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Autore: zekeeho    19/02/2024    0 recensioni
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[RanMasa centric! Hiromido e KyouTen accennate.]
Kariya Masaki è un giovane adolescente che affronta un nuovo trasferimento con i suoi genitori, lasciando la sua vecchia casa e amici. Si stabiliscono nella tranquilla città di Nagano, dove Masaki inizia a costruire nuove relazioni sincere. Tra le nuove amicizie, spicca Kirino Ranmaru, noto per essere il "pilastro della difesa". Nonostante un inizio burrascoso, Masaki e Kirino sviluppano una connessione speciale mentre affrontano sfide personali e interrogativi sulla natura dei loro sentimenti reciproci. Sono solo amici intimi o c'è qualcosa di più profondo tra loro? Questa domanda tormenta Masaki mentre combatte con le emozioni che emergono in lui.
In questo viaggio di scoperta personale, Masaki dovrà affrontare le sfide del cambiamento, della crescita e della sincerità.
Quest'avventura di scoperta personale porterà Masaki a capire che, talvolta, per trovare sé stessi, è necessario aprire il cuore e lasciare entrare l'amore e l'amicizia.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Matsukaze Tenma, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano un bel po' di giorni che a Masaki ronzava in testa una domanda: 'cosa devo fare?' e non intendeva del suo futuro una volta finita la scuola, anche perché non aveva nemmeno finito il primo anno; ma, la sua domanda era posta verso Ranmaru. E non lo diceva perché ce l'aveva di fronte, con un braccio teso sull'armadietto, e gli occhi azzurri fissi su qualcosa che Masaki non riusciva a capire.

Il suo io più interiore, gli diceva di scappare a gambe levate.

Erano così vicini, talmente vicini che Masaki poteva confondere il suo battito con quello di Ranmaru. 

Ranmaru aveva i capelli bagnati poiché era da poco uscito dalla doccia post-allenamento, e gli bagnavano la punta delle scarpe. Indossava i pantaloni e una maglietta bianca.

I suoi occhi azzurri erano dannatamente magnetici, ma non lo guardavano negli occhi.
Non riusciva a capire cosa in realtà Ranmaru stesse guardando.

La differenza d'altezza tra loro due era esagerata, Masaki avrebbe dovuto alzarsi sulle punte, forse, per riuscire a vedere dietro le spalle del maggiore.

Si sentiva quasi come schiacciato sotto il suo peso.

Ma come ci erano arrivati fino a quel punto?
Masaki stava semplicemente cercando di chiudere l'armadietto, rotto, poiché era stato l'ultimo ad arrivare, e Ranmaru gli aveva dato una mano, solo che Masaki non era riuscito in tempo a spostarsi, e così era rimasto incastrato.
Non c'era nessuno a parte loro; Tenma e Kyousuke erano usciti per andare a prendere qualcosa da bere, mentre Shindou era rimasto a parlare con Endou da alcune faccende da capitano

Ed è così che si erano ritrovati a quel punto... che sembrava durato un'eternità, ma in realtà non era così.

Nella sua testa poteva sentire Sebastian che iniziava a cantare "bacialo", come nella Sirenetta; come poteva essere così imbarazzante?
Non avrebbe dato ascolto alla sua testa bacata, che cercava solo di sabotarlo.

"Grazie... ora-
Fece balzare i suoi occhi dal suo braccio al viso di Ranmaru.

"Scusa." Ranmaru forse percepì il suo disagio, poiché si allontanò subito.

Masaki scosse la testa. "Grazie per l'armadietto."
"Di nulla, questi cosi – riferendosi all'armadietto. - fanno schifo."

Prese la sua borsa di fretta e furia e cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo.
"A domani Ranmaru."
"A domani Mas." Gli sorrise. 

Uscì dallo spogliatoio di corsa.

Fece dei respiri profondi prima di raggiungere Kyousuke e Tenma all'ingresso, si sbarazzò in fretta dell'imbarazzo.

"Hei ce ne hai messo del tempo 'Mas'." Disse Kyousuke.
"Scusate... problemi con l'armadietto. E non chiamarmi Mas!"

Ormai, il soprannome che gli aveva affibbiato Ranmaru era diventato di dominio pubblico, chiunque sapeva che Ranmaru lo chiamasse in quel modo; ci mancavano solo Ryuuji e Hiroto, e poi davvero l'avrebbero saputo tutti.
E sinceramente gli dava fastidio quando lo usavano gli altri, insomma, era una cosa solo di Ranmaru!

"Perché? Può farlo solo Kirino?"
"Cosa? No! Ma comunque tu non chiamarmi Mas."
"Dai Kyo non essere cattivo, e che detto da te non suona così bene." Disse Tenma, che gli passò la Gatorade.

"Grazie."

Si avviarono verso casa, e mentre Masaki beveva la sua bevanda al gusto di arancia rossa, Kyousuke e Tenma parlavano e parlavano.

Non riusciva ancora a dimenticare la sensazione di essere tra le braccia di Ranmaru, era davvero strano, ed era di sicuro una cosa che non aveva mai provato prima.

"Hei ma lo sapete che il 'Monte Olimpo' ha vinto contro la 'Raimon'??" Domandò Tenma.
"Davvero?" Domandò incredulo.
"Sì! Hanno vinto 2-1, a quanto pare sono davvero forti."
"Beh, almeno la Raimon è arrivata in semifinale..."
"Sì, ma potevano ancora farcela, erano sull'uno ad uno fino al ottantaseiesimo poi il 'Monte Olimpo' ha segnato il gol decisivo. Il portiere della Raimon non ha proprio visto il pallone arrivare."
"Il 'Monte Olimpo' è una squadra forte, quasi si dice che durante il secondo tempo sia cambiata tutta la squadra." Disse Kyousuke.
"Cosa?? Ed è vero?" Domandò Tenma.
"Ovviamente no."

Erano passati dei giorni dalla partita contro la Alpine, e quindi dalla fine del terzo girone, ovvero la semifinale, ormai mancava solo la finale che si sarebbe disputata tra la 'Kirkwood' e il 'Monte Olimpo'.

Dal giorno della patita, l'amicizia che c'era tra lui e Ranmaru, si era solidificata in qualche modo, dal discorso che aveva tenuto con Kyousuke e Tenma, erano cambiate delle cose, come appunto il fatto che adesso darsi il cinque era diventata una cosa loro.
Era una cosa da niente, è vero, come essere rimasti chiusi nello sgabuzzino delle cianfrusaglie (delle attrezzature sportive), dove avevano aspettato che qualcuno andasse ad aprirli, facendo passare il tempo parlando tra di loro, come se fossero due vecchi amici.

"Terra chiama Masaki." Tenma gli sventolava la mano davanti al viso. "Oggi hai proprio la testa altrove."
"Hei, non è vero, cosa c'è?"
"Come cosa c 'è? Sono arrivato."

Masaki si guardò intorno, ed effettivamente era vero, riusciva ad intravedere l'appartamento dove Tenma e sua zia abitassero. "Oh... scusa, ci vediamo domani allora?"
"Sì, a domani!" Lo salutò Tenma.

Lasciò spazio a Kyousuke, in modo che... potessero salutarsi.
Poi, fece il resto della strada con Kyousuke che non era rimasto da Tenma, come capitava di frequente, perché Yuuichi era a casa dall'università.

"Allora, hai parlato con lui perciò ce ne hai messo di tempo?"
"Cosa? No. Non abbiamo parlato di niente."
"E quindi perché ce ne hai messo di tempo?"
"Te l'ho detto, ho avuto problemi con l'armadietto... e Ranmaru mi ha aiutato."
"I dettagli." Kyousuke batté il dorso della mano destra sul palmo della mano sinistra, provocando un sonoro schiocco. 

Masaki alzò gli occhi al cielo. "Oddio, lo sai che nemmeno i miei genitori farebbero così?"
"E quindi? Io conosco quelli come lui."
"Così lo rendi un criminale."
"Potrebbe esserlo."
Colpì Kyousuke al braccio. "Ma smettila."
"Allora mi dici o no cos'è successo?"

Masaki sospirò, e gli raccontò tutto, anche dei film mentali che si era fatto in quel momento, di quella sensazione simile a 'farfalle nello stomaco.', che aveva provato.
Del fatto che, si era ritrovato spesso a ricevere una bottiglia d'acqua, in pausa, per mano di Ranmaru, e non per mano di una manager, dei messaggi che si mandavano, insomma, una situazione un po' più complessa di quello che immaginava.

"Devi buttarti Masaki. Non puoi stare qui a piangerti addosso." Disse Kyousuke.
"È mio amico come potrei fargli una cosa del genere?"
"Ancora con questa cazzata? Sei cieco, questa è la mia conclusione, anzi, la verità e che non hai paura che lui ti dica: 'No Mas, hai capito male.', ma bensì di una cosa seria, hai paura che lui ti dica di sì e che poi non sia all'altezza di tutti i film mentali che ti stai facendo."
"Non è vero."
"Si che lo è Masaki, e lo sai meglio di me."

Masaki alzò gli occhi al cielo e sbuffò. 
Odiava davvero la situazione in cui si trovava, avrebbe preferito rimanere così com'era per il resto della sua vita e non dover avere nessun approccio di tipo 'romantico' con nessuno. Non era fatto per condividere la sua vita con un'altra persona, ma quello che provava era l'esatto opposto.

