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Autore: Yssis    30/03/2024    0 recensioni
Fra problematiche figure genitoriali, amici-bulli molto affezionati, le splendide cotte delle scuole medie e l'affetto per sua sorella, il goffo e magro orfanello Yuuto diventerà l'arrogante regista e capitano Kidou.
*
Dai capitoli...
1: Le abilità di problem solving di Yuuto lasciano a desiderare.
2: Kageyama Reiji e Kidou Honzo giocano a scacchi da tutta la vita. Yuuto però non capisce chi vince e chi perde.
3: Kidou conquista autorevolezza nella sua squadra rotolando giù dalle scale.
4: Kidou e Genda condividono il compleanno.
5: Kidou pensa che la mamma di Sakuma sia molto bella.
6: Genda chiede aiuto ai suoi amici per affrontare un evento familiare intollerabile.
7: Kageyama Reiji è un professore delle scuole medie a cui non piace portare i ragazzini in gita: tuttavia, lo fa lo stesso.
8: Gouenji è il risveglio sessuale di Kidou, ma non il suo primo bacio.
9: Yuuto organizza la festa di compleanno della sua sorellina.
10: In ogni trio c’è un duo e Genda pensava di farne parte.
11: Kidou soffre per l'improvvisa morte di Kageyama e Fudou gli resta accanto.
12: A Fudou non piacciono i ragazzi della Inazuma né quelli della Teikoku: però gli piace molto Kidou.
Genere: Angst, Comico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Altri, David/Jiro, Joe/Koujirou, Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si prospettava un’altra giornata tranquilla alla Teikoku Gakuen, come al solito d’altronde.

Al mattino avrebbero frequentato le loro lezioni, si sarebbero incontrati in mensa commentando come, per l’ennesima volta, Kidou si fosse trattenuto in qualche aula per concludere l’elaborazione dei nuovi schemi di gioco; sarebbero andati a cercarlo, girovagando per tutta la scuola, atteggiandosi a padroni quali erano di diritto, alla luce del lustro che portavano a tutta la comunità studentesca con le loro schiaccianti vittorie. Si sarebbero bisticciati l’uno con l’altro le responsabilità di controllare dove andasse tutte le volte il capitano, quanto e dove mangiava, non poteva fare sempre come voleva; si sarebbero infine trascinati a furia di pacche sulle spalle – oppure spinte – fino al campo da gioco, dove avrebbero trovato Kidou già cambiato, con addosso il suo inconfondibile mantello scarlatto e le scarpette violette ai piedi, con quel suo sorrisetto divertito, a dir loro “Ma dove vi eravate cacciati? Saranno almeno venti minuti che vi aspetto! … Come punizione, venti giri di campo, tanto per cominciare!” E, come sempre, si sarebbe seduto da un lato, a osservarli mentre loro faticavano. Tsk, bella la vita del principino . Eppure provavano un profondo senso di stima verso Kidou e, al di fuori della loro ristretta cerchia di compagni di squadra, nessuno si doveva permettere di torcergli neanche un capello. Era una sorta di patto non scritto fra loro: fra i denti gli lanciavano maledizioni di ogni tipo e negli spogliatoi gliel’avrebbero fatta pagare - mentre è in doccia gli riempiamo le scarpe di shampoo! Nah facciamo di balsamo, è più scivoloso eheh - ma nessun altro doveva permettersi di dire o fare qualcosa contro quella bestiolina saccente e altezzosa che avevano eletto a loro leader. Kidou sapeva di avere le spalle coperte e accettava di buon grado quel trattamento speciale, a metà fra il bullismo affettuoso e l’istinto protettivo un poco manesco, che gli riservavano i suoi amici.

Al termine degli allenamenti la giornata non era ancora conclusa: lavati e cambiati, si trasferivano tutti a casa Kidou, dove prendevano possesso delle stanze del loro capitano. Guardavano filmati di partite famose del passato – Kidou da qualche tempo si era messo in testa di studiare la storia del calcio e propinava loro dei video vecchissimi di squadre leggendarie – giocavano alla lotta sul tappeto, sfogliavano insieme i giornaletti spinti che nascondevano nelle cartelle di scuola o dietro ai vasi – e quante volte Yuuto aveva rifatto il giro delle proprie stanze, quando i suoi amici se n’erano andati e prima di far entrare i domestici per le pulizie, con il terrore che ne avessero nascosto qualcuno che gli causasse dei guai – e, naturalmente, studiavano.

