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Autore: auroravnntsc    18/01/2024    1 recensioni
Nel paese di Enma ogni sei mesi l'Albero Sacro del fiume fiorisce, donando attraverso i suoi frutti un magico sostentamento per tutta la popolazione. Si dice che sia l'ultimo grande regalo delle divinità, sempre più distanti dal mondo degli esseri umani.
Quando una Fioritura arriva in ritardo, però, l'equilibrio millenario si spezza e spunta una strana chiazza scura nell'acqua in cui le persone si vogliono inspiegabilmente immergere.
Cosa sta succedendo ad Enma?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Iris stava appollaiata sulla riva del fiume da ormai circa due ore. Il sole iniziava a farsi caldo e lei non aveva portato con sè alcun copricapo, credendo di finire molto prima. 
L'acqua scorreva limpida e silenziosa, regalando chiazze di luce brillante qua e là a rendere la sua pigra camminata una sfilata di effetti speciali.
Poco sotto il pelo dell'acqua si intravedevano incroci di rami verdissimi, che correvano lungo tutto il letto del fiume, si curvavano, si intrecciavano e giravano in tutti i modi, poi salivano verso la superficie assottigliandosi ed arricciandosi sulle punte.
Era finalmente arrivato il giorno della Fioritura, che era anche il motivo per cui Iris se ne stava lì accucciata, in placida attesa, ma con un principio di noia nel cervello. 
Proprio mentre cercava di troncare uno sbadiglio sul nascere, si iniziò a sentire un gorgoglio provenire dal fiume, prima bassissimo, poi sempre più squillante. 
Successe tutto in pochi secondi: una fitta schiuma bianca ricoprì l'acqua, che si fermò di colpo. I rami parvero come allungarsi, uscendo dalla superficie acquosa e stiracchiandosi alti verso il cielo. Una volta dritti iniziarono a tingersi di viola e a ricoprirsi di bolle, violacee anche esse, prima piccole come unghie e poi sempre più grandi fino a raggiungere le dimensioni di una pesca. 
Uno sciame di piccolissimi uccellini luccicanti si scagliò dalla riva in direzione delle bolle ed una ad una iniziarono a staccarle con delle unghiette sorprendentemente affilate, riportandole sulla riva e, più precisamente, nella gigantesca tracolla che Iris teneva spalancata davanti a sè. Subito dopo aver lasciato il bottino scomparivano uno dopo l'altro in piccoli sbuffi di fumo, mentre le bolle rimaste sul fiume ad un ritmo stupefacente si stavano prima rimpicciolendo, seccando, per infine staccarsi dai rami, che nel frattempo si ritiravano sotto la superficie dell'acqua arricciandosi e riprendendo l'originario color verde acceso.
Succedeva una volta ogni sei mesi, e in quei pochi istanti bisognava essere pronti e lesti, raccogliere tutto il possibile e portarlo in paese. Quelle che apparivano come bolle erano frutti di Goran, la principale fonte di sostentamento degli abitanti di Enma. Ci si poteva fare più o meno tutto: le parti interne si potevano cucinare in almeno un centinaio di ricette e le loro bucce, che una volta asciutte assumevano un delicato color madreperla ed una consistenza simile alla pelle, ma più sottili e lisce a seconda dei trattamenti utilizzati, diventavano vestiti, carta da disegno, utensili e addirittura strumento di costruzione. Le tecniche di lavorazione più raffinate erano sconosciute ai più e tramandate di generazione in generazione soltanto in alcune famiglie, che grazie a questi segreti con il passare dei secoli avevano accumulato grandi ricchezze e avevano formato il cosiddetto gruppo dei Costruenti.
Era verso il laboratorio di una di queste famiglie che Iris si dirigeva ora in gran fretta. Era importante che il processo di lavorazione conservativa iniziasse il prima possibile e bisognava evitare qualsiasi interferenza di aria, calore, pioggia o altri imprevisti. Le bolle erano estremamente fragili ed anche un semplice graffio avrebbe compromesso quasi totalmente la loro utilità.
Iris, temendo il sole che batteva ormai troppo caldo, aveva presto iniziato a correre seriamente, tenendo stretta la tracolla e scartando con sicurezza tutte le radici lungo il percorso, adattandosi alle pendenze del terreno con l'esperienza di chi quella strada l'aveva fatta almeno mille volte. 
