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Autore: Kimando714    06/03/2024    0 recensioni
La vita a quasi trent’anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono … Giulia è convinta di saper navigare il mare di contraddizioni che la vita le sta per mettere di fronte, e così lei anche il gruppo storico di amici. Ma la vita ti sorprende quando meno te l’aspetti, e non sempre sei pronto a ciò che ti pone davanti. E forse, il bello dell’avventura, sta proprio in questo.
“Se è una storia che sto raccontando, posso scegliere il finale. Ci sarà un finale, alla storia, e poi seguirà la vita vera” - Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale
[Terza e conclusiva parte della trilogia “Walf of Life”]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 22 - CRUEL WORLD

 

 
Julie, what's your problem?
Won't you tell me what's going on?
'Cause there's a dark cloud hanging over you
You've been down, down, down for too long [1]
 
Non aveva smesso di piovere nemmeno per un giorno da quel martedì. Ora che sabato era arrivato le gocce di pioggia continuavano a scendere, a rigare il finestrino del treno che da Venezia la stava portando a Padova.
Ormai si era abituata a percorrere quella tratta. Le fermate alle stazioni intermedie a Giulia erano famigliari: avrebbe potuto recitarle tutte a memoria, in una cantilena meccanica e statica che forse avrebbe potuto distrarla, se non tranquillizzarla. Certe cose rimanevano sempre le stesse, in un ultimo appiglio al mondo conosciuto.
Giulia tenne lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, al secondo piano del regionale su cui era salita pochi minuti prima. Aveva ancora addosso la sensazione dello sguardo di Filippo di quando era uscita di casa, furtivamente come se fosse stata una ladra. L’aveva guardata come se fosse stata trasparente, come se nulla potesse frenarlo dal capire che c’era qualcosa che la tormentava. Anche quello non era cambiato, in fin dei conti: nonostante tutto, e nonostante ci fossero stati momenti in cui non ne era stato all’altezza, Filippo era ancora la persona che la capiva meglio di tutte. Riusciva sempre a percepire ogni più piccolo cambiamento in lei, da una parola pronunciata o da un gesto di cui Giulia neanche si rendeva conto.
Se ne era accorto in quegli ultimi giorni. Non le aveva chiesto nulla, ma Giulia sapeva che Filippo sapeva. Non sapeva cosa esattamente la turbasse, ma sapeva che c’era qualcosa.
“Prima o poi dovrò dirlo anche a lui”.
Ma stavolta non sarebbe stato Filippo il primo a saperlo.
Quasi impercettibilmente Giulia posò una mano sul ventre. Aveva avuto molto a cui pensare in quegli ultimi giorni, talmente tanto che ogni sera si era ritrovata a stendersi a letto con la testa che le doleva. E le nausee, sempre più presenti, non avevano alleviato quel peso che si stava portando addosso.
Le stava venendo da vomitare anche in quel momento, se per l’ansia e la paura o per la gravidanza non riusciva a capirlo. Forse per entrambe le cose.
Per un attimo le balenò di fronte agli occhi l’espressione di Filippo quando gli aveva detto che era incinta la prima volta. Le venne da sorridere quando ricordò di come era svenuto, e anche di come, nonostante le paure iniziali, una cosa li accomunasse: la felicità. Si erano ritrovati spaesati e confusi, ma Giulia non aveva mai davvero temuto che Filippo le avrebbe voltato le spalle.
E dubitava che l’avrebbe fatto anche questa volta, nonostante fosse palese che il padre fosse qualcun altro. Forse Filippo si sarebbe ritrovato ad invidiare Lorenzo – forse anche ad odiarlo-, ma Giulia aveva l’impressione che a lei non avrebbe voltato le spalle. Non di nuovo.
Era Lorenzo che la lasciava confusa.
Lorenzo non riusciva ad inquadrarlo, non riusciva minimamente ad immaginare quale sarebbe stata la sua reazione in quella giornata. Lo avrebbe scoperto presto, in qualsiasi caso.
“E se dovesse andare male …”.
Giulia cercò di ignorare quel pensiero, anche se non poté fare molto contro la lacrima che si era ribellata alla sua volontà e le era scesa lungo la guancia.
Avrebbe affrontato le cose poco per volta, e non poteva dare nulla per scontato su Lorenzo.
Forse doveva avere un po’ di fiducia, e se non in lui, almeno in se stessa.
 
Why, why, why do you cry, cry, cry?
You should know by now that the sun comes out for you
Why, why, why do you cry, cry, cry?
You should know by now that the sun comes out for you
That the sun comes out for you
 