Soprattutto quando si avvicinava il periodo di esami, per l’ennesima volta era il loro capitano a prendere le redini del gioco e scimmiottava ordini e schemi d’azione, per orchestrare lo studio di gruppo. Ridevano tutti, ma, finito il tempo degli scherzi, si aiutavano l’uno con l’altro nello svolgimento degli esercizi di matematica e geometria, nelle analisi dei testi poetici e nel ripasso delle formule scientifiche. Kidou, come sempre, era fra i migliori dell’istituto, ma nessuno poteva permettersi di sfigurare nei test e avevano imparato velocemente quanti vantaggi potevano trarre dall’avere nel proprio gruppo un secchione di quel calibro: aveva spiegazioni, riassunti e mappe concettuali per tutte le materie e li dispensava con la generosità che l’aveva sempre contraddistinto. Invero l’avevano istruito a farsi furbo e a scuola in effetti li vendeva, contrattando sulla base di un tariffario di conoscenze, clientelismo e contraccambio di favori estremamente vincolante. Chiaramente, fra i suoi compagni di squadra circolava tutto quel materiale gratuito, ma stavano ben attenti a giocare al rialzo fra i loro colleghi a scuola: era un vero business e si divertivano da impazzire. 

Genda, in particolare, traeva molto beneficio da quelle sedute di studio di gruppo: all’inizio, quando più che amicizia il loro era un legame di prevaricazione fra bullo e vittima, Kidou era forzato con l’intimidazione a fargli copiare i compiti e si vedeva sottratti dai quaderni schemi riassuntivi e altri strumenti di studio, di cui Genda beneficiava senza il suo consenso. Con il tempo la loro amicizia si era consolidata, ma continuava a sussistere un tacito accordo per cui Yuuto a volte trascriveva direttamente i compiti in due copie, per sé e per il portiere della sua squadra, e, entrato in classe, faceva scivolare con discrezione nella cartella di Genda le mappe concettuali per le prossime materie che sarebbero state verificate. Genda ne era sinceramente lusingato, stimava la riservatezza con cui Kidou continuava ad aiutarlo, era davvero un amico e si poteva fidare.

-I tuoi voti sono notevolmente migliorati da quando studi e non copi e basta, neh Genou?- stava ammiccando Kidou, guardando con un sorrisetto soddisfatto gli esiti appesi in bacheca dell’ultima prova che avevano sostenuto. Koujirou gli assestò una gomitata di riconoscenza, ma, essendo il capitano molto più basso di lui, lo prese in pieno in testa, facendolo gemere indispettito.

-Sarà il bernoccolo più bello della tua vita, Kidou-kun, dovresti andarne fiero.- ridacchiò il portiere di rimando, dandogli un buffetto con falsa delicatezza. –Comunque potresti crescere ancora un po’!-

Arrivarono gli altri loro compagni, accalcandosi contro la bacheca per guardare per bene tutti i voti. Kidou e Genda si fecero da parte, rapidamente raggiunti da Sakuma.

-Ciao Sakuma-kun.- sorrise Yuuto, ricambiato dal celeste. –Hai visto, sono usciti i risultati dei test!-

-Ho visto.- commentò l’altro, con un cenno del capo un poco assorto: –Il Comandante ha fatto un investimento incredibile su tutta la squadra, facendoti capitano: non solo una vittoria dietro l’altra, ma persino i risultati scolastici non sono mai stati così brillanti. Seriamente, quando mai Jimon ha preso più della sufficienza in lingue straniere?-

