Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Vinz27    12/01/2024    1 recensioni
"In quell’istante, le parve che tenerlo lontano sarebbe stato straziante per entrambi. Lui allora la abbracciò, forse mosso dallo stesso timore di perderla da un momento all’altro."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Re) Incontri



Si sorprese quando si sentì, a dispetto di ogni previsione cinica e catastrofista, felice di aver tagliato quel traguardo. La laurea in Storia dell’arte all’università di Toronto era per Gwen un importante motivo d’orgoglio personale. Si comportava come ogni ragazza banale che brindava con le amiche e postava decine di foto sui social per il suo successo? Sì, e non le importava. Aveva ottenuto il massimo dei voti e la sua tesi di laurea – la spiritualità rinascimentale nell’opera di Michelangelo – aveva ottenuto il plauso di colleghi e insegnanti. Dopo anni di rinunce, dubbi, sofferenze e crisi isteriche, Gwen aveva raggiunto ciò che desiderava: per questo motivo, un senso di soddisfazione e pienezza d’essere le riempiva il cuore. Inoltre, tutte le persone erano lì con lei: i suoi genitori, il suo insulso fratellino a cui alla fine voleva bene, le amiche e gli amici, e Trent, il suo fidanzato da ormai quattro anni.

“Passami lo Champagne, dai!” “Lasciamene un po’ eh!” “Raga ma se facessimo un karaoke? Conosco un posto fichissimo dove…” “Ma piantala!” “Chi mai preferisce i fast food al sushi!” “Se vomitate non vi carico in macchina!” il vociare confuso del divertimento e della spensieratezza lasciò spazio, in tarda serata, alla stanchezza. Gwen sbadigliò “andiamo a casa?” domandò Trent dolcemente. Lei sorrise: si conoscevano bene, eppure lui non aveva mai smesso di essere educato e rispettoso nei suoi confronti. “Tientelo stretto un ragazzo così” le ripeteva sua madre “in giro, al giorno d’oggi, non ce ne sono più tanti come lui” e Gwen annuiva, accennando un sorriso felice che celava però una punta di amarezza. “Magari sì” rispose lei per poi sbadigliare nuovamente “sono un po’ stanca” Trent rise “è normale dopo tutti quei gin tonic” “ma se hai bevuto più di me!” “io ho una lunga esperienza alle mie spalle!” si misero entrambi a ridere. Lei lo baciò “portami a casa, qui c’è troppo casino”.

In auto nessuno dei due parlò. La notte iniziava a tingere il cielo plumbeo e freddo di quella giornata autunnale che, Gwen lo sapeva, avrebbe ricordato per sempre. I fari delle macchine scivolavano nella notte come sospiri luminosi. Rumori indistinti e lontani si perdevano nel silenzio dell’abitacolo, dove Gwen avrebbe con piacere fatto un sonnellino di sei o sette ore. Palazzi squadrati e terrei circondavano le strade come una cinta di mura e più lei li osservava, più si chiedeva come aveva fatto a vivere per cinque anni in quella città fredda e buia.

Trent fermò la macchina “eccoci arrivati” le sorrise “vuoi che ti faccio compagnia?” “non oggi, Trent… sono davvero troppo stanca, penso che mi laverò i denti e mi butterò nel letto” rispose con un sorriso sghembo “ma grazie per esserci stato oggi, è stato molto bello” si baciarono e si salutarono “ci vediamo domani?” “sì, ma non prima delle due di pomeriggio!” l’auto partì e si perse nel mare di luci che intasavano le strade. Gwen tirò fuori una sigaretta dal pacchetto ormai vuoto. Si tastò il giubbotto nero “merda, ho dato l’accendino a Leshwana!”



