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Autore: Sidney Prescott    18/03/2024    0 recensioni
Premessa importante: non si tratta di una storia strappa lacrime, niente che vi farà urlare per lo stupore o simili, questo è semplicemente il diario di bordo di una 20enne che, sebbene le alte aspettative, si è già pentita di essere cresciuta!
La storia di 8 ragazzi qualunque che si amano, si odiano, e che finiscono per perdersi, ma saranno in grado di ritrovarsi ostacolati dai dissapori personali e dalla frenesia della vita di ogni giorno?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Atto primo: Amedeo.
 

Amedeo.

La prima volta che ho visto Amedeo Massari ero in un periodo di merda della mia vita: appena bocciata, fresca fresca, convinta di non ritrovare nessuno di interessante su quei già conosciuti banchi di prima (per la seconda volta) liceo, ma il futuro mi avrebbe riservato un tipo stravagante, e non disperso, oh no!
Proprio lì, accanto, vicino a me.
Le superiori, si sa, non sono gentili con nessun fanciullo, specialmente se appena uscito dalla terza media con un sorriso stampato in faccia e tanta voglia di distinguersi tra gli altri: si, Amedeo era ed è un cazzotto in bocca o una ventata d’aria fresca, specialmente tra una marmaglia di adolescenti incapaci di essere se stessi per non stonare nel gruppo.
Non era affatto il mio tipo, troppo solare, troppo estroverso, troppo protagonista in quella classe dove la supremazia femminile la faceva da padrone; insomma, lui era il leader dell'opposizione, seppur deboluccia, maschile, ma cosa volete che ne freghi mai ad una 15enne ripetente incazzata col mondo, con tutto e tutti?
Ve lo dico io: un emerito cazzo.
Amedeo faceva sorridere, e questo bastava: faceva?
Sì. Amedeo mi faceva sorridere, e non perchè ora sia meno divertente di allora, anche se vi giuro che trattenere le risate in sua compagnia era cosa assai difficile, ma perchè adesso non so più se quelle risate siano dettate dalla felicità oppure dalla semplice circostanza, in uno squallido bar, di uno squallido paese di un’altrettanto squallida provincia.
Cosa ricordo di Ame prima di tutte le sue innumerevoli cazzate?
Dio, da dove comincio?
Non era un'amante della scuola, anzi, ma riusciva a cavarsela come pochissimi, e non certo per via delle “sudate carte”, perchè vi assicuro che in 5 anni l’unico sudore versato era quello durante le ore di Educazione Fisica (che noi chiameremo così perché “arruolamento forzato con il generale Francisco Franco” è poco educato) o forse quello causato dalla forza di immaginazione impiegata nell’inventare stronzate apocalittiche durante le interrogazioni, ma sapete cosa c’è di sconvolgente?
Lui i professori li intortava tutti, ma tutti, non c’era verso.
Ame è un autentico romagnolo, ci sapeva fare, anzi, ci sa ancora fare, ma una cosa che non è mai, e dico mai, cambiata in tutti questi anni è il non saper trattare, né con le ragazze e nemmeno coi confini imposti, forse, per non farsi troppo male dentro.
Il personaggio lo avete inquadrato, no? 
Lo spirito della classe con la parlantina facile, la battuta pronta, ma non appena si presentava l’occasione di conoscere una ragazza, Amedeo, dacché era il Cicerone del momento, finiva per essere esattamente come l’imperatore Claudio, e non perchè era zoppo (il buon Amedeo è più che sano), ma perchè si faceva, e fa, sopraffare da qualsiasi buona donna finita nel suo mirino.
Ame non è un cacciatore, è quello che finisce per spararsi perchè tiene il calcio del fucile al contrario, puntato proprio dritto in faccia.
Se solo sapeste le ore passate a cercare di convincere quella autentica testa di c***o ad aprire gli occhi sulla realtà, ma alla fine sappiamo tutti che non esiste più grande cieco di chi non vuol vedere, ed è proprio questo che, negli anni, ha portato la bella luce di Ame, quella che ricordo dal primo giorno di scuola, a scemare, minacciando tante, troppe volte, di spegnersi da sola.
