Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Florence    17/03/2024    3 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Entanglement - 2013

Yuuri         ||        Victor

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Prompt: calcio

 

NOTE DI REGIA: Tutta questa raccolta (long spezzettata?) presenta dei riferimenti temporali con indicazioni degli anni in cui si svolgono i vari capitoli. Ho fatto delle ricerche, per quanto si parli di un prodotto di finzione, e sono giunta alle seguenti conclusioni. 

Il GP di Sochi è realmente avvenuto nel dicembre 2012.

In seguito, nell'anime viene detto che “un anno dopo, a marzo…” Yuuri torna in Giappone. Ad aprile arriva Victor a fargli da coach e l'anno stesso si conclude con il GP delle ultime puntate, a Barcellona. Questo GP è realmente avvenuto, nel dicembre 2014.

Questo mi fa dedurre che tra “il prologo” (Sochi) e “l'epilogo” (GP Barcellona) siano passati due anni.

Yuuri rientrerebbe dunque ad Hasetsu un anno e tre mesi dopo Sochi, quindi nel marzo 2014, non l'anno solare dopo (marzo 2013), cioè dopo soli 3 mesi dal GP di Sochi. Il che è verosimile, in quanto nel frattempo viene detto che non riesce a qualificarsi al Campionato Mondiale, arriva undicesimo ai Nazionali Giapponesi, salta il Four Continents e le Universiadi. Più si laurea e molla Celestino. Il tutto in tre mesi farebbe andare via di cervello non solo Katsudon, ma tutto il genere umano…

Inoltre il Campionato Mondiale vinto da Victor con “Resta vicino a me” si svolge in Giappone e nel 2014 il CM si è effettivamente svolto in Giappone (a Saitama, Tokyo, mentre nell'anime viene indicato Yoyogi, Tokyo, ma sono dettagli…).

Quindi… niente: tra Sochi e l'arrivo di Victor ad Hasetsu passa un anno e quattro mesi, tempo avvolto nel mistero. Convincetemi che stia sbagliando, se la pensate diversamente. A onor di cronaca, nell'anime, almeno nei sottotitoli in italiano, ci sono qua e là alcune piccole discordanze con questa mia teoria, ma discordano a loro volta con la reale possibilità che manchi un anno intero all'appello (per tutto quello che ho scritto sopra) e sono anche abbastanza dubbiosa sulla bontà delle traduzioni. Quindi mi baso sulla realtà dei fatti (GP Sochi 2012, CM 2014 in Giappone e GP Barcellona 2014).

 

Ecco, in questo capitolo e nel conclusivo, il prossimo, ho voluto coprire i missing moments di questo anno “di mistero”.

Enjoy!

 

PS: questo è un capitolo a “intervista doppia”, diciamo… capirete voi chi parla via via.

 

---


Ho conosciuto un ragazzo, frequenta i miei stessi corsi all'università e gioca a calcio, nella squadra nel club dell'università.

 

*°*°*°*

 

Ho conosciuto un uomo. Frequenta la compagnia di vecchie amiche e gioca a calcio, nello Zenith San Pietroburgo, ma è di Kazan. 

 

*°*°*°*

 

Si chiama Peter, ha un anno più di me ed è il centravanti della squadra. A giugno si laureerà.

 

*°*°*°*

 

Si chiama Aleksandr, ha due anni meno di me ed è terzino. Un ottimo terzino.

Cos’è un terzino?

 

*°*°*°*

 

Peter ha un carattere effervescente e vitale, non l'ho mai visto imbronciato o arrabbiato. Sorride sempre e, quando non sorride, ride. Anche quando dorme gli angoli della sua bocca sono piegati all'insù. Ho guardato Peter dormire solo una volta, mentre io non riuscivo a chiudere occhio per l’ansia. Peter è felice di poter giocare a calcio e ci mette tutto se stesso per poter diventare un fuoriclasse famoso.