“Vuoi da accendere?” una voce, quella voce, la chiamò dall’ombra della strada. Prima di cogliere la sua immagine, vide la luce fioca dell’accendino; d’istinto, lei avvicinò la sigaretta e fece un tiro ingente. Il gusto di nicotina andò a mescolarsi con quello dolciastro dell’alcol. Finalmente, Gwen alzò lo sguardo e si imbattè in quegli occhi azzurri e glaciali. Subito dopo, visualizzò il suo viso spigoloso e il suo sorriso divertito. Non aveva più piercing e quell’esuberante cresta verde aveva lasciato spazio a capelli neri raccolti in un taglio più sobrio ed elegante. Era diverso. Eppure, agli occhi di Gwen non era cambiato di una virgola. Solamente il bagliore timido di un lampione, di fronte all’entrata del suo appartamento, li illuminava. Per un attimo regnò il silenzio. Fu lei a parlare “D-Duncan?” “il solo e l’unico. Come stai, Gwen?” “ma… ma che ci fai qui?” “qui a Toronto o qui sotto casa tua?” “entrambi. Pensavo vivessi in Gran Bretagna” lui fece spallucce “ci sono stato per un po’. Poi mi sono trasferito negli States per lavoro, poi ancora in Australia, in Germania, a Montreal e infine qui, nella mia stupenda città natale” sentenziò con sarcasmo. Si accese a sua volta una sigaretta, godendosi un silenzio che, a Gwen, parve angosciante e interminabile “ho saputo che ti sei laureata” disse “sapevo che ce l’avresti fatta. L’ho sempre saputo” “g-grazie…” Gwen teneva lo sguardo basso, timorosa di imbattersi in quello di lui “e perché sei venuto qui, di fronte a casa mia?” alzò gli occhi e lo guardò con una nota di diffidenza e inquietudine “mi hai seguito per caso?” Duncan scosse il capo “no… ho preso in affitto un appartamento qui vicino per lavoro” “di cosa ti occupi?” “carrozzerie. Smonto e rimonto, quello che so fare meglio” Gwen sorrise “già”. Duncan si avvicinò a lei. Il profumo forte, quasi selvaggio di lui la travolse e ne fu ben contenta “mi sei mancata” sussurrò “più di quanto immagini” Gwen sospirò, cercando di distogliere lo sguardo “molte cose sono cambiate, Duncan. Ho un ragazzo ora” “Trent? Il chitarrista?” “già, il chitarrista!” rispose infastidita lei “e sto bene insieme a lui” “non ne dubito” “esatto, non dovresti farlo!” lui si allontanò e gettò il mozzicone. Uno strano malessere, a cui Gwen non sapeva dare un nome, si impadronì di lei. Sentì la gola farsi pesante, gli occhi pizzicare “ti ho aspettato tanto, sai?” disse con voce rotta “ho aspettato una tua chiamata, o anche solo un messaggio, un segnale qualsiasi da parte tua, e invece sei sparito” grattò l’asfalto consumata con le scarpe piatte e nere “cinque anni sono troppi, Duncan. E’ passato troppo tempo per ritornare a come eravamo prima” “lo so, Gwen… ma voglio che tu sappia che ti ho sempre pensata. Ogni giorno. Se non ti ho più contattato, è perché lei me lo ha impedito”

Sentendola nominare, Gwen si sentì invadere da una nausea intensa, che probabilmente non c’entrava nulla con tutti i drink che aveva bevuto. Courtney. Un’arpia di prim’ordine appartenente alla specie delle ragazze popolari dei licei che si divertiva a torturarla e a deriderla giorno per giorno. Fidanzata storica di Duncan, aveva dato in escandescenza quando lui l’aveva tradita per stare con Gwen. Una sera, durante una festa, Duncan era finito in ospedale per aver fumato troppa erba e lei aveva convinto il preside della scuola che era stata Gwen a vendergli la roba all’interno dell’edificio scolastico. La ragazza era stata espulsa per un mese durante il quale si era sentita un vero schifo: l’unica persona che le aveva dato un po’ di conforto era stato Trent, l’amico chitarrista di Gwen che, ovviamente, stava tanto simpatico a Duncan. “C-che cosa vuoi dire? Cosa c’entra Courtney adesso? Non dirmi che state insieme!” “Sei matta? Non l’ho più vista dai tempi del liceo, per fortuna. Peccato che il suo paparino avvocato abbia ottenuto un’ingiunzione in tribunale che mi impediva di avvicinarmi a te. Roba da pazzi!” Gwen fece una risata amara “non me la bevo” “è quello che è successo. Se non vuoi credermi, non importa”

Si avvicinò di nuovo a lei e le accarezzò le spalle “so che le cose non possono tornare come prima. Avevo solo voglia di vederti. Dio solo sa quanto mi sei mancata” Gwen fece un respiro profondo. Nonostante fosse novembre, aveva caldo. “Anche tu mi sei mancato” sussurrò. In quel momento, le parole divennero inutili riflessi di qualcosa che, lo sapevano, sarebbe inevitabilmente avvenuto. Gwen sentì il fiato caldo di lui sulla sua pelle, il suo odore forte e virile, il suo sguardo magnetico. Lo baciò senza rendersene conto, come non aveva mai baciato nessun altro. Gli cinse le braccia attorno al collo mettendosi in punta di piedi. La invase il sapore di mentolo e tabacco mentre il suo corpo caldo la avvolgeva, proteggendola dal resto del mondo.

Non vollero staccarsi. In quell’istante, le parve che tenerlo lontano sarebbe stato straziante per entrambi. Lui allora la abbracciò, forse mosso dallo stesso timore di perderla da un momento all’altro. La condensa dei loro respiri si alzava nel cielo come una nuvola di peccato. “Avevo paura di tornare” sussurrò Duncan “temevo che non mi avresti mai perdonato per essere scappato” “lo so” disse lei accarezzandogli la nuca “e io temevo che mi avessi dimenticata”. Gwen non si accorse che, lentamente, allentava la presa e si scioglieva da quell’abbraccio. Negli occhi di lui intravide una tristezza immensa, che mai, prima di allora, aveva visto.

“Addio, Duncan”

“Addio, Gwen”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Vinz27