La verità e che, si aveva paura; ma non paura di una cosa seria. Era una cosa più gande di lui, più complicata.

"Cosa dovrei fare allora?" Domandò frustrato. 
"Digli la verità. Su cosa provi stando con lui, cazzate simili."
"E se poi va male?"
"Te ne trovi un altro. E-
-Non voglio trovarmene un altro!" Lo interruppe, e Kyousuke alzò gli occhi al cielo perché odiava essere interrotto.  
"E comunque, non andrà male, come tu hai avuto l'impulso di baciarlo, anche lui lo avrà avuto, ma è troppo stupido per fare una cosa simile." Gli disse.

Masaki sospirò forse per la trecentesima volta in quei minuti. Perché doveva essere così difficile?

"Non puoi mica aspettare in un segnale; ne hai già avuti anche troppi."
"L'unico più importante non l'ho avuto."
"Io non capisco come tu faccia a pensare che Ranmaru sia etero."
"Perché lo è!"
"Ma non farmi ridere, e poi, potrebbe essere bi, pan, o qualsiasi altra cosa, quindi smettila di continuare a cercare scuse."
"Non sto cercando scuse."

Kyousuke gli si si fermò di fronte. "Vedi di mettertelo bene in testa, metti conto che sia gay/bi, o quel che vuoi, qualcun altro se lo piglia al posto tuo. E ringrazia che il suo miglior amico sia etero, altrimenti l'avresti già perso."

Odiava quando Kyousuke aveva ragione. Odiava un po' troppe cose in realtà, tra cui la verità, ma non la verità come quella di un segreto, ma la verità cruda, schietta, come quella che gli aveva appena detto Kyousuke.
Odiava la schiettezza.
(Ma questa era una cosa del tutto giustificata, Nagumo gli disse chiaramente che suo nonno era sottoterra, e non "andato via" o cose simili che si dicono ai bambini, poi, beh, era stato abbandonato, quindi niente più, in parte, avrebbe potuto scalfirlo.)

"Chi si somiglia si piglia, d'altronde."
"Oh non direi, tu e Tenma siete letteralmente il sole e la luna."
"Anche il sole e la luna hanno alcune cose in comune, hanno la stessa superficie solida e rocciosa, e comunque, si creano."

Era una cosa così stupida, e, se ci era riuscito Tenma, aveva buoni presupposti di riuscirci.

Forse Kyousuke aveva ragione, che forse stava perdendo troppo tempo, che si stava fasciando la testa ancor prima di rompersela, come di sicuro gli avrebbe detto anche Ryuuji.

"Pensaci su, anche se secondo me andrà a finire che voi due vi metterete insieme, ci ho scommesso un appuntamento con Tenma, e se perdo dovrò passare un'intera serata di allenamento, quindi non fare scherzi, ucciderò Ranmaru, anche se la sua risposta fosse positiva. 
Ora lasciami tornare a casa, prima che Yuuichi chiami la polizia per denunciare la mia scomparsa."

Masaki rise. "Ci penserò promesso. A domani."
"A domani."

Finalmente poté tornare a casa dopo una giornata del tutto difficile.
Le luci erano già accese segno che Hiroto e Ryuuji erano già rincasati.

Ispirò profondamente prima di poter entrare in casa, e cercò il più possibile di liberarsi la testa dai mille pensieri.

Tolse le scarpe all'ingresso e attaccò il giubbotto all'attaccapanni, per poi addentrarsi in salotto.

"Ciao." Salutò Ryuuji che era seduto sul divano.
"Bentornato Maki, tutto bene?"
Annuì. "Endou ha avuto la malsana idea di farci giocare una piccola partita con la seconda squadra dopo l'allenamento, per questo abbiamo fatto più tardi del dovuto, scusa."
Ryuuji scosse la testa: "Potevi lasciarti venire a prendere."

E vedere la sua faccia rossa dopo quello che era accaduto con Ranmaru? 
Anche no.

"No no, ho fatto strada con Kyousuke e Tenma. Vado a cambiarmi." Disse poi. 
Salutò Hiroto con la mano, era in cucina che parlava animatamente al telefono e  corse in camera sua.

Dopo essersi fatto una doccia gelata, sperando di prendere la seconda influenza nel giro di quell'anno, andò a cenare. 

A tavola ascoltò i soliti discorsi dei suoi genitori sulla Kira & Company, e poi raccontò la sua giornata scolastica.
Ogni tanto domandavano come andassero le cose tra lui e Ranmaru, e Masaki rispondeva sempre vagamente; non voleva che si impicciassero troppo.

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Aveva deciso.
Si sarebbe dichiarato, senza troppi giri di parole.
Almeno così si sarebbe tolto qualsiasi dubbio, e si sarebbe messo l'anima in pace.

La verità? Aveva una tremenda paura.
Non voleva nemmeno andare a scuola. Voleva evitare Ranmaru; però a cosa sarebbe servito?

Non fece colazione, non ci teneva a vomitare qualsiasi cosa avesse in corpo. 

"Cos'hai Masaki?" Gli domandò Ryuuji. "Sembri particolarmente agitato stamattina."
"Niente. Ho un test molto importante." Rispose frettolosamente, mentre indossava le scarpe.
"Vuoi un passaggio?" Domandò Hiroto. "Così magari possiamo parlarne."
"No, Tenma e Kyousuke sono qui che mi aspettando, ci vediamo più tardi." Uscì di casa in fretta, lasciando che la porta dietro di sé sbattesse e lasciando i suoi genitori in un mare di dubbi.

Kyousuke era sul ciglio del marciapiede, mentre Tenma stava scendendo e salendo il marciapiede.

"Hei buongiorno Masaki!" Gli urlò Tenma.
"Buongiorno." Corse immediatamente dai due. "Ho bisogno di un favore."
"Devi nascondere un cadavere?" Domandò Kyousuke.
"No!"
"Allora non posso aiutarti."
Tenma diede un pugno sul braccio di Kyousuke e urlò: "Kyo!" terribilmente offeso, poi rivolse il suo sguardo a Masaki. "Di' pure, sono tutte orecchie."
"Non aspettatemi dopo gli allenamenti."
"E perché?" Domandò Tenma.
"Perché... perché non dovete."

Kyousuke inarcò le sopracciglia. "Che intenzioni-" poi, venne colpito dall'illuminazione. "Va bene, ma qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi. Non vorrei occultare cadaveri stasera."
"Tranquillo Kyo, e grazie."
Tenma li guardò in modo interrogativo. "Cosa mi state nascondendo?"
"Niente che t'importi." Disse Kyousuke. "Adesso a scuola."
"Uffa." Sbuffò Tenma. "Ma io voglio sapere cosa deve fare Masaki di così importante da non aspettarlo."
"Non sono affari nostri, quindi stanne fuori."
"Ma non è giusto." Tenma continuò a lamentarsi.
"Tu di' solo buona fortuna."
"E va bene... buona fortuna Masaki, anche se non so perché ti sto dicendo buona fortuna..."
Masaki rise. "Grazie Tenma. Prometto che poi ti dirò tutto."
Tenma poi lo guardò. "Non starai organizzando una partita con i tuoi genitori vero?"
"No."
"Ci ho sperato..."

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Il resto del giorno si svolse come al solito.
Ascoltò le lezioni, andò a mensa, e ascoltò le lezioni pomeridiane prima di andare al club di calcio.

Sentiva l'ansia fin sotto le unghie, e non era una bella sensazione, quasi avrebbe urlato "ritirata", però... non poteva lasciarsi prendere dal panico.

Così, andò al club di calcio con i suoi amici, come tutti i giorni.
E come tutti i giorni partecipò al club di calcio. Non doveva risultare strano.

In quel momento facevano riscaldamento; lui era con Ranmaru, che non la smetteva di parlare nemmeno per riprendere fiato.

"[...] E così Takuto ha invitato Akane ad ascoltarlo mentre sta tenendo un vero e proprio concerto al piano. Akane poi ha chiesto a me se potessi farle compagnia mentre il suo ragazzo è sul palco... non so nemmeno io in che situazione sono andato ad infilarmi."  In realtà Masaki non gli stava dando proprio ascolto, erano cose che nemmeno gli interessavano. "Dovevo studiare per il test di 'sociologia' ma credo di dover fare un eccezione." Poi forse si accorse di star parlando da solo. "Ma, mi stai ascoltando Mas?"
"Sì che ti sto ascoltando."
"Sicuro? Non sembrava nemmeno che respirassi mezzo secondo fa."
"E che... non volevo interromperti."

Ranmaru lo guardò con il suo solito sguardo interrogativo, con le sopracciglia aggrottate, e gli occhi azzurri che andavano in contrasto con la maglia della divisa.

"E comunque, stai facendo una buona azione, probabilmente Akane da sola si sentirà a disagio, e tu ci sei già stato ad uno di questi concerti, e sei il miglior amico di Shindou, quindi... non ti sei infilato in nessuna situazione strana. Aiuti un amico e un'amica."

Adesso che Ranmaru continuava a guardarlo si sentiva terribilmente in imbarazzo.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"

Ranmaru scosse la testa. 
"No no, e solo che... forse hai ragione tu."
"Io ho sempre ragione."
Ranmaru lo spintonò. "Ma per favore." rise.

