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Autore: Sofyflora98    13/02/2024    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
Xie Lian ricordava che in passato c’erano molti colori, e dopo non ce n’erano stati più. Non ne aveva mai parlato con nessuno.
Con il senno di poi avrebbe dovuto intuire subito quando questo aveva iniziato a cambiare. Il primo segnale era arrivato prima di tutto quanto. Prima della caduta, della guerra, dell’ascensione e persino di quegli incidenti che per primi avevano disturbato la sua esistenza.
Il primo segnale era privo di colore. Aveva i capelli di un nero così scuro che quasi non riflettevano la luce. Semplicemente nero, senza nient’altro.
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[Mu Qing X Xie Lian]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: alcune delle scene o dei comportamenti descritti potrebbero non coincidere del tutto con la versione che avete letto del romanzo. Per alcuni dettagli mi sono basata sulla versione rivisitata che è stata pubblicata in Cina lo scorso anno, in cui alcune scene con Mu Qing sono leggermente differenti (es. la versione rivisitata mostra Mu Qing prendersi cura di Hong-er dopo che il bambino era stato trascinato dalla carrozza di Qi Rong e Xie Lian avere alcuni gesti o termini più affettuosi verso Mu Qing, come bisbigliare al suo orecchio e descriverlo come “davvero soffice”)
 


 

 
 
Xie Lian ricordava che in passato c’erano molti colori, e dopo non ce n’erano stati più. Non ne aveva mai parlato con nessuno.
Quando era un ragazzino si svegliava accolto da tendaggi del color del sole, sotto lenzuola di un verde brillante come l’erba in primavera. Scivolava in vesti bianco avorio decorate da cinture e nastri rosso fuoco, si faceva intrecciare i capelli con gioielli di tutti i colori della natura. E il cibo che mangiava era delle stesse tinte accese, un tripudio di sfumature che non poteva che scaldare il cuore. Quando era un ragazzino non aveva mai pianto davvero, non sapeva cosa significasse, né tantomeno era conscio di quanto fosse ignorante.
Con il senno di poi avrebbe dovuto intuire subito quando questo aveva iniziato a cambiare. Il primo segnale era arrivato prima di tutto quanto. Prima della caduta, della guerra, dell’ascensione e persino di quegli incidenti che per primi avevano disturbato la sua esistenza.
Il primo segnale era privo di colore. Aveva i capelli di un nero così scuro che quasi non riflettevano la luce. Non come quelli color legno di Feng Xin, o quelli di suo cugino che anche se neri avevano qualche sfumatura color mogano. No, era semplicemente nero, senza nient’altro. E lo stesso la sua pelle, di un pallore che non mostrava né la dolce tinta rosata sulle gote tipica dei ragazzini, né il color crema di Xie Lian, quindi figuriamoci se poteva avere il calore della carnagione ambrata di Feng Xin. Un bianco che sembrava quasi malato, freddo e con molto poca vita in sé. Infine gli occhi, così scuri che non riusciva a distinguere l’iride dalla pupilla.
Mu Qing era privo di colore. Lo era il suo corpo come lo erano i suoi vestiti neri. Se il rosa sfiorava le sue guance in una giornata particolarmente fredda, anch’esso perdeva la sua parvenza di vita. Era una macchia bianca e nera che aleggiava silenziosamente come un fantasma nel suo mondo fatto di colori e cose scintillanti. Xie Lian ne fu affascinato, inizialmente, e non poté fare altro che tenerselo stretto a sé.
L’uniforme bianca da discepolo del Guoshi, che su Xie Lian e gli altri giovani sembrava spuma di nuvole, quando l’indossava Mu Qing diventava una veste funeraria. Il ricco colore nero del costume da demone, quando glielo fecero indossare la prima volta durante le prove, diventava come fatto di fumo scuro. Non era meno bello. Niente avrebbe potuto sembrare meno bello addosso al suo servo, che sembrava una perla egli stesso quando il suo viso solitamente corrucciato si rilassava in un’espressione di tranquillità o divertimento. Aveva continuato a camminare al suo fianco come una bellissima figura desaturata, cupa e abbagliante nei suoi bianchi e neri così spiccati, e per Xie Lian era una delizia poter posare lo sguardo su di lui in ogni momento della giornata. Sulla splendida forma del suo combattimento, sulle mani aggraziate ed eleganti, sul suo essere l’unica cosa che non era sgargiante, opulenta, soffocante.