 

*°*°*°*

 

Aleksandr è un tipo serio, riflessivo, ha una personalità forte, ma non esuberante. Sa cosa vuole nella vita, perché lo ha già ottenuto. Sua madre è kazaka, suo padre è russo fino al midollo. Aleksandr è come lui, ma ha tratti fin troppo orientali. Per questo mi ha attratto. Ha gli occhi scuri e i capelli neri e quando dorme, non dorme mai davvero, è sempre guardingo e all'erta e se mi sveglio per primo, non riesco mai a guardare il suo viso rilassato tra le spire dei sogni, perché lui ‘mi sente’ e si alza subito.

 

*°*°*°*

 

Peter è il tipico americano biondo, con gli occhi azzurri, ha una bellezza solare, estiva. Ho avuto la conferma che mi piacciono i maschi quando ho conosciuto Peter e, per un po’, ho creduto che non ci fosse niente di più giusto di aver conquistato finalmente la consapevolezza di me stesso. Ma tra il dire e il fare c’erano di mezzo i poster di Victor appesi in camera mia e la sensazione che non fosse la prima volta che guardavo un altro, a pochi passi da me, con la fame negli occhi.

 

*°*°*°*

 

Ho incontrato Aleksandr per la prima volta a inizio giugno, a un concerto. Alcune ragazze stavano chiedendogli l'autografo e lui borbottava qualcosa circa il fatto che odiasse essere famoso. L'ho avvicinato, non so perché, forse perché pensavo di attirare l'attenzione di quelle fans su di me e lasciarlo libero. Ho scoperto per la prima volta con Aleksandr che il pattinaggio è un circuito chiuso e che il resto del pianeta non conosce e non ha il minimo interesse a conoscere il mio mondo. Neanche Aleksandr. Per tutti esiste solo il calcio. Nessuno mi ha riconosciuto a quel concerto, tutti gli occhi erano per lui e anche i miei ci hanno messo poco a seguire la massa. Avevo bisogno di qualcosa che calamitasse la mia attenzione e l'ho trovata. Cercavo Yuuri e ho trovato Aleksandr.

 

*°*°*°*

 

Peter è una calamita per le ragazze, ma gli piaccio io. Non ha usato molti giri di parole per farmelo capire. Mi ha aspettato fuori dalla facoltà, un mercoledì pomeriggio di inizio giugno e mi ha detto: “Yuuri, mi piaci. Nel senso che… sono gay e mi piaci davvero. Se per caso anche a te interessassero i ragazzi… beh, ti andrebbe di uscire insieme un giorno di questi?”

Il mio viso ha sperimentato alcune temperature di colore mai provate prima, mentre elaboravo quelle parole così schiette.

 

*°*°*°*

 

Non pensavo che Aleksandr fosse interessato agli uomini, popolare com'era tra le donne, e ho dovuto usare tutta la mia arte oratoria per convincerlo a scappare dal concerto insieme a me. “Sono della zona, se vuoi conosco un posto più tranquillo dove non ti troveranno mai” e l'ho portato alla Società Sportiva dei Campioni, dove mi alleno.

“Giochi a hockey?” Mi ha domandato. “No, io pattino…” “In che senso?” “Pattino… pattinaggio artistico di figura. Sono abbastanza famoso come…” “Sei uno di quelle checche che si mettono le tutine con le paillettes e ballano sul ghiaccio?” 

Voleva prendermi in giro? Interessante… Ho realizzato in quel momento cosa si provi ad essere considerati ‘nessuno’ e quanto bruci sentirsi giudicati senza conoscermi. Ho duellato con Aleksandr e a lui è piaciuto. 

“In verità preferisco pizzi e piume, ma anche le paillettes possono andare, se il personaggio lo richiede… Comunque, questa checca, non conoscerà la differenza tra un terzino e un centravanti, bello mio, ma ha vinto più ori di quanti non ne vincerai mai tu in una vita intera, con altri dieci gorilla a inseguire un pallone.”

