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Autore: Yumessc    24/12/2023    0 recensioni
[Good Omens ]
Forse non tutti sanno che Aziraphale ha aperto la sua libreria nel 1700. Ho provato a immaginare vome sia iniziato tutto
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per l’occasione aveva scelto di far piovere. Di nuovo. La pioggia gli piaceva; certo, non comprendeva bene per qual motivo gli umani la trovassero romantica, però doveva ammettere che avesse il suo fascino: ad esempio faceva sì che in quella serata non ci fosse nessun altro in giro. A parte ciò, comunque era utile per pulire aria e strade e nella Londra del ‘700 non era cosa da nulla, no? Erano soltanto loro due, come desiderava, senza troppo clamore: non voleva che qualcun altro fosse testimone di quella sorpresa… In realtà non era ancora del tutto sicuro che sarebbe riuscito a arrivare fino in fondo, perché dopo l’euforia iniziale e l’istinto che lo avevano spinto a quel colpo di testa, era sopraggiunta la consapevolezza; si era insinuata, a più riprese, nonostante avesse tentato di ricacciarla indietro. Più si avvicinava il momento, più lui si rendeva conto di cosa aveva fatto e non riusciva a capacitarsene. Per questo si muoveva a passo spedito nella nebbia, gli occhi gialli spalancati dietro le lenti scure e tonde, la parlantina resta fluida da diversi bicchieri di alcol: aveva fretta di arrivare e di concludere quella cosa, prima di pentirsene e sentirsi uno stupido: odiava quella sensazione, non gli si addiceva. Sempre per lo stesso motivo, tuttavia, stava compiendo per la terza volta il giro dell’isolato - l’altro non sembrava essersene accorto o preoccupato - incapace di decidersi. «Solo noi.» gli aveva detto «Ho trovato un posto che penso ti piacerà. Certo, non è Alpha Centauri, ma…» a un tratto aveva sentito il passo dell’altro fermarsi, un piccolo sospiro provenire dalle sue spalle, molto tremulo e molto sognante «Angelo. Mi stai ascoltando?» Crowley si fermò a propria volta e si girò con una tanto elegante quanto impercettibile piroetta a cercare Aziraphale con lo sguardo, abbassando gli occhiali sulla punta del naso e inclinando leggermente il capo in avanti. Lo trovò fermo sull’angolo della via, davanti a una bottega sfitta, intento a sbirciarne l’interno dalle vetrate impolverate. Sospirò, si risistemò gli occhiali con un piccolo colpetto secco dell’indice destro e con un sorrisetto lo affiancò, curiosando a propria volta all’interno del locale. «Ha una scala bellissima, Crowley, la vedi?» «M-mh» «E poi mi immagino, in quell’angolo laggiù, potrei mettere il mio desco… E sorseggiare té mentre studio…» «Il té mentre studi certo, oh, sì» Aveva ascoltato quelle fantasie dell’angelo decine, centinaia di volte. Ogni tanto aggiungeva un elemento, o ne toglieva un altro, ma una cosa restava sempre la stessa: «sarebbe il posto perfetto per tenere tutti i miei libri.» sussurrava ogni volta. «Se ci tieni così tanto, perché non fai uno dei tuoi piccoli miracoli e materializzi il denaro per acquistarla?» gli chiese con un’alzatina di spalle, voltandosi verso di lui; Aziraphale annuì, rimase in silenzio per qualche istante torturandosi le dita, perso nei propri pensieri «Oh!» fece una risatina, un breve sussulto e poi «Oh, no… No. Lo sai, non posso. Non è… Etico.» «Ma io non lo direi a nessuno» «No, Crowley. Mi hanno già richiamato sufficienti volte…» il demone si guardò intorno, poi con nonchalance si appoggiò con la spalla al muro e incrociò le braccia al petto «Allora accetta i miei soldi. Ho un gruzzoletto da parte, sai. Posso permettermelo.» Aziraphale parve prendere in considerazione la cosa, per un infinitesimale frammento di secondo; poi però spalancò gli occhi e scosse il capo rapidamente in segno negativo «Non potrei mai, men che meno! Non voglio nessun debito con un demone!» protestò con voce bassa e concitata, arretrando e raddrizzando le spalle, il mento sollevato come a voler sottolineare la propria rettitudine «E comunque…» riprese a parlare una volta ritrovato il controllo di sé; si vedeva che faceva fatica a non tornare a guardare la bottega «Comunque è stata venduta, in ogni caso. Sarebbe troppo tardi. Perciò andiamo. Dov’è questo posto? Ho