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Autore: alexiscryingrn    29/12/2023    0 recensioni
[Un professore]
Mimmo. Ecco chi.
Ma Mimmo era già in carcere, come avrebbe potuto raggiungerlo?
Tanto vale arrivarci, poi ci avrebbe pensato.
Mimmo è, realisticamente, l'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo, le sue braccia gli avrebbero dato il conforto tanto agognato dal suo cuore, ci sarebbe potuto riuscire solo lui.
Mimmo era casa, una casa di quelle in cui entri per la prima volta e già ti senti accolto, quella con le luci basse e calde, il camino acceso e coperte morbide ovunque, quelle con la carta da parati che un po' si stacca e un leggero odore dolce, una casa dove ti viene solo voglia di sederti e metterti comodo e morire nel comfort di quell'abbraccio, tanto non ti serve nient'altro. Tutto quello che cerchi è affianco a te, e non hai bisogno di andare più da nessuna parte.
Genere: Drammatico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Papà, questo non è un gioco" "E io non sto giocando" "Guarda io capisco che tu hai paura, che preferisci stare male, ma questo io non lo accetto. Non mi sta bene, cazzo!" "Aspetta Simone, cerchiamo- aspetta! Ti posso spiegare un po' di cose?" Ma Simone nemmeno voleva starlo a sentire, era già corso via, sbuffando e borbottando tra sè e sè, la sua incazzatura in realtà solo un flebile velo che nascondeva la sua paura. Perchè lui ne aveva di paura. Tantissima. Un casino. E il casino lo aveva anche in testa, gli tremavano le mani mentre raggiungeva arrancando la vespa, non sapendo nemmeno cosa farci una volta arrivato, perchè dove poteva mai andare? Chi avrebbe ascoltato le sue paranoie e paure? Sua madre? ma tanto lei lo sapeva, avrebbe solo potuto dirgli qualche frase fatta sullo sperare che il padre facesse la cosa giusta. Tornare da suo padre? fuori questione. La sua testa scattò in alto. Mimmo. Ecco chi. Ma Mimmo era già in carcere, come avrebbe potuto raggiungerlo? Tanto vale arrivarci, poi ci avrebbe pensato. Mimmo è, realisticamente, l'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo, le sue braccia gli avrebbero dato il conforto tanto agognato dal suo cuore, ci sarebbe potuto riuscire solo lui. Mimmo era casa, una casa di quelle in cui entri per la prima volta e già ti senti accolto, quella con le luci basse e calde, il camino acceso e coperte morbide ovunque, quelle con la carta da parati che un po' si stacca e un leggero odore dolce, una casa dove ti viene solo voglia di sederti e metterti comodo e morire nel comfort di quell'abbraccio, tanto non ti serve nient'altro. Tutto quello che cerchi è affianco a te, e non hai bisogno di andare più da nessuna parte. Quindi Simone correva con la vespa, eccome se correva, fuggiva piangendo verso quel posto orrendo che non riusciva nemmeno a pensare ospitasse una stella così brillante. Si avvicinò al gabbiotto davanti a quell'edificio che sembrava quasi abbandonato, scrutando la guardia, un uomo quasi trasandato in una divisa maltrattata, che non si era nemmeno accorto della sua esistenza. Si schiarì la voce e tirò fuori un sorriso di circostanza, e il guardiano gli rivolse uno sguardo truce. "L'orario di visita è tra mezz'ora, giovanotto, devi aspettare" "Scusi, è possibile vedere un detenuto anche senza aver preso appuntamento precedentemente?" "Basta che favorisci i documenti, ti compili questo e aspetti le sei" sospirò irritato, senza alzare lo sguardo dal cellulare, e meccanicamente gli fece passare un modulo e una bic senza tappo attraverso la piccola fessura sotto al vetro. Simone prese tutto l'occorrente ringraziando sommessamente e si allontanò verso la vespa. Doveva vedere quel ragazzo, e lo doveva vedere il prima possibile. Dopo aver compilato il modulo, passò il resto della mezz'ora a scrollare senza meta sul suo telefono, a sentirsi i lamenti del custode su "questi cazzo di minorenni che vengono da soli", e a prendere freddo. "A regazzì, se vuoi puoi entrare eh" La scossa che gli diede sapere che avrebbe visto Mimmo di lì a poco lo fece quasi diventare una batteria, ma si avvicinò comunque, col cuore in gola per l'emozione e un magone nel petto per la brutta notizia che avrebbe dovuto dare