Fumetti/Cartoni americani > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: BeautyLovegood    31/03/2024    0 recensioni
[Helluva Boss]
La mia idea di quello che spero accadrà tra Stolas e Blitzø nel futuro episodio Full Moon
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Allora… chi ce l’ha più grosso?”.

Fizzarolli e Asmodeus si guardarono, entrambi infastiditi dalla presenza invasiva di Blitzø.

“Senti, Blitzø, Ozzie ed io ti siamo grati per quello che hai fatto oggi per noi, soprattutto quando hai sparato a quel rompicoglioni che so che desideravi fare fuori da quando eravamo ragazzini, ma adesso te lo devo proprio dire: hai rotto il cazzo!”, esclamò il clown.

“Il tuo o il suo? Non li ho neanche sfiorati”.

“Quello che il mio ranocchietto sta cercando di dirti, Blitzø, è che tu ce lo hai un cazzo da succhiare e quando non lavori, non dovresti perdere tempo ad intrometterti nella vita amorosa degli altri, come fai anche con quegli sdolcinati dei tuoi dipendenti”, intervenne Asmodeus.

“Glielo hai detto, Fizz? Brutto pettegolo del cazzo!”, protestò Blitzø.

“Non è questo il punto, coglione! Puoi fare il lupo solitario quanto ti pare, ma sia io che Ozzie sappiamo quanta intimità ci sia tra te e il principe Stolas e non si tratta soltanto di sesso, te lo posso assicurare!”.

“E come fate ad esserne così sicuri?”, chiese Blitzø incrociando le braccia e Asmodeus sospirò.

“Di solito non ficco il naso negli affari altrui, ma a questo punto non ho altra scelta: il giorno in cui il mio ranocchietto è stato rapito, Stolas è venuto da me per chiedermi uno dei miei cristalli, che permettono di viaggiare legalmente nel mondo dei vivi”.

“E perché te lo ha chiesto?”.

“Per darlo a te, Blitzø”.

“Si è… stufato di me? Lo sapevo! Te lo avevo detto, Fizz, i ricchi sono tutti uguali! Ti usano e poi ti buttano via come merdosa spazzatura!”, protestò Blitzø e per poco strappò un pezzo di pelle del suo sedile.

“Non è vero che sono tutti uguali!”, sbraitò Fizzarolli e si strinse ad Asmodeus con fare protettivo.

“Quello che sto cercando di dirti, Blitzø, è che Stolas prova dei sentimenti per te, ma è convinto di non essere ricambiato. Per un momento, avevo pensato che volesse chiedermi un filtro d’amore, ma per fortuna, mi ero sbagliato”.

Blitzø voleva ribattere, ma non sapeva che cosa dire.

“Comunque, Stolas è disposto a rinunciare a te, ma io so che spera anche che tu sia disposto ad avere comunque una relazione che sia basata anche sul cuore, come facciamo noi”.

Commosso, Fizzarolli ricoprì di baci la faccia di Asmodeus, mentre Blitzø tolse lo sguardo.

“Io… non lo so… mando sempre tutto a puttane quando… si tratta di sentimenti… e finisco per ferire gli altri. Guarda te, Fizz”.

Fizzarolli si staccò di colpo dalle labbra di Asmodeus e fissò il suo amico.

“Ne abbiamo già parlato, Blitzø, e ci siamo riappacificati”.

“Ma c’è ancora una cosa che non sai riguardo… quel giorno”.

“Ranocchietto, di che cosa sta parlando?”, chiese il Signore della Lussuria.

“Ehi, autista? Ferma la macchina!”, esclamò Fizzarolli e la limousine si fermò all’istante.

“Aspetta qui, Ozzie”, disse al fidanzato e costrinse Blitzø ad uscire dal veicolo insieme a lui.

“Ti ascolto, Blitzø, e non tralasciare niente, sennò ricomincerò ad usare la O”.

Blitzø tremava ed era sul punto di piangere, ma Fizzarolli lo rassicurò posando una mano sulla sua spalla.

