THE WATER DANCER
Cap. 1: The Water Dancer
Take your life and do the best you can
As today we won't be dead
I will fight for my family and clan
'Til the steel shines in my hand
I have been away for much too long
My trip is ending
I will save the land where I belong
From evil invaders
As long as the blood in my veins will give me strength
I have learnt the water dance
I've become a faceless man
Deeper than the sword cuts fear
As I know revenge is near!
(“The Water Dancer” – Frozen Crown)
Fu un viaggio particolare
quello che portò Din, Cassian e Grogu fino a Mandalore. Il Mandaloriano aveva
fatto una tappa da Peli Motto a Tatooine, sperando che lei potesse vendergli il
circuito mnemonico che gli serviva per riparare il droide speleologo, invece
lei gli aveva rifilato un droide R5-D4, che in verità era malfunzionante e
anche parecchio riluttante a saggiare l’atmosfera di Mandalore per riferire poi
se fosse respirabile. Insomma, Peli Motto lo aveva fregato, ma probabilmente
Din aveva troppa fretta per starci a pensare, e così il droide era stato
ricollocato in quello che sarebbe stato il suo posto originario, nella attuale
cabina di Grogu, e Grogu aveva viaggiato in braccio al Mandaloriano in cabina
di pilotaggio, con Cassian mezzo schiacciato nel sedile subito dietro!
Però con ogni
probabilità a Cassian non dispiaceva affatto viaggiare così appiccicato a Din…
Vedere finalmente con
i propri occhi il tanto decantato pianeta Mandalore fu una grandissima emozione
per tutti e tre, anche perché, in realtà, neanche Din l’aveva mai visto
davvero. Tenendo Grogu in braccio, il Mandaloriano gli mostrò il pianeta così
importante per la sua gente e la sua voce era dolce e commossa.
“Ecco il pianeta
Mandalore” disse, con evidente emozione. “Ora lo vedi distrutto e fa quasi
paura, ma un tempo era verde e meraviglioso, così raccontano i canti. Ogni
Mandaloriano ha le sue radici su questo pianeta, anche quelli che non vi sono
nati. E sai? Io non ci sono neanche mai stato, anch’io lo sto guardando per la
prima volta con te e Cassian. Io sono cresciuto su Concordia, vedi? È quella
luna lassù, è lì che i Mandaloriani mi hanno allevato e educato dopo che ero
rimasto orfano. Invece quel pianeta laggiù è Kalevala, il pianeta dove vive
Bo-Katan Kryze che fa parte di un’antica famiglia di Mandaloriani. Anche questo
pianeta fa parte del sistema. Devi imparare a leggere bene le mappe e a
conoscere le galassie, perché essere un Mandaloriano non significa solo
imparare a combattere, un Mandaloriano deve sempre sapere dov’è e dove sta andando
perché solo così non si perderà mai.”
Grogu lo ascoltava
con gli occhioni sgranati, ma Cassian era altrettanto affascinato dalle parole
del Mandaloriano e dal modo in cui stava facendo la sua prima lezione a Grogu.
Si capiva che il rapporto tra loro era diventato ancora più profondo e che Din
era fiero di poter educare il piccolo nel suo Credo e nella storia di
Mandalore. Poterli guardare e ascoltare così era un privilegio raro e Cassian
era ammirato, sebbene una parte di sé continuasse a sentirsi esclusa da quel
legame: sì, Din gli aveva detto e ripetuto che anche lui sarebbe diventato un
Mandaloriano e che sarebbe stato lui stesso ad addestrarlo, ma lui ormai era un
adulto, era addirittura più grande di Din, mentre Grogu era l’allievo perfetto.
Non poteva certo essere geloso di Grogu, ma qualcosa dentro gli faceva male e
così cercò di distrarsi guardando Mandalore che si estendeva davanti a suoi
occhi, finalmente vero e reale, come se un castello delle fiabe fosse apparso
davanti a lui… sebbene le bombe a fusione che l’Impero aveva sganciato avessero
bruciato e cristallizzato il pianeta. Chissà com’era davvero prima della Purga,
chissà se era verde e bellissimo come raccontava Din, chissà se… se magari
somigliava un po’ a Kenari?
Il Mandaloriano,
intanto, stava forzando l’atterraggio sul pianeta, dopo aver insegnato e
trasmesso al piccolo Grogu tutto ciò che sapeva e che riteneva fondamentale
riguardo alla storia e alla geografia di Mandalore. L’atterraggio fu piuttosto
brusco, ma era prevedibile viste le condizioni di Mandalore, era già importante
che fosse stato possibile raggiungerlo, cosa affatto scontata.
“I bombardamenti non
hanno solo bruciato e distrutto il pianeta” spiegò Din quando ebbero toccato il
suolo. “Hanno anche interrotto il campo magnetico e quindi, finché ci troveremo
qui, le comunicazioni con l’esterno saranno impossibili. Bene, adesso R5
scenderà e inizierà ad analizzare la superficie e l’atmosfera di Mandalore per
riferirci se è davvero avvelenata o se possiamo scendere nelle miniere.”