al suo sole. Dio, che puzza di chiuso. Quella prigione sembrava davvero, ecco, un carcere, l'ospedale sembrava un posto allegro in confronto. Sembrava l'avessero fatta brutta apposta, con i tubi pitturati di grigio morto in contrasto con le pareti giallastre. E la stanza dei colloqui non era da meno. Sembrava di stare in un negozio di telefoni fissi, ce n'erano 5 da ogni lato, tutti bianchi e plasticosi, tutti uguali. Simone si sedette. Mimmo arrivò poco dopo, era in una felpa nera sgualcita, aveva lo sguardo mezzo addormentato e i capelli un po' in disordine, ma il suo broncio si tramutò in un sorriso a trentadue denti appena vide Simone. "Ma ti mancavo così tanto?" fece ammiccante "Mimmo ho scoperto una cosa orribile." La faccia del ragazzo cadde, adesso si che era preoccupato. "Simò, m staij facenn preoccupà, che è successo" si avvicinò il più possibile la cornetta all'orecchio. "Mio padre ha cercato di nascondermelo, e però io vedevo che stava sempre male ed ero preoccupatissimo, gli faceva sempre male la testa e alcune volte perdeva anche l'equilibrio e si doveva sedere, e io- non lo so Mimmo, non so che mi è preso ma ho deciso di seguirlo, è per questo che quando hai cercato di parlarmi sono scappato, e sono arrivato in ospedale dove si è fatto una TAC e quindi- quindi quando è uscito gli ho chiesto cosa fosse e non lo so adesso ho tanta paura perchè-" "Simò, respira, ti devi calmare. Fai un respiro profondo, okay?" il suo volto era affranto, preoccupato, i suoi occhi cerulei erano lucidi e sgranati e grigi come il soffitto della stanza. Era talmente pallido da sembrare trasparente e giocherellava con un laccetto della felpa, che a Simone sembrava molto familiare ora che la guardava bene. "Allora, l'ho seguito e gli ho chiesto se avesse una diagnosi... o comunque cosa stava succedendo, e lui mi ha detto che ha un'arteria nel cranio che è- a quanto ho capito- tipo ingrossata e potrebbe scoppiare e l'unico modo per prevenire questa cosa sarebbe un intervento ma quello è testardo da far schifo e ovviamente non ha ancora accettato perchè ci deve pensare, e io non so che fare perchè Dio, e se morisse? Se ci rimane secco io che faccio? Perdo pure mio padre? Non solo mio fratello ma pure mio padre?" a questo punto Simone stava singhiozzando e si passava una mano sul viso ripetutamente cercando di nascondere le lacrime, mentre Mimmo cercava in ogni modo di riportare il suo sguardo su di lui in modo da poterlo tranquillizzare. "Simò, tuo padre purtroppo ten a capa tost, devi solo dirgli che sta facendo una stronzata, che deve pensare non solo a sè stesso ma pure a te e a tutte le persone che gli stanno a cuore. Tu basta che ci parli, è una persona ragionevole, prenderà la decisione giusta, vorrei poterti dare un abbraccio adesso, andrà tutto bene ok? Per favore guardami, ti prego" gli allungò la mano nella fessura sotto al vetro, cercando di toccare quella di Simone, che la avvicinò alla sua sfiorandogli le dita per quanto possibile, asciugandosi le lacrime con la manica e accennando un mezzo sorriso addolorato. Mimmo si girò con i suoi occhi da cucciolo verso la guardia, che sospirò e aprì la porta della stanza in cui stava il giovane, che scattò dalla sedia correndo subito dal suo amato. Simone non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi dalla sedia che si ritrovò tra le braccia di Mimmo, che lo stringeva come se fosse il suo unico appiglio alla terraferma, con una mano a tenergli la schiena e l'altra a nascondersi nei suoi ricci. Si allontanò per un istante, solo per asciugargli le lacrime, accarezzandogli le guance con dolcezza e con gli occhi pieni di amore. Non erano più grigi, erano azzurri come i ruscelli calmi che trovi nelle foreste, incontaminati e freschi, un'oasi che porta conforto ai sensi, dove il cuore riposa e l'ansia scompare. Simone dimenticò completamente il perchè della visita, scordò suo padre, l'intervento, la preoccupazione, le lacrime, le mura spoglie della stanza, la guardia che li stava guardando, il tempo che era quasi scaduto. E tutto il male del mondo era appena scomparso, sopraffatto dalla bellezza degli occhi del suo amore.
   
 
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