*
 
-Oggi stai meglio?-.
Non c’era da meravigliarsi che Lorenzo le ponesse quella domanda, ma era altrettanto vero che Giulia stentò a credere che non riuscisse ad intuire la risposta anche senza domandarglielo.
Si era specchiata di sfuggita nel grande specchio a muro nell’ingresso della casa, non appena lei e Lorenzo erano entrati. Giulia si era rivista così pallida e sciupata, quasi malaticcia, da non credere potesse essere possibile rispondere in altro modo.
Ma si strinse nelle spalle, la schiena che toccava lo schienale della sedia su cui era seduta al tavolo della cucina, e si sforzò di sorridere.
-Un po’- mentì.
Lorenzo, in piedi dietro di lei, le strinse una spalla con fare affettuoso, prima di tornare ad armeggiare con i fornelli. Avevano deciso di preparare una cioccolata calda – in una giornata così uggiosa era forse la cosa più adatta che potessero fare.
-Non sono io che ti faccio stare male, vero?- Lorenzo glielo chiese ironicamente, ma Giulia non riuscì a ridere, né a prenderla come una vera battuta.
In fondo, in un certo senso, era davvero così.
Si rese conto di essere rimasta in silenzio troppo a lungo e troppo stranamente, ma quando fece per parlare Lorenzo la precedette:
-Ho detto qualcosa che non va?-.
Giulia scosse il capo:
-No, è che … -.
La voce le morì in gola. A che serviva cercare di imbastire quel teatrino, se tanto era andata fin lì per dirgli la verità?
Forse doveva solo fare come quando si toglie un cerotto incollato alla pelle: dare uno strappo brusco, sopportare il momento doloroso che però sarebbe sparito presto.
Lorenzo aveva tutto il diritto di sapere, e rimandare non le sarebbe servito a nulla. Solo a rimuginarci sopra ancor di più.
Si schiarì la gola, ma le sembrò di avere della carta vetrata a renderle difficile persino quel gesto.
-Dovresti sederti-.
Anche se non poteva vederlo in faccia, seppe subito che Lorenzo si era girato verso di lei all’istante.
-Perché?-.
C’era cautela nella sua voce, come se avesse già intuito – dalla voce seria e stentata di Giulia, dalla sua rigidità con cui se ne stava seduta, dalla sua espressione esangue- che qualcosa stava per succedere. Forse non ne poteva immaginare la gravità, ma doveva sospettare che quella richiesta appena ricevuta non potesse essere casuale.
Giulia si fece coraggio nel girarsi verso di lui, cercare di convincerlo con lo sguardo. Rivide nelle iridi di Lorenzo una sorta di ostilità che gli leggeva solo nei momenti in cui c’era qualche riferimento a Filippo, alla sua vita precedente con lui.
Cercò di scacciare via la sensazione di paura che la ammantò quando se ne accorse.
-Perché devo parlarti di una cosa, e forse è meglio se ti siedi- gli disse, cercando di parlare con voce più calma. Non riuscì a capire se ci era riuscita, perché Lorenzo non sembrò affatto più rilassato:
-Mi devo preoccupare così tanto?- le chiese con ironia che a Giulia risuonò totalmente finta.
Anche se Giulia non rispose, fece finalmente come gli aveva chiesto. Spense i fornelli, la cioccolata ormai probabilmente pronta e che lasciava il suo profumo riempire la cucina, e si spinse verso la sedia dall’altra parte del tavolo. Si sedette di fronte a lei, le mani giunte sopra al tavolo, in attesa.
-Ecco … -.
Si schiarì di nuovo la gola. Aveva fatto mille prove per quel momento, a casa, persino in ufficio nei momenti di pausa e quando non era sotterrata dal troppo lavoro. Nella sua mente erano racchiusi mille tentativi diversi, e nemmeno uno tra quelli l’aveva convinta davvero.
Semplicemente avrebbe dovuto affidarsi all’istinto, sperare che potesse andare tutto bene – fidarsi di Lorenzo. Fidarsi di lui dopo aver lasciato Filippo non era stato così difficile, ma non riusciva a capire come mai, allora, in quel momento fidarsi le stava richiedendo uno sforzo enorme.
Sentiva su di sé gli occhi verdi di Lorenzo, e capì che non poteva rimandare ancora a lungo il momento. Sospirò a fondo, cercando di ritrovare un filo di voce per parlare:
-Credo di aver capito perché sono stata male la scorsa settimana. E anche i giorni successivi- mormorò, a mezza voce – E oggi-.
Lorenzo corrugò la fronte:
-Che cos’hai?-.
I suoi occhi indugiarono su Giulia in un modo che lei non seppe come definire. Vi leggeva preoccupazione e paura, ma anche sospetto e dubbio. Quella sensazione la fece frenare per un attimo, esitare per un lunghissimo secondo facendole pensare se quella fosse davvero una buona idea.
“Ma non posso tenerglielo nascosto in qualsiasi caso”.
Mentire sarebbe equivalso a tenere nascosto qualcosa che riguardava anche Lorenzo in prima persona. Si sarebbe sentita orribilmente se lo avesse fatto. L’agitazione la stava mangiando viva, ma non poteva non dirglielo.
Giulia prese un sospiro profondo, contò fino a tre tra sé e sé, e poi aprì bocca lentamente:
-Sono incinta-.
Per i primi secondi ci fu solo silenzio, e lo sguardo indecifrabile di Lorenzo che le fece venire la pelle d’oca senza un reale motivo. Poi, senza alcun preavviso, Lorenzo scoppiò a ridere.
Giulia si sentì raggelare.
-Cosa?- Lorenzo glielo chiese con fare più incredulo che derisorio. Forse era una sorpresa talmente grande che stentava persino a crederle, soppesò Giulia. Ripeterlo, però, fu tutt’altro che semplice.
-Ho detto che sono incinta-.
La risata di Lorenzo non traballò neanche così:
-È uno scherzo, vero?- le disse ancora, scuotendo il capo divertito – Quasi ci cascavo. Sei così seria, piuttosto credibile-.
In quel momento Giulia si sentì così a disagio che prese in considerazione l’idea di confermargli lo scherzo, rifilargli una scusa e poi andarsene. Ma si costrinse a rimanere lì, a guardarlo con occhi più freddi di quel che si era immaginata.
-Non è uno scherzo-.
