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Autore: Winterwings    26/12/2023    0 recensioni
Può la scomparsa di una persona cara cambiare interamente la realtà di chi resta? Emanuela è solo una ragazzina, almeno fino alla morte di sua sorella. Questa terribile perdita la porta non solo a crescere improvvisamente, ma anche a maturare una malsana e pericolosa ossessione: lei deve trovare chi ha ucciso Sarah e fargliela pagare a ogni costo e senza sconti. Con una serie di espedienti e un valido aiuto riesce ad assumere una nuova identità e a inserirsi perfettamente nel mondo fatto di ricchezza e sfarzo che tanto disdegna, non calcolando però un imprevisto... Alessandro. È possibile amare qualcuno che crede di odiare con tutto il cuore? Lo scopre a un carissimo prezzo, lui non è come gli altri, è un uomo con cui riesce finalmente a sentire una parvenza di legame... Ma lei non può assolutamente tralasciare chi è davvero.
***
La presente storia contiene riferimenti a droga, alcolismo, prostituzione e depressione, seppur trattati in maniera leggera. Ogni riferimento a persone realmente esistenti, vive o defunte è puramente casuale.
É possibile trovare la storia anche sulla piattaforma Wattpad.
©️Tutti i diritti sono riservati.
Genere: Dark, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Eleonora, 2023
 
Non sentivo niente, assolutamente niente, né rimorso né pentimento, ma neanche la leggerezza che credevo avrei provato, ero il nulla più totale o almeno così credevo. Erano già passati due lunghissimi mesi in cui avevo avuto modo di risaldare la mia corazza e concentrarmi su di me e sul mio obiettivo. Entrai a testa alta e sicura di me in aula, con quell'audacia che ormai faceva parte di me, scortata da una guardia e sotto il palpabile sgomento dei presenti. Quando dissi "con stile da vendere" non stavo mentendo e anche in quella situazione il personaggio di Eleonora Torre, doveva apparire spiazzando i presenti, gli stessi italiani che la volevano condannata all'ergastolo. In fin dei conti Eleonora era sempre stata questo, sola e pura apparenza, una corazza inespugnabile che aveva finito per distruggerla. Per il grande giorno dell'udienza mi era stato chiesto di vestirmi nel modo più semplice possibile, niente gioielli, niente tacchi, niente provocazioni, per questo la mia apparizione fu una sgradita sorpresa anche per l'avvocato che aveva preso le mie difese quando mi vide varcare la soglia con indosso un elegantissimo tailleur nero, una camicia bianca e delle décolleté nere lucide. Ai lobi portavo orecchini di diamanti e al collo la collana coordinata, entrambi regali di Alessandro, mentre sulle mie labbra spiccava un provocatorio rossetto rosso messo di proposito per infastidire ancora di più la corte, il mio principale intento. Il mio avvocato strabuzzò gli occhi, probabilmente pentendosi seduta stante del suo incarico, mentre mormorii di disapprovazione riempirono l'aula. Il mio strafottente sorriso crebbe, quel genere di reazione mi divertiva parecchio, per tutti ero l'assoluta colpevole, la sociopatica narcisista che aveva orchestrato tutto fin dall'inizio e in fin dei conti a me andava bene così, doveva andare così. Improvvisamente, quando il mio sguardo finì catturato in un paio d'occhi di ghiaccio limpidi come l'acqua, quello che restava del mio cuore si frantumò definitivamente portando a galla i miei veri sentimenti, il tutto in solo attimo; lui era lì, incredibilmente vicino ma fin troppo lontano anche per poter sperare in un minimo contatto, era a pochissimi metri da me, pochi metri che a entrambi, ne ero certa, sembravano essere chilometri. Stavo sottoponendo Alessandro alla prova più difficile di tutta la sua vita, quello sì che non me lo sarei mai e poi mai perdonato. Indugiai nei suoi splendidi e rari occhi solo qualche secondo in più, colta da un'improvvisa quanto breve e dolce debolezza, prima di distogliere completamente lo sguardo e ignorarlo, dovevo restare impassibile e lucida, ma l'averlo così vicino non aiutava, lui era diventato il mio punto più debole.
Ci fu richiesto di alzarci in piedi all'arrivo della corte, presiedeva un giudice non troppo alto dai capelli quasi bianchi e due occhialoni a incorniciargli gli occhi grigi e il volto scarno.
- Buongiorno. Le prove sono state tutte depositate per tempo, direi quindi di lasciare la parola all'avvocato Bertolaso, rappresentante degli interessi della vittima.
Sbuffai rumorosamente ed evidentemente spazientita, se ne accorsero tutti.