La sua risata lo tranquillizzò un po'. 
Anche se nella sua testa continuava a gironzolare la domanda: 'perché lo sto facendo?' Aveva paura che in qualche modo potesse ferirlo, e perdere tutto quel rapporto che avevano costruito pian piano, arrivando ad essere buoni amici...

Attaccarono con l'allenamento del giorno, prima che qualcuno li richiamasse.
Anche se solo Endou poteva farlo, visto che Shindou aveva saltato gli allenamenti per essere pronto per la grande serata.

"Stavo pensando, che magari potremmo creare un hissatsu combinata." Disse.
"Sembra un ottima idea." Disse Ranmaru, gli sorrise.
"Potremmo parlarne... dopo?"
"Assolutamente, non voglio richiami oggi." Rise Ranmaru. "Soprattutto oggi." Marcò.
"Come primo e ultimo giorno da capitano."

Gli occhi di Ranmaru brillarono.

"Non credo di aver sentito bene?"
"Capitano." Ripeté. "Oggi sostituisci Shindou no?"
"Sì, è vero." Disse Ranmaru. "Sai... credo di non aver capito bene."
"Ah-ah, non ripeterò, sennò poi ti monti la testa." Lo sfottò.

L'allenamento del giorno non era per nulla impegnativo in realtà.
Si stavano allenando su schemi, anche in vista delle prossime amichevoli.

Endou, prima degli allenamenti, aveva detto che doveva consegnare loro i biglietti della finale del Football Frontier. Tra la 'Kirkwood' e il 'Monte Olimpo'.

Masaki l'aveva completamente rimossa, con tutto quello che aveva pensato, la finale era l'ultimo dei suoi problemi.

Ranmaru si voltò a guardare la squadra. 
"Sai, spero di sostituire Shindou molto spesso, visto che le mie orecchie hanno ascoltato qualcosa per cui ne vale la pena."
"Visto che ti stai montando la testa?"
"Ehi! Non è vero, e solo che non avrò mai più un opportunità simile."
"Se riesci a coprire bene il ruolo di capitano, magari potrei chiamarti in quel modo anche quando Shindou ritorna."

Ranmaru gli sorrise. "Allora mi impegnerò al massimo."

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A fine allenamenti, Endou li richiamò a sé.

Consegnò ad ognuno di loro il biglietto per la finale, e disse semplicemente che non potevano non esserci, poiché sarebbe servito anche da allenamento.

Aveva detto che l'indomani avrebbero saltato l'allenamento, perché la partita si sarebbe tenuta presto; il motivo era che quella sera c'era una partita molto importante per il calcio professionale, che sarebbe stata trasmessa in TV, e che quindi la finale era anticipata.

Poi, si complimentò con Ranmaru per aver ricoperto bene il ruolo da capitano, e continuò a parlare e parlare.

Li lasciò poi andare a cambiarsi.
Si cambiò in fretta e furia e non sistemò nemmeno il borsone; incastrò la divisa e chiuse il tutto, aspettando poi Ranmaru fuori al centro sportivo.

Non aveva un bel discorso già preparato, e questa era l'unica nota a sfavore, almeno così non doveva ricordarsi un discorso intero e poteva benissimo andare da un punto 'a.' ad un punto 'd.' 

Fu una benedizione che Ranmaru uscisse da solo, anche perché con chi sarebbe dovuto uscire? Shindou non c'era. 

"Capitano." Lo chiamò, appena lo vede.
"Allora dicevi il vero." Gli disse Ranmaru, avvicinatosi.

Masaki scrollò le spalle. "Chissà."

Ranmaru era lì, davanti a lui. 
Indossava la divisa invernale della scuola, e i suoi 'codini rosa.' erano ben fatti e venivano leggermente mossi per colpa del vento.

Non aveva scelto una bella giornata a quanto pare.
C'era del vento, e il cielo era cosparso di nuvole.

"Terra chiama Mas, allora questa hissatsu?" Domandò Ranmaru.

Non era impaziente, o almeno non dava l'impressione di esserlo.

Tutto quello che aveva da dirgli, gli morì in gola.
Non doveva dire chissà cosa, non era nulla di complesso, solo tre parole, solo: 'tu mi piaci.', eppure, non ci riuscì; come se l'avesse dimenticato, come se avesse dimenticato tutto, anche il proprio nome.

"No e che... Non è che abbia un'idea solida e quindi magari ci vorrebbe troppo-
-Ho ancora del tempo Masaki, su' dimmi cosa c'è."
"Era una sciocchezza, nulla d'importante, davvero."

Ranmaru lo guardò e Masaki fece l'errore di ricambiare il suo sguardo.

Le sopracciglia incurvate, la testa leggermente inclinata e i suoi occhi che sembravano di un azzurri scuro, come un cielo pieno di pioggia, fecero scattare qualcosa in Masaki. Qualcosa che non aveva saputo controllare.

Si era avvicinato, e l'aveva baciato.

Successe tutto in automatico, come se avesse soltanto immaginato di muoversi, ma, non era stata solo una sciocca fantasia. Sentiva le labbra di Ranmaru sulle sue.

Non sapeva perché l'aveva fatto. Non sapeva dove aveva trovato il coraggio di farlo.

E Ranmaru... Ranmaru non si era tirato indietro.
La sua mano gelida la poggiò sulla guancia bollente di Masaki, spostandola poi dietro l'orecchio.

Non durò così tanto, però per Masaki sembrava come se tutto si fosse bloccato, come se non esistesse nient'altro.

Però, poi, come se avesse preso la scossa, si separò.

Aveva fatto un casino. Come suo solito.

"Io-" Le parole gli morirono in bocca. "-Scusa."
"Mas. Aspetta-

Aveva provato a fermarlo, ma Masaki l'aveva strattonato, come per riprendersi il braccio, ed era scappato via, in lacrime, aggiungeva.

Corse così velocemente verso casa, che temeva veramente di consumare tutta l'aria possibile nei polmoni.

Ma perché l'aveva fatto? Perché l'aveva baciato? Perché era fuggito via?
Aveva fatto un casino nel casino...

Si era mosso in automatico, come se il suo cervello fosse programmato per quell'opzione, però... non l'aveva minimamente, lontanamente, immaginata.
Il piano non era quello. Doveva soltanto parlarci, soltanto dirgli che in realtà Ranmaru gli piaceva, e davvero tanto... non avrebbe dovuto baciarlo.

Perché l'aveva fatto?

Si sentiva tremendamente stupido, e tremendamente confuso.
Non si sarebbe mai aspettato che sarebbe successo tutto così d'improvviso, avrebbe voluto che ci fosse un manuale: qualcosa che lo aiutasse a capire.

La verità e che ci aveva scherzato troppo su' con Kyousuke, che la cosa con Ranmaru potesse andare male, e il suo cervello aveva iniziato a farla passare come una cosa veritiera. Ma la colpa non era sua o di Kyousuke, era della sua mancanza di fiducia nel prossimo, nel suo cervello che lo sabotava, facendogli credere che non potesse meritare cose del genere.

Ci era già passato, in un contesto molto diverso, con Hiroto e Ryuuji. Ce ne aveva messo tempo per acquistare fiducia in Kyousuke e Tenma; gli sembrava impossibile farlo anche con Ranmaru.

Aveva bisogno di metabolizzare tutto ciò che era successo, in quel lasso di tempo.

La consapevolezza che potesse andare tutto male, i suoi traumi non curati nel modo giusto, tutto negativo, non gli permettevano di vedere cosa ci fosse di positivo in tutto quello. 

Aveva fatto una figuraccia scappando, l'aveva capito troppo tardi. 
Come avrebbe spiegato tutto a Ranmaru? Cosa avrebbe dovuto spiegare? 
Che fosse vigliacco? Che in realtà gli piaceva anche lui ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo perché non voleva rovinare la loro amicizia?

Aveva fiducia in Ranmaru, gli aveva detto della sua famiglia... ma forse non era sufficiente. Forse, non era abbastanza per colmare tutta quella paura che aveva.

Si era sempre chiesto, possibile che il suo trauma portasse a tutto ciò?
Era arrivato il momento di parlarne con uno specialista?

L'aveva evitato, messo da parte, per troppo tempo, anche quando gli era sembrato impossibile, tipo con i suoi genitori, eppure... adesso era in un contesto del tutto nuovo e diverso; perché qui non si trattava di famiglia ma si trattava di fiducia in una relazione, e la sua era scadente anche in amicizia.

Con tutto quel pensare avrebbe tanto voluto stracciarsi i capelli dalla testa.

Non voleva pensare a Ranmaru, però si chiese cosa stesse pensando lui in quel momento. Ne avrebbe parlato con Shindou? 

Arrivò a casa, chiuse la porta alle sue spalle un po' troppo violentemente.
Era da solo, per fortuna.

Si lasciò cadere contro la porta cercando di recuperare più aria possibile per i suoi polmoni; mentre le sue orecchie fischiavano e gli occhi pizzicavano per colpa del vento gelido che aveva preso in faccia correndo. E sentiva terribilmente caldo.
Si portò le mani al viso, non voleva piangere.