Dovette cambiare qualcosa in Lorenzo, perché stavolta la risata gli si congelò in viso. Le labbra tornarono pian piano ad una linea retta, senza alcuna allegria, e stavolta Giulia fu sicura che le stava credendo.
-Ho fatto il test pochi giorni fa- aggiunse, con voce grave.
Lorenzo si alzò di scatto, una mano sul viso e l’altra lungo il fianco, molle. Gli occhi non erano più puntati su Giulia, ma nel vuoto, mentre prendeva a camminare nello spazio vuoto della cucina. Era completamente cambiato nel giro di pochi minuti, e non seppe come interpretare tutto ciò.
-Ma i test possono dare esiti sbagliati, no?- le disse d’un tratto, con una certa urgenza – Succede un sacco di volte-.
Giulia abbassò le spalle, scoraggiata. Non si era aspettata entusiasmo o contentezza, ma nemmeno ciò che stava succedendo. Lorenzo non le stava nemmeno chiedendo come si sentisse, totalmente concentrato sul darle della bugiarda.
-Possono dare falsi negativi, ma falsi positivi … - sentì la voce morirle in gola, ma si sforzò di continuare –  È raro succeda-.
Parlò meccanicamente, senza alcuna intonazione nella voce. Giulia si sentiva solo stanca: incredibilmente stanca di dover far fronte a tutte le persone che la stavano rifiutando, e di tutte le persone sbagliate che aveva incontrato nella sua vita.
Lorenzo non accennò a calmarsi:
-Ti stai sbagliando- replicò, con lo stesso fervore di prima – Raro non vuol dire mai-.
-Lorenzo … - provò Giulia, ma tutto quello che ottenne fu farlo fermare di fronte a lei, il tavolo a dividerli. Si sorprese nell’ammettere a se stessa che preferiva avere qualcosa a tenerli separati.
-Sei davvero incinta?-.
Quella di Lorenzo le parve più una domanda da terzo grado che non una richiesta di conferma di ciò che Giulia gli aveva appena comunicato. Non c’era comprensione nella sua voce.
-Sì- Giulia si strinse nelle spalle, infreddolita come se le fosse appena calato addosso il gelo – Credo proprio di sì-.
-E me lo stai dicendo perché credi sia mio?-.
“Forse è solo spaventato” cercò di convincersi Giulia, “È naturale esserlo. Lo sono anche io”.
Stava provando a ritrovare della paura nelle iridi verdi di Lorenzo – la stessa paura, o almeno una molto simile, a quella che lei stessa aveva provato qualche giorno prima di fronte al test positivo. Ma più si sforzava di distinguerla, più ci vedeva solo una diffidenza ed un’ostilità che non ricordava le avesse mai rivolto. Non in quella maniera, non così esplicita.
Lo sguardo che aveva ora le ricordava un po’ quello che aveva avuto quando era comparso al suo matrimonio con Filippo, quando le aveva chiesto se era davvero convinta della scelta che aveva appena preso. E le ricordava anche quello che aveva nei momenti in cui parlavano del suo matrimonio incrinato, nei momenti d’indecisione su tutto ciò che lo riguardava.
-È tuo- ripeté, glissando il fastidio che le aveva provocato l’ennesimo sottile tentativo di Lorenzo di farla passare come una bugiarda – Non può essere di nessun altro-.
Il volto di Lorenzo non si addolcì affatto:
-Questo lo sai solo tu-.
Giulia credette di aver capito male per i primi secondi. Le parole che le aveva appena sputato addosso Lorenzo le risuonavano continuamente in testa, ma aveva comunque pensato di aver inteso male.
Si rese conto, sentendosi gelare ancor di più, che non si era sbagliata affatto.
La nausea le arrivò alla gola, ma non era più quella provocata dalla gravidanza.
-Ma che stai dicendo?- sussurrò esterrefatta, in un filo di voce.
Si sentì sporca. Sporca per come stava venendo trattata, per come Lorenzo stava reagendo – perché poteva non essere la notizia migliore del mondo, soprattutto in quel frangente, ma lui non aveva alcuna ragione per offenderla a quel modo.
Lorenzo alzò le spalle, guardandola duramente:
-Dico solo che io ho sempre fatto attenzione- disse, una vena di sarcasmo nella voce – Quindi o tu stai mentendo, o forse non sei stata altrettanta attenta anche tu-.
“Ovviamente è solo colpa mia”.
Si trattenne dal dirlo a voce, piuttosto consapevole che ribattere con altrettanta ironia amara non avrebbe giovato. Si morse il labbro per non lasciarselo sfuggire.
-Non che ora cambi le cose- commentò semplicemente, invece.
-Le cambia eccome-.
Lorenzo le puntò contro un dito accusatore, come se la stesse per condannare definitivamente.
-La responsabilità è solo tua. Io non c’entro niente-.
Giulia si rese conto che ciò che stava muovendo Lorenzo non era paura, o almeno non propriamente e non solo. Era qualcos’altro, più simile alla voglia di lavarsene le mani.
-È anche tuo in qualsiasi caso-.
L’attimo dopo vide Lorenzo farsi rosso in volto, e il cuore prese a batterle all’impazzata prima ancora che dicesse qualsiasi cosa.
-Ma pensi davvero che voglia un figlio?-.
Non aveva mai sentito Lorenzo alzare la voce, ed ora che ne aveva esperienza trovò la cosa piuttosto spaventosa. Era strano vederlo così agitato, così furioso da riuscire a malapena a non renderlo evidente. Giulia aveva sottovalutato i primi segnali, ma non credeva neanche possibile potesse essere così arrabbiato – eppure lo era.
-Intendi ora?- provò a dire, non credendo nemmeno lei alle sue stesse parole – Lo so che stiamo insieme da poco … -.
-Forse non ne avrò mai interesse. Di certo ora non sono pronto- Lorenzo la interruppe, non urlando quanto prima, ma nemmeno mostrando più comprensione – Ho ancora un sacco di cose da fare, e di certo tra queste non rientra il badare ad un bambino-.
-Va bene-.
Giulia si ritrovò a dirlo senza nemmeno sapere bene cosa intendesse lei stessa, ma ripeté comunque:
-Bene-.
“Devo andarmene da qui”.
Nonostante quel pensiero, quella tentazione sempre più forte, rimase ancora seduta. Tanto valeva dire tutto in quel momento, farla finita, e poi andarsene per sempre. Dubitava avrebbe retto una seconda occasione del genere.
