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Autore: Cida    07/02/2024    2 recensioni
[The 355 (Secret Team 355)]
[Mace/Marie]
Mace si massaggia le tempie con le dita, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare ad un sonoro sospiro. «Se avessi saputo che avresti combinato tutto questo casino, Schmidt… » Dice, riaprendoli appena, anche se non le serve granché. «Mi sarei rivolta a qualcun altro. »
Questa OS partecipa alla Valentine's Day Challange (II Edizione) indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Spia che ti Ama'
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The355 Middle Part
Questa OS partecipa alla Valentine's Day Challange (II Edizione) indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Prompt scelto:  n. 7 (2023)
Cena al lume di candela (ma solo perché c'è stato un blackout).

Si colloca temporalmente fra Come prima mai e Qui, ora - Il domani può attendere.  

N.B. Nessuna spia tedesca è stata maltrattata in questo scritto ù_ù




Mace si massaggia le tempie con le dita, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare ad un sonoro sospiro. «Se avessi saputo che avresti combinato tutto questo casino, Schmidt… » Dice, riaprendoli appena, anche se non le serve granché. «Mi sarei rivolta a qualcun altro. »
Non riesce a vedere Marie, rintanata com’è nel sottoscala, dove si trova il quadro elettrico, ma il tonfo della sua testa contro al legno lo sente benissimo.
«Scheiße![1] »
L’imprecazione le arriva forte e chiara, non può fare a meno di sorridere.
«Ti vorrei ricordare che è di esplosioni che sono esperta, Browne… » La sente rispondere: c’è una piccola nota piccata nel suo tono di voce.
Incrocia le braccia al petto. «Mi stai dicendo che ti dovrei essere riconoscente per avermi solo lasciata completamente al buio perché, in alternativa, avresti potuto farmi saltare in aria la casa? »
Avverte uno scatto e un fiotto di luce la costringe a chiudere di nuovo gli occhi verdi con una smorfia: il fatto che l’altra abbia saputo perfettamente dove recuperare una torcia, nonostante tutto, le infonde un calore che non sa spiegare.
«Visto che sei così spiritosa, la prossima volta perché non chiami Khadijah? » Le chiede ironica, lanciandole contro un panno che ha visto momenti decisamente migliori: per cosa diamine l’abbia usato lo sa solo lei.
I riflessi di Mason non la tradiscono e la sua mano intercetta rapida la stoffa prima che possa finirle addosso. Scuote la testa e le si avvicina: la torcia ancora la illumina, neanche fosse sotto interrogatorio. E’ a meno di mezzo passo da lei adesso, si alza sulla punta dei piedi e le lascia un piccolo bacio sul naso. «Quanto sei permalosa, mein Schätzchen. [2]»
Il sorriso di Marie muta, fino a diventare un furbo ghigno laterale. «Il tuo tedesco fa schifo. » Colpisce, prima di posare la bocca sulla sua.
La torcia che ha fra le mani smette di ronzare, singhiozza due colpi di luce e, in un ultimo rantolo, si spegne.
«Cazzo… » Mason impreca direttamente sulle labbra di Marie. Le loro fronti si toccano e si lasciano andare, con un sospiro divertito, all’assurdità della situazione.
«Altre torce? » La sente chiedere.
«No… » Confessa: è una delle tante case di appoggio, in un piccolo paese della Normandia, e c’è arrivata solo il giorno precedente, al momento contiene giusto il minimo indispensabile. «Forse ho delle batterie di ricambio da qualche parte… »
I telefoni usa e getta, che sono costrette ad usare da quando sono diventate ricercate internazionali, non possono venire in loro soccorso.
«Aspetta! » Un’idea improvvisa la folgora e si allontana: gli occhi sono ormai abituati all'assenza di luce, muoversi in quelle stanze che conosce non le è particolarmente difficile, arriva al cassetto che le serve in un attimo.
Quando posa sulle mani di Marie quello che ha trovato, percepisce chiaramente il suo sopracciglio alzato, anche se non riesce a vederlo bene: tutte le tende completamente tirate non aiutano a mitigare l’oscurità creata dal blackout.
«Una candela? » Chiede, infatti.
«Una candela, sì! » Conferma, strusciando con decisione un cerino sul bordo della scatola che ha nell’altra mano.