“Il giorno dell’incendio… io ti volevo consegnare una lettera e un fiore… perché volevo confessarti quello che provavo davvero per te”.

Fizzarolli spalancò gli occhi, ma non disse niente.

“Ma tutti quegli occhi addosso a te, come succedeva tutti i giorni, non riuscivo più a sopportarli e pensavo che tu non avresti mai ricambiato i sentimenti di un fallito come me e così ho rinunciato e… il resto lo sai”.

Sfinito, Blitzø s’inginocchiò a terra e pianse senza coprirsi la faccia, era troppo fragile persino per alzare le braccia.

“Da quel momento… mi sono punito ogni giorno, ricordandomi che non merito l’amore. Guarda com’è andata a finire con Verosika e ora sono solo un patetico imp che preferisce spiare i propri dipendenti piuttosto che rovinare anche la vita di un Ars Goetia”.

Fizzarolli rimase immobile finché Asmodeus lo richiamò con un fischio, curioso di sapere che cosa fosse successo. Il clown gli fece segno di stare tranquillo e aiutò Blitzø a rimettersi in piedi.

“Senti, Blitzø…”, gli disse dopo avergli asciugato le lacrime con il pollice.

“… ti ho già perdonato per la storia dell’incendio e… mi dispiace di averti spezzato il cuore, non avrei mai voluto farlo, perché eri il mio migliore amico e forse… avrei potuto ricambiare i tuoi sentimenti, ma ormai le cose sono cambiate. Insomma, ho passato gli ultimi quindici anni ad odiarti per come mi hai ridotto e nel frattempo ho trovato il mio Ozzie, che amo più di qualunque altra cosa e non posso immaginare la mia vita senza di lui”.

I due imp sentirono Asmodeus sospirare felice e Fizzarolli gli mandò un bacio prima di rivolgersi di nuovo a Blitzø.

“Sono felice che siamo tornati amici, dico davvero, ma ora hai la possibilità di vivere i sentimenti che provavi per me su qualcun altro e scommetto che saranno più forti. Perciò, amico mio, chiudi con il passato e apriti al futuro”.

“Ma, ma io…”.

“Niente Ma, BlitzO!”, lo interruppe Fizzarolli e lo costrinse a rientrare in limousine con lui.

Questa volta, l’autista si fermò davanti alla villa di Stolas.

Il disperato Imp sentì il suo cuore battere talmente forte da sentirselo come incastrato in gola.

“Adesso? E che cazzo, Fizz, io…”.

Non ebbe modo di finire la frase, perché Fizzarolli lo afferrò con entrambe le mani e allungò le braccia fino a posare il suo amico sugli scalini della villa.

“Buona fortuna!”, lo salutò allegramente insieme ad Asmodeus e la limousine si allontanò.

Blitzø imprecò a denti stretti, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, sentì dei passi pesanti e si nascose dietro un cespuglio.

Il portone si spalancò e uscì Stella, seguita da Octavia.

“Sapevo già che tuo padre fosse una merda, ma da quando è uscito dall’ospedale, è diventato quasi noioso insultarlo e fargli pesare la sua inutile presenza all’Inferno”.

Octavia stava per ribattere, ma si accorse di Blitzø. Quest’ultimo la supplicò con lo sguardo di aiutarlo.

“Sì, hai ragione, mamma, ma adesso andiamo, ho dei compiti da fare”, disse lei trascinando via sua madre e fece l’occhiolino a Blitzø, che sgattaiolò nella villa, e per la seconda volta in vita sua, passando dalla porta invece che dalla finestra.

“E… e tu che ci fai qui?”, chiese un imp maggiordomo appena si accorse di Blitzø e si ritrovò una pistola puntata alla testa.

“Non sono cazzi tuoi! Dì al padrone di casa che Blitzø lo aspetta all’ingresso o ti farò saltare quella faccia di merda che ti ritrovi!”.

Il maggiordomo corse via spaventato e Blitzø mise via la pistola.