R5 non aveva alcuna
intenzione di fare quello che Din gli chiedeva, così il Mandaloriano lo fece
scendere a forza dallo Starfighter e gli ordinò di fare ciò che doveva e
smetterla di perdere tempo!
Il droide, senza
alcun entusiasmo, si mosse e iniziò a infilarsi in una crepa sulla superficie
di Mandalore per monitorare il luogo. Visto che tanto dovevano aspettare,
Cassian aprì bocca per la prima volta dall’inizio del viaggio. Si sentiva
strano, emozionato, commosso, anche nostalgico perché le lezioni di Din a Grogu
gli avevano ricordato, molto confusamente, quello che suo padre e suo nonno
facevano con lui piccino a Kenari. Era una vita che non ci ripensava più, non
sapeva neanche di avere ancora quei ricordi… La sua mente vorticava, presa dall’intensità
di tante emozioni così violente a cui non sapeva dare un nome e che andavano a
colpire i suoi nervi e le parti più intime del suo essere. Ad un certo punto
non riuscì a resistere e allungò un braccio per stringere affettuosamente il
gomito del Mandaloriano, attirando così la sua attenzione.
“Din, ti stavo
ascoltando parlare a Grogu e non volevo interromperti, ma ora avevo proprio
bisogno di dirti che tu sei… sei un ottimo padre per il piccolo e sarai anche un
meraviglioso educatore per lui” mormorò, mentre un’ondata di calore gli
inondava il viso. “Grogu è fortunato ad averti come papà e come maestro e… si
sente come ci tieni a Mandalore e alle storie e tradizioni della tua gente, è
emozionante ascoltarti. Mi dispiace se non ero riuscito a capirlo prima.”
Il Mandaloriano parve
stupito dalle parole di Cassian.
“Ti ringrazio per
quello che mi dici, in un certo senso mi rassicuri perché io ho passato molti
anni della mia vita a fare il cacciatore di taglie e non ero sicuro di sapermi
occupare di un bambino, non era così scontato che riuscissi a creare un
rapporto così profondo con Grogu” replicò, felice. “Ma non devi sentirti
tagliato fuori. Quello che racconto e spiego a lui è anche per te, anche tu diventerai
un Mandaloriano ed è importante che apprenda la storia, le tradizioni e gli usi
del Credo Mandaloriano. Anzi, mi fa molto piacere sentire che la mia lezione ti è piaciuta e ti ha
affascinato. Questo è il mio mondo, la mia gente, sono le mie radici e voglio
che anche tu e Grogu ne facciate parte d’ora in poi.”
“Mi sono sentito
strano mentre ti ascoltavo, prima” ammise Cassian. “In effetti per certi versi
mi sembrava che tu stessi parlando solo per Grogu e che ti fossi dimenticato
che c’ero anch’io. Poi mi è venuto da pensare al mio pianeta di origine,
Kenari, erano anni che non ci pensavo più. È stato distrutto anche quello dagli
Imperiali, ma con la Morte Nera, e non ne è rimasto niente, io non avrò mai la
possibilità di tornarci, forse anche per questo mi fa ancora più piacere che
tu, invece, sia riuscito a raggiungere il pianeta che è così importante per i
Mandaloriani.”
Din prese la mano che
Cassian gli aveva appoggiato sul braccio e la strinse con affetto e calore.
“Mandalore sarà anche
il tuo pianeta, adesso. Mi dispiace per Kenari, mi sarebbe piaciuto vederlo
insieme a te, ma non devi più pensare di essere solo, escluso o senza radici”
gli disse con tenerezza. “Presto anche tu e Grogu sarete dei Mandaloriani e noi
saremo una famiglia, sarai il mio compagno, il padre di Grogu e avrai tanti fratelli
e sorelle Mandaloriani.”
Cassian tremava per l’emozione
sempre più forte che lo invadeva ascoltando quelle parole, era confuso,
incredulo e felice e si chiedeva come potesse meritarsi veramente tanta fortuna
e tanta gioia, lui che non aveva mai combinato niente di buono nella vita. Nel
profondo del suo cuore continuava a sentirsi sbagliato e inadeguato, tanto più
se si confrontava con il Mandaloriano che per lui era perfetto, eroico,
bellissimo e saggio, e pensava che Din avrebbe potuto avere molto di più se
solo lo avesse voluto.
“Il droide non torna
ed è scomparso dai radar, temo che abbia trovato qualche ostacolo” disse ad un
certo punto Din. “Ne abbiamo troppo bisogno, devo andare a cercarlo. Non sarei
voluto scendere dallo Starfighter, ma non ho altra scelta. Tu e Grogu restate
qui e chiudete bene, io tornerò presto, probabilmente quel droide incapace si è
soltanto ribaltato.”
Cassian trasecolò.
“Din, no! Sei
impazzito? Hai detto che l’atmosfera potrebbe essere velenosa, non devi andare!”
esclamò.
