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Autore: hart    25/12/2023    1 recensioni
Emma si rende conto di aver commesso un errore durante la vigilia di Natale...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Regina si era trascinata in soggiorno per confezionare i regali che aveva preso per Henry. Non era stato facile scendere le scale e decidere di farlo visto il silenzio e la solitudine che albergava in quella casa da quando il suo bambino viveva con Emma e i due idioti. La casa era spoglia, vuota e senza vita così come si sentiva lei, ma nonostante Henry non volesse vederla voleva comunque che passasse un bel Natale, anche se senza di lei. Si fece forza per ricacciare indietro le lacrime. Lei non piangeva, non era debole e non lo sarebbe stata neanche adesso.
Dopo aver impacchettato con cura tutti i regali (vestiti, libri, fumetti, qualche giocattolo) si era sforzata per mandare un messaggio allo sceriffo chiedendole di passare da lei. Le era costato un sacrificio enorme scrivere quelle quattro parole ma non poteva materializzarsi a casa loro, avrebbe solo allontanato Henry ancora di più (se questo fosse possibile).
 
 
 
Emma era davanti alla porta del sindaco, la casa stonava vicino alle altre piene di luci, musica, decorazioni.
Bussò alla porta con un senso di angoscia nel petto.
Quando il sindaco le aprì rimase per un attimo interdetta, nonostante Regina apparisse la stessa di sempre con la sua acconciatura e trucco perfetto, i suoi occhi erano… diversi, spenti, senza quel classico luccichio che le mandava scariche elettriche al cuore.
«Ciao» disse «Mi hai chiesto di passare…»
«Miss Swan» rispose glaciale per poi porgerle una busta.
Emma la guardò senza capire.
«Cos’è?»
«Quello per cui ti ho chiamata, sono delle cose per Henry.»
«Avevi detto che erano cose che gli servivano.»
«Infatti.»
«Sono regali» precisò Emma.
Regina alzò gli occhi al cielo.
«Fa differenza?»
«Sì, pensavo fossero cambi di vestiti o libri…»
«Ci sono entrambi qui dentro e anche qualche gioco, so che voleva la nuova Playstation e dei giochi.»
«Perché li dai a me?»
Regina sbuffò.
«A chi dovrei darli? Mi risulta che mio figlio abiti con lei adesso.»
Emma aprì la bocca per replicare ma la richiuse subito. Come aveva fatto a non pensarci? Henry se ne era andato da quella casa da un paio di settimane, non voleva vedere Regina e lei non aveva fatto nulla, i suoi genitori le avevano riempito la testa sulle sue azioni malvagie e sul fatto che fosse una pessima madre e lei aveva solo annuito. Certo, riguardo alle azioni malvagie avevano ragione, ma sull’essere una pessima madre avrebbe dovuto ribattere. Regina adorava Henry e non avrebbe mai fatto del male a quel bambino che era tutto il suo mondo, l’aveva capito la prima volta che l’aveva vista. L’unica cosa su cui era stata sincera quella prima sera.
Si sentì una stronza a non averci pensato a non aver cercato di trovare una soluzione.
«Bene, adesso può andare, grazie per essere passata» disse Regina chiudendole la porta in faccia.
«Cazzo!» doveva essere rimasta a pensare più di quanto fosse ritenuto accettabile. Afferrò la busta e tornò alla macchina con un peso che non aveva nulla a che fare con la busta che si portava dietro.
 
 
«Sono per me?» chiese Henry non appena Emma entrò in casa.
«Sì.»
«Mi hai preso tantissimi regali» esultò il bambino.
«Veramente non sono da parte mia.»
Henry la fissò per qualche istante aspettando che continuasse.
«Sono da parte di tua madre.»
Henry spalancò la bocca.
«Mamma mi ha mandato i regali?»
«Già, mi ha chiesto di passare da lei per prenderli» disse poggiando la busta vicino all’albero, che all’improvviso non le sembrava più tanto bello e festoso. Ripensò alla casa di Regina a quanto sembrasse vuota, come se fosse disabitata…
«Come sta?» sussurrò Henry.
Emma sapeva che avrebbe dovuto rispondere bene ma non voleva mentirgli.
«Non tanto bene, gli manchi.»
Henry abbassò lo sguardo.
«Sarà sola per Natale.»
Emma non rispose, non sapeva cosa dire.
 
 
 
Emma non aveva mai festeggiato il natale in famiglia, era sempre stata sola ma nonostante fosse circondata da persone si sentiva sola. La cena era stata abbastanza piacevole, sebbene Snow non fosse una brava cuoca. I suoi occhi si posarono su Henry che aveva mangiato poco e niente.
«Stai bene, ragazzino?» bisbigliò.
Henry annuì distrattamente.
«E per la cena?»
«La mamma prepara sempre le lasagne per natale, e la torta al cioccolato che mi piace, e poi la cioccolata calda mentre guardiamo un film prima di aprire i regali.»
Emma annuì. Anche lei avrebbe preferito mangiare il cibo di Regina, quella donna cucinava divinamente e alla menzione della torta per poco non aveva iniziato a sbavare pensando anche al dessert che li aspettava, una torta (dal fondo bruciacchiato).
 