Voleva tanto non essersi cacciato in quella situazione, e peggio, non voleva mai essersi trasferito a Nagano. 

Fece un ultima fino in camera sua, non badando alla cartella lasciata cadere all'ingresso, o alle scarpe che non erano state messe nell'apposito scompartimento. 

Ringraziò chiunque che Ranmaru non l'avesse seguito.
Prese il suo cellulare e non trovò né messaggi né chiamate da parte sua.

Però... forse gli aveva fatto schifo?
Forse non voleva più essere suo amico?

Che cosa aveva fatto?

Si gettò sul letto.

Non aveva nessuna voglia di cenare, nessuna voglia di uscire e parlare con i suoi genitori, e non aveva nessuna intenzione di presentarsi a scuola... come poteva?

Lanciò il telefono il più lontano possibile mentre lui si appoggiò allo schienale del letto e nascose il viso tra le ginocchia.

La sua mente cercava in tutti i modi di cercare una soluzione, eppure non vedeva nessuna speranza.

Eppure... aveva ricambiato. Significava qualcosa? 
No- forse nemmeno si era reso conto di ciò che era successo? Forse era spinto dal momento?

Non sentì la porta di casa aprirsi, e non sentì nemmeno la porta della sua camera, aprirsi. Fino a quel momento era stato al buio, ora, un po' di luce entrava dal corridoio.

Ryuuji, alto com'era, non permetteva a tutta la luce di entrare; non sembrava molto felice, anzi, sembrava un po' contrariato.

"Ciao Ryuu." 

Fare l'indifferente non sempre gli riusciva.

"Cos'è che stavi facendo di così importante da non poterci avvisare?"

Cento campane di allarme suonarono nella sua testa.
Era lui il motivo per cui era così contrariato.
Perché preso dal momento, si era completamente dimenticato di mandare quello stupido messaggio ai suoi genitori. Era ovvio che Ryuuji fosse arrabbiato, probabilmente si era anche preoccupato, perché non aveva visto nessun messaggio arrivare, e perché era una sera d'inverno e la città era completamente vuota... Non poteva dargli torto.

L'ultima cosa di cui aveva bisogno era litigare con i suoi genitori.

"Scusa. Mi è sfuggito di mente... è stata una giornata un po' così."
"Un secondo Masaki, questo era il tempo che ci mettevi per avvisarci." 
"Si lo so, e ti ho chiesto scusa."
"La prossima volta-
- Non capiterà mai più. Veramente."

Ryuuji lo lasciò in camera da solo.
Di nuovo solo.

Emise un sonoro sbuffo. 

Rimase lì a guardare il soffitto, mentre nella sua testa si scatenavano una marea di pensieri.

Prese un cuscino solo per affondarci la testa dentro, però poi, il suo telefonò vibrò, e la curiosità uccise il gatto, come avrebbe detto Ryuuji.

Non fece in tempo a leggere tutto il contenuto della notifica; però aveva letto il nome, di colui che aveva mandato un messaggio.
Kirino Ranmaru. Sì, proprio lui.

Il messaggio iniziava con un: 'Dobbiamo parlare [...].'

Poi la notifica sparì.

Il suo stomaco prese a girare come se usasse la forza centrifuga. 
Aveva una voglia matta di vomitare e la testa gli girava tantissimo. Era nel panico. 

Ecco, era morto. 
Spacciato, sepolto.

Di che cosa voleva parlare?
Voleva dirgli che aveva fatto un casino, e che non avrebbe mai più voluto vederlo?
Che aveva fatto un grosso errore nel baciarlo? Che era etero? Che gli faceva schifo?
Oppure che aveva già un fidanzato che sarebbe venuto a prendersela con Masaki per ciò che aveva fatto?
Non voleva mai più essere suo amico? 

No... probabilmente nessuna delle sue domande era vera.

Forse gli elencava i motivi per la quale gli voleva parlare? Sbagliato.

Decise quindi di leggerlo, e il messaggio diceva:
'Dobbiamo parlare. -
-Aspettami fuori la tua aula, prima degli allenamentiA domani.'

Nient altro.

Ranmaru amava mettere smile in ogni messaggio, ma stavolta non ce n'era nemmeno uno.
Nemmeno 'Mas.' Niente di niente.
Terribilmente serio.

E perché poi dopo le lezioni? Non poteva prima, in pausa pranzo?
Non poteva resistere tutto quel tempo. E lo sapeva che non era in diritto di lamentarsi, ma davvero, non poteva aspettare.

Perché doveva rimanere in ansia per tutto quel tempo?

Magari voleva soltanto dirgli di far finta di niente...?

"Io ti odio Ranmaru." Lo disse più a sé stesso.

In che guaio si era cacciato? 

Aprì la chat con Ranmaru e gli scrisse: 'A domani.'
Poi lanciò nuovamente il telefono lontano da lui. 

Coraggioso da parte tua, Masaki. Si disse.

Ora non poteva più tirarsi indietro.

La sua camera venne illuminata ancora.
Si voltò verso la porta e ritrovò Hiroto, lì fermo sotto l'uscio della porta, con la nocca dell'indice che stava per andare a battere sullo stipite della porta.

"Hei Maki, posso entrare?"

Annuì, poco convinto.
Si chiedeva da quanto tempo fosse lì, perché ormai gli sembrava essere completamente fuori dal mondo.

Hiroto si sedette sul bordo letto. 
Indossava ancora i vestiti del lavoro, e gli occhiali che gli coprivano gli occhi verdi.
Non sembrava arrabbiato, anzi, sembrava piuttosto calmo, però volle prevenire, e chiedere scusa anche a lui. 

"Scusa... se ho dimenticato di avvisarvi."
"Ryuu mi ha detto che hai avuto una giornata un po' pesante, ti va di parlarne?"
"E solo per la scuola ... tutto qui."
"Non te ne sei mai preoccupato veramente."
"Beh ora sì."
"Maki perché hai dei segreti con noi adesso?"
"Non ho nessun segreto."

Hiroto lo guardò, come dire 'Finiscila di dire queste stronzate, il primo premio è già tuo.', anche se a pensarci bene non era molto da Hiroto, più da Nagumo.

"Di' al tuo vecchio cosa c'è che non va."

Masaki gli sorrise. "Adesso ti dai del vecchio?"
"Non farci l'abitudine." Disse scombinandogli i capelli. "Solo perché ti vedo un po' giù, e non ci piace vederti così."
"Cos'è che hai mangiato a pranzo papà?"
"Non raggirare il discorso come al tuo solito, piccola peste."

Masaki sospirò. "Te l'ho detto, e per lo studio."
"Se fosse per lo studio, come dici, non staresti studiando?"

Masaki appoggiò la fronte sulla spalla di suo padre.
"Ti hanno mai detto che sei così insistente?"
Hiroto gli accarezzò i capelli. "Un paio di volte." 

Nella sua voce non c'era rabbia, poteva quasi dire che stesse sorridendo.

Tutti avrebbero detto che Ryuuji fosse quello più pacato, in realtà non era così.
(Beh, non era nemmeno crudele e scatenato, Ryuuji era la perfetta unione tra lo yin e lo yang) Hiroto lo era, o almeno lo era con lui, sul lavoro invece... non poteva assicurare nulla.

"Come fai ad avere fiducia in Ryuu?" 
Hiroto lo guardò come se gli stesse nascondendo il sacro Graal. 

"Non hai mai avuto paura? Non so, che ti tradisse o cose del genere?"
"Ho sempre avuto piena fiducia in Ryuu, Maki, perché mi fai queste domande? È successo qualcosa?"

Masaki scosse la testa. "Vorrei avere piena fiducia proprio come te."
"L'unico modo per sapere se possiamo fidarci di una persona è fidarci."

Masaki raddrizzò il capo. "In che senso?"
"So che ti sembrerà strano, ma la fiducia vien da sé, anche se ti sembra impossibile. Proprio come hai fatto con Hitomiko, me e Ryuuji, e anche quei due tue amici." Hiroto si aggiustò gli occhiali sul volto. "Si tratta di quel ragazzo vero?"

Masaki annuì. 
Come aveva fatto Hiroto a capirlo? 
Era un superpotere da persona adulta?

"Ho paura di aver fatto un casino." Disse poi.
Hiroto gli scompigliò i capelli. "Se ti fa sentire amato, allora è quello che vuole; nei suoi gesti, nei suoi comportamenti, forse non ha il coraggio di ammetterlo e ha bisogno di una spinta."
"Dici che vale la pena...? Cioè... ne varrebbe la pena?"
"Ti fa sentire bene?"

Annuì per la seconda volta.

"Allora ne varrà sempre la pena Maki."

Aveva appena fallito il piano 'non parlarne con i tuoi genitori.', ma dovette ammettere che forse aveva fatto bene a dire tutto a Hiroto, anche perché sé già Ryuuji se n'era accorto del suo comportamento strano... Sì, parlarne era stata una buona idea.

Forse... era scappato per fifa, per paura di cosa sarebbe successo, se Ranmaru lo avesse tenuto lì ancora. Ma la sua paura era del tutto insensata adesso.

"Grazie papà..."

Hiroto lo strinse in un abbraccio e gli sussurrò all'orecchio: "Puoi sempre contare su di noi Maki."