Chi veniva dalle famiglie Raccoglienti aveva da secoli il compito di pescare. Era un momento dell'anno quasi sacro. Lo si aspettava con impazienza, e per tutta la settimana precedente il paese era in fermento. Da nord a sud potevano scoppiare in qualsiasi momento e senza preavviso festeggiamenti con musiche, danze, cibo e spettacoli di ogni tipo. La Raccolta Semestrale rappresentava la certezza di aver avuto ancora una volta il favore delle Divinità, di poter ancora a lungo mangiare, vestirsi, vivere. Si ballava inneggiando alla fortuna del popolo di Enma, a cui sarebbe stata concessa un'eterna felicità.
Gli studiosi calcolavano di anno in anno quando ci sarebbero stati i due giorni della Raccolta e quando arrivava il momento, dopo tutti i faticosi festeggiamenti, i Raccoglienti si svegliavano, si davano una bella rinfrescata e partivano. 
A mezz'ora dal paese si trovava il Fiume, una distesa di acqua placida larga un centinaio di metri e indefinitamente lunga. Nessuno del paese aveva mai camminato fino alla sua fine, si sospettava quindi che semplicemente non ne avesse una.
La storia antica narrava che Fiordaliso, la divinità delle foglie verdi, fosse stata colta un giorno da un insopportabile fastidio al piede destro. Non sapendo più cosa fare, decise di immergerlo nell'acqua fredda e, sfregandolo un poco, lasciò cadere verso il fondo un piccolo seme che le si era incastrato tra le dita.
Lei se ne andò, nuovamente serena e tranquilla, il seme invece in qualche centinaio di anni mise delle radici robuste sul fondale ed iniziò a germogliare. Da lì era nato l'Albero Viola, Toccato Dagli Dei, Fornitore Di Nutrimento.
Ogni Raccogliente studiava attentamente e rispettava questa storia e faceva di tutto per onorare il lascito di Fiordaliso, assicurandosi di portare a casa quante più Bolle possibili. Si stima che ogni sei mesi il paese fosse rifornito di circa sei tonnellate di Bolle, di cui una metà veniva mangiata e l'altra impiegata in tutti i modi conosciuti.
Iris, completamente senza fiato, oltrepassò in volata le basse mura che segnavano l'inizio del paese e si concesse di rallentare un poco la sua corsa.
Enma si apriva con una larga strada in terra battuta delimitata da campi coltivati ed alberi da poco sfioriti, sui quali si iniziavano a intravedere le rotondità dei frutti. Proseguendo per circa trecento metri la strada iniziava a dividersi in più vie, che a loro volta si diramavano come vene in altre vie più piccole. Era quello il punto in cui iniziavano le case, costruite con le Bolle ed alte anche tre piani, tutte colorate di delicati toni di viola, lilla e madreperla. Sembravano galleggiare sull'ocra della terra ed il sole le lucidava così tanto che quasi parevano irreali. 
In una delle vie più a destra, poco più avanti di un elegantissimo salice, svettava tra le altre una casa di un viola intenso, con il tetto appuntito dello stesso colore e piena di finestre scavate nel muro. La porta in legno azzurro era decorata da un rigoglioso rampicante che di lì a poco avrebbe nutrito i passanti più golosi, e il giardino che circondava l'edificio era seminato di piccole statue di divinità.
Era la casa della famiglia più ricca del paese, Costruenti da prima che il mondo avesse memoria di sè e fieri del loro lavoro. Tutti ad Enma li conoscevano, ed era a loro che ci si affidava per i lavori più importanti. 
Iris aveva avuto la fortuna di nascere in una famiglia di Raccoglienti con un buon posto dove pescare, e buona pesca vuol dire buone collaborazioni. Questa famiglia pagava molto bene le sue Bolle, e lei era ben felice di riservare loro l'esclusiva.
Bussò alla porta che in pochissimi istanti si aprì, lasciando intravedere nella penombra una figura alta e snella, che fece un passo verso la luce rivelando una folta chioma di boccoli rossi e degli occhi di un blu quasi elettrico. Mariam era la figlia maggiore della famiglia, sarebbe stata lei ad ereditare i Segreti Costruenti dai genitori, ma questo non sarebbe successo per almeno altri venti o trent'anni, quindi nel frattempo si limitava ad osservare da lontano ed aiutare all'occorrenza. 
Oggi il suo compito pareva essere quello di aspettare Iris. 