Prima che potesse accennare a qualsiasi cosa, Lorenzo le puntò di nuovo un dito addosso:
-Però c’è una soluzione-.
La sua voce sembrava un po’ meno intrisa di quella rabbia feroce di prima, ma Giulia rimase cauta: aveva uno sguardo a tratti febbrile che la spaventò ancor di più dell’averlo sentito urlare.
Cercò di ritrovare la voce, a fatica:
-Ovvero?-.
“Non voglio saperlo”.
C’era l’ultima speranza che Lorenzo le proponesse qualcosa di fattibile, qualcosa che avrebbe potuto davvero accettare, qualcosa che li portasse ad un punto d’incontro. Era una speranza flebile a cui Giulia si aggrappò con tutta se stessa.
Ma c’era una parte di sé, una parte della sua mente, che le stava ripetendo che dopo quel che le aveva già detto era finito il tempo di fidarsi, e che Lorenzo, alla fine dei conti, non si era affatto dimostrato la persona che aveva cercato di convincerla fosse.
“Non voglio saperlo”.
-Puoi sempre abortire. C’è tempo-.
La naturalezza e la semplicità con cui Lorenzo lo disse, come se stesse parlando del meteo, o di quanto poco avesse dormito quella notte, furono quasi più dolorose da accettare del significato racchiuso in quelle parole.
Giulia si sentì come se l’avessero appena colpita con una pietra alla testa.
-Lo so che c’è tempo- disse con voce malferma, consapevole che era vero e che lo sapeva bene perché lei stessa aveva pensato a quell’opzione – E forse in altre circostanze lo farei, ma non me la sento. Non è la soluzione adatta a me-.
O almeno così credeva. Al momento. Erano passati troppi pochi giorni per pensare ad ogni eventualità, ma finora non aveva creduto di dover arrivare a quel punto.
Il volto di Lorenzo rimase di pietra, incrinato all’altezza degli occhi che, quando Giulia li incrociò, le fecero provare una vera sensazione di paura.
-E a me non ci pensi?-.
Avrebbe preferito sentirlo urlare, piuttosto che udire quel sussurro a malapena udibile, come il segnale d’attacco di un predatore che non intende dare alcuno scampo alla sua vittima.
Giulia prese un sospirò profondo, il cuore che le batteva quasi fuori dal petto:
-Se non vuoi prenderti responsabilità onestamente mi può andare bene anche così, ma non puoi chiedermi di abortire se non voglio farlo-.
Forse di lì ad una settimana avrebbe anche potuto cambiare idea, rendersi conto che portare avanti quella gravidanza le era impraticabile. Ma sarebbe stata lei a decidere, per sé e per il suo corpo.
E a quel punto non le importava nemmeno più considerare l’idea di avere ancora Lorenzo accanto per tutte quelle decisioni.
Lo osservò alzare un sopracciglio, quasi sorpreso:
-Hai detto che è anche mio, no?- le chiese, retoricamente, senza attendere alcuna risposta – Quindi posso dire la mia in merito. E io non voglio avere figli-.
-Puoi non riconoscerlo. Non voglio che ti senta in obbligo … -.
-Devi abortire, Giulia- Lorenzo la interruppe con una voce così irriconoscibile che Giulia si chiese se fosse davvero lo stesso Lorenzo che aveva conosciuto da ragazzina, che conosceva da undici anni – È l’unica soluzione che accetto-.
Calò il silenzio.
Sembrava non ci fosse nient’altro intorno a lei, solo l’aria ferma e la pioggia che fuori dalle finestre continuava a scendere. A Giulia sembrava come di star fluttuando, senza peso, lontano da lì.
Ma gli occhi verdi e spietati di Lorenzo la tenevano ancorata. Ne sentiva la pesantezza addosso, la paura che il suo sguardo così fermo le stava incutendo.
Forse non era la prima volta che la guardava così, ma era la prima volta che lei se ne accorgeva.
-Non voglio farlo-.
Lo disse senza nemmeno rendersene conto, le labbra che si erano mosse quasi in automatico, come se il suo cervello avesse deciso di staccarsi dalla sua anima e prendere il comando.
Fu subito evidente che a Lorenzo quella risposta non piacque:
-Ma lo farai- le disse ancora con quella voce sibilante – Credi che sia come Filippo? Soggiogato sempre ai tuoi bisogni? Se le cose si fanno in due, anche io ho diritto a dire la mia. E voglio che tu abortisca-.
Non c’era via d’uscita.
Non sarebbe mai uscita di lì con i suoi pensieri intatti, se fosse rimasta ancora ferma.
Giulia non si rese nemmeno conto di poter essere così veloce ed agile come lo fu nella realtà: si era alzata di scatto dalla sedia, come se di colpo fosse uscita dalla trance in cui era piombata e rimasta troppo a lungo, e prima ancora che Lorenzo potesse anche solo decidere di fare il giro del tavolo per raggiungerla, lei era già vicina alla soglia della stanza, a guardarlo con occhi sgranati e offuscati dalle prime lacrime.
-Non posso- gli disse, ed ebbe l’impressione che quelle sarebbero state le ultime parole che gli avrebbe rivolto.
-Giulia!-.
Non aveva perso secondi per osservarlo ancora, né per fermarsi quando l’aveva chiamata: Giulia corse alla porta d’ingresso, prese al volo dall’attaccapanni il suo cappotto e la borsa, e aprì la porta per uscire. Non avvertì i passi di Lorenzo, e forse, si ritrovò a pensare, nemmeno si stava preoccupando di seguirla davvero.
-Giulia!-.
Quando si richiuse la porta d’ingresso alle spalle, Giulia non rallentò. Lo fece solo quando fu uscita dall’edificio, attraversato il cortile del condominio e messo tra lei e Lorenzo anche il cancello che lo delimitava.
Non aveva ancora aperto l’ombrello che teneva in borsa, e bastarono quei pochi secondi all’aperto per essere fradicia, e non sapeva ancora come avrebbe potuto raggiungere la stazione di Padova senza l’ausilio dell’auto di Lorenzo, ma inspirò a pieni polmoni l’aria aperta e si sentì già un po’ più calma.
Era una sensazione destinata a finire a breve, ne era consapevole, ma ne fece tesoro e si diresse il più lontano possibile da quel posto senza indugiare un attimo di più.
 