“Bene, sono entrato, ma che cazzo posso dire a Stolas? Non sono stato carino con lui l’ultima volta che ci siamo sentiti, anzi, sono stato proprio uno stronzo. Un momento, non è vero, ho semplicemente pensato a mia figlia e ho mandato Moxxie e Millie al mio posto per salvarlo… è stata colpa di quel cazzo di ospedale che mi ha fatto aspettare cinque fottuti anni per far fare a Loona il vaccino e anche di quel coglione di Striker che ha rapito Stolas nel giorno sbagliato! E come cazzo potevo sapere che lui… potesse ferirsi?”, pensò a voce alta mentre si sfregava le mani e fissava il pavimento o il soffitto.

“Comunque, il cristallo del gallo infuocato mi sarebbe molto utile per il mio lavoro, non avrei l’ansia di rischiare di rovinare il grimari, o grimoro, o come cazzo si chiama quel libro, prima di venire qui ogni luna piena, però…”.

“Però, cosa?”, chiese una dolce voce alle sue spalle.

“Cazzo… ciao, Stolas…”.

Blitzø non ebbe il coraggio di voltarsi, ma neanche di aprire il portone per andarsene. Iniziò a tremare, come se avesse freddo.

“Blitzy… che cosa ci fai qui?”.

“Di certo non per scopare!”, sbraitò Blitzø e si voltò a guardare il principe dei Goetia, che scoppiò in lacrime e s’inginocchiò ai piedi dell’imp.

“Oh, ehi, ehi, scusami, non volevo alzare la voce!”.

Stolas rischiava di lasciare un’enorme pozzanghera sul pavimento.

“Eddai, Stolas… non fare così. Lo sai che a volte so essere una vera merda, ma non lo faccio apposta. Beh, alcune volte sì, ma…”.

“Blitzø…”, lo interruppe Stolas, poi si asciugò gli occhi e abbracciò l’imp.

“… mi sei mancato tanto”.

Blitzø cercò di ricambiare l’abbraccio, ma riuscì solo a sfiorare la schiena di Stolas con le unghie.

“Ho sentito quello che hai detto. Quindi… sai del cristallo di Asmodeus?”.

“Sì… me lo ha detto lui stesso che… gliene hai chiesto uno… per me. Per semplificarmi le cose sul lavoro e… e su…”.

“Seguimi, caro”.

I due avanzarono in silenzio fino allo studio di Stolas.

“Cazzo… niente male questo… ufficio”, commentò Blitzø con una punta d’invidia, ripensando al vecchio sogno di avere un circo tutto suo e un ufficio.

Stolas sospirò e consegnò a Blitzø una scatola blu.

“Aprila… delicatamente”.

Blitzø ubbidì e rimase colpito dalla bellezza del cristallo arancione a forma di rombo.

“Con questo cristallo, tu, Moxxie, Millie e Loona potrete viaggiare nel mondo dei vivi legalmente e tu non sarai più costretto a venire qui da me ogni luna piena”, spiegò Stolas tristemente.

“Senti, Stolas… io… io non so se sia più egoista accettare questo cazzutissimo cristallo o… troncare i rapporti con te”.

Stolas fece un sorriso amaro.

“Oh, Blitzy, io so cosa significa essere egoisti. Ho distrutto il mio matrimonio, ho deluso mia figlia e tutto questo… l’ho fatto per amore. Un amore che ho mascherato con le mie numerose fantasie sessuali, ma ora non voglio più farlo. Se ho rinunciato per molti anni alla mia felicità per non far soffrire mia figlia, sono disposto a farlo anche adesso… per te, Blitzy”.

Stolas rimise il cristallo sulla sua scrivania per poter prendere le mani di Blitzø e guardarlo negli occhi.

“Io ti amo… e non voglio farti più pensare che ti voglia solo per il tuo corpo. Vorrei essere di più per te, ma se i tuoi desideri sono diversi dai miei, allora… è giusto che le nostre strade si dividano”.

I due si guardarono a lungo senza parlare.

“Stolas… io… cazzo, non ci riesco!”, esclamò Blitzø tra le lacrime e scappò via.