Masaki abbandonò l'abbraccio, e poi lasciò Hiroto andare a scrollarsi un po' di lavoro da dosso, come diceva lui, ne approfittò per correre in cucina e chiedere per l'ennesima volta scusa a Ryuuji, così ritrovandosi lì in cucina diede anche una mano con la cena.

Per ora, non gli rimaneva altro che attendere, e cercare di non pensarci più.

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Pioveva.
Aveva scelto proprio una bella giornata per parlare con Ranmaru.
Amava la pioggia, ma avrebbe preferito non ci fosse in un giorno come quello. 

Lo prese come un segnale divino. 

Si concesse tutto il tempo di fare colazione, poi magari se sentiva che stava per andare tutto male avrebbe dato buca a Ranmaru e alla partita, e a qualsiasi cosa dovesse fare quel giorno. 
Era giusto? No. Soprattutto nei confronti di Ranmaru; quindi sperava vivamente di non farsi prendere in preda all'ansia. 

Era difficile vesto che la sua mente provava a sabotarlo 24/7; e aveva una tremenda paura di cosa aveva da dirgli Ranmaru.

Dare fiducia non era una cosa che riusciva a decidere da solo. Gli veniva da non fidarsi di nessuno, dopo l'abbandono da parte dei suoi veri genitori, e anche quello che aveva passato alle medie non gli permetteva di avere fiducia nel prossimo... però averne parlato con suo padre l'aveva aiutato un pochino.

Il giorno prima aveva baciato la persona che gli piaceva dopo averla presa in giro per tutto il giorno, e alla fine era anche scappato come un vigliacco, se oggi fosse andata male, avrebbe costretto Hiroto a cambiare direttamente pianeta.

Sì, quella era la cosa più giusta da fare.
Magari si sarebbe innamorato di un alieno, chi poteva dirlo.

Poteva anche smetterla di ironizzare sulla sua vita, ma al momento era l'unica cosa che poteva fare per rimanere con i piedi per terra.

Visto che pioveva si mise d'accordo con Tenma e Kyousuke, e diede un passaggio in auto ai due fino a scuola.

Tenma rimase come un baccalà per tutto il tempo del 'viaggio'. 
Ancora non poteva credere di essere in macchina con Hiroto probabilmente.
Ed era da stupidi, ogni volta che Tenma vedeva i suoi genitori ci rimaneva, nonostante li conoscesse ormai da quattro anni.

Arrivarono a scuola in perfetto orario, anche se non aveva smesso di piovere nemmeno per mezzo secondo.
Mentre Tenma correva a raggiungere Shinsuke e Hikaru, Masaki raccontò ciò che aveva combinato ieri con Ranmaru.

"Secondo te cosa vuole dirmi?" Domandò.
"Non posso saperlo, però forse hai mosso quell'unico e piccolo neurone che ha."
"Quindi tu dici che non mi ucciderà?"

Kyousuke si strinse il ponte nasale tra l'indice e il pollice, e poi tornò a guardarlo con aria molto seria e scocciata. "Ascolta Masaki, hai tutti i buoni motivi per credere che voglia parlarti per dire che prova le stesse cose che provi tu, ma che non ha avuto coraggio. Il suo atteggiamento nei suoi confronti e uno di quei motivi, quindi smettila di mandarti il cervello in pappa. Semplicemente aspettalo e parlate da persone civili, e se si comporta come non dovrebbe, ci metto due secondi ad arrivare e a riempirlo di botte, chiaro?"
"No alla violenza." 
"Spero vivamente sia un no, ma non si può mai sapere con persone come lui."
"Sei molto incoraggiante Kyo." Sbuffò.
"Ma se ti ho detto che si vuole dichiarare. Mi ricordi proprio Tenma."
"Questa la prendo come un'offesa."

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Per tutte le lezioni Masaki non aveva fatto altro che deconcentrarsi e pensare a come comportarsi con Ranmaru.
In base a cosa gli avrebbe detto, Masaki stava pensando a più risposte.

Nessuna di queste però gli sembrava una cosa giusta, forse, avrebbe dovuto vedere lì sul momento, e non prepararselo; però... non riusciva veramente a pensare ad altro.

Le lezioni gli sembravano così noiose, i cambi d'ora peggio.
Voleva passare direttamente a quel pomeriggio, saltando anche la pausa pranzo. Voleva parlare con Ranmaru, ne sentiva la necessità.

Gli sembrava di star rivivendo, come un déjà-vu, il giorno precedente.

Purtroppo in mensa dovette andarci comunque, perché non poteva fermare la fame di Tenma.

Avrebbe tanto voluto una macchina del tempo...

Hikaru e Shinsuke erano arrivati prima di loro, ed Hikaru sembrava particolarmente impegnato a segnarsi qualcosa su un foglio di carta.

"Basta studiare!" Gli disse Tenma, sedendosi tra Hikaru e Shinsuke. "Adesso siamo a mensa e dobbiamo pensare soltanto a mangiare."
"Stavo solo ricopiando delle cose."

Invidiava gli appunti di Hikaru, e la sua grafia.
Erano scritti in modo così ordinato, e così perfetto. Usava gli evidenziatori, non a caso come faceva lui, ma sceglieva il colore e se dovesse usarne un altro, vedeva prima se erano complementari. Scritti a penna, senza nessuna sbavatura e nemmeno un singolo kanji sbagliato. Non c'era nessun errore sui suoi fogli, nessuna cancellatura dovuta alla gomma e nemmeno l'ombra di una matita.
Invece, Masaki i suoi appunti li scriveva tutti a matita e se mai dovesse scrivere con la penna, era certo che avrebbe comunque sbagliato qualcosa (e in quel caso avrebbe stracciato l'intero foglio).

"Era comunque studio." Tenma gli tolse la penna dalla mano, e gliela custodì nel portapenne. "Adesso pensa a mangiare, sennò non avrai forze per andare a vedere la finale."

Hikaru rise. "Avrei mangiato comunque, vi stavamo solo aspettando."

Alla finale non ci aveva proprio pensato, anche perché non era così interessato al momento.
Si guardò intorno, mentre Tenma come al solito faceva il cretino rubandogli il posto accanto a Hikaru.

Ranmaru era seduto al suo tavolo insieme a Shindou e parlavano tranquillamente.
Insieme a loro c'erano anche gli altri ragazzi della squadra, tranne Kurumada, Kurama e Amagi.

Sembrava abbastanza calmo, non sembrava in ansia, quasi come se si fosse dimenticato che dopo dovesse parlare con lui... Indossava la divisa incompleta; non aveva la giacca, e le scarpe sembravano quelle da ginnastica, come se quella mattina avesse dimenticato di vestirsi per andare a scuola.

Ranmaru non guardò nella sua direzione nemmeno per un secondo.

A Masaki crebbe quella sensazione che negativa, che forse... aveva fatto un grosso sbaglio.
Immediatamente il suo stomaco si attorcigliò su se stesso e il pranzo che aveva davanti agli occhi aggravò la situazione; avrebbe voluto tornare in classe, stare con la testa sul banco finché non sarebbero iniziate le lezioni, e magari poi, sarebbe tornato a casa, oppure sarebbe corso alla Kira & Company, in lacrime.

Era stupido.
Davvero stupido.

Kyousuke lo risvegliò dai suoi pensieri, gli diede un leggero colpo sul braccio.
"Cosa c'è?" Domandò sottovoce. "Ha fatto qualcosa?"
"No, come potrebbe? Non ho molto appetito." Rispose di rimando.
"Mangia. E non fare l'idiota."

Ma di pranzare non ne aveva proprio voglia.

"Non vedo l'ora che la scuola finisca..." Borbottò Tenma.
"Pensa a studiare piuttosto." Disse Kyousuke.

Hikaru gli lanciava strani sguardi, e sinceramente non voleva essere al centro dell'attenzione, quindi anche se controvoglia, con lo stomaco chiuso, fece uno sforzo e mangiò poco, ma di tutto ciò che aveva preso (che non era molto a dire il vero).

Tenma e Shinsuke stavano già pensando all'inizio del Football Frontier, quando la finale si sarebbe ritenuta quel pomeriggio, e il football frontier non sarebbe incominciato prima di Settembre; anche lui non vedeva l'ora di rigiocare e di avere una rivincita contro la Raimon magari, ma adesso tutto quello non era proprio tra i suoi pensieri.

Lanciò di nuovo uno sguardo verso il tavolo di Ranmaru, parlava e rideva animatamente con i suoi compagni di tavolo.
Lo invidiava così tanto... voleva essere anche lui senza preoccupazioni, ma più si avvicinava l'ora, più l'ansia gli saliva.

Sulla strada del ritorno verso le classi, Kyousuke lo confortò un pochino, dicendo che non aveva preoccuparsi e che sarebbe andato tutto bene, e che in caso contrario, avrebbe spezzato le gambe a Ranmaru e avrebbe fatto lo stesso con i suoi codini. Questa cosa non gli sollevò minimamente il morale, ma gli aveva fatto capire che gli sarebbe stato vicino, in qualsiasi caso.

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Mancava meno di qualche minuto alla fine delle lezioni.

L'ansia che aveva l'aveva distratto per quasi tutta quell'ultim'ora.
Aveva preso sì e no una mezza pagina di appunti, e sapeva già che non sarebbero bastate per il prossimo test.