“Abbiamo bisogno di
R5 proprio per raccogliere campioni atmosferici, quindi devo per forza andare a
vedere dove si è cacciato. Non preoccuparti, ho pressurizzato il mio elmo e
quindi, se anche l’aria fosse tossica, non mi succederà niente” replicò Din,
credendo di tranquillizzarlo… ma forse non ricordava bene quanto Cassian
sapesse essere testardo!
“No, no, aspetta, io
vengo con te, non posso lasciarti andare da solo in un pianeta abbandonato, a
parte l’aria velenosa ci potrebbero essere mille pericoli!” insisté Cassian,
afferrando Din per un braccio e cercando di trattenerlo a forza. “Magari il
droide è stato attaccato da qualche mostro, oppure una parete rocciosa gli è
franata addosso, insomma, potrebbe succedere anche a te, non puoi andarci da
solo!”
Il Mandaloriano
sospirò.
“Cassian, ti ho già
spiegato che l’aria potrebbe essere velenosa. Tu non hai l’armatura e l’elmo Mandaloriani
e quindi non puoi assicurarti di non respirarla. Resterai qui con Grogu e io…”
“Ma non c’è un
respiratore in questa nave spaziale? Un qualcosa che possa usare come
rifornimento di ossigeno?” Andor, agitatissimo, cominciò a guardare da tutte le
parti senza trovare ciò che cercava e, del resto, la cabina dello Starfighter
era piccola e di certo non poteva contenere tutti gadget della Batmobile o che so io.
“Non c’è niente.
Adesso basta perdere tempo, devo andare a recuperare R5, tornerò presto” ripeté
Din, tentando ancora una volta di uscire dalla cabina, ma Cassian lo fermò.
“Allora provo a
uscire e vedo che succede. Se l’atmosfera è avvelenata non è che morirò di
colpo, no? Mi accorgerò di non riuscire a respirare e tornerò subito dentro, ma
devo almeno provarci, non mi perdonerei mai se non lo facessi!”
“Non pensarci
neanche, Cassian! È un’idea assurda!” ora anche il Mandaloriano iniziava a
spazientirsi. “Magari l’aria non è irrespirabile e a te sembra che vada tutto
bene, ma in realtà potrebbe contenere delle sostanze che, senza che tu te ne
accorga, ti bruciano i polmoni e gli organi interni. Smettila di dire assurdità
e resta qui a rassicurare Grogu, che si sta preoccupando. Io tornerò il prima
possibile con il droide.”
“Din, non puoi
rischiare così, non ti rendi conto? Cosa potremmo fare noi due qui se tu non
tornassi? Potrebbe succederti qualsiasi cosa e non lo sapremmo mai!” Cassian
era in preda all’angoscia e stava per iperventilare, cosa che sarebbe stata
molto nociva se davvero l’atmosfera di Mandalore fosse stata tossica… “Sei tu
il padre di cui Grogu ha bisogno, sei tu il suo maestro, io non so fare niente
senza di te! Cosa mai potrei insegnargli? A rubare, a fare attentati, a sparare
ai soldati dell’Impero? Perché è solo questo che io ho fatto per tutta la vita,
prima solo per vantaggi personali e poi al servizio della Ribellione e di Leia
Organa! Io non sarò mai un vero Mandaloriano e soprattutto non lo sarò mai
senza di te!”
Din comprese che,
ancora una volta, doveva rassicurare quel giovane che aveva perso tutte le
persone care della sua vita e che temeva continuamente di poter perdere anche
lui. Lo strinse in un rapido abbraccio e gli parlò con calma e pacatezza.
“Non mi succederà
niente, Cassian, e tornerò presto, te l’ho già detto. Così come ti ho già detto
che non devi più pensare queste cose di te: tu sarai un grande Mandaloriano e
un magnifico padre per Grogu perché sei buono, coraggioso e hai un cuore
grande, hai le doti di un Mandaloriano ancor prima di esserlo diventato. Anche
Grogu ha percepito questa luce in te, altrimenti non ti si sarebbe affezionato
subito. E comunque non correrò alcun pericolo e riporterò qui R5.”
Cassian rimaneva
sempre stravolto quando Din lo stringeva e lo abbracciava, si sentì
attraversare da scintille calde e luminose e, quando si riebbe, il Mandaloriano
era già uscito dallo Starfighter e si stava introducendo nella crepa in cui era
sparito il droide.
“E va bene” disse il
giovane, imbronciato, rivolgendosi a Grogu. “Gli do cinque minuti di tempo e,
se tra cinque minuti non è tornato, vado a cercarlo, atmosfera tossica o meno!”
Grogu lo fissò e
sembrò approvare la sua incoscienza.
Andor rimase a
fissare la crepa in cui era entrato Din mentre il cuore gli batteva
furiosamente nel petto, ogni secondo sembrava durare un’eternità di agonia e
preoccupazione e la sua mente si proiettava dei film uno più spaventoso e
catastrofico dell’altro.
Quei cinque minuti
parevano durare eoni, possibile che il tempo su Mandalore passasse più
lentamente che altrove?
Fine capitolo primo