*
 
Forse aveva senso pensare di essere arrivata lì. Non che ci avesse particolarmente riflettuto, guidata dalla paura, dalla stanchezza e dal freddo com’era, ma aveva senso. Era una scelta forse addirittura logica.
La porta dell’appartamento di Caterina e Nicola era chiusa davanti a lei, statica ed immobile. Le sarebbe bastato un secondo a malapena per alzare il braccio e suonare il campanello, annunciare così il suo arrivo senza alcun preavviso e probabilmente scombinare del tutto qualsiasi programma avessero per quel sabato sera.
In un qualsiasi altro momento si sarebbe sentita in colpa anche solo per quel pensiero, ma quello non era un momento normale – e Giulia stava tremando troppo, non sapeva se per il terrore che ancora l’animava o se per i vestiti fradici che aveva addosso-, per poter pensare razionalmente. Alzò il braccio l’attimo dopo, e premette il polpastrello sul campanello, facendovi pressione a sufficienza per suonarlo.
“E se non sono in casa?”.
 Durante il viaggio in treno non aveva pensato a quell’evenienza. Aveva solo raccolto le energie necessarie per capire che non sarebbe mai potuta tornare a casa sua, non in quello stato. Non aveva la forza sufficiente per affrontare Filippo e le domande che di sicuro le avrebbe posto, allarmato nel vederla rientrare in quello stato. Era stato già sufficientemente difficile pensare a cosa scrivergli nel messaggio che gli aveva inviato per avvertirlo che non sarebbe rientrata, che avrebbe passato la notte da Caterina e Nicola. Ma ora che ci pensava non aveva idea nemmeno se avrebbero potuto ospitarla.
E c’erano sempre Pietro o Alessio a cui poter chiedere aiuto, e nel peggiore dei casi sarebbero stati loro a cui si sarebbe rivolta, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Con loro non avrebbe potuto parlare di quel che era successo, ma con Caterina sì. Ed era esattamente quel che voleva fare – quello di cui aveva bisogno.
In un giorno in cui il mondo aveva riversato su di lei tutto il peso della sua crudeltà, era di qualcuno di cui fidarsi e a cui poter parlare senza freni ciò di cui necessitava. E forse Caterina ne sarebbe uscita altrettanto sconcertata, forse anche traumatizzata, ma in qualsiasi caso prima o poi l’avrebbe scoperto. Ed era meglio prima che poi.
Giulia si strinse nelle spalle, cercando calore dove non avrebbe certo potuto trovarlo – non nei suoi vestiti bagnati. Si sarebbe di sicuro beccata un raffreddore o forse anche peggio, continuando a restare così.
I suoi pensieri trovarono un singolo momento di pausa quando, finalmente, la serratura della porta d’ingresso scattò dall’interno. Caterina e Nicola – o anche solo uno di loro- erano evidentemente in casa.
Fu una frazione di secondo quella che ci volle nell’attesa che la porta si aprisse di poco, poi abbastanza da far comparire il viso di Caterina. A Giulia parve quasi di osservare la sua espressione cambiare al rallentatore: per prima c’era stata la sorpresa, poi la stessa si era venata di turbamento quando gli occhi di Caterina avevano studiato meglio come doveva apparire la figura di Giulia. E poi era arrivata, inevitabilmente l’agitazione. Fu a quel punto che Caterina spalancò la porta d’ingresso di scatto, facendo un passo avanti per afferrare Giulia per le spalle.
-Giulia! Ma che succede?- Caterina la guardò da capo a piedi, quasi non riuscisse a capacitarsi di ritrovarsela di fronte in quelle condizioni – Sei fradicia-.
“E quello è decisamente il problema minore”.
Pur con il groppo in gola e gli occhi che stavano tornando a farsi lucidi, Giulia si sforzò di parlare:
-Posso entrare?-.
Quella domanda sembrò riscuotere Caterina dallo stato di stupore incredulo in cui era caduta:
-Sì, certo. Vieni- la trascinò gentilmente all’interno dell’appartamento, richiudendo subito la porta alle loro spalle – Ti prendo un asciugamano-.
Avevano fatto pochi passi verso l’interno, quando ancora non avevano raggiunto nemmeno la cucina, e l’idea di rimanere ancora sola fece impazzire di paura Giulia ancor più della consapevolezza di ciò che avrebbe dovuto raccontare.
-No, aspetta-.
Fu un gesto istintivo quello di afferrare il polso di Caterina per impedirle di allontanarsi, ma anche quando si rese conto di averlo fatto non mollò la presa.
-Ti devo dire una cosa- farfugliò in fretta, quasi mangiandosi le parole.
Era evidente dal suo viso rabbuiato che Caterina fosse a sua volta spaventata, angustiata, ma la sua voce rimase gentile quando parlò di nuovo:
-Ci metto un attimo. Se resti ancora così rischi di prenderti un malanno-.