Poi avvenne il primo incidente.
 
 
Anche se aveva gestito la situazione quanto meglio poteva, Xie Lian era irrequieto.
Era un fallimento. Per la prima volta da quando era nato aveva messo tutto sé stesso, ed era stato un fallimento. E, per di più, le conseguenze erano cadute su altri.
- Vostra Altezza, sono qui per prepararvi per la notte. -
Alzò lo sguardo dalle proprie ginocchia quando Mu Qing entrò nella sua camera. Per qualche istante sentì di nuovo l’euforia del combattimento, del loro volteggiare sui carri, delle loro lame che si incrociavano. Quale bellezza, aveva pensato durante l’esibizione. Una macchia scura che si scagliava contro di lui, gli occhi accesi da un impeto che non gli aveva mai visto prima in volto. Gli aveva fatto male il petto, ma era stato meraviglioso. E poi era tutto andato a rotoli.
Mu Qing non aveva già più quella scintilla in volto. Evitava il suo sguardo, come sempre al di fuori degli allenamenti.
- Mu Qing. -
- Sì, Vostra Altezza? -
- Tu sai che non penso tu abbia rubato quell’orecchino, vero? -
Mu Qing finalmente alzò lo sguardo su di lui, e per qualche secondo non rispose.
- Certamente, Vostra Altezza. - disse infine, e sapeva di bugia. Sapeva di amarezza, sapeva dell’ennesima scocciatura che il ragazzo aveva sopportato quel giorno. Suonava come un assenso dato per esasperazione, per essere finalmente lasciato in pace. Ripensò all’immediatezza con cui il Guoshi aveva provato ad incolparlo del fiasco, a come il suo primo pensiero più tardi era stato di difendersi dall’accusa che pensava stesse per arrivare da Feng Xin.
- Parlerò di nuovo con il Guoshi, gli farò capire che non è colpa tua se il messaggio non gli è arrivato. Ti prometto che lo farò! - disse mentre Mu Qing finiva di sistemargli le vesti da notte.
Mu Qing stette in silenzio per ancora una manciata di secondi, e poi lasciò andare un lungo sospiro.
- Se mi è permesso, Vostra Altezza, il Guoshi sa perfettamente come i suoi discepoli si comportano con me. Sa anche perfettamente di non aver prestato attenzione quando gli ho parlato dalla finestra. Apprezzo il vostro interessamento, ma non vedo cosa potrebbe cambiare. -
- Però… - non finì la frase, con un nodo che d’un tratto gli strinse la gola.
- Se mi permettete di congedarmi, ho ancora molto lavoro da fare, Vostra Altezza.
Xie Lian chinò lo sguardo sui propri piedi.
Quella notte per quanto ci provò non riuscì a dormire. Si girò e rigirò tra le coperte, incapace di calmare i pensieri che gli bisbigliavano nelle orecchie. Fallimento, fallimento, fallimento. Non riusciva a vedere nient’altro, e qualcosa si agitava nel suo petto, premendo contro le costole. Continuava a sentire che quel giorno era stato un fallimento, e che in qualche modo tutti volevano fingere che non fosse stato così. Lui compreso.
Solo una cosa, pensò. Se fosse riuscito ad aggiustare solo una cosa, per non dover ammettere di essere stato incapace di agire e fare il suo dovere.
Mu Qing, pensò. Mu Qing.
