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Autore: JeanGenie    09/01/2024    0 recensioni
Lei aveva detto “È un bel pianeta. Andiamo a visitarlo e godiamoci la libera uscita.”
E adesso gli stavano sparando addosso. Perché non poteva andare a finire in nessun altro modo.
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Scritta per il contest "Puoi scriverlo, ma a queste condizioni" di Siate Curiosi Sempre (https://siatecuriosisempre.forumcommunity.net/m/)
Prompt: Uno dei personaggi deve dire la seguente frase: «Giuro, non ho parole. O meglio, le avrei, ma sarebbero solo imprecazioni».
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tadashi Daiwa, Yuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perché non era affatto sorpreso?

Lei aveva detto “È un bel pianeta. Andiamo a visitarlo e godiamoci la libera uscita.”

E adesso gli stavano sparando addosso. Perché non poteva andare a finire in nessun altro modo.

Lei aveva detto: “Ci sono dei posticini carini. Potremo fare colazione su una splendida terrazza sul lago. Intendo proprio ‘sul’ lago. Il locale fluttua a quindici metri dalla superficie. È bellissimo.”

E adesso gli stavano sparando addosso. Perché non poteva andare a finire in nessun altro modo.

Lei aveva detto: “Torneremo a bordo, freschi, riposati e felici”.

E adesso gli stavano sparando addosso. E non serviva più nemmeno continuare a ribadirlo.

Gli stavano sparando addosso dopo aver urlato “Vieni fuori, Kei Yuki. Non essere vigliacca. O verremo a prenderci la tua testa!”

Stavano sparando addosso anche a lui, anche se lui era solo Tadashi Daiba, ricercato anche lui, certo, ma, chissà perché,  quelli cercavano Kei Yuki e non lui. E il ristorantino era ormai distrutto, dopo che i proprietari e gli altri avventori se l’erano filata sulle scialuppe galleggianti, lasciandoli lì a vedersela da soli. Conniventi e complici, di sicuro.   

E ora erano dodici contro due.  E lui non si sentiva davvero fresco, riposato e felice. Era l’ultima volta. L’ultima volta che le dava retta.

Perché loro erano i pirati. Loro avrebbero dovuto essere quelli minacciosi. Invece lei si era messa contro quei brutti ceffi in chissà quale occasione. E a rimetterci era lui.

Dodici, undici, dieci. Andava detto che lei aveva una mira perfetta. Ma ne stavano arrivando altri.

“Hai presente il terrazzo qui fuori?” aveva detto lei senza smettere di sparare.

“Certo. Quello del pranzetto rilassante.” Era suonato abbastanza sarcastico? Sperava proprio di sì.

“Bene. Raggiungiamolo e saltiamo.”

Lui l'aveva guardata. «Giuro, non ho parole. O meglio, le avrei, ma sarebbero solo imprecazioni».

“Allora stai zitto” aveva detto lei afferrandolo per una mano e trascinandolo fuori mentre i colpi continuavano a fischiare intorno alle loro teste. “E continua a sparare!”

Un attimo dopo c’era il vuoto. E poi il tonfo nell’acqua fredda.

Tadashi si era messo a dare colpi di gambe e braccia dirigendosi verso la superficie per riprendere fiato. Era riemerso imprecando mentre lei rideva. Ma non era finita. Dovevano raggiungere la riva, recuperare la navetta e tornare sull’Arcadia sfuggendo ai loro inseguitori.

“Te l’ho detto che sarebbe stata una giornata niente male” aveva detto lei come se nulla fosse.

"Ti odio” le aveva risposto. Stranamente, veniva da ridere anche a lui. “Allora? Da che parte?” chiese iniziando a nuotare verso una direzione a caso.

   
 
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