Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: BimbaKodocha    04/03/2024    1 recensioni
Un Regno magico avvolto dall'oscurità, pieno di morte e distruzione.
Una giovane fata con il compito di salvarlo e un affascinante demone disposto ad aiutarla.
Due destini che si intrecciano in una storia di inganno, violenza e passione.
DALLA STORIA:
«Non dovresti fissarmi in quel modo.» le ordinò Damien con voce roca.
«In che modo?» rispose Sunshine irritata.
«Come se fossi tu a controllare la situazione.» le diede un'occhiataccia. «In questo momento sei prigioniera, devi avere paura.»
Genere: Dark, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nessuna tenebra dura per sempre. E anche nell'oscurità c'è sempre qualche stella.
(Ursula Kroeber Le Guin)



***



 

"Flussi scoordinati di persone si riversavano nelle macerie delle città ormai sotto assedio. Le strade erano colme di creature urlanti che si accalcavano e spingevano tra di loro per cercare di scappare dall'inferno di fuoco che circondava le case.

Corpi in fiamme con brandelli di carne sanguinolenti, correvano per le vie, intaccando ciò che ancora non era stato coinvolto dalle fiamme.

Chi era abbastanza abile riusciva a fuggire, facendosi largo fra i cadaveri di chi invece non ce l'aveva fatta ed era stato calpestato a morte dalla folla.

Nelle loro rumorose armature argentee, I soldati avanzavano compatti, falciando teste e arti lungo la loro marcia.

I demoni volteggiavano intorno alle macerie e, con gli ampi movimenti delle loro ali, contribuivano ad alimentare l'incendio facendo innalzare colonne di fumo nero su chiunque vi fosse intorno, sollevando la cenere che si era già accumulata sulla zona.

Il caos si era creato verso le prime luci dell'alba, quando la notizia dell'assassinio del Re fata Servine non era ancora trapelata tra le vie dormienti dell'Impero di Mhest.

Dominous, uno dei più potenti demoni discendenti della stirpe degli Dei della Morte, aveva riunito sotto il suo comando demoni minori, umani e coloro che fra essi erano in grado di apprendere la magia nera, gli stregoni.

Per contrastarli, fate e centauri delle terre circostanti si erano alleati per sconfiggere il nemico ma erano stati spazzati via da Dominous, che aveva acquisito una misteriosa forza oscura.

Decimate, le creature sopravvissute avevano cercato rifugio nel Santuario della Creatrice del Sole, luogo in cui le Sacerdotesse lodavano la divinità che aveva creato l'intero mondo magico.

Lì chiesero aiuto, implorarono in ginocchio e persino bestemmiarono, ma la Creatrice del Sole non comparve.

Per impedire a Dominous di ottenere anche il potere racchiuso nel Santuario, le Sacerdotesse sacrificarono la loro vita per compiere un rituale di contenimento dell'anima racchiudendo l'essenza stessa della Creatrice, in un ampolla dorata, che venne dispersa in un luogo sconosciuto condannando il Regno fatato all'oscurità..."

Una leggera brezza primaverile soffiava delicatamente fra le fronde degli alberi, facendo dondolare i boccioli in fioritura come se stessero prendendo parte ad una silenziosa danza della Natura. Il sibilo del vento si univa al pigolio armonioso degli uccellini che godevano di quella quiete dall'alto dei rami su cui erano posati e una ragazza, fissando la scena dalla finestra, desiderò con tutta se stessa di poter spiccare il volo e riposarsi anch'ella nei glicini rosati che aveva davanti.

Ogni giorno, da quando ne aveva memoria, era infatti costretta a passare i pomeriggi facendo lezione, per imparare la storia dell'ormai decaduto Mhest, l'antico Regno delle Fate.

Come al solito, la voce di sua nonna riempiva il silenzio della stanza, come una cantilena di cui ormai conosceva a memoria le parole:

"Sono ormai passati ottant'anni da quel giorno, ma Dominous continua a cercare l'ampolla e le creature magiche, perciò dobbiamo essere pronti a..."

«Nonna basta, ogni volta mi racconti sempre la stessa storia!» sbuffò esasperata la ragazza dopo aver sentito per l'ennesima volta il racconto sulla caduta del Regno fatato.

«Sunshine, tutto ciò è essenziale per la tua istruzione, non ho di certo passato diciotto anni a crescere una fata ignorante.» disse, porgendo a sua nipote una tazza fumante di infuso di rosa.

Nel farlo, una lunga ciocca di capelli bianchi le si posò sul viso. Sunshine la osservò e con una carezza delicata la sistemò dietro l'orecchio.

Il vestito azzurro che indossava faceva risaltare i riflessi argentei nella sua chioma. La donna le fece un sorriso gentile; da quando la nonna aveva perso il braccio destro dieci anni prima, Sunshine aveva sempre cercato di aiutarla nella sua quotidianità.

Nonostante la mancanza dell'arto e l'età avanzata, incarnava comunque l'ideale estetico di una fata: il viso era dolce e calmo e la sua gentilezza traspariva chiaramente dai suoi occhi verdi e vispi, caratteristici di tutte le fate, che avevano lo stesso luccichio di color smeraldo anche nelle ali. Mettendo a confronto le due, a parte gli occhi verdi non c'era nulla che potesse dimostrare il grado di parentela fra loro.

