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Autore: The Writer Of The Stars    03/02/2024    2 recensioni
Eppure, la fiamma che ardeva innanzi a lui ora sembra bruciare finanche l’epidermide livida, ma non è l’ustione a lacerare l’orgoglio, quanto più la consapevolezza di trovarsi ai piedi dell’assassino della sua razza, di colui che gli ha tolto la corona. È solo un bambino, ma dolore non sente, o forse finge di non sentirne; eppure, chissà cosa gridano quegli abissi furibondi, persi tra le fiamme aranciate.
La fiamma ora sembra quasi più nitida, più evidente; ad accoglierla vi sono lapislazzuli adolescenziali, frivoli e avidi di attenzioni, che scrutano la candelina rosa.Fuori la notte è fredda, nello spazio probabilmente ancor di più; ma cosa importa ai lapislazzuli che riflettono la candelina di compleanno, se qualcuno là fuori da qualche parte sta ingoiando cenere e fuoco al posto del marzapane fatto in casa? Al di fuori c’è un altro mondo, perché mai dovrebbero incontrarsi?
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Storia pubblicata ben 8 anni fa, corretta e sistemata, finalmente.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Put your faith in what you most believe in.
Two worlds, one family.”

Il crepitio della fiamma si specchia nei buchi neri incastonati tra le cavità oculari infantili, riverberandosi come piccole pagliuzze dorate nella notte oltremodo gelida. Il monossido di carbonio si infila prepotentemente su per il setto nasale principesco che si arriccia infastidito. La cassa toracica sussulta ad una brusca contrazione del diaframma, accompagnata da colpi di tosse talmente forti da squarciare il petto di un comune mortale. Ma lui comune mortale non è; sebbene l’ossatura infantile riveli solo dieci anni di vita, ha già deciso che non sarà un po’ di stupida anidride carbonica a togliergli la vita. Eppure, la fiamma che ardeva innanzi a lui ora sembra bruciare finanche l’epidermide livida, ma non è l’ustione a lacerare l’orgoglio, quanto più la consapevolezza di trovarsi ai piedi dell’assassino della sua razza, di colui che gli ha tolto la corona. Si diverte, lui, deve essere uno spettacolo esilarante per le sue iridi violacee e sanguinolente osservare il fuoco bruciante della notte mentre ustiona quel corpo infantile e martoriato. È solo un bambino, ma dolore non sente, o forse finge di non sentirne; eppure, chissà cosa gridano quegli abissi furibondi, persi tra le fiamme aranciate.
 
La fiamma ora sembra quasi più nitida, più evidente; ad accoglierla vi sono lapislazzuli adolescenziali, frivoli e avidi di attenzioni, che scrutano la candelina rosa.  La cera sciolta lentamente cola verso il basso, schiantandosi su una nuvola di diabetica panna colma di zucchero. Risate gaie e spensierate si elevano da labbra dipinte di rosa brillante, fruscii di carte da regalo che vengono strappate via, ringraziamenti che si confondono tra di loro in un mormorio smodato irritante, tanto convenevole che alla fine si perde il destinatario delle dolci parole di circostanza. Fuori la notte è fredda, nello spazio probabilmente ancor di più; ma cosa importa ai lapislazzuli, che riflettono la candelina di compleanno, se qualcuno là fuori, da qualche parte, sta ingoiando cenere e fuoco al posto del marzapane fatto in casa? Al di fuori c’è un altro mondo, perché mai dovrebbero incontrarsi?
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Osservare il riverbero della fiamma negli occhi dalle sfumature più anticonvenzionali: che spettacolo appagante. C’è un che di alieno e quasi ancestrale nel fuoco che crepita nelle iridi blu di due bambini; iridi che hanno visto la fiamma marchiare la pelle per sempre, ed iridi che conoscono solo il tepore del fuoco domestico. Un dna fuso in un unico cromosoma, un pigmento che racchiude in sé due esperienze di vita parallele, due mondi distinti. Bra ridacchia all’avvampare della fiamma nel camino in pietra e Trunks ride con lei, perché è bella la risata di Bra, perché è piccola ed è l’unico suono che riesce ad emettere e perché sembra racchiudere in sé l’apoteosi di un’unione che fino a pochi anni prima, sebbene già esistente, risultava quasi irreale persino a lui. Bulma li osserva oltre lo stipite ligneo della porta, incurva le labbra imbellettate di rosso borgogna in un sorriso colmo di dolcezza ma non ride, poiché consapevole che la sua risata stonerebbe solamente con l’idilliaco suono salito dalle corde vocali dei suoi bambini.
Non l’aveva mai chiamato “innamorarsi.” Non perché non fosse vero, ma semplicemente perché quel termine racchiudeva in sé una parvenza di adolescenziale desiderio che in lei non albeggiava nemmeno, una sicurezza che rasentava quasi il ridicolo a voler considerare il suo spirito ribelle. La prima volta che aveva visto Vegeta aveva provato qualcosa che andava oltre il semplice desiderio fisico, una sorta di desiderio ancestrale di voler unire quei due mondi così opposti e che, col tempo, aveva soppiantato il puro erotismo che contraddistingueva la loro relazione. Al posto di gridare infantilmente “Ti amo” al vento notturno, Bulma aveva deciso di riporre la propria fede in ciò in cui credeva di più, sebbene fosse anche l’incognita e l’insicurezza più grande della propria esistenza. I bambini continuano a ridere dinanzi al crepitio della fiamma e Bulma ringrazia per l’ennesima volta il vuoto per aver permesso alla sua fede e fiducia di incarnarsi in due paia di iridi blu, dalla genesi Sayan e terrestre nella pupilla; Vegeta e Bulma venivano da due mondi opposti, ma non ci sono più candeline di compleanno terrestri o tizzoni ardenti come marchi di tortura a separarli. C’è solo la fiamma di un camino che attira a sé tutta la famiglia: ora la vedono in quattro.



Nota:
Ispirata da “Two worlds (One family) di Phil Collins, dal film Disney “Tarzan”. Mi fa molta tenerezza leggere la me di otto anni fa e mi dico persino orgogliosa di lei; ma voglio anche dare un minimo della mia impronta stilistica di oggi, perchè un po' sono cresciuta in fondo.

 
   
 
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