Kidou ridacchiò, con quel suo modo modesto, quasi timido, ma intimamente molto soddisfatto delle lodi che gli venivano rivolte. Sì, stava facendo un bel lavoro con quei ragazzi, anche Kageyama lo riconosceva, pur non facendogli spesso i complimenti si vedeva che era soddisfatto del modo in cui procedeva il loro percorso scolastico e calcistico. Sarebbe andato tutto bene, doveva continuare così per altri due anni e poi…  

-Puoi dirlo forte! In casa mia non c’è verso di concentrarsi, ma pure a casa tua, Sakuma, le distrazioni non mancano…–, il portiere strizzò l’occhio in direzione del compagno, che gli assestò un calcio negli stinchi. Kidou, nel frattempo, stava pensando a quanto aveva detto Genda… In effetti già in passato glielo aveva detto: -A casa mia non riesco a concentrarmi, posso venire da te a studiare?-; naturalmente per Yuuto non era un problema, anzi, gli piaceva avere compagnia in quella casa tanto grande, ma era davvero strano che non ci fosse verso di studiare, nemmeno una volta, per conto proprio. Così un giorno, preso da una smania vorace di capire quale fosse il motivo di tanta difficoltà, era riuscito a strappare un invito in quella casa. Gli era bastato un giretto di ricognizione di un pomeriggio per inquadrare la situazione e -Sì,- aveva riconosciuto quando si erano salutati, -è meglio che vieni da me a studiare, c’è sempre spazio e se non ci sono tutti, io ci sono sicuramente. Ti aiuto io, Koujirou, non ti preoccupare.-

I coniugi Genda non erano esattamente persone di basso profilo, né si impegnavano particolarmente per creare un clima sereno, conciliante per lo studio e la concentrazione. Suo padre, Genda Toshio, era proprietario e CEO di una ricchissima società nell’e-commerce, inoltre viveva di rendite dalle tante proprietà ereditate dalla sua famiglia da generazioni: amante del buon cibo, della buona compagnia e del lusso, faceva sì che la sua assenza o presenza in casa si notasse. Quando c’era, la sua voce e la sua figura troneggiavano su tutto con prepotenza, sembrava un leone sulla sua rupe regale; quando non c’era, si stava in agguato, la sua mancanza era percepita come una situazione temporanea che si poteva interrompere in qualsiasi momento. Non bisognava mai farsi vedere sottotono, in quelli che erano i suoi possedimenti: poteva diventare molto violento verso quelle situazioni e persone che interrompevano il suo ritmo trionfante… Tutto intorno a lui doveva risplendere, quello era il suo motto. Chi più di tutti aveva afferrato il concetto era sua moglie, la signora Daryna, molto più giovane del consorte, sembrava letteralmente riflettere la luce dei molti gioielli che le impreziosivano il decolté e i lunghi capelli biondi. Erano una coppia da copertina, lui brizzolato e dal fisico prestante, alla guida di costose e fiammanti auto europee, lei magra e slanciata, sempre su tacchi vertiginosi, a ridere incurante di tutto all’infuori della loro bellissima vita. A Kidou non sembrava proprio una mamma, con quel suo sguardo un poco assorto, un poco assente, inebriato dallo champagne, con quella risata lieve, tintinnante, che sapeva di soldi. Non ce la vedeva, a cuocere torte e preparare gli onigiri al salmone, eppure non solo era la mamma del suo amico Genda, aveva avuto anche due figlie: due gemelle, Kameko e Kamiko, dalla bellezza caucasica mozzafiato, due principesse, come amava definirle il loro padre. Avevano dodici anni più di Koujirou ed erano due gioielli splendenti, da come ne parlavano i loro familiari: bellissime e talentuose, una studiava legge a livello internazionale, l’altra era già una famosa ricercatrice in non si era capito che ramo scientifico. Sembravano due divinità, eccellenti in tutto quello in cui si applicavano, dotate di qualsiasi virtù desiderabile da giovani donne quali erano.