Era un ragionamento del tutto sensato, coerente, ma in quel momento Giulia non si sentiva né ragionevole né coerente.
-Intanto vai a sederti in cucina-.
Forse fu il modo in cui Caterina glielo disse – posando a sua volta una sua mano su quella con cui Giulia le cingeva ancora il polso-, in modo paziente e calmo, che convinse Giulia a farlo.
“Tornerà e ne parleremo” pensò, mentre lasciava andare il polso di Caterina, e dopo qualche secondo la osservava allontanarsi velocemente verso il bagno, “Le dirò tutto. Le devo dire tutto”.
Giulia camminò meccanicamente verso la cucina. Le sembrò di udire dei rumori provenire dal salotto – forse era Francesco che giocava, dato che non udì la voce di Nicola-, ma il resto dell’appartamento era silenzioso. Accese la luce della cucina e andò verso le sedie attorno al tavolo, scostandone una per sedersi. Si sentiva ancora tremare, nonostante nella casa ci fosse decisamente più caldo che fuori.
I passi di Caterina si fecero sempre più udibili dopo un minuto appena. Doveva aver cercato un asciugamano pulito in fretta e furia per tornare lì il prima possibile.
-Ecco- le disse non appena arrivò ad affiancarla, porgendoglielo – Asciugati un po’-.
-Grazie- sussurrò Giulia, prendendo l’asciugamano di spugna tra le mani, passandoselo subito sui capelli umidi – È successo un casino-.
-Con Filippo?- le chiese Caterina. Era ovvio che pensasse a lui prima di chiunque altro, e forse sarebbe stato di gran lunga più facile parlare con lei di lui, ma Giulia dovette scuotere il capo in diniego.
In altre circostanze avrebbe dovuto recuperare coraggio sufficiente per dire la verità, ma in quella situazione il terrore e il vuoto che si sentiva dentro erano troppo grandi, troppo complicati da gestire, per poter pensare di cercare parole più delicate.
-Con Lorenzo- mormorò, sentendo già le lacrime affiorarle agli occhi – Ero da lui, prima. Dovevo dirgli una cosa-.
Si voltò verso Caterina. Aveva immaginato che nel momento in cui avrebbe dovuto confessarle ciò che aveva scoperto qualche giorno prima avrebbe faticato a guardarla in faccia, ad incrociarne gli occhi. Ma la realtà era che stava cercando il suo sguardo, forse per trovare nei suoi occhi una qualsiasi sorta di rassicurazione che, nonostante tutto, le cose sarebbero migliorate.
-Non so come la prenderai, ma devo dirtelo. Almeno a te-.
-Sta tranquilla- Caterina cercò di sorriderle, anche se era evidente che sembrava ancor più in ansia di prima, dopo aver scoperto che c’entrava Lorenzo – Non succederà niente-.
Solo poche ore prima Giulia si trovava in un altro appartamento, in un’altra cucina, seduta ad un tavolo come lo era ora. Ed aveva Lorenzo davanti a sé, mentre stavolta c’era sua sorella ad ascoltarla – la sua migliore amica da una vita-, e l’unica cosa in cui sperava era un finale diverso.
-Sono incinta-.
Osservò gli occhi di Caterina farsi sgranati nell’immediato, senza però dire nulla.
-L’ho scoperto qualche giorno fa. Non so neanche come sia successo, però lo sono- Giulia non le dette il tempo di digerire la notizia, continuando a parlare in fretta, mangiandosi le parole – E sono andata a Padova per dirlo a Lorenzo oggi, ma … -.
Stavolta non ce la fece a trattenere il singhiozzo che le squassò il corpo mentre ripercorreva con la mente gli ultimi eventi.
Pianse per alcuni minuti, senza freni, i singhiozzi udibili probabilmente anche nel resto dell’appartamento, accompagnati dal silenzio scioccato di Caterina. Giulia aveva azzardato un paio di volte a guardarla: non era rabbia ciò che leggeva sul suo viso, quanto puro shock. Sembrava le avesse dato la notizia più difficile a cui credere di sempre.
Giulia cercò di calmarsi, ma le fu arduo: si fece più silenziosa a sua volta, ma le lacrime ancora scendevano dai suoi occhi, ed aveva smesso persino di asciugarsi i capelli per portarsi invece le mani al viso.
Fu in quel momento che avvertì Caterina farsi più vicina, e quando alzò lo sguardo nella sua direzione, la vide osservarla con pura apprensione:
-Sei incinta?- le chiese, in un filo di voce – Hai fatto il test?-.
Giulia annuì semplicemente.
-Cazzo-.
Caterina si mise una mano sulla fronte, per qualche attimo il suo sguardo finì perso nel vuoto di fronte a sé. Sospirò profondamente prima di tornare a voltarsi verso Giulia:
-Che ti ha detto?-.
Quella era la domanda più difficile di tutte, ma Giulia sapeva che sarebbe arrivata. Era venuta lì per quel motivo, per ciò che Lorenzo le aveva detto.