proprio voglia di un piatto caldo, con questa pioggia insopportabile…» Crowley stava pregustando il momento in cui avrebbe fatto il suo grande annuncio, ma le parole dell’altro lo avevano stroncato; aggrottò la fronte «Non ti piace la pioggia? Ma come..?» ah, che disastro. Quella rivelazione gli aveva quasi fatto passare la voglia di portare a termine la propria missione. Insomma, se non era stato in grado di comprendere che a Aziraphale non piaceva la pioggia, allora… «Ma no, certo che mi piace. Anche se la vigilia di Natale preferirei nevicasse…» L’angelo lo aveva preso sotto braccio «Però ho fame e non voglio restar qui a guardare una bottega che non potrò mai avere» aveva solo fretta di andarsene da lì, insomma. Crowley sogghignò e sollevò la sinistra facendo schioccare le dita «Temo che il tuo appetito dovrà aspettare.» gli rispose mentre le porte della bottega si aprivano cigolando. Il demone fece un pomposo inchino esasperandone teatralmente le movenze «Prego, dopo di te». Aziraphale guardò imbambolato prima Crowley, poi le porte spalancate come fauci oscure che lo attendevano «Cosa… Significa? Non vorrai farmi commettere un’effrazione…?» il demone sospirò più per dissimulare la lieve risata che gli aveva provocato l’espressione buffa altrui, che non per reale fastidio. Però era bravissimo, a apparire contrariato e burbero. «Oh, avanti, angelo!» si raddrizzò e lo precedette su per i tre gradini fino all’ingresso, poi si voltò verso di lui spalancando le braccia, con l’acqua piovana che ormai lo aveva inzuppato molto poco elegantemente. «Non può esser un’effrazione: le porte sono aperte, non vedi?» Non lo attese e entrò per primo, sicuro che l’altro l’avrebbe seguito, non fosse altro per impedirgli di commettere qualche disdicevole reato «Crowley? Crowley, ma che fai? Non…» Non gli rispose; continuò a incedere con la sua camminata dinoccolata all’interno della bottega buia e polverosa; non ci volle molto prima che i passettini rapidi di Aziraphale riecheggiassero dietro di lui. Con un ennesimo sorrisetto soddisfatto, fece di nuovo schioccare le dita. La porta si chiuse alle spalle dell’angelo, intrappolandoli entrambi li dentro. Decise di nascondersi nell’ombra, solo per gustarsi l’agitazione di Aziraphale. Finché era lui, a provocargliela, tutto era lecito. Lo osservò: l’angelo era come sempre in lotta con sé stesso, combattuto tra il lasciarsi trascinare dalle follie che gli proponeva e il senso del dovere. «Crowley, non è divertente.» eccolo, con quel tono da maestrino. In silenzio il demone si ritrasse ancor più nelle tenebre «Oh, insomma, cosa pensi di fare, adesso?» non gli rispose «Ah, come non detto. Io vado a cena. Domani è Natale e…» Crowley si materializzò davanti a Aziraphale «… E questo è il mio regalo per te, angelo.» Fece schioccare per la terza volta le dita e nella bottega si diffuse la luce calda di decine di candele. La polvere era scomparsa, i pavimenti e la scala erano stati tirati a lucido. Il desco che Aziraphale aveva sognato era proprio in quell’angolo dove lo aveva immaginato, davanti a una delle finestre; le pareti erano ricoperte di librerie, per ora in gran parte vuote. Ovunque c’erano tappeti e cuscini. Aziraphale boccheggiava e Crowley sapeva che non doveva esitare, o avrebbe finito per tradirsi. «Al resto penserai tu. Ero stanco di doverti ascoltare con i tuoi sogni sulla tua libreria che non potrai mai avere.» mimò le virgolette a mezz’aria, simulando anche un po’ di disprezzo, poi gli puntò il dito contro «Perciò ho comprato questo posto e mi pagherai l’affitto, fin quando mi avrai restituito fino all’ultima moneta, ci siamo capiti?» L’angelo sentì la commozione inumidirgli gli occhi, mentre un sorriso radioso gli illuminava il viso «Ah, Crowley… Io lo dico sempre, che tu, sotto sotto, sei… » Crowley agitò il dito sotto al naso dell’angelo «Non. Una. Parola. Di. Più.» Sillabò con voce sibilante «Non sono una brava persona. Lo faccio solo per il mio benessere» che il suo benessere dipendesse da quello di Aziraphale, non lo disse. L’altro sorrise ancor più «Oh, certo… Certo.» e gli fece l’occhiolino, divertito. Intanto, fuori, aveva iniziato a nevicare.
   
 
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