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Autore: Marlena_Libby    21/03/2024    1 recensioni
Una fata cattiva maledice una principessa per non essere stata invitata al suo battesimo
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata di sole e gli uccellini cinguettavano, ma la Regina era triste mentre faceva il bagno nel lago.
- Oh, come vorrei avere un bambino! - disse e una sua lacrima cadde nella bocca aperta di una rana che sedeva su una foglia.
- L'anno prossimo avrai una bambina - gracidò la rana.
Poi si tuffò fra le erbe del lago e sparì.
Un anno dopo il Re e la Regina ebbero una figlia.
- Le rose stanno per sbocciare - disse il Re. - Chiamiamola Rosaspina. Le faremo la più grandiosa festa di battesimo che si sia mai vista.
- Dobbiamo invitare tutta la gente importante - disse la Regina.
- E le tredici fate del regno.
- Ma caro, le fate devono mangiare in piatti d'oro e noi ne abbiamo solo dodici.
- Vorrà dire che inviteremo dodici fate.
Alla grande festa gli ospiti cantarono e danzarono finché non venne il momento in cui le fate fecero i loro doni alla neonata.
La prima fata le donò la bellezza, la seconda le donò un portamento flessuoso, la terza le donò una voce melodiosa, la quarta le donò un buon carattere, la quinta le donò la salute, la sesta le donò la dolcezza, la settima le donò la sincerità, l'ottava le donò la bontà, la nona le donò il senso dell'amicizia, la decima le donò la felicità e l'undicesima le donò il buonumore.
Ma prima che la dodicesima fata potesse parlare, la sala da ballo si oscurò, si levò un vento freddo e si udì il verso sinistro di una civetta.
Tutti rabbrividirono.
Vicino alla culla apparve una piccola figura curva tutta vestita di nero.
Due occhietti verdi spiccarono su un viso grinzoso.
- Così non mi avete invitata! - disse la tredicesima fata. - Ma io sono qui lo stesso ed ecco il mio dono: nel giorno del suo diciottesimo compleanno, la principessa si pungerà il dito con un fuso e morirà!
La fata svanì, il vento e la civetta tacquero e ritornarono il calore e la luce.
La principessa piangeva nella sua culla e su tutti era calata una profonda tristezza.
Poi la dodicesima fata disse: - Rosaspina si pungerà il dito, ma non morirà. Dormirà per cento anni insieme a tutti gli abitanti del palazzo, finché il bacio di un principe non la sveglierà.
Il re fece immediatamente distruggere tutti i fusi del regno.
Gli anni passarono e Rosaspina crebbe felice con tutti i doni delle fate.
Nel giorno del suo diciottesimo compleanno i suoi genitori dettero una splendida festa in suo onore.
Poco prima delle sei, Rosaspina propose: - Giochiamo a nascondino?
Tutti gli ospiti corsero a nascondersi negli armadi, sotto i tavoli e dietro le tende.
Rosaspina salì in punta di piedi per una scala a chiocciola fino a un'alta torre del castello, dove da molti anni nessuno metteva piede.
Lì dentro era buio e pieno di umidità.
Rosaspina cominciava a desiderare di non esserci mai entrata, quando vide una porta polverosa.
Col dito scrisse il suo nome sulla polvere e aprì la porta.
- Entra, cara - sussurrò una strana voce.
Rosaspina vide una vecchia dal viso pallido e rugoso e gli occhi verdi seduta davanti a una grande ruota.
La stanza divenne ancora più buia, si levò un vento freddo e si udì il verso sinistro di una civetta.
Rosaspina rabbrividì.
- Cos'è questo? - chiese indicando la ruota.
- È un arcolaio, cara. Sto filando del lino per un lenzuolo. Avvicinati, guarda come danza il fuso mentre il filo gli si avvolge intorno.
Rosaspina era affascinata dato che non aveva mai visto un arcolaio prima di allora.
Allungò la mano per toccare il fuso, si punse un dito e subito si addormentò profondamente.
Il vento e la civetta tacquero, il calore e la luce tornarono e la vecchia svanì.
Il Re e la Regina si addormentarono seduti sui loro troni nel bel mezzo di una conversazione, gli ospiti si addormentarono nei loro nascondigli e chi doveva stanarli si addormentò con le mani premute sugli occhi.
Il pendolo si fermò, una mosca rimase sospesa a mezz'aria, il gatto del cuoco si addormentò davanti alla tana di un topo, il roditore terrorizzato vi si addormentò dentro e il cane, che stava già sonnecchiando, dormì ancora più profondamente.
Passarono moltissimi anni e il palazzo venne ricoperto da una fitta siepe di rose spinose.
La storia della bella addormentata si era sparsa per il mondo e si era tramandata in tutte le famiglie reali.
Molti principi coraggiosi avevano cercato di entrare nella foresta, ma nessuno ci era riuscito.
Poi un giorno un bel principe arrivò da una terra lontana.
I rovi spinosi lo ferivano, ma lui si fece strada finché non crollò dalla stanchezza.
Ma ad un certo punto le spine non lo ferirono più, le rose cominciarono a fiorire e lui si fece strada tra i rami come per magia.
Erano passati cent'anni dal diciottesimo compleanno della principessa, ma il tempo nel palazzo si era fermato.
Il principe aprì il portone, passò tra gli ospiti addormentati e salì la scala a chiocciola.
In cima vide il nome Rosaspina scritto nella polvere sulla porta e dentro la stanza trovò la fanciulla addormentata.
Non ne aveva mai vista una più bella.
Il giovane si chinò lentamente e la baciò.
La principessa aprì subito gli occhi e sussurrò: - Ti ho aspettato così a lungo!
Nello stesso istante si svegliarono anche tutti gli altri.
Il Re rispose alla domanda che la Regina gli aveva fatto cent'anni prima: - Hai proprio ragione, cara.
Il topo si nascose nella tana per sfuggire al gatto e il cane si rotolò sulla schiena.
I ragazzi nascosti sorrisero divertiti e chi doveva stanarli si tolse le mani dagli occhi dicendo: - Sto arrivando!
La mosca atterrò su un cucchiaio sporco di marmellata e il pendolo finalmente rintoccò le sei.
Tempo dopo Rosaspina e il principe si sposarono vissero per sempre felici e contenti.
   
 
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