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Autore: Destiny_935    14/12/2023    1 recensioni
Destiny conduce una vita normale, come molte delle sue coetanee. Scuola, amiche e pensieri vaghi su un futuro ignoto. Un giorno, però, si ritrova ad Elysian, un mondo alternativo ma collegato alla Terra in modi e situazioni particolari, in cui, però, gli umani non sono accettati. Qui tutto sembra funzionare egregiamente grazie ai Guardiani: prescelti che controllano gli elementi di entrambi i mondi. Ma le cose non sono così perfette come possono sembrare ad Elysian e dopo parecchi anni, alcune ombre iniziano a muoversi all'orizzonte...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci trascinammo in macchina, il primo giorno mamma ci teneva particolarmente ad accompagnarci mentre per il resto dell’anno, l’autobus scolastico era il nostro fedele destriero meccanico. Un brivido percorse la mia schiena al pensiero di prendere quel mezzo per raggiungere la scuola. Avevo ricordi particolarmente poco simpatici dei miei viaggi in autobus e diciamo che essere timidi non giova particolarmente a proprio favore quando si ha a che fare con gente che vuole creare spettacolo su di te e non con te.

Un altro semaforo rosso e fu il sospiro preoccupato di mio fratello a riportarmi su quella macchina mentalmente oltre che fisicamente. Voltai lo sguardo verso il finestrino alla mia destra, osservando il folto bosco che si estendeva per diversi chilometri. Aveva un qualcosa di magico e inquietante allo stesso tempo. Le storie che giravano su cosa abitasse quei boschi non erano simpatiche. Eppure vederlo mi infondeva calma e ogni qualvolta lo vedevo, mi sentivo attratta da quella folta schiera di alberi centenari.

Un’altra leggera seppur fastidiosa fitta alla testa mi fece socchiudere l’occhio destro ma durò pochi secondi. Fui io stavolta a sospirare, causando una risatina sommessa di mio fratello. Mia madre era silenziosa, forse agitata per il primo giorno di Nathan al liceo e per i risultati dei miei esami clinici. Mi chiedevo spesso se le mancasse papà, se l’essere l’unica figura genitoriale a doversi sobbalcare tutte le responsabilità, fosse un peso troppo grande per le sue spalle.

Una brusca frenata interruppe i miei pensieri e la mia fronte sfiorò il poggiatesta del sedile avanti a me.

«Dannazione, state bene? Destiny, Nathan?» la voce preoccupata di mia madre risuonò nell’abitacolo assieme al clacson della macchina che proveniva dietro di noi.

«Stiamo bene» rispondemmo quasi all’unisono «ma cosa è stato?»

«Qualcosa ha attraversato la strada, una cosa luminosa. Forse un coniglio…»

«Un coniglio?» chiesi confusa.

«Un coniglio luminoso?» aggiunse Nathan.

Mia madre scosse la testa e controllò che fosse tutto a posto e che lo fossimo anche noi, poi fece un grosso respiro profondo e posizionò le mani sul volante.

«L’importante è che stiate entrambi bene»

Certo, entrambi stavamo bene ma cosa aveva visto mia madre attraversare la strada che noi non avevamo completamente notato? Eravamo così distratti da non accorgerci di una cosa luminosa che attraversa la strada? Ripartimmo e ci immettemmo nuovamente in carreggiata.

«È sbucato dal bosco quindi sarà stato per forza un coniglio» continuò mia madre dopo aver ripreso a guidare.

«Ah sì, i famosi conigli di luce, pieno zeppo in questo paese» rispose Nathan che non incontrò alcuna risposta da parte di mia madre che rimase abbastanza scossa per tutto il viaggio, pur non dandolo a vedere. Il resto del viaggio lo passammo tutti in silenzio e fu una situazione abbastanza pesante. L’aria in quell’abitacolo sapeva di preoccupazione e tensione che mi si appiccicarono addosso come mosche sulla carta moschicida. Fortunatamente, la mia scuola era la prima della fermata. Mia madre posteggiò temporaneamente a destra per permettermi di scendere. Tentai di scrollarmi di dosso quelle emozioni che avevo addosso, scuotendo leggermente la testa e mi convinsi di averle abbandonate lì sul sedile. Presi lo zaino e aprii la portiera.