Aleksandr allora mi ha fatto un sorriso strano.

“Dimostrami che sei un uomo e non una checca…” 

Allora io gli ho fatto un sorriso strano.

“Posso tagliarti la gola con una lama mentre eseguo un quadruplo Flip e non te ne renderesti neanche conto. Ma tu non hai idea di cosa sia un quadruplo flip, no? Beh, è qualcosa per cui servono addominali e quadricipiti più allenati dei tuoi. Lo senti?” 

Aleksandr ha trovato subito molto interessanti i miei addominali e mi ha dato ragione. Siamo finiti a letto insieme quella sera stessa, lui è stato un bravo bambino ubbidiente e io gli ho dimostrato… beh, lo ha capito quello che gli ho dimostrato. Non sapevo se ridere o piangere, se lo detestavo o mi interessasse, ma sicuramente è stato qualcosa di molto, molto diverso da quello cui ero abituato. Da quello che turba i miei pensieri da sei mesi.

 

*°*°*°*

 

“Io… sì… cioè… no… non lo so… Proviamo?” Ho detto a Peter e lui mi ha sorriso. “Dai, forte! Andiamo a vedere Breaking Dawn domani sera e poi ci facciamo un hamburger dal Mac?” “Veramente domani sera io…” “Vabbè, no problem! Ma non hai dietro la tua solita borsa per gli allenamenti, oggi, quindi sei libero, vero? Usciamo stasera!”

Ho fatto in tempo ad avvisare Phichit che non sarei tornato per cena, che Peter mi ha preso la mano, mi ha trascinato nel parcheggio dietro la biblioteca e mi fa fatto montare sulla sua moto. “Andiamo!” Mi ha detto ed è partito a tutta birra.

Ci siamo fermati in un pub e abbiamo bevuto un po’, dopo il cinema e il fast food, prendendo in giro i personaggi del film e poi mi ha baciato. Era il mio primo bacio. 

Era il mio primo bacio?

Se considero quelli scambiati anni fa con due sconosciute, mentre ero ubriaco al mio compleanno, no, non lo era. Quindi doveva essere il mio primo bacio con un uomo.

Era il mio primo bacio con un uomo?

Direi di sì… eppure il mio corpo ha reagito come se fosse qualcosa di già sperimentato. La versione sbiadita di qualcosa di già sperimentato, forse perché era accaduta soltanto nei miei sogni.

Io non sto bene.

 

*°*°*°*

 

Aleksandr ha il terrore che qualcuno scopra che è gay. Ne andrebbe della sua carriera, della sicurezza della sua famiglia, del suo onore. “Come fai a non aver paura anche tu?” Mi ha domandato la terza volta che tornavamo a casa mia. “Non ci ho mai pensato così seriamente”, gli ho risposto. “Sono un uomo libero in un paese libero, a chi vuoi che importi con chi vado a letto!?”

Ha scosso la testa e mi ha dato le spalle.

“Importa a me. Perché tu non devi andare con nessun altro, capito? Ma non devi dire a nessuno che lo fai con me. Perché questo non è un paese libero, ficcatelo in testa, Victor.”

Sono un po’ morto dentro, in quel momento, ma ero accecato da lui. Completamente accecato. Avevo bisogno di un miraggio col quale illudermi di poter placare la mia sete.

 

*°*°*°*

 

Ho deluso Peter. Aveva preparato una cenetta romantica nel suo alloggio, scacciando i due coinquilini e cucinando carne stufata e purè di patate tutto da solo. Ha preso il vino, ha messo su la musica e ha iniziato a baciarmi. Mancava poco, poco davvero, a… Ma ho avuto paura. Lo conosco da troppo poco tempo e… “Non importa, bello. È tutto ok”, ma non era per nulla ok, perché mi ha… mi ha chiesto delle cose che mi vergogno solo a pensarle. Ho qualche problema, non c'è dubbio. Peter mi piace, mi piace tanto, è affettuoso e per niente permaloso e sa anche come convincermi e mettermi a mio agio. Allora perché sono così spaventato dal fare cose con lui? 