Koujirou descriveva la sua famiglia come un vortice: se riusciva a rimanere fermo nel centro, poteva sperare di sopravvivere, ma, semmai avesse perso stabilità, anche solo per un momento, ne sarebbe rimasto travolto. Yuuto poteva capire la pressione a cui era sottoposto, la necessità assoluta, vitale , di dimostrare il proprio valore di fronte ad aspettative di tal calibro e in silenzio gli aveva garantito il suo sostegno, la sua vicinanza. Avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per aiutarlo, per quanto riguardava lo studio, a ottenere dei buoni risultati, a rendere fiera la propria famiglia. Naturalmente, le gemelle prima di lui avevano studiato alla Teikoku, diplomandosi con il massimo dei voti, e molti docenti si rivolgevano a Genda paragonandolo con le sue sorelle e chiedendo di loro, del loro percorso accademico. Il ragazzo reggeva gli urti come poteva: non era certo dotato come le sorelle che l’avevano preceduto in quelle aule, suo padre lo sapeva e non mancava di sottolinearlo, tollerava a stento la sua passione per il calcio nella misura in cui quantomeno vinceva, dimostrando che -Almeno qualcosa la sai fare bene!-

-Sentite, ragazzi.– esordì Genda dopo un lieve colpo di tosse, per attirare l’attenzione di Kidou e Sakuma al suo fianco: -Fra due settimane mia sorella Kamiko si sposa e hanno organizzato una mega celebrazione in pompa magna, roba grossa okay, e io mi stringerei le palle in una ganascia piuttosto che andare, ma mi obbligano, per cui… Venite a farmi compagnia?-

Kidou corrucciò la fronte, preso di sprovvista, Sakuma sghignazzò come una puttana: -Di’ un po’, Genda-kun, mica ti faranno vestire da pinguino?

-Farfallino e tutto il resto.–, gemette debolmente il portiere, con un’espressione scocciata e affranta al solo pensiero: -Voglio morire, ve ne prego, almeno voi dovete esserci.-

-Vuoi proprio che Kidou continui ad avere materiale con cui ricattarti per il resto della tua vita, eh?-

-Se si tratta di Kidou, può avere tutte le foto umilianti che vuole.- asserì con decisione, con quel tono in bilico fra l’assoluta serietà e la beffa che Yuuto aveva imparato a leggere. Quest’ultimo annuì, con aria seriosa. –Va bene, Koujirou, io verrò.-

-Grande! Contate su di me, ragazzi, non mi perderei questa storia per nulla al mondo.-

-Solo…- li interruppe un momento Kidou, allentando la stretta con cui si stringeva le braccia al petto –Non sono mai stato ad una festa di un matrimonio, c’è un dress code specifico o qualcosa che dovrei…?- Genda lo interruppe, prendendolo amichevolmente per le spalle e sollevandolo da terra. –Diamine Kidou, sei un caso perso! A volte dimentico quanto sei disagiato, ti dobbiamo insegnare proprio tutto… Non ce l’hai una famiglia?-

-Io…!-

-A malapena ha un padre!-

-Taci tu, che se non fai attenzione ti ritrovi senza madre!-

-… Ragazzi?!-

-Ah! Perché non gli dai la tua?!-

-Se la vuole gliela cedo oggi stesso!-

-Ragazzi! Ehi! Sono ancora qui!-

-Ah sì… Ehm…! Eh-eh dicevamo?-

-Dicevamo…– tornò in posa Kidou, aggiustandosi il colletto dell’uniforme scolastica –Che sono un disagiato e che senza voi a permettermi di fare queste esperienze rimarrei un babbeo.-

-Ben detto!– ruggì Genda soddisfatto della risoluzione della conversazione -Come faresti senza di noi? Allora è fatta, verrai alla festa, e pure tu, Sakuma. Vedilo come un favore personale che ti faccio, Kidou.-

-Sono in debito.– ridacchiò l’altro, dandogli le spalle e salutandolo con un lieve cenno della mano, mentre si allontanava.

-… Non sono finite le lezioni per oggi? Dove sta andando adesso?-

-Forse al laboratorio di chimica? Aveva parlato di un’esercitazione, lo diceva a casa tua…-

-Diamine, allora lo sa anche mia madre! Meglio che vada a farla anch’io! Kidou, aspettami!- Genda ridacchiò di gusto, guardando come il celeste scapicollava giù dalle scale diretto ai laboratori di scienze, inseguendo il loro capitano.