La giovane infatti aveva capelli lunghi e mossi, di un rosso troppo intenso e atipico per la razza fatata, ed era spesso emarginata per questo. Inoltre, era nata senza ali, il che alimentava lo sgradevole vociferare alle sue spalle. Fra le fate del villaggio, molti evitavano accuratamente di guardarla negli occhi per paura della sua diversità.

«Sunshine!» urlò una voce femminile dall'esterno della casa sull'albero in cui si trovavano la rossa e sua nonna.

Sunshine si affacciò alla finestra e dopo aver spostato le edere che le occupavano la visuale, guardò verso il basso: una ragazza alta con la pelle scura e le gote arrossate, la stava aspettando di sotto. Aveva I capelli spettinati e alcune ciocche castane le cadevano sul viso corrucciato, donandole un'aria sbarazzina ma allo stesso tempo dolce. I suoi occhi, anch'essi verdi e dello stesso esatto colore delle sue ali, lasciavano intravedere una nota di entusiasmo.

«Sei in ritardo! Cosa stai aspettando a venire alla festa?!» domandò trepidante.

«Ninfea, non ho intenzione di immischiarmi in mezzo a quella folla, lì nessuno mi sopporta.  Aveva passato anni angoscianti nel cercare di accettare il fatto che non fosse ben vista nel villaggio e ormai la cosa non la tangeva più di tanto. O almeno così le piaceva far credere.

Le ali della ragazza in basso fremettero, facendole muovere leggermente il tubino lilla che indossava e, con un velo di rabbia, Ninfea rispose: «Non è vero che nessuno ti sopporta e per qualsiasi problema ci sarò io con te!»

Sunshine sorrise a quell'affermazione: Ninfea era la sua migliore amica da molti anni e, in ogni occasione in cui lei era stata derisa, la fata l'aveva sempre protetta, per aiutarla a risollevarsi e non dare peso alle umiliazioni.

Nonostante questo, decise comunque di declinare l'offerta dell'amica: «Questo lo so... Però, davvero, oggi non posso. Devo andare nel bosco per perfezionare i miei incantesimi.»

«Permettimi almeno di accompagnarti per...» domandò l'amica speranzosa.

«Per evitare che finisca come l'altra volta?» la anticipò Sunshine a denti stretti e toccandosi istintivamente la cicatrice sullo zigomo. Dopo due mesi, ogni tanto ancora le bruciava. Aveva smesso di farsi vedere in giro nel villaggio da allora.

Ninfea rimase qualche secondo in silenzio, soppesando le parole da dire.

«Non ti faranno di nuovo del male. Ho parlato con Lumio e il suo gruppetto e ho spiegato loro che anche se pratichi la magia nera non sei cattiva.»

«Eppure, quando li imploravo mentre mi riempivano di botte non sembravano così comprensivi.» borbottò a bassa voce la rossa. Non voleva che Ninfea la compatisse ancora ma non riusciva a tenere quel commento per sé.

«Cara, da quanto tempo!» la voce di sua nonna la fece sussultare. Persa nei suoi pensieri, Sunshine non si era accorta che si fosse avvicinata alla finestra.

«Emellys, è bello rivederla! Stavo giusto cercando di convincere Sunshine a partecipare alla festa. Può aiutarmi?» L'amica fece occhiolino divertito, convinta di avere ormai la vittoria in pugno.

Lo sguardo di Sunshine si rabbuiò; non riusciva a capire come la sua migliore amica non comprendesse il suo disagio nell'introdursi in un luogo in cui tutti la odiavano.

Emellys fece scivolare la sua mano sul polso di Sunshine, accarezzandolo gentilmente con le dita sottili. Erano sempre così calde e confortanti; come immergere la pelle nell'acqua tiepida dopo aver giocato con la neve.

«Purtroppo non è possibile, è molto che non utilizza la magia nera e rischia un accumulo magico.» sentenziò l'anziana donna.

Quello che diceva non era totalmente falso: solo dieci anni prima, quando Sunshine aveva perso il controllo dei suoi poteri e in quell'occasione la donna aveva perso il braccio, era stato chiaro che la ragazza avrebbe dovuto imparare a padroneggiare anche gli incantesimi oscuri, per limitarne la sua pericolosità. Avevano così scoperto che la ragazza aveva in parte sangue di strega.

A causa di ciò, avevano addirittura cercato di cacciarla dal villaggio. Per molti di loro impensabile condividere l'ossigeno con una discendente della stirpe nemica.

Ma Emellys si era categoricamente rifiutata di abbandonarla e, visto che era una delle fate più influenti, alla fine l'aveva avuta vinta.

A quel punto, Ninfea abbassò le ali e si arrese: non c'era modo di convincerla a venire alla festa insieme alle altre creature magiche.

«Va bene, ma ti perderai una bellissima festa e dovrò raccontarti tutto!» e dopo aver sorriso all'amica e all'anziana, Ninfea volò via, lasciando dietro di sé una scia di polvere fatata.


SPAZIO AUTRICE
Questa è la prima parte del prologo della mia storia, spero vi piaccia!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: BimbaKodocha