 

*°*°*°*

 

Aleksandr ha una partita importante, tra una settimana, e si rifiuta di venire a letto con me. “Il preparatore atletico è stato categorico: niente sesso ché vi spompate, ha detto.” E così è una settimana che non ci vediamo o se ci vediamo noi non… eppure è così bello quando lo facciamo. Io mica mi faccio tutti questi problemi, anche se ho una gara, e dubito che a lui serva tutta la mobilità che serve a me sulla pista.

Decisamente odio il calcio.

 

*°*°*°*

 

Peter è venuto a vedere i miei allenamenti ed è rimasto flashato. Dice che è stupefacente quello che riesco a fare, che lui non ci riuscirebbe mai. Mi ha stupito, perché di certo non ero in forma. Non lo sono più da quel dannato ultimo posto al Grand Prix di Sochi. Mi ha devastato e tolto quel briciolo di coraggio che avevo, infatti sto accumulando un fallimento dietro l'altro. Ma per Peter sono bravo. Ha voluto provare i pattini e, quando se ne sono andati tutti, l'ho accontentato. Si è fatto male a un ginocchio e rideva come un coglione mentre lo accompagnavo al pronto soccorso. Sarebbe stato fermo per due settimane dal calcio ed era colpa mia, accidenti!

“Appena riparto vieni a fare una partita con me!” Ha detto tutto spavaldo. Non so se volesse mostrarmi che nello sport lui è davvero bravo o se invece meditasse di rompermi una gamba per vendetta. Io non ci vado a giocare a calcio con lui, nemmeno se mi prega in cinese!

 

*°*°*°*

 

Aleksandr ha fatto schifo nella sua partita importante, o, almeno, non ha fatto goal, che per quanto ne so io di calcio, vuol dire fare schifo. Dice che un terzino non deve fare goal e me l'hanno confermato anche quelli in tribuna accanto a me, quando sono andato a vedere la partita con un biglietto omaggio. Si vede che non ci capisco proprio nulla. Per me è tutto un impiastro di sudore e muscoli, tatuaggi e testosterone. L’unica musica che c’è durante una partita di calcio, è quella dei cori gutturali e inneggianti alla violenza. Ecco cos'è il calcio. Era meglio se mi trovavo un musicista, se lo scopo era quello di non pensare. Aleksandr, quella sera, è tornato da me esausto, ma troppo galvanizzato dalla vittoria della sua squadra, affamato e rapace e mi ha mostrato come nel calcio conti essere i più aggressivi, i più crudeli possibile, quando si tratti di spezzare caviglie, legamenti, cuori, pur di essere i primi. Mi ha spezzato quella volta, Aleksander, e forse mi sta bene così. 

 

*°*°*°*

 

Oggi Peter si laurea. Ho detto a Phichit e Celestino che sarei stato tutto il giorno in facoltà, che devo recuperare per l'ultimo esame, e che non sarei tornato neanche a cena. È una bugia.

“Non importa”, mi ha risposto Phichit: “Tanto oggi non mi alleno nemmeno io. Vado con Sarah a Lansing a piazzare tre criceti. Sarà dura separarmi da loro…”

La coppia di animaletti che Phichit aveva portato con sé al suo arrivo a Detroit, due maschietti, ci ha lasciato sei mesi fa. Ne ha presi altri due, ma questi sono un maschio e una femmina... Nel giro di un mese ci siamo ritrovati in casa otto criceti. Dopo due mesi erano tredici minuscole palline di pelo e due genitori fertili e incazzati. Per questo Phichit sta cercando di dare via le cucciolate e lo fa insieme alla sua ragazza. Si sono messi insieme una sera di marzo, mentre io ero solo in casa a ingozzarmi di patatine e guardavo una replica di Friends alla TV, e su un altro canale andava in onda la finale del Campionato Mondiale. Il quarto di fila che ha vinto Victor. 

