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Autore: sanjihailculoinfiamme    05/01/2024    0 recensioni
[Good Omens ]
Una figlia che chiede a sua madre come siano nate le stelle, e lei, di rimando, le racconta la più bella storia d'amore esistente tra un angelo e un demone.
[[Non è esattamente una ff e non saprei nemmeno come qualificarla, l'ispirazione deriva da una fan art trovata su pinterest. Il linguaggio che troverete sarà esemplificato, e senza particolarismi, per rendere la storia più realistica al contesto narrato]]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma, come sono nate le stelle?” mi chiese mia figlia, mentre stavo finendo di lavare le ultime stoviglie a seguito della cena poc'anzi conclusa. Una domanda insolita per un bambina di soli quattro anni. 

“Tesoro, come mai ti interessa?” risposi di rimando. “Niente, mamma. Al telegiornale ne stanno parlando ma non capisco molto.” Mi girai verso il salone, effettivamente il servizio trasmesso riguardava nebulose o similari, ma non avrei saputo dire esattamente cosa, non stavo propriamente ascoltando.

“Sì, amore, è vero, è una lunga storia però. La mamma finisce di pulire, ci laviamo i dentini e quando ci mettiamo a letto te la racconterò, va bene?” Mi sentii stupita, non mi sarei mai aspettata che una bimba così piccina potesse anche solo minimamente prestare attenzione a un servizio di quel calibro. 

In realtà non ero nemmeno certa di cosa le avrei detto, l'astrofisica non fu neanche lontanamente il mio ambito di studi e lei sarebbe stata comunque non abbastanza grande da poter comprendere il reale significato di determinati argomenti. 

Di colpo, la mia mente fu trapassata da un fulmine, che mi riportò ai vent'anni, seduta sul letto della cameretta nella casa dei miei genitori, con la televisione accesa, probabilmente piangendo disperata. Seppi cosa raccontarle.

 

***

 

Angela si mise sotto le coperte. “Mamma, mi passi Harry, per favore?” mi domandò, con le braccia tese come una richiesta di ottenere il suo peluche. Le diedi immediatamente il suo coniglietto bianco, che strinse a sé con immenso affetto. 

“Amore, pronta per la fiaba?” Annuì, piena di entusiasmo, Harry tra le braccia, e i suoi occhioni celesti fissi nei miei. “C'erano una volta, migliaia e migliaia di anni fa, due angeli, uno biondo, come te, e uno con i capelli rossi.” Sorrise, emozionata di essere stata menzionata. Le diedi una carezza sulla guancia, e proseguii: “Quello rosso chiese l'aiuto dell'altro per attivare un motore che avrebbe azionato l'intero universo: e così fu, girando la manovella, creò stelle e nebulose.” La piccola mi guardò con occhi sgranati: “Erano belle?”

“Stupende, tesoro, così tanto che quando il biondo gli raccontò che un giorno sarebbero andate distrutte, l'angelo creatore si arrabbiò moltissimo, volendo immediatamente richiedere a Dio spiegazioni sul perché della sua decisione.

Dio fu molto deluso dal suo comportamento impertinente, tanto da bruciargli le ali e spingerlo giù dal Paradiso.” La bambina mi guardò esterrefatta, con uno sguardo colmo di tristezza: "Perché? Non se lo meritava.” “Lo so, Angela, ma il piano di Dio è qualcosa di ineffabile. Sai che cosa vuol dire?” Scosse la testa in segno di diniego. “Significa qualcosa di talmente grosso, che le persone come noi non possono esprimerlo a parole, né comprenderlo." Dopo un suo segno di assenso di aver colto la spiegazione, continuai con la storia: “Circa seimila anni fa, in un giardino chiamato Eden, Dio creò l'uomo, e da egli la donna: Adamo ed Eva, i primi esseri umani sulla terra. Dio diede un’unica regola alla coppia, ossia quella di non mangiare le mele dell'albero proibito. Un serpente, però, tentò Eva, e lei la mangiò.” “Ma mami,” mi interruppe “cosa c’entra questo?” 

Sorrisi: “Tesoro, devi imparare a essere paziente, ci stavo giusto arrivando. Quel serpente era proprio l'angelo che è stato cacciato dal Paradiso, al quale, diventando un demone, è stato assegnato il compito di danneggiare la vita delle persone. Sai quale fu la cosa più brutta, però? Gli occhi dei serpenti sono molto deboli, e così fu condannato per l'eternità a non vedere più le stelle da lui create, quelle che amava tanto.”