- Davvero? Vittima?

Sussurrai ironica al mio legale che con la successiva occhiataccia che mi riserbò mi fece immediatamente desistere dal fare altri commenti fuori luogo. Mi ero ripromessa di comportarmi bene in aula, niente bravate o sciocchezze ma a dire il vero non ero certa di riuscirci realmente. Quella scintilla d'impulsività che avevo in petto non ero mai riuscita ad eliminarla del tutto, faceva parte integrante del mio essere, vecchia me o nuova me. Sorrisi appena, dovevo tenere duro. Per Sarah. Per Alessandro.

- Buongiorno. Oggi l'intera corte è stata convocata per portare alla luce la verità dietro un ingiusto e premeditato crimine, oggi, il fatto di cronaca più attenzionato dall'intero popolo italiano. Siamo qui per ricostruire e spiegare come quest'omicidio fosse stato programmato nei minimi e sconvolgenti dettagli dalla mente della qui presente imputata Emanuela D'Amato, che sotto falso nome ha compiuto questo imperdonabile delitto. Porteremo a galla l'insensata e malsana vendetta che ha spinto una donna a uccidere un uomo senza provare il minimo rimorso, a intrufolarsi in casa sua e tessere silenziosamente la sua trama mortale senza alcun diritto. L'imputata è capacissima d'intendere e di volere, consapevole delle sue azioni sin dal primo istante in cui ha messo in piedi questa farsa.

- Vorremmo udire anche la sua versione dei fatti signorina D'Amato, le ricordo che è sotto giuramento e commettere atto di spergiuro in aula è un gravissimo reato.

Reato, di certo non il primo che stavo per compiere. Tutta la mia vita era stata una menzogna, quell’apparenza che avevo creato attorno a me e al mio personaggio e perfino la legge che stava per giudicarmi colpevole in quel momento mi sembrava una grandissima bugia;
Il momento era arrivato, presi un profondo respiro pronta a raccontare per la prima volta, seppur parzialmente la storia; probabilmente fu anche questo ad accrescere la popolarità del mio caso, nessuno fino ad allora conosceva il movente, anche la mia identità era un mistero, nessuno sapeva nulla, pendevano tutti dalle mie scarlatte labbra. Fu così strano per me iniziare a esporre quella vicenda ed esternare così pubblicamente il mio stato d'animo, i ricordi non mi sembravano più tanto lontani e sbiaditi mentre i presenti udivano la mia voce e il mio racconto veniva registrato dai giornalisti. Alessandro continuava a non staccarmi gli occhi di dosso, mentre il senso di colpa continuava a divorarmi da dentro le viscere: nonostante tutto, lui era lì per me e in quel momento realizzai quanto fossi stata stupida, lui c'era sempre stato, e io? Io me ne ero scaltramente servita. Se davvero avessi saputo giocare le mie carte non ci saremmo mai trovati in una situazione simile, avevo sopravvalutato le mie capacità. Come in trance, i suoi occhi erano posati su di me mentre ascoltava quella parte della storia e io sperai che per il bene di entrambi mi stesse maledicendo. Doveva odiarmi, sarebbe stato più semplice per tutti e due.

- Il giorno in cui mia sorella scomparve io me lo sentì che era morta, potrete pensare che io sia melodrammatica, ma davvero, quel giorno qualcosa dentro di me si incrinò irrimediabilmente. Sarah era una persona speciale, eravamo particolarmente legate l'una all'altra e con la sua morte non ho solo perso una sorella... mi è stato tolto tutto quanto. Lei si era sempre occupata di me e improvvisamente mi sono ritrovata da sola, la colonna portante della mia vita non c'era più.

Respirai nervosamente ricordando il volto di colui che me l'aveva strappata, colui che indirettamente si era ritrovato così legato alla mia strada.

- Con non poca sorpresa appresi che Sarah aveva intestato sia a me che a nostra madre due conti in banca in cui aveva versato abbastanza soldi per sopravvivere dignitosamente per un bel po', il frutto del suo lavoro e il motivo per cui, forse, era stata uccisa. Fu nell'esatto momento in cui lo realizzai davvero che decisi di usare la mia parte per autofinanziare il mio piano.