Celestino ha preso un nuovo atleta di quindici anni da allenare e non fa più caso alle mie assenze. Anche Phichit non fa più caso al fatto che sono spesso altrove, non gli ho mai detto nulla di Peter e lui non mi ha mai chiesto nulla. 

Non racconterò a Phichit di Peter, qualcosa mi dice che cercherebbe di convincermi a non uscire più con lui, in virtù di una folle fedeltà che dovrei rispettare nei confronti di Victor Nikiforov. 

Ma forse anche Peter è solo un'idea. Come Victor.

 

*°*°*°*

 

“Sei diventato sfuggente, Victor”, mi ha detto Aleksandr dopo che avevamo fatto cose, l'altra notte. “Hai la testa altrove, è così?” Nella penombra dei punti led dimmerati al minimo, in camera mia, ho guardato il suo profilo in controluce. Capelli neri e occhi tagliati all'orientale.

“È così. Io vivo in fuorigioco, tu marchi stretto.”

“Non vuol dire un cazzo!”

“Lo sai, non ci capisco nulla di calcio. Dormiamo adesso”, ma non ho chiuso occhio. È stata la prima volta che ho potuto guardare Aleksandr dormire, ma non me ne fregava più niente. È stata anche la prima volta in cui non ho resistito a una tentazione che mi strizzava il fegato da dicembre. 

Prima di andarmene dalla stanza dell'hotel dove Yuuri Katsuki russava con più alcool in corpo che sangue, quella notte a Sochi, avevo premuto il suo indice sul punto di sblocco del suo telefono e avevo chiamato il mio. Volevo avere il suo numero e non avevo avuto il coraggio di chiederglielo. Quella notte, con Aleksandr che mi respirava accanto dopo che avevamo avuto un rapporto, ho fissato per mezz'ora la scheda di Yuuri registrata in rubrica, immobile come un concentrato di angoscia e rimpianti. Poi ho aperto WhatsApp sulla chat immacolata. Perché, Yuuri, non mi ha mai cercato? Perché non ha significato nulla, tutto quello che ci siamo detti quella sera? Perché mi sono illuso che avrei potuto davvero spezzare la mia carriera per uno sconosciuto che non aveva significato niente, per me?

Perché guardo Aleksandr dormire accanto a me e immagino che ci sia Yuuri, al suo posto?

Perché sono un bugiardo e non ammetto finalmente che Yuuri ha significato così tanto e invece di tenermelo stretto, l'ho lasciato uscire dalla mia vita in sordina, così come vi era entrato?

 

*°*°*°*

 

Peter ha voluto che ci fossi anch'io alla sua festa di laurea. Ho conosciuto i suoi compagni di squadra, i suoi genitori e suo fratello più grande. Mi ha presentato come “un compagno di studi che si laureerà entro l'anno”. È ottimista, Peter, e sono state ottimiste quelle ragazze che per tutta la festa hanno ballato con lui, pensando di strappargli un appuntamento, finché, come tutti, non sono tornate a casa all'alba, quando la festa è finita.

“Dopo devo dirti due cose, aspetta ad andartene”, mi detto Peter. Sotto le luci agli ultravioletti della discoteca dove ha festeggiato, i suoi capelli apparivano così chiari e gli occhi talmente trasparenti che ho creduto di guardare Victor, per un istante. 

“Eccomi!” Ha esclamato dopo aver salutato tutti gli invitati, mentre riemergevo da un angolo in disparte dove mi ero isolato. Mi ha baciato, ma le luci erano cambiate, Peter aveva di nuovo i capelli biondo scuro e gli occhi del suo colore bellissimo, ma torbido.