- Buongiorno Raccogliente, sei in ritardo. è successo qualcosa alle Bolle? -
Iris scosse la testa, respirando ancora affannosamente cercando di prender fiato e scandire le parole. - No... Stanno... Bene... Hanno sbagliato. - riuscì a dire finalmente.
- Chi ha sbagliato?- 
-I... Avevano previsto alle... Dieci... Mezzogiorno.-
Mariam sgranò gli occhi, sicura di aver capito male. Non succedeva mai che venisse prevista l'ora sbagliata di Fioritura.
-Mezzogiorno cosa? Stai dicendo che l'orario era sbagliato?- Chiese la ragazza, scuotendo con vigore i capelli. - Non possono sbagliare.-
-Lo so ma... L'hann...O... Fatt...Oh...-
-Oh, dei! Siediti qua e riprendi fiato, che così non ti si capisce!- Sbottò Mariam, impaziente ed allarmata. 
Era praticamente impossibile che il calendario della Fioritura venisse mal interpretato. Ogni anno era studiato nel minimo dettaglio da un gruppo di anziani, gli ultimi ancora Vicini Agli Dei. Si riunivano in cerchi di dialogo nei quali le divinità suggerivano loro non solo il giorno, ma anche l'ora precisa in cui l'Albero di Goran avrebbe prodotto i suoi meravigliosi frutti. Era necessario che il raccolto seguisse alla perfezione le raccomandazioni di questi studiosi perchè la Fioritura era questione di attimi, e una volta persa non si sarebbe potuto far niente per i successivi sei mesi.
Sull'elegante divano ricoperto di motivi floreali Iris riprendeva fiato. Si ricompose, portando con le dita una ciocca di capelli scuri dietro le orecchie e spiegò: -Io non so cosa sia successo, Costruente Mariam. Sono arrivata sul posto ben prima delle dieci per non dovermi preoccupare di alcun imprevisto. Non mi sono spostata nemmeno per un secondo, lo posso giurare! Non ho visto nulla di strano, niente di niente, tutto quello che so è che la prima Bolla è sbocciata non prima di mezzogiorno. Il sole era alla metà del cielo e bruciava, così ho corso per non rovinare neanche una Bolla...-
-Ed ha funzionato?- chiese Mariam, con un filo di voce.
La ragazza annuì aprendo la tracolla sopra il tavolo di fronte, rivelando un centinaio di oggetti sferici violacei, ancora luccicanti di umidità.
Mariam si avvicinò al raccolto, guardandolo con attenzione. Sembrava che fosse davvero tutto apposto.
-D'accordo, metteremo tutto ad essiccare subito, ma ti prego di parlare con altri Raccoglienti. Questo intoppo con gli orari è davvero strano e mi fa paura.- Si girò poi verso il corridoio -Rik? Vieni subito per favore!- 
Un ragazzo lentigginoso con gli stessi capelli ricci e rossi arrivò correndo. Salutò con un cenno Iris, poi si girò a guardare il tavolo -Ah, finalmente! Li porto da nostro padre.- Il fratello minore di Mariam fece rotolare le Bolle dentro un grande secchio e sparì velocemente dietro ad una porta. 

Passato qualche giorno in paese si era ormai sparsa a macchia d'olio la notizia che il calendario avesse sbagliato. 
Mariam era sconvolta, aveva passato notti intere in sala a parlarne con sua madre davanti ai liquidi incandescenti per la fusione delle Bolle. Le faceva molta paura la possibilità di una previsione sbagliata e il fatto che suo padre fosse deciso ad attribuire il tutto ad una maledizione non faceva che peggiorare l'umore di tutta la famiglia. 
Sua madre era leggermente più ottimista, sosteneva che fosse un errore umano, non divino. -A volte gli Dei vanno lasciati dove sono, Mariam- sospirava, controllando la preparazione.
Dal canto suo la ragazza avrebbe tanto voluto parlarne con qualcuno che davvero potesse spiegarle qualcosa. Più volte aveva passeggiato per tutto il paese sperando di incrociare Iris la Raccogliente, per poterne parlare ancora con lei che lo aveva vissuto in prima persona. Voleva sapere il suo parere, essere tranquillizzata.
