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Autore: Marlena_Libby    02/02/2024    3 recensioni
Iso San imbroglia un tengu e si caccia nei guai
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti voi sapete che non conviene mai imbrogliare un tengu, ma Iso San aveva così poco cervello che una volta decise di provarci.
Quella mattina aveva costruito con una canna di bambù una cerbottana per sparare piselli, ma uno vi era rimasto incastrato, così Iso San stava guardando dentro per vedere dove si era fermato.
- Lasciami guardare nel tuo telescopio! - disse una voce.
Proprio accanto a lui c'era un tengu.
Aveva il naso arricciato come la coda di un porcellino, sandali di legno dal tacco alto, una bellissima giacca di paglia di riso tessuta a mano e un lucido cappello a cono.
- Fammi vedere, fammi vedere! - ripeteva il tengu.
- No, no! - disse Iso San. - Le cose che vedo qui dentro sono troppo belle e le voglio guardare solo io.
- Ti darò il mio bel copricapo se mi lasci guardare - disse il tengu cercando di strappargli di mano la cerbottana.
- No, no, no. Figurati che riesco a vedere da Honshu a Hokkaido in questo telescopio!
- Voglio vedere! - strillava il tengu. - Ti darò i miei sandali!
Ma Iso San scuoteva la testa tenendo alta la cerbottana.
- Ti darò la mia giacca di paglia che rende invisibili!
Era proprio quello che Iso San voleva.
- D'accordo! - esclamò e, gettando la cerbottana per terra, si mise la giacca sulle spalle e corse via.
Si voltò e vide il tengu che cercava di guardare nel tubo bloccato dal pisello, mentre dalle orecchie gli usciva un fumo rabbioso.
Non appena Iso San indossò la giacca, divenne invisibile.
- Che bello scherzo! - sghignazzò e corse in città.
Dette un pugno fra le orecchie a un samurai grande e grosso.
L'uomo boccheggiò, poi balzò in piedi con i pugni tesi, ma non vide nessuno e rimase a bocca aperta.
Iso San gli fece lo sgambetto e lo mandò a gambe all'aria nel fango.
Poi rubò il parasole a una bella ragazza e corse via.
Lei gli corse dietro gridando: - Ma cosa succede?! Non c'è un alito di vento!
Un mercante aveva appena comprato un kimono nuovo e lo stava srotolando davanti al negozio per ammirarlo, quando gli sfuggì di mano e volò via.
Più in là i clienti di una pescheria rimasero di stucco quando videro un grosso dentice saltare dal banco e volare via verso il fiume.
Iso San gettò giù dal ponte il parasole e il kimono, ma si mise il pesce sotto la giacca per mangiarlo a cena.
Quando arrivò a casa e si tolse la giacca, fece quasi morire di paura sua madre.
- Iso San, ma da dove spunti, che hai fatto?! - ansimò mentre lui metteva il pesce sul tavolo.
- Oh, niente di speciale, ho solo preso in giro un tengu! - rispose Iso San con aria da spaccone. - Mamma, cucina questo pesce per cena.
Ma non raccontò a sua madre del potere della giacca.
Quando Iso San andò a dormire, la madre vide la giacca, la prese e disse con ribrezzo: - Ma che roba vecchia e sudicia!
E la gettò nel fuoco.
- Cosa hai fatto?! - si disperò Iso San il mattino dopo.
Corse vicino al fuoco e osservò sconsolato il mucchio di cenere della giacca.
Poi gli venne un'idea.
Si tolse gli abiti e si ricoprì tutto con la cenere della giacca.
- Come ti sembro? - chiese voltandosi verso la madre.
- Ma... dove sei? - disse lei.
- Ottimo, sono di nuovo invisibile! - disse Iso San e corse all'osteria.
Si sedette sul pavimento vicino a un barile di sakè, tolse il tappo e mise la bocca sotto il tubo.
- Questa sì che è vita!
Dopo un po' aveva bevuto più sakè di quanto ne avesse mai bevuto in vita sua.
In quel momento entrò il cane dell'oste, che cominciò ad annusare Iso San.
- Pussa via!
Sentendo quella voce, il cane drizzò il pelo e ringhiò.
- Ehi, prova questo! - disse Iso San facendogli provare il sakè.
Era delizioso e il cane, dimenticando la paura, dimenò la coda e leccò il viso di Iso San.
Si sentì uno scalpiccio e Iso San si guardò intorno.
Tutti gli avventori dell'osteria lo guardavano con le facce bianche dalla paura.
- Ma che cos'è?! Una testa senza corpo?! Mani senza braccia?! - sussurravano terrorizzati.
Iso San si accorse che il cane aveva leccato via la cenere dalle sue mani e dalla sua faccia.
Rimase così scosso che si rovesciò sui piedi del sakè.
- Aaaaaaah! Piedi senza gambe! Chissà cosa diventerà quando finirà di apparire! - strillò l'oste.
- Il diavolo in persona! - gridarono tutti gli avventori.
Afferrarono le seggiole e le tirarono addosso a Iso San, poi lo cacciarono fuori a colpi di spade, scope e bottiglie.
- Ma sono io! Sono io! - gemeva Iso San.
La gente però vedeva solo un viso, due mani e due piedi.
- Fuori, fuori diavolo! - gridavano e Iso San dovette correre con tutte le sue forze sotto il sole.
Il sudore colava sulla sua pelle e la cenere magica pian piano si dissolveva mostrando altri pezzi del suo corpo.
Quando arrivò al fiume con tutta la città alle calcagna, sembrava un dipinto incompleto.
Si tuffò in acqua, la cenere sparì del tutto e apparve Iso San nudo e crudo.
La folla sul ponte gli tirava addosso delle pietre.
- Ma guardatemi, sono io! Sono io!
- Iso San! Ma cos'hai combinato?! - chiese burbero il padrone dell'osteria.
Non lo lasciarono uscire dall'acqua finché non ebbe raccontato ogni cosa.
- Vi prego, portatemi qualcosa per coprirmi! - disse il birbone tremando per il freddo.
- Solo se prima prometti di pagare tutto il sakè che hai bevuto! - disse l'oste.
- E di comprarmi un altro kimono! - tuonò il mercante.
- E a me un parasole nuovo! - strillò la ragazza.
- E di pagare il mio pesce! - decretò il pescatore.
- E non prima che io ti abbia dato un pugno fra le orecchie! - gridò il samurai.
Da sotto il ponte, il tengu lo guardava ridendo.
- Ora sai perché non conviene imbrogliare un tengu! - disse e gli sbatté la cerbottana sulla testa.
   
 
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