“Ho una notizia bella e una brutta, quale vuoi sentire per prima?”

“Quella bella.”

“Mi hanno regalato una mini vacanza per due a Cape Cod, posso portare chi voglio. Vieni con me? Si parte tra due settimane!”

Il mare! Ho sorriso “Sì”, gli ho detto “È bellissimo, Pete!”

“Adesso la cattiva…”

“Spara!” Nulla poteva adombrare l'aspettativa di scappare sul mare con Peter, neanche il fatto che non fosse l'uomo per cui ho vissuto e lottato e amato il ghiaccio da quando ho ricordi.

“Tra due mesi devo andare via. Mi trasferisco a Chicago. Mi hanno preso nella squadra di calcio di serie B e mi hanno assicurato che potrò fare strada, se mi impegnerò con tutto me stesso.”

“Oh… Congratulazioni…”

Non siamo andati a Cape Cod. È finita quella sera stessa, con un lungo bacio d'addio, la promessa che ci saremmo tenuti in contatto e l'ultimo tentativo da parte sua di passare la notte insieme.

Ho declinato, la notte ormai era scolorita in un'alba grigiastra e dopo quattro ore avrei avuto lezione e poi gli allenamenti e quell'impegno che rimandavo da un bel pezzo e…

Peter e io siamo stati insieme per cinque settimane e due giorni, ci siamo avvicinati con un sorriso e lasciati con un altro sorriso. Non ci siamo più sentiti.

Mentre tornavo a casa, con uno strano senso di liberazione che faceva a cazzotti con l'angoscia che avrei dovuto razionalmente provare, il telefono ha vibrato nella mia tasca. Chi cavolo può essere alle cinque del mattino!?

Era un messaggio di WhatsApp da un numero sconosciuto, c'era scritto soltanto “Ciao. Come stai, Yuuri?”

Ho bloccato il contatto e sono andato a dormire.

Mi sento sospeso, come se avessi messo in standby la costruzione del mosaico della mia vita, come se mancasse un tassello fondamentale per riuscire a mettere al posto giusto tutti gli altri elementi e comprendere cosa mi manchi per sentirmi finalmente completo.

Prima di addormentarmi, ho posato un'ultima volta lo sguardo sui poster di Victor e ho sorriso. 

 

*°*°*°*

 

Aleksandr è stato venduto al Borussia Dortmund, se ne va in Germania. Yuuri non ha mai risposto al mio messaggio. Quest'anno non partirò in vacanza con Aleksandr, come avevamo progettato. Mi ha lasciato dopo un mese e mezzo da quando avevamo preso a frequentarci, con una telefonata. “Parto. Mi hanno offerto veramente tanto, non ho potuto rifiutare e non avrei voluto, in ogni caso. Farò il tifo per te quest’inverno, per le tue gare di pattinaggio. Spero che riuscirai a trovare quello che cerchi e a sconfiggere i tuoi demoni.” Ho accolto la notizia quasi con sollievo. Quest'estate non andrò in vacanza neanche da solo, ho il cuore indolenzito, ma non per il calciatore. Lui è stato un periodo, una spunta sull’elenco delle cento cose da fare per dimenticare quello che mi manca. C’è troppa confusione nella mia testa, troppo silenzio nel mio cuore. Voglio rimanere a casa. Mi sono distratto a sufficienza con l'illusione di cancellare con un colpo di spugna un tormento che non mi abbandona.

Sto ancora aspettando un segnale da parte tua, Yuuri Katsuki e non voglio più distrarmi e distogliere l'attenzione. La mia vita va avanti uguale a sé stessa, finché non mi cercherai tu. Allora sarò pronto a scattare sull'attenti e correre da te. E se non mi cercherai mai, continuerò a pattinare e a fare l’amore con te attraverso le emozioni che mi regalerà ancora il ghiaccio.




 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Florence