Questa one-shot è stata scritta per
la challenge: 12 mesi fa indetta dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock”.
Quando l’estate
incontrò l’autunno
Mettiamola così: l’amore non è razionale, non fa calcoli e
non da preavviso; non ti lascia scegliere tra una lista di buoni partiti,
arriva e ti prende a schiaffi in faccia.
Ushijima
Wakatoshi sbatté le palpebre osservando i biglietti aerei e il volantino per
noleggiare una barca che Shoyo aveva poggiato sul tavolo; spiegava il suo piano
improvvisato gesticolando animatamente.
“Ma tu hai
la partente nautica?” Chiese Wakatoshi.
Hinata
s’indignò: “Certamente! Pensi che non ne sia capace?”
“Sono solo
sorpreso,” spiegò monocorde, “pensavo che il tuo unico interesse fosse la
pallavolo.”
“La
pallavolo è quello che ho scelto di fare nella vita ma mi piace anche fare cose
nuove!”
Esclamò con
gli occhi ridenti pieni di quella luce di cui aveva quasi terrore, che non
riusciva a spiegarsi e di cui sembrava ormai dipendente.
Wakatoshi si
era innamorato del sole, quello di mezzogiorno del colmo dell’estate, quello
che ti brucia la pelle, impedisce di respirare per il caldo, ti fa sudare fino
a farti sciogliere. E pensare che lui
preferiva l’autunno, le temperature miti, la pioggia fine, e la coperta sul
letto.
Tendo lo
definiva un vecchio abitudinario e non si era sentito mai offeso; pensava che
la calma, e la saggezza fossero qualità. Ragionare prima di agire, calcolare i
pro e i contro di una decisione, valutare e soltanto in fine scegliere. Non
avrebbe mai preso un aereo all’ultimo minuto diretto verso un altro continente
per una fuga romantica, passaporto in mano, borsa leggera e via all’avventura.
Non era certo il tipo a cui poteva venir voglia di fare cose nuove, tipo lo
snorkeling in mezzo all’oceano.
“Prendersi
una pausa ogni tanto fa bene, e vedrai sarà divertente!” Disse Shoyo, “per
favore?”
Non era
certo il tipo ma per Shoyo Hinata avrebbe fatto anche peggio. Così prepararono
le valige e partirono per Cairns in Australia.
Wakatoshi
usò le ore di viaggio per poter prendere le informazioni su questa Norman Reef,
una delle barriere coralline più grandi, meta privilegiata a livello mondiale.
Non era tanto utile, però, lo fece sentire più tranquillo quando si trovò a 80
chilometri dalla costa pronto a immergersi.
Chiuse la
zip della muta; l’imbarcazione dondolò appena mossa dalle onde e dal vento.
Shoyo, accanto lui, aveva già indossato l’attrezzatura; osservava l’acqua
turchese desideroso di tuffarsi il prima possibile.
Gli sorrise: “Pronto?”
Indossò
anche lui maschera e aeratore e si buttò nell’acqua insieme con lui.
All’inizio non
era certo preparato ai salti nel vuoto, al fuoco e al cado che lo faceva
sudare, che toglieva il respiro fin quasi a farlo svenire. Wakatoshi si stava
abituando ai colpi di testa grazie a Shoyo.
L’impatto
con l’oceano fu stranamente piacevole; bastò poco per adattarsi alla
temperatura. Nuotando poco sotto al pelo dell’acqua, raggiunsero uno dei punti
più belli della barriera corallina: un paesaggio fantastico composto da piante
e rocce colorate. Anche i suoi abitanti erano bizzarri.
Passarono
accanto a un enorme pesce blu e verde con gli occhi sporgenti e la bocca larga
e carnosa. Hinata gli afferrò il braccio e gli mise in mano la macchina
fotografica subacquea. Nuotò verso
l’animale e gli si mise vicino. Quello non scappò; rimase fermo in posa
aspettando di essere fotografato.
Pure i pesci
rimanevano folgorati dal sole.
Nel giro di
pochi minuti Shoyo nuotava ricordato da moltissimi peci tutti diversi, pesci
farfalla, pesci angelo, pesci trombetta.
La luce
attirava a sé anche le creature più oscure e restie a uscire dall’ombra.
Wakatoshi era uno di quei pesci abituati a vivere nella loro anemone; l’aveva
lasciata per intraprendere un viaggio nel mare aperto pur di raggiungerlo.