“Poverino, l'hanno fatto diventare cattivo…” sentenziò mogia la bambina, ma ci pensò su e aggiunse: “E l'angelo che lo aveva aiutato? Anche lui è stato mandato via?”

“No amore,” risposi “ma dovette anche lui andare sulla Terra per poter diffondere la pace e il bene, insomma, l'esatto opposto di Crowley. Difatti il giorno in cui Eva mangiò la mela erano presenti entrambi.”

“Crowley?” domandò la piccola con uno sguardo interdetto. “Sì, amore, che sbadata che sono. Crowley è il nome del demone, mentre l'altro si chiama Aziraphale.” 

“E sono diventati nemici?” Mi commosse la sua purezza: “Vedi amore, entrambi sono stati  incaricati di stare sulla Terra, anche se per motivi diversi. Quando per moltissimi anni ci si ritrova insieme a una persona, nonostante le differenze, si trovano punti di contatto, e semplicemente ci si comincia ad affezionarcisi. Così è capitato ai nostri due protagonisti, tanto che, durante il tempo trascorso, sono giunti all'idea che non esista solo il bene o il male, quanto piuttosto si formino sfumature di entrambe, tali da poter unire anche due soggetti così apparentemente opposti. 

Negli anni a venire ne hanno passate tante, ma si sono sempre sorretti a vicenda, sempre presenti l'uno per l'altro. Si sono innamorati, tesoro, e nemmeno lo sapevano.” Guardai mia figlia, gli occhi brillanti di gioia: “E poi?” Sospirai: “A volte l'amore non basta, cara. Qualcuno si è accorto della loro stretta vicinanza, assolutamente intollerabile, sia per il Paradiso che per l’Inferno. 

A seguito di alcuni eventi, un angelo molto importante chiese ad Aziraphale di lasciare la Terra per poter tornare a lavorare insieme a tutti loro. Era pieno di felicità, amava fare del bene e amava farlo insieme a qualcuno in particolare…” “Crowley?” “Esatto, bambina mia. Aziraphale gli chiese di andare via con lui, che tutto sarebbe stato perdonato e che sarebbe tornato l'angelo di una volta. Il demone non ce l'ha fatta, non è proprio mai riuscito a perdonare cosa gli avessero fatto, non se la sentì di ripartire da zero e lasciarsi tutto alle spalle, anche se assieme al suo amato. 

Aziraphale partì così da solo, con una pesantezza sul cuore indescrivibile, e Crowley perse l'unica stella che era ancora rimasto in grado di vedere.”

Angela mi guardò, non un finale che si aspettava per una storia sulla creazione degli astri: “Una storia triste, mamma.” disse, mentre teneva le sue manine intrecciate sul grembo. “Amore mio, lo so, ma devi ricordare che l'angioletto l'ha fatto per il bene di tutti, compreso quello di Crowley. Sapeva che se fosse rimasto qualcosa sarebbe andato storto, e lo amava così tanto da sacrificare il suo amore per lui. Non avrebbero mai potuto sopportare gli facessero del male di nuovo, come al Paradiso e all’Inferno non andava affatto giù di questo amore sbagliato. Per salvarlo, avrebbe dovuto stargli lontano.” 

“Si rivedranno mai?” domandò, speranzosa. Sorrisi debolmente: “Ne sono certa, tesoro. Chi si ama, è destinato a unirsi, prima o poi, superando tutti gli ostacoli. Non dubitarlo mai, e non credere a chi ti dice che sia un errore. Mai, tesoro, mai. Ama, sempre.” ridacchiò, il buco del dente mancante a rendere il tutto ancora più adorabile. “Adesso però, birbantella, devi andare a dormire che si è fatto tardi e domani c'è l'asilo. Niente proteste.” sentenziai, vedendo che già era pronta a ribattere qualcosa. 

Poggiò la testa sul cuscino: “Va bene, mamma. Allora, buonanotte.” La baciai sulla fronte: “Buonanotte, angel.”


*********************


Note dell'autricegrazie per essere arrivat* fin qua! Come detto nella descrizione, è un racconto veramente breve e semplice, la cui ispirazione deriva da una fan art. Tengo a precisare che l'incipit non fosse sulle stema piuttosto sull'amore in generale, ma mi piaceva questa idea differente, e soprattutto narrata sottoforma di storia della buonanotte con una morale. In realtà è stato veramente tutto molto spontaneo, mi sono immedesimata in un futuro in cui io, da madre, racconterei la più bella storia d'amore creata (nella speranza che nel frattempo possa uscire un finale felice da raccontare alla mia povera figliola). 

   
 
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