La mia espressione corrucciata lasciò spazio ad un sorriso sadico da mettere i brividi e dovevo ammetterlo, ero una grandissima attrice. Non era solo Alessandro a dovermi odiare, ma tutta l'Italia.
- Ammette quindi davanti alla corte e davanti al giudice di aver premeditato tutto sin dal primo istante?

- Si.

Lo dissi senza esitazione, sicura di me e delle mie parole per sempre indelebili.

- A quando risale l'inizio del suo piano?

- Cinque anni fa circa, avevo diciannove anni.

- Le prove e la testimonianza che lei stessa ci sta fornendo sono schiaccianti, lei è indifendibile. La meschinità e il sangue freddo con cui ha sparato alla vittima denotano quanto lei sia priva d'anima e cuore. Lei è una persona spregevole.

Deglutì, mandando giù l'ennesimo, inspiegabile magone e per una frazione di secondo guardai nuovamente Alessandro, il ricordo dello sparo sarebbe stato per sempre negli incubi di entrambi; io ero proprio come mi aveva descritta l'avvocato, priva d'anima e cuore frantumati e consumati dalla rabbia e dal rancore. Non potevo però negare che Alessandro aveva quasi cancellato quel marcio che si era radicato così profondamente in me, con pazienza e dedizione l'aveva in parte convertito, rendendomi nuovamente vulnerabile. L'avvocato Bertolaso voleva vedermi crollare... peccato che non sarebbe mai e poi mai accaduto, ero vulnerabile, ma di certo non stupida.

- Lorenzo Duca era il figlio maggiore di una benestante e rispettabile famiglia, premetto che nessuno in quest'aula vuole negare l'evidente sconsideratezza dello stile di vita della vittima né tantomeno negare ciò che è sotto gli occhi di tutti: Lorenzo era caduto da parecchio tempo preda di alcuni vizi, da cui però stava cercando di liberarsi con impegno da mesi.
In un attimo mi venne in mente proprio quel viscido durante uno dei suoi festini privati, lo ricordai nitidamente seduto fra Laura e un'altra donna intento a bere e farsi di chissà quale sostanza. Rideva e mi guardava di sottecchi con quegli occhi così oscuri e vuoti da mettere i brividi. Anche lui era senz'anima e cuore lo sapevo per certo, ma con un dettaglio che lo differenziava da me, io lo ero diventata solo a causa sua mentre lui era proprio nato così, cresciuto fra vizi, sfarzo e incapace di accontentarsi. Oscurità aveva generato altra oscurità, contaminando la mia anima e segnando la nostra condanna a morte, prima la sua e poi la mia. Quell'uomo, se così lo si poteva definire, avrebbe potuto liberarsi di tutti anche di sua madre ma non di certo della droga che tanto amava, forse anche più di Claudia, certo, ammesso che l'avesse mai amata davvero;

Il mio avvocato prese la parola proprio come avevamo pianificato e il mio sguardo passò dal mio legale a quello dei Duca. Quel giorno con le nostre azioni avremmo riaperto quel maledetto caso, lo sapevo, nonostante la completa sfiducia che avevo nei confronti della legge tutto sarebbe stato portato a galla, avrei riavuto presto la mia verità.

- Non vorrà di certo far credere alla corte che la "vittima", come lo chiamate voi, fosse un Santo. Non era solo la droga uno dei suoi peggiori vizi; infatti, non è un segreto che fosse indirettamente legato a un giro di prostituzione, senza contare le denunce che sono state depositate agli atti, denunce di molte donne, alcune delle quali addirittura appena maggiorenni che dichiarano di essere state vessate e circuite dalla vostra vittima. Io non sono qui solo per difendere la mia cliente, che oltretutto si dichiara colpevole senza attenuanti, ma anche per portare alla luce un altro fatto di cronaca a cui, a quanto pare, non è stata data la stessa importanza mediatica: l'omicidio di Sarah D'Amato, la sorella dell'imputata nonché mia assistita, un caso che non solo è stato anticipatamente chiuso ma anche insabbiato e dimenticato da tutti ormai avvenuto sette anni fa. Sette lunghi anni senza giustizia per questa donna al servizio dello stato, morta in circostanze sconosciute, viva solo nei ricordi di chi l'ha amata e forse anche di chi le ha tolto la vita.