Dirlo a Caterina, però, da una parte le sembrava ingiusto: come avrebbe guardato suo fratello da quel momento in poi? L’avrebbe detestato? Avrebbe cercato di prendere le parti di entrambi per farli giungere ad un punto d’incontro?
Non voleva pensare che avrebbe odiato lei, tra loro due. Era una paura irrazionale, che Giulia non avrebbe avuto in una situazione di maggior lucidità, ma si rese conto che un secondo rifiuto nella stessa giornata avrebbe fatto troppo male. Eppure doveva rischiare, perché lasciare all’oscuro Caterina sarebbe stato altrettanto scorretto.
-Non lo vuole- gracchiò, con voce roca e spezzata – Mi ha detto che devo abortire. Che è l’unica soluzione che accetterà-.
Caterina la osservò agghiacciata, senza dire nulla.
-Ma non so se voglio farlo, non credo- aggiunse Giulia – È una mia scelta se abortire o no-.
-Certo che lo è- stavolta Caterina non esitò a parlare – Devi essere tu a decidere, e andrà bene sia se vorrai tenerlo sia se vorrai interrompere la gravidanza-.
Si interruppe come se fosse indecisa se dire qualcos’altro, e Giulia si chiese cosa le stesse passando per la testa in quel momento.
-È solo che … - Caterina scosse il capo, incredula – È un po’ uno shock saperlo. Non mi aspettavo una cosa del genere-.
-Anche per me- ammise Giulia a mezza voce.
-Però forse è ancora più uno shock sapere che mio fratello abbia reagito così-.
Non era difficile credere che Caterina stesse dicendo la verità: appariva sconvolta, forse come Giulia non l’aveva mai vista. Doveva essere dura anche per lei venire a sapere di quella situazione tutt’altro che semplice.
Caterina sospirò a fondo, torturandosi le mani:
-Ma che hai fatto dopo che te l’ha detto?-.
-Sono praticamente scappata da casa sua- Giulia non esitò a rispondere, i ricordi delle ore precedenti che si mescolavano alla desolazione che sentiva dentro di sé – E pioveva, e non sapevo come tornare alla stazione… Ho aspettato un autobus e ci sono arrivata, per fortuna. È stato orribile lo stesso, però-.
-E sei venuta direttamente qui- concluse per lei Caterina.
-Non posso tornare a casa- Giulia lo disse di getto, ancora prima di pensare alle implicazioni delle sue parole – Filippo … -.
-Già-.
Osservò Caterina annuire, in silenzio per alcuni secondi, in attesa che dicesse qualcos’altro. Passò quasi un minuto prima che si decidesse a tornare con gli occhi su Giulia, l’espressione più determinata rispetto a prima:
-Puoi rimanere qui, se vuoi, per stasera-.
Caterina la guardò in attesa, ma Giulia aveva esaurito le parole, ed anche le energie. Sapeva solo che, per come era iniziata quella giornata, forse poteva finire un po’ meno peggio.
-Nicola si sta facendo una doccia, e Francesco è di là in salotto- proseguì Caterina – Cercherò una qualche scusa per spiegare come mai resti qui stasera. Almeno a cena non faranno troppe domande-.
“Di certo non ne faranno quante ne farà Filippo quando tornerò a casa domani”.
Non aveva idea di cosa si sarebbe potuta inventare Caterina, né aveva suggerimenti da darle, ma sapeva che si poteva fidare.
-Va bene-.
Ci fu un lungo attimo di silenzio durante il quale Caterina si era alzata dalla sedia, risistemandole l’asciugamano che le era scivolato sulle spalle come a ricordarle che aveva ancora i capelli troppo umidi. A Giulia sembrò quasi di uscire da uno stato di trance dopo quel tocco.
Riportò le mani all’asciugamano, tornando a frizionare le ciocche.
-Se vuoi posso provare a parlare con Lorenzo nei prossimi giorni-.
Quelle parole, invece, Giulia non se le era aspettate per niente. Si girò lentamente verso Caterina, immobilizzandosi nei gesti, alzando gli occhi verso di lei: appariva seria in volto, rabbuiata e preoccupata, ma dalla sua voce era facile intuire che fosse piuttosto sicura di quel che diceva.
-Lo faresti?- le chiese Giulia, senza ben capire lei stessa se fosse più una domanda sorpresa o una speranzosa.
“Speranza di cosa, poi?”.
Forse Caterina poteva anche provarci, ma qualcosa le diceva di non farsi troppe aspettative. Non dopo quella giornata.
Caterina sembrava pensarla uguale, d’altro canto:
-Non so quanto mi ascolterebbe, ma tentar non nuoce- disse, posandole una mano su una spalla – Magari gli serve un po’ di tempo per digerire la notizia-.
“Un po’ come serve a te, come serve a me, e come servirà a Filippo”.
Sapeva che il velato scetticismo con cui Caterina le aveva rivolto quell’ultima frase era giustificato, ma non voleva nemmeno perdere anche l’ultimo briciolo di speranza che Lorenzo, perlomeno, non finisse per odiare lei e il figlio in arrivo.
Forse valeva la pena tentare.
 