Pensare a lui rievocò la sua immagine, il modo in cui era apparso quel giorno. La strana luce che sembrava emanare mentre volteggiava assieme a lui sul carro, i suoi movimenti che tradivano un rarissimo sorriso, una insolita espressione orgogliosa mentre si esibiva per il pubblico prima dell’entrata in scena di Xie Lian. L’esaltazione che aveva provato in quel momento, il calore che gli aveva invaso il petto così ferocemente… non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Questo è ciò per cui ti ho voluto, aveva pensato. Questo. Questo è ciò che dovrà essere, per sempre.
Un sogno troppo breve, smorzato in nemmeno un giorno. Come un getto d’acqua gelida, l’incidente e le parole del Guoshi avevano spento quella scintilla nel volto del suo compagno, e Xie Lian era rimasto con quella visione incisa nella mente, quello sfarfallio doloroso nel petto. Un bisogno impellente di trovare ancora un modo di farlo sorridere, di danzare assieme a lui incrociando le lame.
Sentì gli occhi inumidirsi. Mu Qing non avrebbe desiderato la stessa cosa. Lo sentì come un pugno nello stomaco nel momento stesso in cui capì cosa fosse la cosa che si era svegliata in lui. Mu Qing non poteva provare la stessa cosa.
Un sottile rumore interruppe i suoi pensieri. Un lieve tintinnio, anche se di sottofondo gli parve di sentire il boato di qualcosa che si abbatte sul suolo.
Con il viso nascosto nel cuscino, non poté vedere lo scintillio di quelle poche lacrime che erano scese sul suo viso. Non si accorse dell’insolito bagliore, di come rimasero cristallizzate per qualche minuto prima di dissolversi.
Il mattino seguente non si rese subito conto di come le lenzuola fossero un po’ meno sgargianti del solito.
 
 
Anni dopo, a malapena in grado di distinguere una tinta da un’altra, aveva troppi ricordi a cui preferiva non pensare, e il mondo faceva schifo comunque. Cosa poteva essere qualche colore mancante quando tutto il suo regno, la sua famiglia e i suoi compagni erano mancanti?
Forse, aveva pensato dopo il suo ultimo confronto con Mu Qing, il mondo era sempre stato così. Era solo lui, stupido e ingenuo, ad aver visto tutto attraverso una lente colorata e gioiosa. Era molto appropriato che la prima persona ad essergli apparsa priva di colori fosse stata anche quella che li aveva portati via tutti con sé quando se ne era andato per la seconda volta. Chi se non lui era il più adatto a sbattergli in faccia le sue illusioni e la sua inadeguatezza?
Aveva pianto, quel giorno, ed era troppo fuori di sé per guardare che aspetto avessero le sue lacrime, o sentire il boato che fecero quando caddero a terra.
Si trascinò per un mondo color seppia per anni, mentre il ricordo di quella persona si faceva più sbiadito. Non pianse più. Le ultime lacrime che ricordava di aver pianto erano state per Wu Ming, ed erano ben diverse da quelle che gli erano state strappate da Mu Qing. Entrambe dolorose, entrambe lame che lo dilaniavano, con sapori del tutto differenti. Dopo non gliene rimasero altre.
A volte lo vedeva in sogno. In quel frangente Mu Qing era una figura nitida e colorata. La sua pelle si tingeva di rosso in un lampo, i suoi capelli neri riflettevano vagamente il blu del cielo notturno, le sue labbra erano di un rosa intenso. Appena si svegliava non riusciva più a mettere a fuoco quell’immagine.
Dopo secoli, l’aveva superato. Cos’era un amore giovanile in confronto a una guerra? Cosa poteva essere in paragone al suicidio dei suoi genitori, alla propria morte, a molteplici proprie morti? Nulla. Una briciola, un lieve dolore al petto quando vedeva i fiori di ciliegio sbocciare e il sole scendere dietro alle montagne in un modo che gli ricordava casa. Fiori senza colore, e un sole color seppia.
Poi, però, ascese per la terza volta.
 
 
- Se non lo mangiate lo do ai cani randagi. -
Xie Lian sorrise appena senza sentimento, ma non guardò verso l’amico.
- Dico sul serio. Lo butterò via, e avrò lavorato per niente. - la voce non era dolce, né gentile, ma aveva lo stesso timbro morbido e corposo. Era di conforto, e non lo era.