“Blitzø? Blitzø, ti prego, torna qui!”, lo supplicò Stolas e lo seguì, ma invece di correre verso l’ingresso, Blitzø si rifugiò nella sua camera da letto, chiudendo persino la porta a chiave.

“Blitzø, ti supplico, lasciami entrare!”.

“Tu hai dei cazzo di poteri magici! Perché non li usi?”, singhiozzò l’imp dopo essersi seduto con la schiena appoggiata alla porta.

“Perché…”.

Stolas guardò le sue mani. Avrebbe potuto semplicemente schioccare le dita per aprire la porta.

“… perché non voglio farlo!”.

“Che scusa del cazzo!”.

“E tu potresti scappare dal balcone, come fai sempre, ma perché non lo fai?”.

“FANCULO!”.

La situazione stava degenerando, ma Stolas voleva rispettare i tempi di Blitzø, pur di dimostrargli l’autenticità del suo amore per lui.

“Blitzy…”.

“Stolas, come puoi essere così sicuro di amarmi? Non mi conosci neanche, sai soltanto che lavoro faccio, che ho una figlia e una grande passione per i cavalli”, singhiozzò Blitzø tenendosi la testa tra le mani.

“Se è per questo, anche tu sai poche cose su di me, come il fatto che sono stato costretto a sposare una stronza, che anche io ho una figlia che amo quanto tu ami la tua, che adoro i libri e che so tutto sulle stelle, ma se me lo permetterai, ti farò conoscere tutto quanto di me, anche se non è così interessante. Vorrei solo che tu facessi lo stesso. Qualunque cosa ti sia successa nei venticinque anni che abbiamo passato separati, non m’impedirà di amarti, te lo posso assicurare”, disse Stolas con le mani appoggiate alla porta.

Blitzø ripensò alla prima confessione che aveva fatto a Fizzarolli mentre si salvavano a vicenda da Crimson, i suoi stupidi scagnozzi e Striker. Era stata dolorosa, ma il clown era riuscito a comprenderlo e a perdonarlo, permettendogli di riavere una delle cose più belle della sua vita, la loro amicizia. Se ce l’aveva fatta con lui, poteva farcela anche con un principe. O forse no?

Con mano tremante, girò la chiave e aprì la porta.

“Lo fai a tuo rischio e pericolo”, disse prima di sedersi con Stolas sul divanetto.

Gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo il giorno dell’incendio, cosa lo aveva portato a provocarlo, la paura, il fuoco che gli aveva procurato le cicatrici che sarebbero diventate i segni bianchi indelebili sulla sua pelle, la vista di Fizzarolli ridotto peggio di lui, le urla, i pianti e la cosa peggiore di tutte che gli aveva fatto perdere la fiducia nell’amore e nella vita.

“Per questo motivo allontano tutti da me, perché l’idea di essere abbandonato mi ucciderebbe come è successo quel giorno, ma allo stesso tempo… ho paura di morire da solo”, concluse e si accucciò sul divanetto per piangere senza farsi vedere da Stolas, che si rese conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato per tutta la durata del racconto. Si asciugò gli occhi e prese Blitzø in braccio, come faceva con Octavia quando era piccola e piangeva.

“Caro… mi dispiace tantissimo per quello che ti è successo. Non posso neanche immaginare cos’hai provato, ma non devi usare quell’incendio come scusa per privarti dell’amore. Se il tuo amico Fizzarolli l’avesse pensata così, adesso non starebbe con Asmodeus. Sai, ho avuto modo di vederli insieme al di fuori dell’Ozzie’s ed erano così felici, innamorati e anche piuttosto sdolcinati. Quasi come me quando sono insieme a te. Inoltre, se tu fossi veramente immeritevole di amare, non lo saresti neanche per essere un padre e ho visto quanto ci tieni a Loona”.

Blitzø abbozzò un sorriso e prese il suo cellulare per mostrare a Stolas una lunga serie di foto di lui insieme a Loona, in particolare l’ultima, in cui lei si faceva un selfie con un sorriso rassegnato mentre lui aveva la bocca piena di cheesecake.