I loro volti s’illuminano alla luce calda della fiamma: il fiammifero si estingue ma passa il suo calore allo stoppino ed impedisce ad entrambe di piombare, di nuovo, nel buio.
«Quindi che si fa? » Le chiede Marie, spostando appena il peso del corpo dal lato opposto di quello che regge il cero.
«Cena al lume di candela? » Propone. «Lo so che è tardi ma bisognerà pur evitare che la roba in frigo vada a male. Io non ho ancora mangiato e, credo, neanche tu. »
L’altra conferma, scotendo il capo: metterebbe volentieri qualcosa sotto ai denti, se non che si ritrova costretta a fare una più che logica obiezione. «E come pensi di cucinarla? » E la sua domanda ha perfettamente senso, dato che l’induzione è - per forza di cose - fuori uso.
Mason, però, non si scompone. «Questo non è un problema mio. »
Marie apre la bocca, sgomenta. «Vuoi dire che sarebbe mio? »
«Ovvio: » Le risponde. «Tuo il danno, tuo il rimedio. » La guarda con aria di sfida. «O vuoi davvero rischiare di mangiare qualcosa preparato da me e, per di più, nemmeno cotto. »
Il terrore scurisce un paio di occhi azzurri, ora sgranati per la paura. «Per carità, no! Faccio io. »
La supera decisa e sparisce in cucina: prima di girarsi e seguirla, Mace non può fare a meno di ridacchiare. La raggiunge che sta già armeggiando con qualcosa, va verso il frigo spento e ne tira fuori due birre ancora fredde. Ne apre una e la lascia sul bancone accanto a Marie, che la ringrazia con un cenno del capo, l’altra la porta con sé ed inizia a sorseggiarla, mentre si siede sullo sgabello della penisola.
Guardarla armeggiare con i coltelli è un piacere per gli occhi: con le lame ha un dono, non solo quando si tratta di usarle in maniera letale.
«Invece che star lì a far niente, perché non ti alzi e vai ad apparecchiare fuori? » Le dice, dandole le spalle. «Non fa più tanto freddo e, magari, qualche lampione può venire in nostro soccorso. »
Mace sospira ma fa come dice. Quando scosta le tende, per uscire nel piccolo giardino sul retro, ha due tovagliette all’americana sotto braccio, le posate e la sua bottiglia di birra in mano: per poco non le scivola tutto sul pavimento. «Non ci credo… » Sbotta, incredula.
«A cosa non credi? » Marie è già lì, proprio dietro di lei. Porta due piatti di caprese, graditissima reminiscenza di più di una missione in Italia: uno in bilico sul braccio e uno sulla mano; le dita stringono la sua di bottiglia, mentre dall'altra parte regge la candela. A quanto pare, ha doti anche da equilibrista.
Mason non sa se ridere o piangere. «Guarda tu stessa. »
La vede mettere fuori la testa nell’aria della sera, se così ancora si può chiamare, dato l’orario: è frizzante ma non fastidiosa. Si irrigidisce ma non dice niente.
Curiosa, si sporge un pochino per vederla in viso. Quando i loro sguardi s’incrociano, scoppiano a ridere: il blackout non è circoscritto solo alla casa ma tutto il paese è completamente al buio, ad eccezione di qualche generatore di emergenza sparuto. Fortunatamente è tardi, la maggior parte degli abitanti è anziana e tanti dormono già da un bel pezzo.
Decidono comunque di cenare fuori perché l’assenza di luce artificiale rende quel cielo limpido uno spettacolo incredibile ed è un vero peccato rientrare.
Marie fa scivolare qualche goccia di cera sul legno delle scale e fissa la candela: si siedono direttamente lì, col riparo del piccolo patio a proteggerle dall’umidità che sta pian piano scendendo. Mangiano in silenzio, completamente rapite da quella trapunta di stelle che le sovrasta.
Mace dà l’ultimo sorso alla sua birra, lo sguardo rivolto all’insù: non sa bene perché ma le costellazioni l’hanno sempre affascinata. Con la coda dell’occhio, vede Marie alzarsi e sente il rumore dei piatti che vengono portati via. Non ritorna fino in cucina, però, perché non fa in tempo a muoversi per aiutarla che è di nuovo lì, con un morbido plaid che le avvolge sulle spalle: una premura che accetta con piacere.