- No, non buttarla. Lo mangio, lo mangio. - mormorò, sforzandosi di alzare la testa dal tavolo. Non ricordava se si fosse mosso da quella sedia nell’ultima settimana. Lo aveva fatto quando aveva aiutato a ricostruire il proprio palazzo nella Capitale Celeste. Lo aveva fatto quando alcuni paesani erano venuti a chiedergli se poteva sostituire il padre infortunato nei campi. Quando non gli veniva chiesto nulla tornava a sedersi lì, o a sdraiarsi a terra, e non si muoveva per ore, forse giorni.
Mu Qing era sceso dal Cielo quella mattina e si era fatto strada nel Santuario Puqi come se fosse casa sua, aveva sollevato un sopracciglio verso la sua forma pietosa e aveva sbuffato. Poi era marciato fino in cucina criticando la pulizia, l’arredamento, il cibo di Xie Lian, le sue nuove abitudini, e tante altre cose che Xie Lian aveva già scordato.
Era difficile tornare a vivere in quel modo dopo essere stato amato, anche se per un breve tempo. Era insopportabile. Quando chiudeva gli occhi vedeva un corpo che si dissolveva in farfalle d’argento, e sentiva un senso di vuoto che non provava da quando era stato giovane e aveva visto i suoi cari morire per la prima volta. Quando li riapriva vedeva quel volto che lo aveva fatto soffrire così tanto.
Non avrebbe voluto essere ingrato e dire che riavere quelle due persone al suo fianco non gli desse nessuna gioia. Anzi, quasi non ci credeva ancora, tanto tempo aveva trascorso credendoli perduti per sempre e confinati ad una manciata di anni distanti nel tempo. Averli che gli scorrazzavano attorno e bisticciavano in casa sua era una piacevole distrazione, qualcosa che allontana i suoi pensieri dal dolore sordo nel petto.
Però era costretto a vedere quel viso. Era stato abbastanza fattibile ignorare l’inquietudine che gli causava nei mesi precedenti, quando gli incidenti che si erano susseguiti, la costante presenza di Hua Cheng e infine la battaglia contro l’Imperatore Celeste l’avevano tenuto impegnato quasi di continuo. Soprattutto, era stato possibile ignorarlo quando a malapena gli parlava. Ora però era lì, e lo era spesso. Era lì dopo aver aperto quel vaso sigillato che era la sua mente contorta, dopo aver scaraventato tutti quei sentimenti repressi addosso a Xie Lian e dopo averlo fatto quasi morire di paura mentre cercava di farsi saltare in aria la testa. Ora era impossibile non sentire la sua presenza con un’intensità quasi soffocante.
Xie Lian non sapeva cosa provava per lui, in quel momento. Sapeva però che emozioni piacevoli e dolorose si mescolavano ogni volta che era in sua presenza.
Quel viso lo tormentava. Era la familiarità che coesisteva con il modo in cui Mu Qing era cambiato a disturbarlo più di ogni altra cosa. Vedeva quei lineamenti delicati, quel labbro imbronciato, e la sua immagine continuava ad essere la cosa più priva di colore che avesse mai visto, anche in quel mondo color seppia in cui viveva. Vedeva quel viso immutato nei secoli, ma avvolto in un’aura di splendore che prima aveva solo immaginato.
Quel suo modo di tenere il mento alto e scrutare il mondo con sufficienza e un sopracciglio sollevato, quella totale assenza di remore nello sputare le opinioni più taglienti su tutto e tutti, quel modo di camminare a passi decisi e lunghi anche se silenziosi, tutte queste cose erano nuove e non familiari, e non sapeva che fare di questo Mu Qing che lo chiamava per nome e lo provocava con una scintilla maliziosa negli occhi. E di nuovo, gli era così familiare. Ripensava alla sua gioventù e riconosceva i germi di quell’orgoglio implacabile, e si chiedeva se non fosse sempre stato quello il vero Mu Qing, e le parole mormorate a bassa voce, lo sguardo che fuggiva dal suo e i gesti delicati non fossero stati che una messa in scena per salvaguardare la propria vita in un palazzo pieno di entità ostili.