*

Nonostante gli amichevoli sfottò ai danni di Kidou, a conti fatti nessuno di loro aveva mai assistito a numerose celebrazioni. Oltretutto per la sua princess il padre di Genda non aveva davvero badato a spese: i due sposi avrebbero pronunciato il fatidico sì a bordo di uno yacht in una splendida laguna notturna. Gli amici di Genda si prepararono a dovere per l’evento, sia negli abiti sia nel bon ton, dovevano far fare bella figura al loro compagno, ma erano sinceramente incuriositi e divertiti da quell’invito così fuori dal comune. Nemmeno Sakuma aveva abiti adatti ad un’occasione del genere e i due ragazzini chiesero consiglio al signor Kidou, il quale li accompagnò personalmente a procurarsi l’abito opportuno, reso contento dal sapere che suo figlio stava allacciando legami di amicizia con persone così facoltose. Mentre si avvicinava la data dei festeggiamenti, tutta la squadra era in fermento e non vedeva l’ora di mettere le mani su foto irripetibili e gustosi aneddoti della serata.

Arrivati al punto di ritrovo, i due si guardavano attorno leggermente spersi: Sakuma era impacciato nel suo completo grigio e in quel farfallino chiaro che gli dava la sensazione di soffocarlo ad ogni movimento del capo. Kidou aveva per l’occasione dismesso gli occhialini sportivi e il suo sguardo si accendeva ad ogni nuovo dettaglio che carpiva di quell’ambiente sconosciuto e brillante. Si sentivano due pesci fuor d’acqua, fra tutti quegli abiti da sera scintillanti e fiori e calici frizzanti dappertutto: istintivamente si presero per mano e, scambiandosi uno sguardo di intesa, si diressero in avanti, in esplorazione dell’ambiente in cui erano finiti per amore del loro compagno di squadra.

Genda non tardò molto a trovarli, era vestito davvero bene, un perfetto damerino, aveva persino un fiore appuntato nel fazzoletto nel taschino, abbinato al bouquet della sposa, come tutti gli altri membri della famiglia. Così vestito di scuro sembrava ancora più alto e adulto. Andò loro incontro con un’espressione di esaurimento malcelata in una paralisi del sorriso che andava già squagliandosi sul suo viso. A Sakuma venne troppo da ridere a vederlo così conciato, si salvò solo all’ultimo grazie a un pizzicotto tattico di Kidou, che tratteneva il labbro superiore fra le labbra per contenere a sua volta smorfie fuori luogo. Era davvero buffo, non poteva negarlo. Genda non negò nulla, ma li ringraziò ancora per essere venuti, aveva davvero bisogno di un diversivo, loro erano una perfetta scusa per scappare e ne avrebbe approfittato senza indugi. Prima li accompagnò a fare bene il giro dello yacht e, naturalmente, al buffet.

Kidou era stato istruito riguardo al come e quanto mangiare a quel genere di eventi sociali, aveva già accompagnato suo padre in altre occasioni, per cui si limitò a seguire i consigli ricevuti e assaggiare con moderazione: oltretutto non aveva granché fame, tutta quella gente e il gran rumore che producevano lo faceva sentire sotto pressione. Per un poco furono tranquilli loro tre soli, poi furono raggiunti dalla sposa e dalla famiglia di lei al seguito.

-Così siete voi gli amichetti di mio fratello, benvenuti e grazie per essere venuti.-

