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Autore: Illidan17    03/02/2024    0 recensioni
La storia di Ade e Persefone, con flashblack e altri punti di vista che narrano di come si è arrivati al rapimento, inframmezzata da episodi chiave della mitologia greca, visti dall'Oltretomba. Avviso ai puristi: non aspettatevi il solito finale e gli episodi in questione non sempre seguono l'ordine in cui sono narrati nella mitologia.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Adone

Adone 

Era una giornata come tante. Insieme alle ninfe, seguiva sua madre Demetra, dea delle messi, nelle sue peregrinazioni destinate a dispensare abbondanza ai mortali. Come sempre, aiutava chi ne aveva bisogno e riceveva preghiere e ringraziamenti. E, come stava accadendo in modo sempre più frequente e per un tempo sempre più lungo, si era allontanata dal gruppo e si era ritirata in disparte in un boschetto. 

Ultimamente, sentiva questo bisogno di rimanere da sola, per conto proprio. Sola con i suoi pensieri, in un ambiente per lei accogliente. Alle distese assolate, lei preferiva i luoghi ombrosi. Sua madre non capiva queste sue preferenze, né questo bisogno di solitudine. Solo Euribea, la più anziana delle ninfe al suo seguito, riusciva a capirla, anche se fino ad un certo punto. Ormai non era più una bambina, era normale che avesse bisogno dei propri spazi. Solo, era preoccupata per l’espressione sempre più cupa che si stava formando sul suo bel viso... 

A dire il vero, Persefone voleva rimanere da sola per trovare risposte che né sua madre, né le ninfe potevano darle. Certo, amava sua madre, ma non avrebbe compreso le sue domande. Il fatto era che nei tempi più recenti far parte del seguito di Demetra non le recava più gioia come prima. Sentiva una specie di vuoto nel suo cuore, e non riusciva a colmarlo in alcun modo. E non sapeva a chi rivolgersi. 

All'inizio, aveva pensato di parlarne con le sue amiche/sorelle più care, Atena e Artemide, ma poi aveva desistito. Si era resa conto che la risposta avrebbe potuto segnare un prima e un dopo, alla propria esistenza. Temeva di perdere la loro amicizia, o peggio, che lo dicessero a sua madre, che avrebbe fatto di tutto per mantenere lo status quo. Aveva il terrore degli stravolgimenti. Il semplice fatto che si assentasse ogni giorno le faceva venire degli attacchi di ansia. 

No, doveva parlarne con qualcuno fuori dalla sua cerchia di conoscenze. E doveva farlo senza che sua madre venisse a saperlo. E se fosse successo, avrebbe dovuto essere qualcuno di cui Demetra non avrebbe avuto il minimo sospetto. Qualcuno che la ascoltasse seriamente, e che sapesse dirle cosa fare... 

E all’improvviso tutto fu più chiaro. Come aveva fatto a non pensarci prima? Sapeva con chi parlare, e anche quando avvicinare questa persona. Un piano le si formò nella mente... 

I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore di rami rotti. Si voltò verso la fonte, ma non vide nessuno. 

-C’è qualcuno? Euribea, sei tu? 

La risposta arrivò pure troppo presto. Dai cespugli emerse un cinghiale. Per essere esatti, era il cinghiale più grosso e feroce che avesse mai visto, con il pelo nero e gli occhi rosso fuoco. Normalmente, Persefone non aveva paura degli animali, anzi, li amava molto ed era ricambiata, persino dalle fiere. Quante aveva accarezzato i lupi di Apollo, o l’aquila di suo padre Zeus? Quell'animale, però, era diverso. Sembrava l’avesse presa di mira. E la giovane sapeva il perché. Non era un cinghiale normale. Qualcuno l’aveva creato e mandato fra i mortali. Ma chi, e con quale scopo? 

-Chi sei? Chi ti manda? E cosa ho fatto, perché tu mi voglia attaccare? 

Per tutta risposta, il cinghiale caricò. Persefone sapeva che doveva alzarsi e correre, ma era semplicemente paralizzata. Chiuse gli occhi, aspettando il peggio... 