Non sono qui per biasimare Amedeo o nessuno dei miei 7 amici, voglio solo raccontarvi come i cambiamenti siano inarrestabili, per quanto vorremmo fermarli, non c’è verso ne di controllare il tempo, riavvolgerlo o riviverlo: possiamo conservare i ricordi, ma così facendo rischiamo di cadere nella spirale della depressione.
Io ci sono caduta, non so se mi sono ripresa, è difficile capirlo, ma ognuno di noi ha la sua droga: la mia è il passato, ma quella di Amedeo credo sia il concedere la sua luce senza ricordarsi di far pagare la bolletta a chi ne usufruisce.
Non serve a niente nascondersi dietro ad un cartonato costruito, e quando si è alle superiori, pur di farci accettare, ci inventeremmo la qualunque, ma non basta  certamente il fumo di una canna ad annebbiare il nostro riflesso allo specchio, perché siamo sempre gli stessi, non importa quante maschere usiamo per fingerci qualcuno che piace solo a terzi, ma non a noi.
E Amedeo di maschere è uno che se ne intende.
A differenza di molti di noi che sembrava farsela sotto dalla paura, Ame pareva correre dietro al suo futuro dopo il diploma, dove tutto è buio e senza certezze: l’attore, si, lui voleva essere attore.
No, non è una cazzata da sitcom italiana, lui ci voleva provare per davvero, nonostante lo scetticismo di noi altri figli (non di puttana) ma della sfiducia, che cercavamo di dissuaderlo, forse arrivando anche a ferirlo, sebbene lui non ce l'avesse mai detto (e di questo mi scuso personalmente): è molto più facile mollare in partenza che inseguire sogni lontani, lontani per comuni bastardi come noi, figli del popolo, figli di operai e di semplici promesse, lontani dai riflettori e dalla notorietà.
Oggi? Che ne è di Amedeo oggi?
Ancora di Ame non ho notizie certe, non so se è felice, non so è lo stesso Ame che ho conosciuto, non so se lo sarà più; ve l’ho detto, il passato non lo riavvolgiamo, è un brutto vizio che inseguo come Ame insegue ragazze che lo distruggono, o amicizie che lo avviliscono.
Lo spengono.
Sapete perché ho datato l’inizio di questa storia al settembre del 2021?
Perchè è da lì che sono iniziati i nostri guai: quando eravamo a scuola non facevamo altro che lamentarci in continuazione, di ogni cosa, dei compiti, dell’essere svilente dei professori, dei compagni di classe che avremmo volentieri messo sotto con la macchina fingendo di aver lasciato giù il freno a mano, ma sapete cosa resta di tutti quei fastidi e capricci?
Un pericoloso vuoto, perchè è vero, non ci accorgiamo di ciò che perdiamo finchè non lo possiamo più riavere: quando eravamo a scuola eravamo insieme, contro dei docenti annoiati e dei compagni frivoli, ma eravamo insieme, e le incertezze sparivano, ma una volta ottenuto il diploma?
Si apriva il ballo delle certezze, delle responsabilità, di un futuro che avevamo paura di accogliere e che, si, ancora ci spaventa a morte o almeno, per quel che mi riguarda, mi terrorizza.
Chissà se Amedeo, nonostante tutto, sorriderebbe in faccia anche ad una simile voragine; mi piace credere che farebbe così, come quando ridevo di qualche cazzata detta con lui davanti ad una delle mummie che si spacciava come professoressa al liceo, così forte da avere le lacrime agli occhi, incuranti dei richiami e delle minacce di Tutankhamon dietro la cattedra.
In quel momento niente faceva più paura, nemmeno l’espressione mesta del futuro appena dietro l’angolo.
Ma chi sono io per parlarvi dei miei compagni senza prima essermi presentata?
Chiamatemi Ada, Ada Parisi, ho quasi 22 anni, sono al secondo anno di università, non ho idea di che cosa fare della mia vita e sono della Bilancia.
Le mie generalità?
In generale sto così e così, ma adesso sono qui per raccontarvi la storia di 8 ragazzi come tanti, la storia di Amedeo, di Alba, Andrea, di Fiammetta, Elio, Diletta ed Edoardo.
Chi sono, direte voi: non ha importanza come li chiameremo, la loro essenza non cambierà affatto, ma in qualche modo dovrò pure identificarli a questi stronzi!
Dicevamo….era il settembre del 2016…
   
 
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