-Buonasera! Grazie a voi per l’invito. Io sono Kidou Yuuto.-

-Sì, grazie… E’ bellissimo essere qui. Sakuma Jirou, salve, salve a tutti!-

-E così sei tu, il ragazzino che hanno adottato i Kidou!-

Yuuto si impettì, annuendo e ripetendo l’inchino di saluto. Era sicurissimo di aver già visto la mamma di Genda in almeno un paio di occasioni, ma la donna lo guardava dall’alto dei suoi tacchi scintillanti e della sua ricchissima acconciatura come se lo vedesse per la prima volta, come se non si fossero ancora incontrati. Era… Quantomeno strano. Avrebbe tanto voluto sapere cosa ne pensava il suo Comandante di quella donna, sicuramente la conosceva: chissà se, di lui, lei si ricordava o tutte le volte era come la prima volta. Gli venne da ridere al pensiero, ma si trattenne mordendosi ancora il labbro superiore. Gesto che non sfuggì al padre di Genda, il giovane Kidou sentì il suo sguardo scuro perforarlo, pieno di giudizio e commiserazione. La sposa si chinò a dare un buffetto a mo’ di saluto per entrambi i ragazzini, poi sfilò dal proprio bouquet due roselline blu che appuntò alle loro giacche. Sakuma si sentì venire addosso il suo profumo, molto intenso, e ne rimase inebriato.

-Questi sono per voi, Sakuma e Kidou. Se siete amici così cari di mio fratello, lo siete anche per me. Divertitevi stasera.– con passo lento e fiabesco, la sposa si allontanò in una nuvola di veli e merletti, richiamata dall’arrivo di altri invitati.

A Kidou rimasero tante domande, quella sera. Possibile che le parole di quella bellissima ragazza vestita di bianco fossero sincere? O era l’ennesima posa, l’ennesima formula di cortesia da dire che aveva imparato, lei, come sua sorella, come suo fratello, come la loro madre, come tutti quelli che dovevano orbitare intorno a quell’uomo così prepotente e potente? Se Kamiko avesse dovuto usare un’immagine per descrivere la propria famiglia, anche lei avrebbe detto che era come un vortice? Genda era a disagio da tutta la vita a causa sua, soffriva il confronto con la sua vita perfetta, con il suo fidanzamento facoltoso, con i suoi eccellenti voti scolastici, con le sue formidabili prestazioni nella danza da piccola… Ma lei, lei cosa provava per suo fratello? Si erano mai parlati, davvero? L’avrebbero fatto, ora che lei andava a vivere per conto proprio e si faceva una sua famiglia all’estero con il suo sposo? Probabilmente no e Koujirou ne sembrava molto sollevato.

In mezzo a tutta quella gente che festeggiava e beveva e ballava sotto la luce delle luna riflessa nelle acque blu, il giovane Kidou guardò i suoi amici e si sentì colto da una vertigine: non sapeva cosa pensare, gli rodeva nella pancia una sensazione di ingiustizia inspiegabile e di nostalgia per qualcosa di sconosciuto. Da sotto un tavolo di lato Genda fece scivolare un pallone e richiamò entrambi gli amici con un cenno della mano e un sorrisetto trionfante. Il volto di Sakuma si illuminò e cercò l’approvazione di Kidou con gli occhi: Yuuto sapeva bene che non avrebbero dovuto allontanarsi… Ma in fondo erano su uno yacht in mezzo al mare, decisamente non sarebbero andati lontano.

Così annuì e passarono il resto della serata nascosti dalla pista da ballo, le giacche dei completi appoggiate su una cassa poco distante, a fare passaggi fra loro e improvvisare qualche tiro, che immancabilmente Genda parava, evitando sconvenienti tuffi notturni. A fine serata, conclusero che Genda Koujirou era il portiere più forte del Giappone, non c’erano dubbi, e che, se era riuscito a parare le loro conclusioni per tutta la serata in camicia, avrebbero senz’altro vinto il campionato con la porta inviolata. Genda era contento di avere al fianco amici del genere e Sakuma riuscì a scattargli a tradimento una foto mentre saltava a parare un tiro di Kidou,  con la camicia che si sollevava mostrando il suo addominale scolpito. Per molto tempo quella fu l’immagine della loro chat di gruppo.

author's corner
Questi bimbi stanno crescendo, ma alla fine sono tutti delle piccole pulci
Il mio amore per Genda traspare da questi capitoli, è un personaggio che mi è sempre piaciuto molto e per cui ho elaborato moltissimi headcanon. Oltre ad essere stata innamorata di lui da bambina.
Tutte le informazioni sulla sua famiglia sono miei headcanon, ma mi sembravano calzanti dato il personaggio.
  
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