Si chiedeva se anche Ranmaru, in quel momento, provava lo stesso; però, a mensa l'aveva visto calmo e pacato come la solito... probabilmente lo sarebbe stato anche se l'America avesse confermato che gli alieni esistessero.

"Fisserò un test per domani ragazzi, vedete di essere presenti, il primo che manca lo recupererà in modo diverso dai propri compagni di classe." Disse la professoressa di sociologia.

La campanella suonò, segnando la fine delle lezioni.

Sarebbe vivamente rimasto lì in classe o corso a gambe levate fino a casa, però, fuori diluviava ancora, e rimaneva il fatto che dare buca a Ranmaru non gli sembrava un'ottima mossa. Si lasciò comunque trascinare fuori dall'aula da Kyousuke.

"Ricorda quello-
- Sì, me lo ricordo, grazie."
"Ciao Masaki! Buona fortuna!" Gli urlò Tenma prima che Kyousuke lo trascinasse via.

Avrebbe tanto voluto ucciderlo... Almeno aveva un motivo per scappare poi.

Rimasto ormai solo, prese a giocare con le mani nell'attesa.
Vedere tutti correre e andare verso i club era davvero strano. Non gli importava molto di fare tardi al club di calcio, sinceramente, però... non ci teneva ad una strigliata di capo da parte di Endou, ne aveva avute troppe.

Ranmaru non ci mise molto ad arrivare, anche perché doveva solamente scendere un piano (e imboccare un corridoio diverso da quello dell'uscita, ma non era quello il punto).

Lo notò subito, adesso aveva la giaccia, rispetto a poche ore fa, forse l'aveva lasciata in classe il tempo del pranzo?
Il suo sguardo era serio, ma non tagliente, anzi, gli sorrise anche.

Ma come faceva? Masaki stava morendo in preda all'ansia e lui arrivava tutto tranquillo con il sorriso sulle labbra.

"Andiamo?" Gli domandò.
"Andiamo dove?"
"Lontano da occhi indiscreti."

Occhi indiscreti? Ma se le lezioni erano finite? Poteva inventarsi una qualche bugia migliore.
Non approvava minimamente l'idea di allontanarsi dall'aula, lo riteneva un posto "sicuro"; però, seguì comunque Ranmaru, che aveva iniziato a camminare.

O meglio, aveva camminato mezzo metro e poi aveva iniziato a correre.

Forse non era proprio tranquillo e senza ansia.
Sperava soltanto che il motivo della sua stranezza non fosse lui.

Non sapeva quale fosse la meta, e non ci teneva a chiederla, non voleva ricevere nessuna risposta scorbutica. Anche se probabilmente Ranmaru non era tipo da risposte scorbutiche.

Masaki era bravo a tenere il passo, anche perché era piuttosto veloce, ma, a quanto pare, quel giorno, Ranmaru era ancora più veloce di lui, proprio per questo ad un certo punto gli prese il polso.

Il suo polso stretto tra la mano di Ranmaru lo agitava ancor di più di quanto non lo fosse. Una persona che stava per dire di esser etero si comportava così?

Aveva il cuore in gola.

"Almeno puoi dirmi perché stiamo correndo?" Domandò.

Non era sicuro che l'avesse sentito perché nell'esatto momento in cui gliel'aveva chiesto, passarono davanti ad un sacco di professori, dove uno di loro gli urlò dietro di non correre per i corridoi.

Però poi, dopo una corsa che sembrava infinita, Masaki capì dove stessero andando.
Vide l'uscita di emergenza che portava sul retro della scuola, segno che stavano andando ai vecchi distributori automatici; era l'unica via per arrivarci senza uscire dalla scuola.

Per poco non finì per diventare un tutt'uno con la porta. Porta che si richiuse alle loro spalle, e che si poteva aprire solo dall'interno.
Menomale che aveva preso anche la cartella, così non sarebbero più dovuti rientrare.

Adesso, oltre che affannati, erano anche zuppi.

Arrivati ai vecchi distributori, Ranmaru gli lasciò il polso, adesso sembrava un po' agitato.
Aveva le mani tremanti e gli occhi azzurri erano lucidi.

Masaki cercava di recuperare fiato, stare dietro Ranmaru era come fare cento giri di campo, e non scherzava.

Sentiva il ticchettio della pioggia sopra le loro teste. Era fastidioso, ma era l'unico suono che potesse distrarlo dal suo cuore che sembrava volesse uscire dal petto.

"Adesso... posso sapere perché siamo venuti fin qui per parlare? Se non te ne fossi accorto- sta piovendo così da stamattina... non mi sembra un'idea tanto geniale-

Inaspettatamente Ranmaru gli prese il viso tra le mani, le sue iridi azzurrine erano leggermente più scure, forse per via del brutto tempo, ma non ebbe tempo per metabolizzare tutto ciò che successe.

Ranmaru si piegò verso di lui, e lo baciò.
E questa volta non era un sogno, e quantomeno una sua iniziativa.

La sua voglia di scappare via era arrivata alle stelle... ma perché?

Gli mancò il fiato; ma forse era dovuto anche alla corsa che avevano fatto.

Le sue labbra erano veramente morbide, ed era veramente così dolce.

Rispetto a quando era stato lui a baciarlo, adesso, una strana sensazione si espanse giù nel suo stomaco, quelle che avevano chiamato farfalline presupponeva.

Era come se nulla intorno esistesse più, come se non stesse più piovendo su di loro, si era dimenticato di tutti quei pensieri che gli avevano attraversato il cervello prima che ciò accadesse.
Non aveva mai provato così tanto sgomento, felicità, paura, in vita sua, non aveva nemmeno in chiaro quale delle tante emozioni stesse provando in quel momento.

Il suo battito non smetteva di martellare, e le gambe erano diventate gelatina pura, era questo ciò che si provava? Era questa la consapevolezza, di avercela fatta?

Si era lasciato trasportare, da ciò che provava, da quel momento, da Ranmaru.

Quello che sembrava essere durato un'eternità, in realtà forse non erano nemmeno passati un paio di secondi.

Ranmaru si era ricomposto, e lo sguardo era fisso su di lui, cercava di nascondere l'insicurezza e l'ansia, ma non era scappato. Non era un codardo, come lui.

Ma voleva rimediare, prendere la palla in balzo, doveva chiedergli scusa.

"Io-
- No, aspetta, lascia parlare me." Disse Ranmaru, interrompendolo ancor prima che potesse finire la frase. "Eri tu, il motivo per cui mi hai visto uscire dallo psicologo della scuola, eri tu il motivo per cui Hamano mi ha scritto 'cretino' sul braccio. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, e - ispirò pesante. -mi sono sentito così stupido a non dirti le cose come stavano, vedendoti scappare ieri. Avrei tanto voluto fermarti e dirti che era ok ma ero spaventato."

Aveva parlato così velocemente che Masaki si chiese se avesse sentito tutto.

"Io- non dovevo scappare, lo so. Pensavo di averti deluso, e ho paura." stava cercando di non piangere con tutto se stesso. "Non ho molta fiducia, ci sto lavorando lo giuro ma la mia mente cerca di sabotarmi ogni volta che ne ho abbastanza... Non è per colpa tua è per via delle mie cose-
Ranmaru scosse la testa. "Non devi giustificarti. Lo capisco. L'ho capito quando Shinsuke ha detto dei tuoi genitori, e lo so che è diverso come probabilmente lo sai anche tu, ma posso dimostrarti che puoi fidarti di me, tutte le volte che vorrai."
"...Avevo paura di rovinare la nostra amicizia e... che... non lo so, magari tu non provassi la stessa cosa per me...?"
Ranmaru lo guardò stranito. "Tu pensavi che io- cioè che tu non mi piacessi?"

Adesso sì che sentiva l'imbarazzo.
Non riusciva a tenere su lo sguardo, a guardarlo dritto negli occhi e dirgli che sì, l'aveva pensato.

Come al suo solito, prese a giocare con le dita, a torturarsele, perché era quello che voleva fare con se stesso. "Già... E che non ho mai capito cosa tu volessi intendere con i tuoi gesti... è da stupidi lo so, però..."

Ranmaru rise, e la sua risata lo fece sentire un po' meglio, poteva smorzare l'imbarazzo. "Ammetto che non era un buon metodo per provarci."
"Sono io quello che non coglie i segnali... magari qualcun altro se ne sarebbe reso conto da molto molto prima, cioè magari avrei potuto capirlo molto prima e tutto questo non-

Lo baciò nuovamente.
Ed era la seconda volta che lo zittiva.

Cos'è ci aveva preso gusto?

"Mi piaci Mas. Veramente tanto." Disse poi. "E parli veramente così tanto quando esci dalla tua comfort zone."

Sentì le sue guance diventare bollenti. Forse gli stava venendo la febbre per colpa della pioggia che aveva preso? O forse era perché Ranmaru non la smetteva di prenderlo in giro?

"Tu-
- Sto scherzando Mas." Rise lui.
"Sul fatto che ti piaccio o sul mio parlare a vanvera?"
"Secondo te?"

Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio per capire quanto fosse imbarazzato. Rosso fuoco, ecco com'era.

"Anche tu mi piaci davvero tanto, e te l'avrei detto se non mi avessi zittito!"
"Non mi sembra che ti dispiaccia così tanto."

