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Autore: Nami89    25/02/2024    1 recensioni
“Qual è il problema?” – continuò a chiedere Zoro, senza alcuna apparente emozione nella sua voce.
“Il mio problema sei tu.” – sussurrò categorica Nami. Sfilò la sua mano da quella di Zoro e andò via.
Questa fanfiction si ricollega all'arco narrativo di Wano, dopo la vittoria contro Kaido e Big Mom.
In questa storia Nami e Zoro scopriranno che a legarli c'è qualcosa di più di una semplice amicizia!
Presenti spoiler!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1 – “Lui tornerà”
 
 
La battaglia contro Kaido era ormai conclusa da giorni. Il paese di Wano aveva riconquistato la propria libertà. I festeggiamenti del Festival del Fuoco proseguirono ad oltranza su ordine del nuovo Shogun Momonosuke, in onore di tutti coloro che avevano contribuito alla salvezza di Wano.

Centinaia i feriti e numerosi i caduti che avevano combattuto strenuamente quella lunga notte.
Tra i feriti gravi Rufy e Zoro. Dopo i feroci combattimenti, entrambi avevano riportato profonde ferite. Erano sprofondati in un lungo sonno. Dopo alcuni giorni Rufy si risvegliò ma lo stesso non accadde per Zoro. Continuava a dormire, per così dire, nonostante le sue condizioni fossero ormai migliorate secondo Chopper.

Rufy era sicuro che Zoro si sarebbe svegliato da un momento all’altro.
“Ho fiducia in lui. Tornerà” – diceva ogni giorno ai propri compagni, dopo aver passato del tempo con lui a raccontargli dei grandi banchetti a base di carne e di sakè e dei festeggiamenti in corso che lo attendevano.

Chopper lo visitava quotidianamente.
“Le sue condizioni sono ormai stabili. Clinicamente non individuo ulteriori problemi. Credo abbia bisogno di un lungo riposo dopo aver portato così al limite il suo corpo. Diamogli del tempo.” – disse Chopper ai propri compagni, cercando di trasmettere speranza ma visibilmente preoccupato.
Non c’erano valide ragioni per cui Zoro non riprendesse conoscenza.
Chopper attribuiva quello stato di coma agli effetti collaterali del farmaco di fortuna assunto durante i combattimenti, dopo aver riportato più di venti fratture in tutto il corpo. Non ne sapeva abbastanza per stabilire se quella fosse la causa.

 
Passarono lentamente alcuni giorni.
Tutti i suoi compagni gli facevano visita, perfino Sanji.
Tutti, ad eccezione di un membro della ciurma. Nami non era mai entrata nella stanza in cui si trovava Zoro. Restava in fondo al corridoio, aspettando Chopper per chiedere nuovi aggiornamenti. Tutti si erano accorti di questo ma nessuno osava chiederne il motivo.
Ognuno esprimeva e gestiva la propria preoccupazione in diverso modo ma serpeggiava tra tutti un ostinato ottimismo, più evidente in alcuni, meno manifesto in altri. Eppure tutti pensavano che si trattasse di una questione di giorni e che di lì a poco Zoro si sarebbe ripreso come sempre.

L’unica a pensarla diversamente era Nami.
Un pomeriggio, lontana da occhi indiscreti, decise di avvicinarsi all’ingresso della stanza di Zoro e vi si affacciò.
I raggi del sole colpivano il viso dello spadaccino, irradiando la sua pelle e donandogli un’espressione così serena. Dormiva su un futon al centro della stanza. Sulla parete laterale giacevano le sue tre katane. Immobili e solenni. Proprio come Zoro.
Si fermò a fissarlo per lunghi secondi. Poi un profondo sospiro. Cercava di pensare in positivo. Doveva fidarsi dei suoi compagni. Zoro si sarebbe risvegliato e avrebbero ricominciato la loro avventura insieme.

Eppure una forte inquietudine prendeva spesso il sopravvento. I giorni cominciavano a passare inesorabili e la situazione sembrava immutabile. Per lei Zoro era indistruttibile. Non si capacitava di come avesse potuto spingersi così oltre i suoi limiti. Comprendeva il forte desiderio di diventare lo spadaccino più forte del mondo e di mantenere la promessa fatta a Kuina a qualsiasi costo ma non al punto di mettere in gioco la propria vita.

“Hei Nami” – sentì una voce alle sue spalle. Sussultò. Era Rufy, appoggiato di schiena lungo una parete del corridoio con le braccia conserte e il capo chino. Non si era accorta della sua presenza. Non ne vedeva l’espressione, al di sotto del suo cappello.
“Lui tornerà.” – disse Rufy, tirando su il capo e sorridendo come suo solito, quasi come se avesse letto i suoi pensieri.
Nami annuì, sorridendo. Rufy riusciva sempre a capirla al volo, senza aver bisogno di troppe parole. Il suo entusiasmo e la sua convinzione erano contagiosi. Quelle semplici parole la rincuorano. Lo raggiunse e insieme si avviarono verso la sala centrale del palazzo dove li attendevano i loro compagni, Momonosuke, Yamato e i Foderi Rossi per un tè preparato da Sanji.
   
 
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