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Autore: MrsMoriarty    01/04/2024    0 recensioni
Ad Imperium vige da decenni una dittatura che ha trasformato radicalmente la società in un'oligarchia dove soltanto pochi privilegiati detengono il potere. Tutto deve essere svolto secondo i dettami della Nuova Cultura, ma Sarah inizia a capire che la vita degli esseri umani non può essere spezzata al servizio di una manciata di potenti che muovono i fili della storia del mondo a loro piacimento. La sua epifania avviene al momento giusto perché finalmente si respira aria di rivoluzione.
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Ecco a voi questo racconto distopico che iniziai a scrivere molto tempo fa e che finalmente ha visto la sua conclusione. Mi trovate anche su wattpad, lì mi chiamo mrsofmoran.
Buona lettura! Fatemi sapere le vostre impressioni :)
Genere: Azione, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Parte settima Strappammo di mano i fucili ai due uomini a terra e con l’aiuto di altri due ribelli che si erano camuffati da guardie, trascinammo i corpi svenuti dentro i bagni in fondo al piano, li imbavagliammo e poi chiudemmo a chiave le porte. Non conoscevo i nomi dei due ragazzi che ci avevano aiutate, li ringraziai comunque con un cenno del capo e poi mi diressi verso la Sala Grande imbracciando il fucile. La spalancai con un calcio e dentro trovai il caos. Uomini e donne ai vertici della nostra società avevano perso ogni traccia di compostezza: urlavano e stramazzavano al suolo chiedendo pietà ai ribelli che, come delle perfette macchine da guerra quali erano, puntavano le armi contro gli ostaggi con sguardi impassibili. -Questo è per mio fratello.- una ragazza ruppe la mascella al ministro della guerra, un omone tarchiato e viscido. Poi gli fece saltare le cervella senza un attimo di esitazione. Mi sorpresi a non provare pietà per quel verme. Neil stava lottando con un uomo che brandiva una piccola revolver dalla quale partivano dei colpi a ripetizione. Mi fiondai nella sua direzione e Neil cadde contro il tavolo su cui i nobili avevano banchettato come avvoltoi sul leone. Afferrai l’uomo per il colletto di seta della camicia quasi trasparente e gli mollai un calcio nell’inguine. Il giovane restò senza fiato e allora tentai di strappargli via la pistola, ma un improvviso calore si propagò nella mia coscia. Gli sparai colpendolo al fianco e quando lui si accasciò a terra urlando, lo finii con un colpo in testa. Con un calcio lo feci rotolare via dal corpo di Neil. Lui stava bene per fortuna, sembrava solo appena uscito da una macelleria. -Sarah…- sussurrò con gli occhi spalancati per la preoccupazione. Era la prima persona che uccidevo, non sapevo nulla di lui e non avrei voluto saperne nemmeno in seguito. In ogni caso l’adrenalina che mi correva in corpo era talmente alta che aveva cancellato qualsiasi altra emozione, persino il dolore alla coscia. -Sto bene. Prepariamoci alla prossima mossa.- Feci un passo e caddi addosso a lui. Neil mi afferrò prontamente e mi portò al riparo dietro il tavolo. Si sfilò la cintura dalla divisa e me la legò sopra la ferita per fermare l’emorragia. -Resta qui.- mi ordinò. Non lo avevo mai visto così preoccupato. Per un attimo sentii il legame che ci univa diventare più forte e un’immagine di lui appena quattordicenne mi invase la mente. Mi sorrideva mentre armeggiava con delle provette in laboratorio. Feci per alzarmi ma lui mi strinse forte l’avambraccio spingendomi di nuovo giù e per una ragione a me sconosciuta sentii uno strano freddo addosso. Quel suo tocco aveva risvegliato in me la paura, ma non perché avessi appena commesso un omicidio a sangue freddo o perché rischiassi di morire dissanguata, era più che altro una brutta sensazione. -Non muoverti, ti prego.- Annuii riluttante. Rimasi lì perché sapevo che Neil doveva andare ad aiutare i nostri compagni, ma dopo qualche minuto mi rialzai. Il mio era un compito importante e lo avrei portato a termine a ogni costo. Non m’importava di morire, volevo solo che Neil si salvasse. Volevo solo vendicare tutti gli innocenti che quel Governo aveva cancellato senza lasciarci neanche delle tombe su cui piangere. Serena stava di guardia alla porta, la chiave ben nascosta da qualche parte nella candida divisa dei Prescelti, mentre Neil e un compagno tenevano lontani gli ostaggi che si scaraventavano addosso a lei, sparando ai loro punti non vitali. Meritavano una morte molto più cruenta di un veloce colpo al cuore. Zoppicai a fatica verso il lato destro della sala passando dietro la pedana del Presidente e di sua moglie, tenuti sotto scacco da due ragazzi che puntavano loro i fucili alla testa. La vista iniziò ad appannarmisi e per un momento pensai che avrei perso i sensi. Tuttavia strinsi i denti e continuai ad avanzare carponi verso la porta nascosta nella parete. Se avessi fallito avrei mandato all’aria l’intera operazione e non questo non potevo permetterlo; non m’importava se sarei morta dopo, dovevo portare a termine il mio compito a ogni costo. Finalmente arrivai accorgendomi con sollievo che la cintura attorno alla ferita stava rallentando a sufficienza l’emorragia, permettendomi di sollevarmi e poggiare la mano insanguinata su un punto preciso della parete. Si aprì una porta e da essa sei ribelli con la divisi degli inservienti delle cucine spinsero fuori tre casse enormi coperte da uno spesso telo rosso scuro. I presenti ammutolirono, il Presidente si alzò sollevando un braccio davanti alla moglie come a proteggerla. Niente avrebbe potuto salvarli. L’unico gesto di disperazione che rimaneva a tutti quei parassiti era pregare i loro dèi, ma neanche quello sarebbe valso a molto dato che gli dèi che hanno sempre pregato erano il denaro, l’avidità e la crudeltà. Io e i ribelli ci scambiammo un segno d’assenso con la testa e poi sollevammo i teli: non nascondevano casse, bensì delle enormi gabbie con dentro delle maestose linci destinate al macello o al laboratorio. Adesso, quelle bestie avrebbero ottenuto la migliore vendetta, una vendetta servita su un piatto freddo. Un uomo svenne, poi furono solo urla e disperazione. Qualcuno tentò di uccidersi con un coltello pur di evitare di essere divorato vivo. Neil si avvicinò a me ed io ebbi paura. Sentii le ginocchia cedere, la testa girare e il panico colpirmi le viscere come mai prima d’ora. Lui lo capì -Andrà tutto bene. Te lo prometto, Sarah.- com’era dolce il suono del mio nome sulle sue labbra. I suoi dolci occhi color ambra mi guardarono con la forza e la risolutezza di chi ha ormai superato una linea invisibile lasciandosi dietro dei pezzi di sé. Fu definitivo. Si mise dietro di me, unì le mani a coppa e io salii sopra la gabbia. -Che la rivoluzione abbia inizio.- sussurrai.
   
 
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