«Mi raccomando, passerò a prenderti alle 13:00 puntuali, non perdere tempo a chiacchierare e stai attenta, ok?»

«Noto con piacere che si è ripresa in fretta» disse Nathan sottovoce, facendomi ridere con quella frase. Rassicurai mia madre e chiusi la portiera della macchina. Lei sfrecciò sulla strada come se quei 45 minuti di anticipo per percorrere una distanza di massimo 15 minuti, non fossero abbastanza sufficienti. Sorrisi lievemente e poi mi adagiai sul muretto davanti alla scuola, lasciando lo zaino a terra tra i miei piedi.

Era effettivamente troppo presto, cosa avrei dovuto fare in quella mezz’ora? La mia mente era una ragnatela e se mi sarei messa a pensare troppo per tutto quel tempo, ne sarei rimasta ingarbugliata e avrei trovato difficile uscirne.

Battei i piedi contro il muretto, una, due, tre volte.

Ding.

D’improvviso, un suono di campanellini attirò la mia attenzione. Mi voltai velocemente e cercai con lo sguardo l’origine del rumore ma non notai nulla. Mi rivoltai, puntando lo sguardo sulla scuola e notai una signora con un passeggino che passavano di là, mentre la donna teneva in mano un piccolo sonaglio per distrarre il pargolo. Ecco da dove proveniva il rumore. La noia mi avvolse nuovamente e tornai a battere i piedi sul muretto.

Uno, due, tre.

Ding.

Nuovamente quel suono di campanellini ma la signora era distante, impossibile che il suono di quel sonaglio arrivasse così lontano. Questa volta non mi voltai, respirai un po’ tremolante e riprovai a fare la stessa cosa che aveva provocato il suono prima.

Quattro, cinque.

Nulla.

Una macchina passò, poi un’altra, erano passati solo una manciata di minuti ma iniziavo a vedere i primi studenti avvicinarsi. Forse primini in forte attesa del loro primo giorno o forse ancora gente di altre classi che si era data appuntamento prima dell’apertura del cancello.

“È tutto nella tua testa, Destiny.”

Mi tranquillizzai e battei l’ultima volta i piedi sul muretto prima di alzarmi.

Sei.

Ding.

Persi quasi un battito. Mi alzai girandomi di scatto e finalmente lo vidi. Un gatto dagli occhi cerulei e dal lungo pelo bianco che sembrava emanare luce.

“Devo aver sbattuto la testa più forte di quanto pensassi.”

Collegai in quel momento le due cose. La brusca frenata di mia madre, la cosa luminosa che le aveva tagliato la strada, poteva essere stato quel gatto?

Mi rimisi lo zaino su una spalla e mi avvicinai, chinandomi sulle ginocchia, portando indice e pollice a strofinarsi tra di loro in direzione del gatto.

«Qui micio micio!» esclamai cercando di farlo avvicinare.

Ma il gatto era immobile, mi fissava a debita distanza agitando la coda lentamente in entrambe le direzioni. Notai che portava al collo un collare con attaccate delle campanelle e una targhetta. Ero troppo distante per riuscire a leggere quale fosse il suo nome o se ci fosse un numero di telefono del proprietario da chiamare.

Qualcuno che perde un gatto luminoso? Ironico.

«Neanche il tempo di iniziare l’anno e stai già facendo cose strane!»

Sobbalzai. Avrei riconosciuto quella voce anche nel mezzo di una festa.

Gary era tra le persone che meno apprezzavo in assoluto, non solo della scuola, del mondo intero. Il classico ragazzo belloccio che ha l’attenzione di mezza scuola e che per restare nella sua posizione sociale attuale, deve per forza far sentire inferiore qualcun altro.

Me, in quel caso specifico.

Non perdeva occasione per prendermi in giro e schernirmi su qualsiasi cosa facessi o non facessi e la mia risposta era solo una: il silenzio. Notai che era da solo.

Punto a favore per me.

In gruppo era decisamente più pesante da gestire. Il suo sorrisetto sarcastico fece montare in me una rabbia incredibile. Tremai leggermente mentre mi rimettevo in piedi ma cercai di non darlo a vedere. Era solo il primo giorno ed ero già a rischio denigrazione pubblica, direi il mio miglior record personale.