Se Tendo
avesse potuto vederlo avrebbe riso fino a morirne. Ma non era lì e non sapeva
neanche di quella sua piccola gita strappata ai mille impegni con la sua
squadra. In realtà non sapeva nemmeno che stesse frequentando Hinata.
Dopo un
oretta passata a nuotare, a immergersi e fare fotografie ritornarono sula
barca. Si tolsero le pinne, le maschere
e le mute.
Shoyo gli
passò il telo: “Hai visto quanti pesci fighissimi?”
Wakatoshi si
asciugò il viso e il corpo. “Già, molto stravaganti.”
“Ti sei
divertito?”
“E’ stato
bello.”
I capelli di
Shoyo grondavano d’acqua, minuscole goccioline scivolavano sul viso
incastrandosi sulle ciglia di quegli occhi da assassino, sulla bocca e
scivolare via dal mento.
Wakatoshi
deglutì.
Si avvicinò
fino a sovrastarlo, si chinò e lo baciò; assaporò il sapere del sale sulla sua
pelle, con le dita gli sfiorò il fianco fino a raggiungere la vita e i
pettorali. Non sapeva da dove era uscita fuori quella distesa di muscoli; non
se lo ricordava così, Shoyo. Quando lo aveva conosciuto era un pulcino
spelacchiato che pigolava forte e si muoveva freneticamente procurandogli
fastidio e perplessità. Si era trasformato in uno splendido uomo senza mutare
il suo spirito. Continuava a mandarlo fuori asse, non riusciva a staccargli gli
occhi di dosso già da allora, catturato ogni suo senso, mandato in palla ogni
ragionamento logico.
Il demone
fece per sfilarsi il costume ma Wakatoshi gli bloccò le mani. “Cosa stai
facendo?”
“Mi tolgo il
costume bagnato…” Esclamò, “e poi ho avuto una mezza idea…”
“Ci possono
vedere!”
“E chi? Ci
siamo solo noi.”
All’orizzonte
non si vedeva nessun’imbarcazione, erano in mare aperto… Shoyo sfruttò quel
momento di distrazioni per sfilarsi del tutto l’indumento. Con il piede scostò
il costume in un angolo.
“Possiamo
sempre scendere sottocoperta...” Sussurrò invadendo il suo spazio personale.
Anche la quercia si spezza se colpita da un
fulmine.
Wakatoshi lo
strinse a sé; la sua pelle era fresca e così invitante e la cabina sembrava
troppo lontana da raggiungere, così, su due piedi decise: “va bene anche qui.”
Shoyo
ridacchiò: “ottima scelta!”
Stesero il
loro teli mare per terra; Wakatoshi si stese trascinando Shoyo verso di lui
fino a farlo sedere sul suo grembo. Il contatto con i loro bacini, lo
sfregamento che sembrava imitare il movimenti delle onde, gli mozzò il respiro.
“Hai ancora
il costume…”
Alzò il
bacino per aiutare Hinata a toglierli il costume e poi fu di nuovo disteso
sopra di lui, labbra contro labbra. Quando anche quel movimento non fu più
sufficiente, Wakatoshi sentì la necessità di invertire le posizioni.
“Scambiamoci.”
Shoyo annuì
mordendosi il labbro. Scivolò di lato e si distese di schiena, aperto e
fiducioso, mentre Wakatoshi si incastrò tra le sue cosce come se fossero due
pezzi di un puzzle.
Shoyo
incrociò le gambe nella vita di Ushijima… E il paradiso fu perfetto.
***
Ushijima
baciò la spalla nuda di Shoyo: "basta nascondersi.”
Dopo si
erano rivestiti ed erano rimasti distesi a crogiolarsi sotto i raggi del sole.
Hinata girò
verso di lui verso di lui sorpreso: "davvero?"
Un altro
bacio. “Sul serio.”
Molti, lo
sapeva già, avrebbero avuto da ridire, che Shoyo non era la persona adatta, che
non sarebbe mai durata.
Anche lui
non avrebbe scommesso niente su di loro; pensava che il sole avrebbe finito per
bruciare le sue piume bianche, fatto cadere nel vuoto.
E allora? Certi treni passano una volta
soltanto, e lui ormai ne era certo: non avrebbe mai voluto stare con nessun
altro.
Erano
diversi in tutto, la ragione e il sentimento, il freddo e il caldo, l’estate e
l’autunno. Uno era la stabilità confortevole, l’altro era l’imprevisto. E per
questo funzionavano alla grande.
Hinata Shoyo
era stata la scelta migliore che potesse fare, caso mai.