Udì un fischio nell’aria, poi il rumore di una freccia che si pianta nella carne, e poi l’urlo della bestia. Riaprì gli occhi. Il cinghiale si stava rotolando nella terra, contorcendosi dal dolore, una freccia conficcata nel fianco. Alzò lo sguardo. Dall'oscurità emerse un giovane cacciatore, dotato di una bellezza e di una prestanza che alcuni dei gli avrebbero invidiato. Aveva i capelli ricci biondo cenere e occhi verdi come il mare. Il suo bellissimo viso aveva un’espressione preoccupata. 

-Allontanati, ragazza! È più pericoloso ora che è ferito. Non voglio che ti faccia del male. 

Persefone si riscosse e si alzò subito. Voleva correre via, ma inciampò nella propria veste, cadendo rovinosamente a terra. Il cinghiale ripartì all’attacco. Il giovane si lanciò sulla bestia, e insieme rotolarono per terra. Erano così avvinghiati che Persefone non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, finché non sentì il cacciatore gridare di dolore. 

Sentiva di dover fare qualcosa. Doveva aiutare quel ragazzo, o sarebbe stata la fine. Poi vide un coltello da caccia per terra. Il giovane doveva averlo perso durante quel corpo a corpo. Artemide una volta le aveva mostrato come usarlo, con grande disappunto di Demetra. Doveva affondare l’arma con un colpo secco, dritto al cuore. Non aveva mai ucciso nessuno, ma quella belva non era di questo mondo... 

Strappò la gonna della veste, perché non le fosse d’impiccio, e si avventò sulla bestia, troppo concentrata sul giovane perché se ne accorgesse. Affondò il coltello con entrambe le mani e spinse con tutte le sue forze. Il cinghiale mollò la presa e urlò per l’ultima volta, prima di diventare cenere. Guardò il giovane cacciatore. Con orrore, vide che la bestia gli aveva squarciato l’inguine. Non poteva fare più niente per salvarlo. Entro pochi istanti, sarebbe morto dissanguato. Poteva solo stare con lui. Gli prese la testa fra le mani. 

-Mi hai salvato la vita. Come ti chiami? 

-Io... sono Adone... 

-Adone... non voglio mentirti... stai per morire... e mi dispiace non poterti salvare. Hai dei parenti, qualcuno che posso avvertire? A cui posso dare un ultimo messaggio? 

Il giovane scosse il capo. 

-Le Naiadi... mi hanno cresciuto. Mia madre... era stata trasformata in una pianta di mirra... hanno dovuto aprire la corteccia per farmi uscire... 

A Persefone si velò lo sguardo. Grosse lacrime sgorgavano dagli occhi. Era la prima volta che assisteva alla morte di una persona. Sentì una mano sulla guancia. 

-Ssshh... non piangere... non rimpiango niente. Le Naiadi sono state buone madri... e non ho mai esagerato con la caccia... ho onorato gli dèi... una mi ha persino dato il suo amore... e il mio ultimo atto è stato quello di salvarti... ma non so chi sei... 

-Persefone – rispose con voce rotta dal pianto – Mi chiamo Persefone. 

Adone sorrise. Era così radioso... 

-La figlia di Demetra... L’Invisibile ne terrà conto... 

I begli occhi di Adone si velarono, e il cacciatore esalò l’ultimo respiro. Persefone ebbe l’impressione di sentire Atropo tagliare il suo filo, mentre avveniva. E in quel momento, si accorse che stava tremando fortissimo, tanto che le battevano i denti e il bosco sembrava traballare a annebbiarsi. Per un istante si chiese se fosse una sensazione simile a quella che provavano gli dèi prima di trasformarsi in qualche animale. Udì anche un suono insensato, un controcanto strano e strappato al canto degli uccelli che sentiva nel bosco. Distratta dal suo tremore, non riusciva a capire da dove venisse. 

Una mantella cremisi venne messa alle sue spalle, e prima che si rendesse conto di cosa stesse succedendo, qualcuno la strinse a sé da dietro. Lo riconobbe dall’odore. L'ultima persona che si aspettava... Sentì la sua voce dire: 

-Se ne è andato. È finita. 

A quel punto capì. Il rumore proveniva da lei. Erano i singhiozzi che le perforavano il petto. Ecco perché tremava. Si voltò verso il dio e poggiò la testa contro il suo petto, abbandonandosi alle lacrime. 

   
 
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