E ancora ricordava come si era preso cura dei bambini dei bassifondi tanti anni prima, di come aveva medicato le ferite di Hong’er dopo che il piccino era stato aggredito da suo cugino, di come era arrossito violentemente e aveva iniziato a balbettare mentre gli diceva di volergli essere amico. Era complicato. Era così difficile. Xie Lian pensava di aver visto la sua anima, ma ecco che qualcosa di nuovo veniva ad abbattere a randellate ciò che lui pensava dell’altro. Il suo cuore era troppo debole e ferito per saper che fare di sé stesso.
Mu Qing si era seduto al tavolo di fronte a lui e lo scrutava imbronciato mentre i minuti passavano e Xie Lian ancora non aveva preso un boccone del riso e delle verdure saltate che il dio aveva preparato per lui.
- Se non vuoi mangiare… -
- Ho detto che lo faccio. -
- … ti costringerò a farlo anche a costo ingozzarti come un’anatra. -
Xie Lian sbatté le palpebre qualche volta e quasi scoppiò a ridergli in faccia.
Dei, era così brutale. Stava iniziando ad adorare questa cosa.
Mu Qing si accigliò, ma il vago scurirsi delle sue guance fece intendere all’altro che doveva essere arrossito. Lui vide solo un color seppia più scuro, e provò un’improvvisa fitta al petto quando si rese conto che non l’avrebbe mai visto arrossire davvero. Sentì gli occhi scaldarsi e farsi umidi, e non poteva che essere preoccupazione quella che indurì il viso del suo amico. Ah, anche dopo tutto quel tempo ancora era lì a costringerlo a prendersi cura di lui.
- Mangia, su. - mormorò Mu Qing con una voce che non gli aveva mai sentito usare, e impugnò le bacchette per spingergli un po’ di cibo e verdura in bocca. Xie Lian sgranò gli occhi per lo stupore, ma non si ritrasse.
Nonostante le sue minacce, Mu Qing non lo ingozzò come un'anatra. Quando Xie Lian non si oppose, portò di nuovo un boccone alla sua bocca, e si spostò per essere in una posizione più comoda mentre continuava a imboccarlo come un bambino. Sentiva le lacrime pericolosamente vicine a scivolargli lungo il viso, ma fortunatamente Mu Qing non disse nulla in proposito.
- Era molto buono. Ti ringrazio. -  
- Ovviamente. Potrei mai preparare qualcosa di cattivo? - disse l'altro dio arricciando il naso.
Xie Lia si chiese se quel giorno non stesse parlando in quel modo per distrarlo dal vuoto che sentiva dentro da dopo la battaglia. Decise di credere che fosse così e di essergliene grato.
- Comunque ti ringrazio. Sei qui spesso, io lo apprezzo. -
- Tu eri spesso nella mia tenda i primi giorni. -
Xie Lian ricordava bene quei primi giorni. Con il dolore ancora fresco nel petto e un intero mondo crollato su sé stesso, si era affaccendato attorno a Mu Qing come se fosse l’unica ragione di vita che gli era rimasta. I momenti in cui non aveva nulla da fare erano i peggiori, e aveva dovuto costringersi a lavorare e non pensare, per quanto aveva potuto. In quei giorni il dio marziale del sud-ovest era a malapena cosciente la maggior parte del tempo, e quando apriva gli occhi era per guardarlo stralunato, lamentarsi pietosamente in modi che forse non ricordava nemmeno, e chiedere acqua, cibo, qualcosa per il dolore alle gambe e alle mani.