Era possibile arrossire ancor di più?

"Smettila di essere così imbarazzante." Borbottò.

Ed ora? Che cosa succedeva adesso? Non aveva mai pensato al dopo.
Sarebbe stato da stupidi domandarlo?

"Quindi... cosa si fa adesso?"

Ranmaru lo guardò in faccia prima di scoppiare a ridere.
Si era addirittura piegato dalle risate! Insomma, ma quando avrebbe smesso?

"Ehi! Smettila!"
"Scusa, scusa." Ranmaru si ricompose e si asciugò quelle finte lacrime che gli erano uscite dovute dalle risate. "Beh direi che ci possiamo provare, no?"
"Noi due?"

Inclinò la testa di lato. "Non ti piaccio forse?"
"Sì... cioè, è quello che ho detto prima."
"Allora sì, noi due." Ma non si trattenne nemmeno stavolta, forse era il suo modo di sfogare tutto lo stress? Ritornò serio in un baleno, il suo cambio di espressione lo sorprese. "Non sei solo Mas, voglio esserti vicino, tu devi solo promettermi che ti lascerai aiutare."

Masaki annuì.

Ad entrambi poi arrivò una notifica.
Era Kyousuke, che gli intimava di muoversi.

"Credo che sia ora di andare." Disse Ranmaru sollevando lo sguardo dal cellulare.

Annuì. "Posso farti una domanda?" Domandò.
"Tutte quelle che vuoi."
"Perché qui?"

Ranmaru fece spallucce. Ranmaru fece spallucce. "Qui che ho iniziato a capirci qualcosa,e poi perché saremmo stati da soli, qui."

Un po' l'imbarazzo alloggiava nell'aria, ma doveva ammettere che adesso si sentiva veramente rilassato; magari la fortuna aveva girato un po' dalla sua parte.
C'erano un mucchio di emozioni che provava, e si dava dello stupido perché aveva avuto tutti quei pensieri, le incertezze che l'avevano logorato.
Era stato fortunato, che Ranmaru avesse capito, e accettato, i suoi problemi con la fiducia, e gli era grato perché gli sarebbe stato accanto.
Non sapeva tante cose, ma la maggior parte le aveva apprese proprio grazie a tutti quei pensieri.

Ranmaru gli riservava i soliti sorrisi caldi e gentili.

Passare del tempo insieme, in quel modo, era strano. 
Non era mai stato pronto ai cambiamenti, li aveva sempre odiati. Non era pronto quando si erano trasferiti a Nagano, non lo era nemmeno in quel momento con Ranmaru, ma era felice. Sarebbero stati tutti cambiamenti che col tempo avrebbe apprezzato.  
Voleva creare nuove abitudini con Ranmaru, magari sarebbe stata la parte divertente?

"Dovremmo dirlo agli altri?"
Stavolta fu Masaki a fare spallucce. "Non mi da fastidio che lo vengano a sapere, anche perché scommetto che Shindou lo sa', non è così?"
"Potrei avergli chiesto qualche consiglio. E Tsurugi e Tenma?"
"Potrei aver fatto lo stesso." 
Ranmaru gli sorrise. "Non avevo dubbi."

Il centro sportivo sembrava avvicinarsi sempre di più, non voleva arrivarci di già.

"Lasciamo tutto al caso. Se lo verranno a sapere, buon per loro."

Annuì.
Non aveva nulla da nascondere, per questo gli stava bene, finché sarebbe rimasto tra loro. Ranmaru gli piaceva, perché avrebbe dovuto tenerlo nascosto? Non voleva che lo sapesse tutta la scuola o Endou, o la professoressa Otonashi, ma solo perché si sarebbe sentito molto a disagio; con i ragazzi della squadra era diverso, loro ormai sapevano tutto, quindi tanto valeva non nascondere niente.
Di Shindou e Akane si venne a sapere in un lampo, quindi per quanto l'avrebbero nascosto bene, si sarebbe venuto a sapere.  

Si lasciarono la mano, anche se non ricordava quando avevano iniziato a tenersela, poco prima di entrare in sala riunioni, dove tutti si erano riuniti, ancora con un leggero imbarazzo nello sguardo.

Ad avere gli occhi puntati addosso non era abituato, li notarono subito, perché Hamano gridò: "Ecco i ritardatari."
Ranmaru si beccò anche una pacca dietro la schiena da parte di quest ultimo.

Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Endou che era entrato da un'altra stanza, si palesò. 
"Il signor Veteran è qui fuori, sbrighiamoci ragazzi."
"Si allenatore!"

Dopo aver controllato che ci fossero tutti, uscirono dalla porta sul retro, e come una scolaresca raggiunsero il Caravan del signor Veteran, dove la professoressa Otonashi controllò di nuovo che ci fossero tutti.

Prima che Ranmaru potesse sedergli accanto, Kyousuke gli rubò l'idea.
"Dopo." Disse.

Tenma si era seduto sui sedili davanti, ed era rimasto solo, quindi si girò verso Masaki e Kyousuke. 
"Vorrei tanto abbracciarti ma non posso farlo." Disse sconsolato.
Masaki alzò gli occhi al cielo. "Menomale."
"Hei! Io sono felice per te!"
"Tenma, avevamo detto di no." S'intromise Kyousuke. 
"Dai Kyo! Non vedi che è andata bene?"
"Hei! Smettetela subito! Ancor prima di iniziare."
"Adesso ci racconti tutto invece." Disse Kyousuke.
"Non ho niente da dire."
"Bugia!" Esclamò Tenma.
"Sputa il rospo."
"Noo. Smettetela stiamo dando spettacolo." 

Kyousuke gli puntò contro una penna. "Parla o ti trafiggo."
"Ho detto no."
"Allora lo chiederemo a Ranmaru." Disse Tenma.
"Cosa? No!"
"Confessa." Disse Kyousuke, avvicinando sempre di più quella penna.
"E va bene, va bene, ma evitate!"

Kyousuke si ricompose e Tenma smise di battere le mani a ritmo di 'bugia'.
Era davvero l'inferno stare lì con loro due.

"Stiamo aspettando." Disse Kyousuke, adesso aveva le braccia consorte.
"Sì o no?" Domandò Tenma.
"Sì."
"Sii lo sapevo!" Esclamò Tenma battendo nuovamente le mani. 
"Cosa ti ha detto?"

Masaki sbuffò. 
"No, hai già avuto la tua risposta, fattela bastare."

Kyousuke non gli rivolse un'occhiata amichevole.

"Quindi è fatta. State insieme?" Domandò Tenma.

Masaki annuì.
"La cosa rimane nella squadra. Capito Tenma?"
"Signor sì!" Disse Tenma, facendo il saluto militare.

Il tragitto con i suoi due amici fu davvero una tortura, e sapeva che non sarebbe finita lì.

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Arrivati allo stadio, lo stadio Zenit per l'esattezza, dove ci fu la cerimonia d'inizio, presero posto e stavolta come la volta scorsa, lui e Ranmaru si sedettero vicini; anche se l'ultima volta aveva detto che era una spina ne fianco; era arrabbiato, non poteva farci niente.

Shindou si era seduto accanto ad Endou, che come prima di partire, controllava se ci fossero tutti. Anche Tenma si era seduto accanto ad Endou, lasciando il povero Kyousuke da solo con Hikaru e Shinsuke.

Mancava ancora un po' all'inizio della partita, e per essere la finale, si sentiva proprio nell'aria, che ci fosse qualcosa di diverso.

Ranmaru gli sussurrò: "Sabato hai da fare?"

Cos'è voleva già passare ad un appuntamento? Veloce.

"In realtà no, perché?"
"Da me c'è la serata film con i ragazzi della squadra, quindi magari... potresti venire, ovviamente con i tuoi amici."

Ok, non era Ranmaru quello che voleva bruciare le tappe, ma lui.
Si sentiva così in imbarazzo per aver solo pensato ad una cosa simile.

"Perché non sapevo niente di questa serata?"
"Non ne abbiamo mai parlato."
"Perché adesso?"

Ranmaru non si stava spazientendo con tutte quelle domande, era da ammirare.
"Perché no?" Domandò. "Hamano aveva già proposto di invitare anche voi una volta."
"Quindi è un'idea di Hamano?"
Ranmaru scosse la testa. "No."
"Pensavo non fossi così nerd da proporre una serata film."

Ranmaru scrollò le spalle. "Solo perché non so giocare ai videogiochi?"
"Pensavo fossi più un topo da biblioteca."
"Sì, anche."
"Anche? Sei Batman per caso?" Rise Masaki.
Ranmaru gli sorrise. "Hai mai visto Batman?"
"No."
"Beh, mi hai scoperto, giro per 'Nagano' di notte."

Immaginare Ranmaru al poso di Bruce Wayne era troppo fuori dal normale.
Davvero si stava trattenendo per non scoppiare dalle risate.

"Prima ero a Gotham city, poi le cose sono andate bene, e quindi eccomi qui."
"Ti prego." Si asciugò le lacrime che erano state provocate da tutte le risate che stava trattenendo.

Ranmaru gli stava sorridendo.

"Quindi se dovessi essere in pericolo correresti immediatamente da me."
"Sarò lì, solo se accetterai il mio invito, e se magari potresti anticiparti."