«Grazie. » Le dice, infatti. Poi, allarga un poco la coperta e la invita a sedersi con lei.
Marie le si accomoda accanto e le fa passare un braccio attorno alla vita, in modo da rimanere entrambe riparate e disperdere meno calore possibile.
A Mace posarle il capo sulla clavicola viene quasi naturale. «Grazie. » Le dice ancora.
Avverte la mandibola dell’altra muoversi, capisce che sta sorridendo anche senza vederla. «Mi hai scoperta, vero? »
Annuisce. «Per quanto strano, che avessi fatto saltare accidentalmente la centralina elettrica di questa casa potevo anche crederlo: ma tutto il paese… »
«E’ un modo contorto per farmi un complimento, Browne? »
«Che ho piena fiducia nelle tue capacità, già lo sai, Schmidt. » Le dice, seria. «O non ti metterei la mia vita in mano ad ogni missione che facciamo assieme. » La guarda da sotto in su: magari è colpa della luce della candela, ma giurerebbe che la glaciale spia tedesca sia appena arrossita.
Marie non dice niente, si sporge un poco e con un soffio deciso le fa piombare nel buio della notte: ci sono solo loro e le stelle del cielo.
«Abbiamo ancora dieci minuti, prima che la corrente venga ripristinata. » Risponde a quella domanda che non c’è stato bisogno di farle.
Mason sorride. «Hai pensato proprio a tutto. » Allaccia una mano alla sua. «Dov’è stato nascosto il tuo romanticismo per tutto questo tempo? »
Questa volta, l’altra non abbassa la guardia. «Era troppo impegnato a prendere a calci il culo di diverse spie nemiche. » Fa una pausa. «Il tuo compreso. »
Vuole giocare? Molto bene.
«Ho come l’idea che la tua opinione sul mio culo sia recentemente cambiata. » Rilancia.
Un ghigno malizioso si allarga sulle labbra di Marie. «No, » Contrattacca, piegando appena il capo. «In realtà, la mia opinione è sempre la stessa. »
Non serve che dica altro: nei suoi occhi, quello che intende è palese.
Ha colpito e ha affondato. 
Per una volta Mace è rimasta senza parole e avverte un leggero calore che dalla bocca dello stomaco le si irradia verso le guance.
Solo l'assenza di luce la salva dalla sua totale disfatta ma, proprio in quel momento, i cavi elettrici tornano a ronzare in lontananza ed un lampione lì vicino si accende.
Merda!
Marie si morde appena le labbra e trattiene a stento una risata.
«Gongola di meno, Schmidt. » La redarguisce, dandole una leggera pacca sullo sterno.
«Gongolo quanto mi pare e piace, Browne. » Ribatte, prima di posare vittoriosa le labbra sulle sue. «Rientriamo? » Le chiede, non appena si stacca.
Mace annuisce e si alzano insieme.
Marie ha decisamente un rapporto migliore con le basse temperature, perciò le cede di buon grado la totalità della coperta. La fa entrare per prima e, poi, richiude con cura la portafinestra. «Comunque, se vuoi che venga a trovarti, non hai bisogno di stupide scuse come queste, lo sai, sì? » Le dice, improvvisamente.
Mason sgrana gli occhi: l’ha sempre saputo. Si stringe un pochino di più nella coperta. «Scusa. » Le dice. «Pare che dopo una vita di sotterfugi, non ne possa più fare a meno. » Piega le labbra in un sorriso privo di calore.