Xie Lian onestamente non aveva ancora idea di come avesse fatto a camminare fuori dalla montagna, e prima di quello a combattere con loro contro Jun Wu, visto il modo in cui si era improvvisamente afflosciato su sé stesso appena avevano raggiunto gli altri superstiti. Forse era l’impeto della battaglia, o forse la forza della sua incontenibile testardaggine. Quando aveva dovuto raccoglierlo da terra e togliere la stoffa impolverata e insanguinata dalle sue gambe si era sentito terribilmente in colpa per essersene dimenticato fino a quando non era letteralmente più riuscito a reggersi in piedi. A malapena si era allontanato dal suo capezzale per la settimana successiva, fino a quando Mu Qing aveva decretato di essere guarito abbastanza e che non poteva permettersi di perdere altro tempo quando c’era così tanto da fare.
- Come avrei potuto non esserci? Quando tu eri ferito in quel modo… - non riuscì a finire, l’immagine di pelle e carne gonfie e sanguinolente ancora lo tormentava. Era passato poco più di un mese, e non l’avrebbe dimenticato facilmente. Né l’aspetto di quelle ferite, né il volto sconfitto di Mu Qing poco prima che Xie Lian scendesse a salvarlo, né il terrore che l’aveva travolto quando aveva temuto di vederlo morire.
- Era pieno di ufficiali celesti a prendersi cura dei feriti. -
- Dovevo essere sicuro che tu fossi ancora lì. -
Dopo queste parole Mu Qing strinse le labbra.
- Dove volevi che andassi, se nemmeno riuscivo a camminare? Anche quando mi sono rialzato, per giorni ho sempre barcollato. - mentre diceva questo si era irrigidito, come se gli costasse uno sforzo ammettere di aver avuto male. Xie Lian però fece caso ad altro.
- Sei andato via dalle tende dei medici prima che fossi guarito? Mu Qing, perché l’hai fatto? - mormorò mentre la preoccupazione tornava a fargli dolere il petto.
- Non dirlo come se fosse così scioccante. C’erano troppe cose da fare, non potevo permettermi di stare lì a gingillarmi. -
- Eri ferito. -
- Lo erano in molti. -
- Eri gravemente ferito. -
Mu Qing non ribatté, e distolse lo sguardo.
- Fammi vedere le gambe. -
Questo fece improvvisamente sgranare gli occhi al dio, e la sua espressione era così stupefatta e imbarazzata che Xie Lian sentì la mancanza dei colori. Avrebbe voluto vedere se le sue guance erano diventate rosa come immaginava. Ma d’altronde, nemmeno in passato era mai riuscito a vedere colori su Mu Qing. Solo in sogno.
Mu Qing alzò lentamente una gamba e si sfilò lo stivale. Xie Lian trattenne il respiro, e si sporse per prendere la caviglia e portarsi la gamba in grembo. Ignorando le proteste dell’altro, arrotolò la stoffa dei pantaloni.
La pelle era ancora infiammata e sensibile. Anche se non vedeva il rossore, Xie Lian vedeva chiaramente che era ancora un po’ gonfia e che c’erano ancora delle lesioni dove la pelle non aveva finito di ricrescere. Premette piano sulla pianta del piede e sentì Mu Qing irrigidirsi e sibilare.
- Non sei ancora guarito. - disse a bassa voce, e aggrottò le sopracciglia. - Non sei ancora guarito e te ne vai in giro così. Come mai è ancora in queste condizioni? La tua energia spirituale dovrebbe rendere la guarigione molto più veloce. -
- La mia energia spirituale è stata molto danneggiata dalla Catena Maledetta. -
- Non dovresti sforzarti così tanto. -
- Tu non sei differente. O non ti ricordi di tutte le volte in cui hai fatto anche di peggio? -
A questo non poteva ribattere. Sapeva di non essere l’esempio migliore, in questo. Il fatto che Mu Qing fosse lì a nutrirlo ne era prova sufficiente. Eppure era diverso, avrebbe voluto dirgli. Un conto era se Xie Lian si trascurava, ma se era Mu Qing allora era un’altra faccenda. Se l’avesse detto, però, Mu Qing gli avrebbe risposto, gli avrebbe chiesto in cosa era diverso. E Xie Lian non voleva rispondere a quella domanda. Aveva passato ottocento anni ad evitare di rispondere.