Prima che Masaki potesse dargli una risposta effettiva, Endou disse che la partita stava per iniziare e che nessuno poteva distrarsi. Erano qui perché tutto ciò servisse da allenamento, parole dell'allenatore.

Come la volta scorsa, Ranmaru spiegò le sue teorie sulla partita, gli diceva di tenere d'occhio i vari schemi, insomma, come se nulla fosse cambiato tra di loro.
La partita tra la 'Kirkwood' e il 'Monte Olimpo' non era proprio nei suoi pensieri, però cercava di essere attento.

Ogni tanto capitava che si sfiorassero la mano, forse anche per sbaglio, ed ogni volta Masaki sentiva un formicolio nello stomaco, una strana sensazione a cui doveva abituarsi al più presto.

Quando la partita finì, con la vittoria (meritata) della Kirkwood; rimasero a vedere al cerimonia di premiazione, magari con un po' di gelosia da parte di Hamano e Tenma che non smettevano di dire che volevano tanto una medaglia e la coppa proprio come quella che stava ricevendo la Kirkwood.
Un po' la gelosia la provava anche Masaki, perché avrebbe tanto voluto arrivare fin là, essere in campo, sotto lo sguardo di tutti coloro che erano lì allo stadio... ma rimaneva comunque con i piedi per terra, perché probabilmente non sarebbero mai riusciti ad avere una strategia contro una delle due squadre che erano in campo al momento.
Potevano riprovarci, almeno.

Andarono via, ripercorrendo la strada a ritroso nel Caravan, questa volta, accanto aveva Ranmaru, che non la smetteva di ripetere quanto in realtà era stata una bella finale, anche da vedere, e augurava di giocarci contro, per mettersi in gioco e migliorare.

"Sì." Gli disse poi, rispondendo all'invito per sabato.
Ranmaru lo guardò con uno sguardo interrogativo. "Sì nel senso che la Kirkwood doveva perdere?"
"No no, io intendevo sì, sabato. Suona bene."

Ranmaru gli sorrise, e per tutto il viaggio parlarono veramente tanto, della finale e non.

E quando poi arrivarono fuori scuola, Ranmaru chiese veramente a Tenma e Kyousuke di partecipare alla serata film che dava a casa sua, e ovviamente invitò anche Hikaru e Shinsuke.

Prima che arrivassero, Hiroto gli aveva detto che sarebbe passato a prenderlo, così adesso doveva aspettarlo.

Ranmaru andava via con Shindou, così, si appartarono sul retro del caravan mentre Endou era troppo impegnato a star attento che tutti andassero via.

"Hei Batman."
"Oh no ti prego, cambia soprannome." Rise Ranmaru. "Preferisco 'capitano'."
"Ci penserò su'."

Ranmaru lo baciò.

Adesso, era strano dire, a domani.
Sarebbe stato strano tornare a casa e comportarsi come sempre, ma sapendo che c'è qualcosa in più.
Sì, gli avrebbe probabilmente scritto più dei messaggi che gli scriveva di solito, ma era comunque strano.

E poi, il giorno dopo si sarebbero rivisti, e avrebbero continuato a comportarsi così, fino a farla diventare una vera e propria abitudine.

"Vorrei accompagnarti io a casa-
Masaki scosse la testa. "-Abiti letteralmente dall'altra parte. È un po' inutile, c'è mio padre."
"Sappi che ti vorrei accompagnare veramente."
"Apprezzo il pensiero."

Dei mormorii iniziarono a farsi più vividi, segno che Tenma e Kyousuke lo stavano cercando.

"Ci vediamo domani, no?"
"Sì, a domani. Scrivimi quando arrivi a casa." Gli disse Ranmaru.

Tenma e Kyousuke comparvero nella sua visuale.

"Hei Kirino-san!! Grazie per averci invitato!" Disse Tenma.
"Non c'è di che? È una serata tra amici."
"Che bello! Non vedo l'ora!"

Prima che Tenma iniziasse a dare di matto, Kyousuke lo bloccò e si schiarì la voce.
"C'è tuo padre, non credo voglia attendere."
"Noi, andiamo, grazie ancora Kirino-san!" Disse Tenma.
"Ciao ragazzi."
"Ci vediamo domani." Ripeté Masaki.
"Ciao Mas."

Masaki lo salutò con la mano.
E fu strano. Veramente strano.
Perché sembrava che quella giornata fosse volata via, come se la clessidra fosse stata girata prima della fine, come se tutto si resettasse.
Avrebbe veramente voluto passare più tempo con Ranmaru.

"Tu e Kirino-san siete così carini! Sembrate me e Kyousuke i nostri primi giorni!"

E iniziò a parlare a raffica, di quei giorni di un anno fa, nonostante si fossero quasi avvicinati all'auto.

"Così ad un tratto dà la serata film?"
"A quanto pare."
"Mi puzza. Lo terrò d'occhio."
"Kyo! Guarda che nemmeno mio padre direbbe una cosa simile." Rise Masaki.
"E poi ti ricordo che l'hai spinto tu fra le sue braccia." Disse Tenma.
Kyousuke li squadrò per bene. "Non provateci nemmeno."

Tenma e Masaki si scambiarono uno sguardo.

"Sei geloso perché Masaki-kun si è fidanzato! Che carino." Disse Tenma.
"Non sono geloso!"
Masaki rise. "Interverrai tu al posto di Hiroto casomai succedesse qualcosa."
"Vi ho detto di smetterla." Sbuffò Kyousuke.

E per sua fortuna smisero veramente, ma solo perché arrivarono all'auto.
Quel giorno, era anche il giorno fortunato di Tenma, perché aveva visto Hiroto più del dovuto.

Durante il tragitto Tenma parlò del tutto il tempo della finale con Hiroto, avrebbe raccontato anche vita e miracoli se la strada da fare sarebbe stata leggermente più lunga.

Dopo aver accompagnato Tenma, e aver salutato sua zia Aki, che ringraziò Hiroto, diedero un passaggio anche a Kyousuke, finché non rimasero solo lui e Hiroto.

Non c'era veramente molto di cui parlare immaginava, voleva solo tornare a casa e riposarsi.

"È stata una finale entusiasmante da come ne stavate parlando."
"Solo per come ne parla Tenma. È geloso perché noi non ci siamo arrivati."
"Comprensibile. Tu non lo sei?"
"Non così tanto."

Non mancava tanto al rientro in casa, e Masaki aveva smesso di prestare attenzione al paesaggio fuori dal finestrino.

"Ne è valsa la pena, immagino." Disse Hiroto ad un tratto.

Capì subito a cosa si riferisse, Masaki accennò un sorriso, e , ne era valsa la pena.

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Fine.

 

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×Angolino autrice ×

NON CI POSSO CREDERE.

IO NON POSSO CREDERE CHE SIA FINITO.

I'M IN TEARS, veramente non mi trattengo.
Mi è piaciuto così tanto scriverla che non mi sono mai abituata al fatto che dovesse finire prima o poi.

Adesso basta parlare di me, passiamo al capitolo 🤙🏼

L'inizio è un po' lentuccio, lo so e mi dispiace; però poi penso che proceda con un giusto 'andamento'.

La scena dell'armadietto ammetto che avevo pensato di farla diversa MA ci ho provato a scriverla diversamente però I DON'T KNOW, mi piaceva in entrambi i modi-

Poi altro punto saliente: Il discorso tra Kyousuke e Masaki. Amici. Kyousuke vuole aiutarlo e non so forse ci ho messo troppo perché mi piace pensarli come BROTP, però era anche per far capire a Masaki che dovesse agire.

E infatti agisce! E BACIA RANMARU DI SUA INIZIATIVA!
Perchéé ho sempre letto di Ranmaru che prendeva l'iniziativa quando secondo me Masaki ci può stare, o meglio, qui la prendono entrambi, perché come avete letto successivamente sarà Ranmaru a baciarlo.

HiroMidoMasa, o meglio HiroMasa; avevo detto che ce ne sarebbe stata poca, però penso sia sufficiente per il ruolo che dovevano compiere. (My babies, li amo come famiglia)

Punto saliente numero dos: Ranmaru che se lo piglia e se lo bacia sotto la pioggia (anche se non sono proprio sotto la pioggia) e che finalmente confessa tutto!
Psicologo? Masaki.
Discorso di Hamano al club? Masaki.
Discorso con Shindou? Indovinate un po'? Masaki, ragazzi.

Ranmaru ha avuto un colpo di fulmine se così possiamo chiamarlo, ma, non ne era propriamente sicuro; ha fatto un percorso diverso da quello di Masaki e l'ha capito poi. Ecco perché i gesti, ecco perché è stato lui poi a baciarlo. (Anche perché dovete immaginarvi che Masaki avrebbe iniziato a parlare a razzo e probabilmente non avrebbe concluso niente.)

e niente, io ho finito qui, cercando di fare un finale molto aperto.
Spero che nel complesso vi sia piaciuta; magari, mi farebbe tanto piacere leggere la vostra opinione generale, di com'è stato questo "viaggio" quali migliorie avreste aggiunto.

Vi leggo tutti, sempre <3
Grazie per essere arrivati fin qui, e grazie per esserci stati.

Vostra, Kariadee.

  
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