«Stavo cercando di capire a chi apparteneva questo gatto» dissi con voce sommessa, il più calma possibile. Non avevo voglia di scatenare il lupo proprio il primo giorno. Chissà poi cosa lo scatenasse visto che la cosa più tremenda che potessi mai fare era starmene per conto mio o con le mie amiche.

Lui ridacchiò, guardando attorno a me mentre il mio sguardo si posò rapidamente sul gatto che lo fissò negli occhi a lungo, quasi come se lo stesse giudicando.

«Tu non sei decisamente normale» mi sorpassò sbattendo la spalla sulla mia, facendomi cadere lo zaino a terra che pendeva solo da una spalla. «Dai che quest’anno è quello giusto, ci divertiamo!»

Portai una mano dove mi doleva e mi rigirai mentre lui si dirigeva verso il cancello attraversando la strada. Il gatto era rimasto nella stessa posizione anche se la coda sembrava muoversi più velocemente. Tirai su lo zaino ma nello stesso momento in cui misi la mano sulla spalliera, un'altra mano vi si era poggiata sopra.

«Decisamente non un buongiorno, Destiny»

Serena era probabilmente tra le amiche più care che avevo in quella gabbia di matti. Era sempre al mio fianco, pronta a difendermi, cosa in cui io peccavo terribilmente.

«Non dovresti farti trattare così, lo sai» mi porse lo zaino.

«Lo so ma è solo il primo giorno, non ho intenzione di creare sceneggiate e poi stavo cercando di capire se potevo rintracciare i proprietari di questo gatto»

«Gatto?»

«Sì, il gatto davanti a…» indicai con le mani il preciso luogo in cui il felino si trovava fino a poco prima. Scomparso. «Non capisco, era qui davanti a me fino a pochi secondi fa, anche Gary l’ha visto»

Serena mi guardò con i suoi grandi occhi scuri che esprimevano parecchia confusione mentre un ricciolo dei suoi capelli neri le cadeva sulla tempia. Mi battè una mano sulla spalla e il gesto mi fece sobbalzare.

«Sicura di stare bene?»

Non risposi. Ero sicura di cosa avevo visto, gli occhi azzurri di quel gatto…era come se mi stessero scrutando dentro l’anima. Annuii non poco convinta e riportai lo zaino su entrambe le spalle.

Ci posizionammo entrambe sul muretto e parlammo di cose diverse tra loro. Serena aveva passato delle vacanze estive all’insegna sia dell’avventura che del relax. Mi raccontò di città incredibili, di mari meravigliosi e di foreste che sembravano magiche. Pendevo dalle sue labbra, ogni cosa che raccontava sembrava formarsi dettagliatamente nella mia mente. Il mare con gli scogli all’estrema destra, le città con le casette il cui tetto era dei colori più sgargianti…

«E tu invece? Com’è andata quest’estate?»

«Solita storia. Lavori in casa, visite ai parenti…» i suoi posti da sogno erano nulla in confronto all’appendere i quadri che mia madre aveva tenuto da parte appositamente affinchè fossero esposti in quella stagione.

«E tutti quei sintomi che mi avevi scritto?» sobbalzai leggermente «si sono calmati?»

“No, ora vedo anche gatti fatti di luce” sarebbe stata la risposta più sensata.

Mi voltai a controllare ma dove prima c’era il micio, ora vi erano due ragazzi che scherzavano. L’avevo immaginato davvero? Sembrava così reale…

«Il dottore ha deciso di fare delle analisi più approfondite di cui sto ancora aspettando i risultati.»

Serena mi sorrise, stringendomi forte la mano per infondermi un po’ della sua forza e io ricambiai. Ero davvero fortunata ad averla al mio fianco. Il primo suono della campanella scosse entrambe. Non potevo credere al fatto che stessimo per iniziare il quarto anno delle superiori insieme. Ci alzammo entrambe quasi contemporaneamente e fu Serena ad inaugurare l’inizio di quell’anno.

«Beh, che gli dei ce la mandino buona!»

Ridacchiai mentre la suoneria del telefono che segnava l’arrivo di un messaggio attirò la mia attenzione. Mi affrettai per metterlo in modalità silenziosa ma il mio sguardo si puntò sul messaggio che era appena arrivato.

Da: Mamma
Ho appena ritirato i referti. Ne parliamo dopo a casa.

   
 
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