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Autore: crazy lion    14/03/2024    0 recensioni
In questa poesia, che avrei voluto pubblicare la Vigilia di Natale del 2023, stilata con JustBigin45, racconto di quanto Gesù Bambino sia stato importante, per me, fin da quando ero piccola. Qui condivido tanti ricordi e rifletto sul fatto che, seppur crescendo mi siano successe cose brutte, non ho mai perso la Fede. "Aiutami, piccolo Gesù!" è anche una preghiera, affinché mi dia una mano nel mio percorso per stare, pian piano, finalmente meglio. Si tratta di un componimento che mi è caro e che ho scritto con un'amica, ma sulla base di ciò che io sentivo e volevo trasmettere. E l'ho fatto con l'anima e il cuore, con Fede e con amore.
Genere: Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aiutami, piccolo Gesù!
 
Come ogni anno
anche questo dicembre
voglio fare l'albero con mamma e papà
e aspettare di ricevere tanti bei regali,
stare in famiglia, in felicità.
 
Non ricordo, però, perché è così speciale
festeggiare ogni anno il Santo Natale,
ma credo che sia una festa importante:
non vado all'asilo, è davvero strabiliante!
 
La mamma con dolcezza mi mette a sedere
e accarezzandomi inizia a raccontare
di una storia successa tanto tempo fa
e a noi si unisce anche il papà.
 
Mi hanno detto che in un tempo lontano,
quando non c'era la televisione,
in una stalla un bambino è nato,
molto povero, ma capace di un grande amore.
 
Da piccino era molto obbediente,
studiava tanto e aiutava il suo papà.
Poi, diventato più grande,
ha iniziato un viaggio fuori città.
 
Con dodici amici ha deciso di partire,
e insieme hanno camminato in tutte le direzioni
per aiutare le persone a guarire
dalle malattie e dalle cattive azioni.
 
Ho capito che Gesù è un nostro amico,
mandato da Dio per la nostra salvezza,
e anche se a volte qualche bugia dico,
se chiedo scusa Lui mi perdona con la sua tenerezza.
 
“Lui ci ha salvati tutti?”
chiedo alla mamma, con gli occhi pieni di stupore
e lei mi risponde che è proprio così,
toccandosi il petto, dal lato del cuore.
 
Poi mi ha chiesto di mettere il Bambino
nella culla con il bue e l'asinello vicino,
che lo terranno al caldo, che lo terranno al sicuro,
come il suo papà e la sua mamma faranno in futuro.
 
Ora non ho più cinque anni, ne ho ventinove,
sono cresciuta tra gioie e dolori,
ma sono stati soprattutto i traumi
a formare il mio carattere, ad alimentare rancori
 
Per situazioni che ho vissuto,
a cui non so dare significato
e anche se questo fa vacillare la mia fede,
ho continuato a credere in Colui che sulla croce mi ha salvato.
 
Mi chiedo spesso il perché
del dolore passato e presente
che non mi fa vedere futuro davanti a me
e non mi fa sentire compresa dalla gente.
 
Tu, Gesù, predichi di un Regno che verrà,
ma io sono ancorata alla mia umanità,
che mi rende difficile pensare a un mondo migliore,
se davanti a me vedo solo nero carbone.
 
Però, quando metto Gesù nel presepe
provo nel cuore una forte emozione
e non riesco a dare spiegazioni né a me né ai miei genitori
di questa particolare esternazione.
 
Ma quando salgo in camera mia
e penso ai film che ho visto in cui sono nati dei bambini,
capisco che è la nascita di una nuova vita
a farmi emozionare, sono quei piccini
 
che meritano cure e tanto affetto,
che io darei loro con tutto il cuore,
proprio come il Bambino Gesù
ha fatto con l'umanità, sacrificandosi per lei, senza pensare al suo dolore.
 
La vigilia del grande giorno,
scendo silenziosamente in soggiorno,
non per sfogare il dolore nel cibo,
ma per toccare la culla di Gesù Bambino.
 
Lo prendo in braccio. È davvero piccino
rispetto alla manina di quando avevo cinque anni.
E, tenendolo a me vicino,
inizio a pregare per i dolori e gli affanni,
 
per avere la forza di smettere di sopravvivere
e di cominciare finalmente a vivere;
di non avere paura di formare nuovi legami,
nonostante amicizie dissolte all'improvviso, come tsunami,
 
di aiutarmi a guarire almeno dalla depressione,
per sentirmi più libera, di vivere e osare,
perché l'ansia so che probabilmente
per tutta la vita dovrò sopportare.
 
Chiedo con fede di poter tornare
la ragazzina serena che ero anni fa,
di diventare più autonoma,
di trovare un lavoro che mi piacerà,
 
ma anche di non dover abbandonare
il mio incondizionato amore per la scrittura;
per i miei cari, i gatti, i bambini ancora senza famiglia,
con dolcezza e premura,
 
che se ne avessi la possibilità
adotterei io, senza pensarci
perché è un diritto che i bambini vivano in serenità,
ma nel nostro mondo bisogna ancora arrivarci.
 
Pensando a questi piccini,
stringo a me Gesù Bambino,
gli do un bacio sulla fronte
e al petto lo tengo vicino.
 
E sottovoce ti chiedo di aiutarmi
ad avere una famiglia,
un desiderio che risale a quando ero bambina,
ma a quindici anni ho maturato la volontà di avere un figlio o una figlia.
 
Le mie compagne di classe
non capivano questa mia aspirazione,
ma a me non interessava del loro scetticismo
perché più del chiacchiericcio è importante l'altruismo
 
di adottare bambini abbandonati,
se non dovessi mai concepirne uno,
perché l'amore che ho nel cuore è tale
da doverlo necessariamente donare a qualcuno.
 
Un uomo che mi ami vorrei incontrare
con cui una relazione solida poter iniziare
e progettare insieme di avere dei bambini
e, perché no, farli crescere con dei gattini.
 
Se questo accadere non potrà,
ci sarebbe un'altra possibilità:
vorrei provare a diventare madre
con la fecondazione artificiale.
 
So che la Chiesa la ritiene contronatura,
ma al di là di ciò sono certa che Tu non giudicherai il mio desiderio
e capirai che tutto questo amore
è incompatibile con un errore.
 
Infine gli do un bacio,
un abbraccio
e torno a letto sospirando,
riflettendo sui giorni di festa che stanno passando.
 
Anche questo Natale,
come tutti gli scorsi
da un trauma subito nel duemilaquattordici,
sarà malinconico e difficile da affrontare.
 
Ma ti prego, piccolo Gesù,
ascoltami, aiutami ed esaudiscimi, almeno tu!
   
 
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