 
 
Dopo aver aperto i regali eccetto quelli di Regina perché Henry non aveva voluto toccarli, erano andati a letto.
«Sei ancora sveglio, ragazzino?»
Henry si girò verso di lei.
«Non riesci a dormire nemmeno tu, vero?»
Henry scosse la testa.
«Ho un’idea» disse alzandosi.
«Dove vai? Che idea?»
«Andiamo da tua madre.»
Henry spalancò gli occhi e saltò giù dal letto.
«Davvero?»
«Sì, se vuoi.»
«Mi piacerebbe.»
«Allora vestiti senza fare rumore e andiamo.»
 
Emma e Henry erano sul vialetto triste e buio di Mifflin Street.
«Starà dormendo» disse Henry.
«Non credo proprio ragazzo.»
«Ma è tutto buio.»
«Vieni.»
Scese dalla macchina, afferrò la busta e con Henry si avvicinò alla porta.
«Hai ancora la chiave, no?»
Henry la prese dalla giacca e aprì la porta.
«Se mamma sente dei rumori si spaventerà.»
«Allora facciamo silenzio. Andiamo in soggiorno.»
«E adesso?»
Emma non era brava con la magia, ma doveva rischiare visto che era mezzanotte passata e di certo non aveva il tempo per sistemare tutto quindi si concentrò sulle sue emozioni, come le aveva insegnato Regina. Pensò al significato del natale, di amore, famiglia, gioia, festosità e sperò di non far esplodere la casa del sindaco.
 
 
Regina si svegliò di soprassalto, c’era qualcuno in casa, qualcuno con dei poteri magici. Aveva sentito la magia invadere la casa. Si alzò dal letto e si avventurò di sotto, una palla di fuoco già pronta sul palmo della mano. Se qualcuno pensava di poterle fare del male era davvero un idiota. Sentì delle voci e delle luci nel soggiorno e spalancò la porta pronta a colpire chiunque si fosse permesso di entrare in casa.
«Non…» le parole si mozzarono in bocca quando vide l’albero di natale pieno di luci e decorazioni, tutti i pacchetti posizionati sotto di esso. Henry che le sorrideva vicino ad esso.
Le sembrò un sogno, non poteva essere altro. Il suo bambino non poteva essere lì, non era possibile e poi i suoi occhi intercettarono una chioma bionda, ormai famigliare. Emma.
«Che sta succedendo?» chiese facendo sparire la palla di fuoco.
«Buon natale, mamma» gridò Henry correndo da lei e abbracciandola. Le sue braccia si chiusero sulla sua schiena istintivamente. Il suo bambino era lì tra le sue braccia, gli occhi si inumidirono.
«Buon natale, mio piccolo principe» riuscì a sussurrare prima di posare gli occhi sullo sceriffo che la guardava con un lieve sorriso.
«Che ci fate qui?»
«Voleva passare il natale con la sua mamma» rispose Emma.
Regina la guardò sospettosa.
«Non sei contenta?» chiese Henry.
«Certo tesoro mio» poi vide i regali sotto l’albero «Non hai aperto i regali che ti ho fatto.»
«Volevo farlo con te.»
Regina lo strinse di nuovo.
 
 
Dopo aver aperto i regali Henry l’aveva convinta a preparare la cioccolata calda per tutti e dopo si era addormentato sul divano.
«Perché?»
«Perché cosa?»
«L’hai portato qui, per passare il natale con me.»
«Perché sei sua madre. E sono stata una stronza, non avrei dovuto tenerlo lontano da te. Non mi interessa quello che hai fatto in passato, ami Henry in un modo che… e volevo chiederti scusa. Henry ha bisogno di te.»
Regina rimase senza parole.
«Lo pensi davvero?»
«Certo.»
«Grazie» disse per poi rimanere in silenzio per qualche secondo «Ha bisogno anche di te» aggiunse.
Emma la guardò sorpresa.
«Davvero?»
«Sì, anch’io ho sbagliato a tenerlo lontano da te.»
Emma sorrise.
«Che ne dici di riprovarci?»
«Intendi insieme?»
«Sì, come una famiglia.»
«Famiglia?»
«Lo so che sono un idiota per te, ma io tu e Henry siamo una famiglia, siamo le sue mamme e credo che dovremmo cercare di capire come farlo funzionare.»
«Quindi mi permetterai di vederlo?»
«Sempre.»
«Io… cosa vuoi in cambio?»
«Regina, so che nella tua vita è stato tutto un dare per poter avere qualcosa ma non voglio niente da te. Voglio solo crescere nostro figlio insieme. Sei una mamma fantastica e io sto imparando a muovere i primi passi in questo campo e vorrei il tuo aiuto per essere almeno una madre decente.»
«Sei una buona madre, Emma.»
«No, non lo sono, ma grazie.»
Regina posò la mano sulla sua.
«Lo sei, gli vuoi bene e ti prendi cura di lui.»
«Lo avvelenerei se provassi a cucinare.»
Regina rise.
«Lascia la cucina a me» replicò Regina
«Mi sembra un’ottima idea» Emma sorrise.
«Grazie» Regina strinse la mano dello sceriffo, un piccolo brivido percorse i loro corpi. «È il più bel regalo di natale che abbia mai ricevuto.»
«Anche per me» Emma la guardò negli occhi.
Regina sollevò un sopracciglio.
«Una famiglia» le spiegò lo sceriffo.
Regina sorrise e annuì.
«Possiamo provare ad esserlo.»
 
   
 
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