disgusta meno di quanto dovrebbe).