- Non voglio che tu stia male. - disse invece, e vide lo stupore sciogliere l’espressione dura sul viso dell’amico quando accarezzò delicatamente la pelle sensibile e ancora dolorante.
Un ansito. Quando alzò lo sguardo di nuovo Mu Qing stava fissando la sua mano, quella che ancora sfiorava la caviglia pallida, e i suoi occhi erano così grandi e stupefatti, il suo sguardo così inaspettatamente vulnerabile, che Xie Lian sentì qualcosa di doloroso e dolce stringersi nel petto.
- Farò più attenzione. - borbottò Mu Qing, e per un istante sembrò più giovane e meno splendido, sembrò più quel ragazzino che aveva catturato l’attenzione di Xie Lian la prima volta.
Mu Qing se ne andò di sera, dopo averlo fatto mangiare ancora. Prima di andarsene indugiò sulla porta, e abbassò le palpebre come se non sapesse decidere se dire o meno quello che stava pensando.
- Dimmi? - chiese a bassa voce Xie Lian, colto di sorpresa.
Mu Qing dischiuse le labbra per qualche istante, poi aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. Le sue ciglia erano umide, imperlate di qualche piccola goccia che entrambi scelsero di ignorare.
- Nulla, nulla. Ecco… buona notte, e… dormi bene. Sì. - sembrava quasi che parlasse a sé stesso.
Se ne andò silenziosamente, dando un ultimo sguardo esitante alle proprie spalle prima di chiudere la porta. L'ombra di un sorriso, una mano che solo per un attimo scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
Oh, no.
Xie Lian sentì un fiotto di calore nel petto e l'improvviso istinto di dare un buffetto a quelle guance. Per poco non lo fece.
No, non poteva essere, si disse incredulo. Non dopo tutto quel tempo. Non poteva fargli questo, non di nuovo.
Quando Mu Qing se ne fu andato il fiotto di calore divenne una stilettata al petto.
Sentì un nodo salirgli alla gola mentre quella sensazione agrodolce sbocciava di nuovo. Non morta, ma sopita. Ignorata e pestata, ma ancora viva, ancora persistente.
Lo Xie adulto sapeva molto meglio del giovane principe di cosa si trattava. Sentì quel calore e seppe da dove veniva, vide quel sorriso appena accennato e riconobbe il desiderio di farlo sorridere ancora ed essere l'artefice di quell'espressione così dolce. Vide la sua sagoma e provo il desiderio di cingergli la vita con le braccia. Riconobbe la nuova vicinanza tra loro, e seppe di volerlo rendere felice.
Seppe anche che non gli era concesso.
I suoi occhi erano caldi e gonfi, e ci vide appannato. Trattenne il lamento che spingeva per farsi strada fuori dalla sua gola, troppo inappropriato e troppo ingiusto da parte sua. Non aveva il diritto di farsi sentire quando Mu Qing non poteva fare nulla per togliere alcuno di loro da quella situazione.
“Oh, dei.” pensò mentre lacrime bollenti scendevano lungo il suo viso e cadevano a terra come una pioggia di brillanti, con un boato. “Ti amo. Ti amo ancora. E ancora non potrai essere mio.”
 
 
Si svegliò che era ancora seduto sulla stessa sedia su cui era stato tutta la settimana, con la testa appoggiata sul tavolo e gli occhi che gli bruciavano.
Si svegliò, e il mondo color seppia sembrava più vicino al grigio.
Sgranò gli occhi più volte, ma ancora la tinta del giorno prima non tornò. Quello fu il momento in cui un lamento uscì dalle sue labbra, finalmente, e tagliò il silenzio del santuario.
Stupidamente, mentre singhiozzava senza lacrime, mentre si sentiva opprimere dal pensiero che proprio ora che si era riunito con i suoi amici il suo cuore doveva ritorcersi contro di lui e rendere ogni incontro con Mu Qing un’agonia, si ritrovò a chiedersi una terribile domanda.
Quando sarebbe tornato, come avrebbe potuto guardare in faccia San Lang?
 

 
   
 
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