- Ha detto bene, indirettamente. Oh, Vostro Onore, come potremmo mai basare questo dibattito sulle testimonianze di escort, ballerine e donne con precedenti di estorsione? Chiaramente tutte le accuse sono state mosse a discapito del mio cliente solo per un motivo cioè, estorcergli del denaro. È chiaro come il sole! Inoltre, il caso di Sarah D'Amato è stato chiuso e archiviato poiché risolto, la poverina si è semplicemente suicidata.

Sentì montare una rabbia incontenibile dentro di me all'udire quelle assurde parole e vedere il sorrisino di scherno che l'avvocato mi rivolse mi dette una nuova certezza, lui lo sapeva. Strinsi i pugni conficcandomi le unghie laccate di rosso nella carne fino a farmi male, espirai e poi ripresi il controllo. Guardai allibita il mio avvocato, sapevo che varie sfumature di rosso coloravano il mio viso e lui di rimando mi guardò facendo un brevissimo cenno col capo. "Non ancora" mi parve di capire dalla sua espressione e usai tutta la mia forza interiore per trattenermi. Dovevamo ottenere la riesumazione dei resti, resti che purtroppo avevo avuto modo di identificare al tempo. Bertolaso prese fra le mani una lettera che era stata depositata agli atti e rigirandola fra le dita puntò il suo sguardo indagatore su di me.

- Signorina D'Amato, lei conosce il contenuto di questa lettera?

- Certamente.

- Potrebbe dirlo alla corte?

Annuì. Quella lettera era la prova, mia sorella non si era suicidata e quelle parole lo dimostravano. Non seppi mai chi me la recapitò, ma chiunque fosse immaginavo che prima o poi sarebbe uscito allo scoperto per farsi rendere il favore. Nessuno a questo mondo fa niente per niente, l'avevo scoperto a carissimo prezzo.

- È stata scritta da Sarah, la perizia calligrafica inoltre ha dato un'ulteriore conferma. Mi è stata recapitata qualche giorno dopo la sua morte. Non indica solo le sue ultime volontà ma anche il nome di chi l'avrebbe uccisa se quell'operazione non fosse andata a buon fine e di chi, se fosse morta e il caso fosse stato insabbiato, avrebbe contribuito a coprire tutto.

L'avvocato della controparte continuò quindi il suo breve interrogatorio. Odiavo il suo sguardo di sufficienza, era palese il suo intento di farmi passare per la "poco di buono" della situazione e per quanto io avessi davvero vestito quei panni non poteva evitare così a suo piacimento il nocciolo della questione... Il punto non ero solo io, ma Lorenzo Duca sottoterra e il caso di Sarah chiuso e con le mie azioni, forse, riaperto. Sentivo che stavo finalmente per ottenere giustizia, quella stessa giustizia che era stata negata a mia sorella finita nel dimenticatoio di qualche archivio per troppo tempo.

- Potrebbe fare questi nomi?

- Lorenzo Duca.

- E il secondo?

- Non è pervenuto. Come lei avrà avuto modo di notare, una parte del foglio è stata strappata, probabilmente dalla stessa persona interessata a non far conoscere il suo nome e la sua colpevolezza in merito alla vicenda.

Non sapevo davvero il nome del o dei complici, ma a quel punto non mi sorpresi più di tanto nel constatare che probabilmente anche l'avvocato vi era invischiato. Avevo imparato ad analizzare le persone, i loro movimenti e le loro espressioni, quell'avvocato era fin troppo sicuro di sé, inoltre quei continui sorrisini di scherno e sguardi taglienti non mi convincevano affatto, lui sapeva.

- Si tratta solo di supposizioni ed è inammissibile basare un processo su delle supposizioni.

Lo fulminai con lo sguardo. Erano supposizioni? Sicuramente sì, ma ben fondate e anche lui lo sapeva, aveva avuto modo di conoscere molto bene Lorenzo da vivo e in carne e ossa, tirandolo fuori dai guai che quel suo sconsiderato mondo portava con sé. Sospirai ancora, dovevo assolutamente trattenere la mia lingua biforcuta, ma quell'uomo m'irritava così tanto... un po' come la sua adorata vittima.

- Continui signorina.

- Sarah è morta perché sapeva troppo, ha interferito con gli affari di Lorenzo Duca e ne ha pagato il prezzo. Emanuela D'Amato è morta ed Eleonora ne ha preso il posto. Non credo ci sia nient'altro da aggiungere.

- Chi è realmente Eleonora Torre?

Sorrisi con orgoglio, Eleonora era stata il mio più grande capolavoro.

 
   
 
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