L’altra le si avvicina. «Sotterfugi che usi anche adesso per non dirmi quello che veramente vorresti? »
«Perché devi essere così dannatamente perspicace? » Sospira: questa volta è più divertita che rassegnata. Riporta lo sguardo nel suo. «Sapevo che saresti rientrata oggi dalla missione in Portogallo, ma non avevo idea di quale rifugio avresti scelto. » Le confessa. «Così ti ho chiamata per farmi raggiungere e, per paura che avresti potuto rimandare, ho finto di avere un problema con l’impianto elettrico, così da solleticare il tuo spirito cavalleresco. » Non la guarda più. «Volevo avere la conferma che stessi bene. »
Marie scuote appena il capo. «La parte della damigella in pericolo non ti si addice affatto. » Le fa presente, confermandole che la fiducia che ripone in lei è assolutamente reciproca. «Sto bene. » La rassicura, un'espressione dolce sul viso. «E’ andato tutto liscio questa volta, non ho neanche un graffio. » Ghigna. «Non posso dire lo stesso degli altri. »
Mace, finalmente, torna a sorridere, questa volta per davvero: la preoccupazione sparita. «Andiamo a dormire? » Propone. «Sarai a pezzi. »
«Un po’ di riposo mi farebbe proprio comodo. » Ammette l’altra e un paio di lacrime le arrossano gli occhi, per via di uno sbadiglio trattenuto. «Come minimo, la signora Dumont verrà questa mattina all’alba a portarti la colazione. »
Mace ridacchia. «Perché mi abbia preso così a cuore non l’ho ancora capito. »
«Perché tu piaci a tutti, Mace. »
Se sia per quello che ha detto o per il fatto che l'abbia chiamata per nome, Mason non lo sa ma si ritrova a scuotere la testa, per impedirsi di arrossire di nuovo. «Sono ragionevolmente convinta che, se mai dovesse scoprire con chi divido il mio letto, le piacerei meno. »
Marie inarca entrambe le sopracciglia. «Ah, sì? »
«Ha più di novant’anni, che ti aspetti? » Le chiede, cingendole la vita con le braccia.
«Quindi preferirebbe un bel giovanotto a scaldare le tue notti? E sentiamo: magari ti vorrebbe persino presentare a qualche aitante nipote? »
Le spalle di Mace sobbalzano appena, a ritmo del suo divertimento. «Sei completamente fuori strada. » Le dice, stringendola di più e allungandosi un poco. «Ti stupirebbe sapere quanto è avanti sotto quel punto di vista… »
«E allora cosa? »
«Ti ricordo che siamo in Normandia, Schmidt... » Le soffia sulle labbra. «Et t'es une putain d'espionne boche. [3]»



Prompt numero 7 per il 7 Febbraio!
Ciao!
Continuo a non poter fare a meno di cavalcare l'onda di passione che questa ship mi ha instillato nel cuore ♥
Per la nascita di questa OS, che spero sia riuscita nell'intento di essere sia fluffosa che divertente, devo ringraziare l'iniziativa di Agnese Kogami 
(M a k o, qui su EFP) nel suo Forum Siate Curiosi Sempre: l'idea della cena al lume di candela dovuta al blackout mi ha fatto pensare immediatamente a loro due e, non so, la storia si è scritta da sé.
Ho questo personalissimo headcanon di Mace non particolarmente dotata ai fornelli (un po' perché non le è mai interessato, un po' per conflitto naturale), mentre credo che Marie se la sappia cavare piuttosto bene, come in tante altre cose, per via del fatto di essersi sempre sentita con la necessità di dimostrare al resto del mondo di non essere come suo padre, dando sempre il meglio in tutto ciò che fa.
Eh insomma, ho abbandonato l'ambientazione AU per ritornare sul (post) canon e, come detto, penso che questa storia si possa collocare in mezzo al percorso fra la prima storia che ho scritto su loro due, dove Marie e Mace vengono finalmente a patti con i loro sentimenti, e la seconda, dove hanno un rapporto già, come dire, rodato. Perché sì, qui, sanno cosa provano e se lo sono dette, ma devono ancora imparare a farci i conti, in una vita difficile come la loro.
Prima di chiudere, ringrazio doverosamente anche _Lightning_  per la sua graditissima consulenza sulla lingua tedesca, che mi ha fatto mettere parole impronunciabili sulla bocca di Mace XD, e per aver pure chiesto l'aiuto di una fanwriter francese per l'ultima frase: spero di averti ripagato con una delle otto shot fluff che ti devo.
Grazie ancora. ♥
Infine, ringrazio voi per aver letto fin qui: qualsiasi segno del vostro passaggio vorrete lasciarmi sarà ben gradito e ve ne sarò immensamente grata.
Alla prossima,
Cida



[1] Merda in tedesco.
[2] Aggiungete tutti i vezzeggiativi possibili alla parola Tesoro e avrete la vostra traduzione.
[3] Più o meno il concetto di sei una spia crucca fottuta in francese.
  
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