Era cresciuta con il timore, come il padre, che prima o poi qualcosa di brutto sarebbe successo. Ricordava bene gli episodi di tanti anni prima in cui sua nonna, contorcendosi nel letto, urlava come posseduta di come presto si sarebbe perso il favore delle divinità. Suo padre aveva avuto a che fare con queste profezie fin da piccolo, ne era uscito molto provato e pian piano se ne era convinto e le aveva fatte sue. 
La sua camera era piena di aggeggi contro il male, altarini votivi, oli profumati ed offerte agli dei di ogni tipo. Non era stato semplice aggrapparsi all'oggettività crescendo con lui, e questa situazione spingeva fuori tutti i peggiori timori di Mariam.
Aveva iniziato a tenere un piccolo quaderno in cui annotare ogni possibile stranezza le capitasse sotto agli occhi, si aspettava in ogni momento un lampo di luce lungo un istante o uno scricchiolio nel posto sbagliato. 
Era il terzo giorno consecutivo in cui faceva un profondo respiro, prendeva coraggio ed usciva dalle mura del paese. Essendo lei una Costruente era stata abituata fin da piccola a diffidare del mondo esterno: era importante che non le succedesse mai nulla, e il modo più efficace per proteggerla era evitare che uscisse. 
Oltre le mura, proseguendo per la via del Fiume, si aprivano vie di commercio attraversate ogni giorno da qualsiasi tipo di persona. Il paese esportava materiali di pregio ottenuti dalla lavorazione delle Bolle, e molti commercianti erano soliti percorrere quelle strade, ma se eri abbastanza sfortunato poteva capitarti di incontrare qualcuno con intenzioni meno buone. Certamente non era raccomandabile per una ragazzina di così buona famiglia passeggiare sola per quelle vie poco prevedibili, e le pochissime volte che Mariam era uscita dal Paese era sempre stata accompagnata da membri della sua famiglia e comunque non avevano mai oltrepassato il Fiume.
Quel giorno la ragazza aveva deciso di spingersi fino alla riva, giusto per controllare che fosse tutto normale. 
L'erba era molto alta e nell'aria c'erano dei profumi a cui la ragazza non era abituata, simili ad un incrocio di odori di menta e fragoline di bosco. Era l'odore dell'albero che cresceva dentro al Fiume e si espandeva per centinaia di metri sotto l'acqua spargendo ovunque il suo profumo.
Facendo attenzione a non pestare radici, insetti e fiori, Mariam si avvicinò alla riva. Ogni volta si stupiva dell'enormità di quell'agglomerato di acqua e un po' invidiava chi per mestiere aveva una scusa perfetta per andare ad ammirarlo più di frequente.
L'acqua era come sempre cristallina, i raggi del sole le battevano addosso disegnando riflessi dorati che si rincorrevano veloci e sporgendosi un poco si vedevano i rami, spogli da gemme o frutti, allungarsi sotto la superficie.
Sembrava tutto normale, tutto contemporaneamente immobile e in movimento. Mariam decise di seguire per qualche tempo il percorso del Fiume verso Ovest.
Era una piacevole passeggiata in una piacevole giornata tiepida. Non incontrò nessuno lungo il suo percorso e ne fu piuttosto sollevata, nonostante la bella giornata non era completamente tranquilla a percorrere quei sentieri.
I suoi unici compagni di viaggio, però, erano degli uccellini cinguettanti che la seguirono per un po', curiosi. Mariam scriveva camminando sul suo quaderno, si sentiva una spia in incognito, a scavare la superficie delle cose cercando segreti e incongruenze.
Dopo circa mezz'ora, all'improvviso, la sua attenzione venne catturata da un piccolo dettaglio: al centro della porzione di Fiume davanti ai suoi occhi c'era una macchia di acqua grigia, come desaturata. Non seguiva la corrente come il resto del Fiume, sembrava non muoversi nemmeno. 
Le sembrava che il cuore le stesse per correre fuori dal petto e scappare via, per un istante lungo un'infinità provò un terrore folle per quella macchia scura e allo stesso tempo quasi un'attrazione. 
Lentamente, Mariam si piegò su se stessa, togliendosi le scarpe ed appoggiandosele di fianco. Si tolse piano la veste e si annodò i capelli. 
Il quaderno pieno di tutti i suoi appunti la osservava dalla riva mentre Mariam scivolava nell'acqua. Raggiunta la chiazza scura, prese un respiro profondo e si immerse. Per qualche attimo i riflessi rossi dei suoi capelli sfiorarono ancora la superficie, poi non si vide più niente.
   
 
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