*
 
E cosa mi lasci di te?
E di me tu cosa prendi?
Scegli una canzone, scegli il mio silenzio
Scelgo di non rivederti [2]
 
“Non hai avuto nemmeno un secondo di dubbio?”.
Ci sono parole che anche dopo anni tornano a perseguitarti, assumendo una luce così diversa dall’originale da sembrare quasi visibili per la prima volta.
Giulia lasciò andare un lungo sospiro, tirandosi su le coperte fin sotto al mento. Il salotto era buio e illuminato a malapena dalla luce debole dei lampioni all’esterno, che filtrava dalle finestre. Aveva preferito non abbassare le persiane, anche se Nicola si era premurato di chiederle se preferisse il buio completo per riposare – oltre a mille altre cose per darle il massimo del conforto. Ma Giulia stava bene così, stesa e avvolta nelle coperte che Caterina le aveva portato e sistemato sul divano letto – quello che sarebbe stato il posto in cui avrebbe dormito per quella sera.
Dopo una doccia calda ed una cena perlomeno ricca, sebbene in parte taciturna, Giulia si sentiva un po’ meglio. Dal lato fisico sicuramente era così.
Ma c’era una voce dentro di lei, la voce appartenente ad un ricordo, che continuava a tartassarla, a non lasciarla in pace. Era stato così sin da dopo la conversazione avuta con Caterina, sia negli attimi di solitudine che in quelli passati in compagnia.
Era riuscita ad ignorarla in parte prima e durante la cena, quando Nicola si era reso conto della sua presenza in casa – guardandola da capo a piedi, probabilmente chiedendosi cosa potesse essere successo di così grave da spingerla ad uscire sotto la pioggia riducendosi a quel modo-, e quando poi Caterina gli aveva detto che sarebbe rimasta lì anche per la notte. Giulia si era sentita estremamente sollevata quando Caterina aveva preso in mano la situazione, dicendo solo vagamente che non se la sentiva di rientrare a casa. Lei non aveva dovuto aggiungere nulla per far sì che Nicola non chiedesse null’altro.
E poi, dopo la cena, ci aveva pensato anche Francesco a distrarla, invitandola a giocare con lui sul pavimento del salotto. Giulia aveva accettato, nonostante le fitte che provava ogni volta che lo osservava, ricordandosi di ciò che avrebbe dovuto rivivere nei mesi che la attendevano.
Ma ora che era di nuovo da sola, nel buio del salotto quando erano le dieci appena passate, non aveva più scampo. Francesco era crollato per il sonno mezz’ora prima, ed anche lei aveva ceduto alla stanchezza del suo fisico.
E stava cedendo anche ai ricordi.
“Nemmeno per un attimo ti sei domandata di aver fatto la cosa migliore per te?”.
Le parole che Lorenzo le aveva rivolto la sera del suo matrimonio erano cristalline come se le avesse appena pronunciate. Come se gliele avesse sputate in faccia quel giorno stesso.
Giulia sbuffò tra sé e sé: era quando lo aveva baciato la prima volta che si sarebbe dovuta porre quelle domande, non quando aveva sposato Filippo. Sposare lui non era mai stato qualcosa di cui si era pentita, nemmeno dopo l’ultimo anno.
Si pentiva di aver ceduto a Lorenzo, di aver creduto di poter trovare una spalla su cui sorreggersi nel momento più difficile della sua vita.
L’aveva ingannata nel modo più meschino che potesse esistere, e la cosa ancor peggiore era che a subirne le conseguenze sarebbe stata unicamente lei.
Caterina avrebbe potuto tentare quanto voleva a parlargli, ma in cuor suo Giulia sapeva che non sarebbe servito a niente. Lorenzo aveva già deciso.
Provò un moto di rabbia nel ripensare ancora una volta a come fosse stato lui stesso ad insinuare che il suo matrimonio con Filippo potesse non essere la scelta giusta. Forse le cose non erano andate a finire nel modo sperato, ma Filippo l’aveva resa felice per anni interi. Di certo non le aveva voltato le spalle al primo ostacolo che si era presentato.
Ma Lorenzo se ne era solo approfittato, ora lo capiva chiaramente: aveva aspettato di vederla vulnerabile e debole per avvicinarsi di nuovo a lei, e stavolta averla per sé. Era stato solo un gioco di possesso, che nulla aveva a che vedere con l’amore.
Non c’era mai stata nemmeno una briciola dell’amore che c’era stato con Filippo.
E fu proprio su Filippo che calò il suo pensiero. S’immaginò come sarebbe stato l’indomani, nel tornare a casa probabilmente con la tempesta di disperazione che provava dipinta in viso. Le avrebbe chiesto qualcosa? Avrebbe provato ad avvicinarsi a lei?
In qualsiasi caso, Giulia sapeva che avrebbe dovuto parlargli. Presto o tardi avrebbe dovuto farlo, anche se ancora non aveva idea del come, o quale sarebbe stata la sua reazione.
Fece per chiudere gli occhi, in un tentativo di smettere di pensare a quello che l’attendeva, ma i passi di Caterina e Nicola al di là della porta scorrevole chiusa che delimitava il salotto la distrassero, le loro voci sussurrate che la misero in guarda.
Dovevano star avviandosi anche loro verso la camera da letto, passando per forza davanti a dove si trovava lei.
-Ma davvero sta bene?-.
Era stato Nicola a domandarlo, e Giulia non ebbe alcun dubbio sulla persona a cui si stava riferendo. Aveva parlato a bassa voce, forse pensando che lei stesse dormendo e non volendola disturbare, o forse nel tentativo di non farsi udire.
Caterina ci mise qualche secondo a rispondere:
-Ha avuto qualche problema, per quello è venuta qua-.
Si era tenuta nuovamente vaga, e Giulia la ringraziò mentalmente ancora una volta.
-Con Filippo?-.
-Non credo di potertelo dire- la voce di Caterina si fece più distante, ma era ancora a malapena udibile – Però fidati di me. Ho la situazione sotto controllo-.
A quella frase Giulia sorrise ironica. Stavolta Caterina aveva chiaramente mentito, ma una parte di lei volle sperare che avesse comunque in parte ragione.
-Aveva un’aria stravolta- disse ancora una volta Nicola.
-Non è stata una giornata facile, per nessuno-.
La luce del corridoio venne spenta, ed anche la mezza luna luminosa che si intravedeva da sotto la porta del salotto sparì.
-Ma domani forse andrà meglio-.
Un tempo anche Giulia l’avrebbe pensato, l’avrebbe detto. Ma un tempo non era quella giornata. Non riusciva a pensarlo, non quando si sentiva così sola nel mondo crudele in cui si ritrovava catapultata, in cui era intrappolata senza riuscire a vedere alcuna via di fuga.
 




 
[1] Take That - "Julie"
[2] Tiziano Ferro - "Accetto miracoli"
*il copyright delle canzoni appartiene esclusivamente ai rispettivi cantanti e autori.
 
NOTE DELLE AUTRICI
Che dire... Di male in peggio 🙈
Non ci è voluto molto per scoprire l'esito del test fatto da Giulia alla fine dello scorso capitolo. Un esito che lascia senza fiato un' po' tutti: noi autrici, probabilmente anche voi, e sicuramente anche Giulia.
Ma se questa nuova gravidanza toglie ogni certezza, il coraggio di affrontare le cose Giulia non l'ha perso.
E così, con comunque non poche paure, si reca da Lorenzo per dargli la "lieta" notizia. Peccato che Lorenzo non abbia proprio preso bene la notizia, e in in questo aggiornamento lo vediamo ben più che solo poco contento, ma anche mostrandosi con un comportamento a tratti abusivo.
Fortunatamente Giulia è riuscita a tirarsi fuori da quella situazione e tornare a Venezia... Dove, peró, non torna a casa sua, ma a casa di Caterina e Nicola.

Alla fine, in men che non si dica, Giulia ha vuotato il sacco con l'amica e, che dire... First reaction: shock!!! 
Lo stupore è enorme ma, nonostante ciò, Caterina si dimostra super disponibile a parlare con il fratello di questa situazione alquanto delicata, il primo gesto da brava zietta insomma!
Ma soprattutto, le cose si risolveranno davvero per il meglio come auspica Caterina? Vedremo a breve il confronto tra i fratelli Maccaferri? E Giulia deciderà di tenere il bambino oppure no?
Mille dubbi aleggiano dopo la fine di questo capitolo, quindi non resta che tornare mercoledì 20 marzo con un nuovo capitolo per trovare qualche risposta!
Kiara & Greyjoy
 
   
 
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