“Mi aveva preparato quella torta con le sue mani perché voleva tirarmi su il morale. Era una schifezza, ma non volevo rischiare di farla arrabbiare. Pensa che… ha iniziato da un po’ di tempo a chiamarmi Papà”.

Blitzø sorrise commosso e strinse il cellulare a sé.

“Lei è… la mia piccola, anche se mi ringhia spesso contro, ma è una brava ragazza e la amo tantissimo, soprattutto perché non sa niente del mio passato. Penso che non le importerebbe neanche saperlo”.

Stolas posò una mano sul viso di Blitzø e aspettò che lui si sentisse pronto a guardarlo negli occhi.

“E non c’è bisogno che lo sappia, perché il passato è passato. Non puoi trovare la felicità se continui a guardarti indietro, Blitzy, soprattutto se c’è soltanto dolore. Il tuo presente non è così male, hai un lavoro, una figlia e due dipendenti che ci tengono a te. Non sai che cosa darei per poterne far parte”.

Blitzø versò altre lacrime che Stolas gli asciugò all’istante con le dita. Era un bellissimo momento, diverso da tutte le altre volte che si erano trovati. C’era chiaramente attrazione fisica, ma era come se entrambi si incontrassero per la prima volta.

Blitzø sfiorò il petto di Stolas. Sentiva il suo cuore battere così forte da farlo tremare peggio di lui. Mandò un messaggio a Moxxie per chiedergli, o meglio, ordinargli di ospitare Loona da lui e Millie per la notte e poi lasciò il cellulare sul divanetto.

“Blitzy…”.

“Stai zitto!”.

Stolas sentì nel bacio di Blitzø, un nuovo Big Bang dentro di sé, fatto di stelle che si sarebbero formate più velocemente rispetto a quelle del firmamento e che avrebbero conosciuto soltanto lui e l’imp per sempre.

“Blitzy…”, mormorava tra un bacio e un altro ogni volta che il suo becco era libero dalla bocca di Blitzø.

“Sssh… hai parlato abbastanza. Ora fai l’amore con me”, sussurrò quest’ultimo con un tono serio ed erotico.

Prima che Stolas potesse ribattere, si ritrovò sbattuto sul letto e Blitzø gli saltò addosso. A differenza della loro prima volta, l’imp non usò le tende del letto per bendare il gufo e legargli mani e piedi, ma lo fissò mentre si spogliava completamente, poi spogliò e gli fece una carezza dalla testa al collo prima di baciarlo di nuovo.

Andarono avanti per ore e ore, baciandosi, abbracciandosi, mordendosi e leccandosi a vicenda. Solitamente si provocavano con parole volgari per aumentare la passione, ma era come se fossero così uniti per la prima volta, di nuovo, e volevano che fosse più bella. Inoltre, Blitzø non provava più fastidio per le piume di Stolas quando lo solleticavano sul collo e neanche quando lui lo prendeva in braccio per fargli raggiungere l’orgasmo inginocchiato sul letto.

Ogni volta che si sentivano affaticati, si fermavano per riprendere fiato, ma senza staccarsi gli occhi di dosso e poi ricominciavano con gioia.

E quando Stolas si sentì talmente rilassato da voler dormire, Blitzø si accoccolò tra le sue braccia e gli accarezzò il viso mentre aspettava di addormentarsi anche lui.

Il sesso per amore era decisamente migliore di quello fatto solo per lussuria e persino Asmodeus e Fizzarolli se n’erano resi conto.

“Ti ringrazio per il cristallo, Stolas e… ti amo anch’io”.

Stolas aprì gli occhi. Quelli di Blitzø erano chiusi, ma sulle sue labbra c’era un dolce sorriso che ispirava… speranza.

“Oh, Blitzy… mio caro Blitzy…”, mormorò felice prima di cadere in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Solitamente io divido le mie fanfiction in capitoli, ma per la prima volta ne ho scritta una intera al primo colpo ed è stato quasi come scrivere un romanzo. Non sarò Vivienne Medrano, ma spero che in Helluva Boss succeda almeno la metà di quello che ho immaginato io.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Altro / Vai alla pagina dell'autore: BeautyLovegood