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Autore: Aliseia    02/04/2024    1 recensioni
[Bridgerton ]
“Non lo so… - Benedict ritrovò a stento il fiato – Spiegatemi…”
“Spiegarvi cosa, Bridgerton?”
“Chi sono” tutta la voce residua in quella richiesta, troppo intrepida per essere ignorata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Bridgerton
Genere: Slash, Angst, Romantico
Rating: Mature Audience
Personaggi: Benedict Bridgerton, Henry Granville
Note alla storia: non ho letto i libri, mi sto dedicando al terzo solo per motivi “di studio”. E niente, quello non è il Benedict della serie tv. Non è il mio Benedict. Perciò non mi interessa. Sir Granville poi è solo nella serie tv. Perciò sapete cosa aspettarvi.
A Miky: qui abbiamo un comandino e un giovanotto bisognoso di coccole. Cosa potrebbe andare storto?
A Abby: eccoli. Affinché il sogno sia più vero
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia (che non è scritta a scopo di lucro) non appartengono a me ma a Julia Quinn, a Chris van Dusen e agli altri autori della serie Bridgerton (Netflix)
 
 
 Another Love
 
I wanna take you somewhere so you know I care
But it's so cold and I don't know where
I brought you daffodils in a pretty string
But they won't flower like they did last spring

And I wanna kiss you, make you feel alright
I'm just so tired to share my nights
I wanna cry and I wanna love
But all my tears have been used up

On another love, another love
All my tears have been used up
On another love, another love

Tom Odell – Another Love
 
 
Benedict Bridgerton non sentiva la pioggia mentre bussava per la seconda sera consecutiva allo studio di Sir Granville. La prima sera aveva scoperto quel mondo di artisti, uomini dissoluti, modelle discinte: un’esperienza esaltante. Ma la seconda sera l’aveva visto insieme a un altro uomo, aprendo all’improvviso la porta.
Ricordava il suo sguardo scuro, reso più intenso dal desiderio. Le spalle larghe del giovanotto che Granville stringeva a sé, il modo in cui non aveva prestato attenzione all’intrusione di Benedict, ma piegando il capo sul collo del proprio amante vi aveva posato un bacio leggero. Erano nudi, per quel poco che Benedict poté vedere: le spalle del ragazzo, il petto dell’uomo che lo abbracciava. Gli occhi di Granville avevano incontrato quelli di Bridgerton per un lungo istante. Benedict aveva richiuso in fretta la porta. Poi quelle due fate lascive lo avevano trascinato via. Una era la modista, Genevieve Delacroix, l’altra era Lucy Granville, la moglie del padrone di casa. Ripensando all’episodio Benedict si era chiesto se Mrs Granville non fosse intervenuta per distrarlo, per proteggere l’incauto marito. Stratagemma efficace perché Benedict era stato piacevolmente occupato per il resto della serata. Ma, distratto… quello no. Gli tornava in mente Sir Granville, il suo sguardo grave, il suo abbraccio possessivo e, sì, protettivo. Sir Granville l’aveva ammesso senza esitazione, qualche giorno dopo: “È molto semplice: sono innamorato di lord Whetherby.” Semplice. Non c’era niente di semplice e Benedict si era chiesto cosa potesse far innamorare un uomo come Sir Granville. Chissà perché gli importava e per quale ragione da quel giorno aveva sviluppato un’acuta antipatia per Lord Whetherby… Per un po’ si era persino, prudentemente, allontanato, ma Daphne e il suo Duca avevano deciso di annoiarlo con l’ultimo ballo della stagione, e così…  “Bridgerton!” Sir Henry allargava le braccia ogni volta che Benedict bussava alla sua porta. Ma non lo sfiorava mai, nemmeno con un dito.
Fumo, bellissime modelle nude, il padrone di casa che come al solito si allontanava con una scusa.
Benedict neppure sapeva perché aveva aperto di nuovo quella porta… Che cosa si aspettasse di vedere. La prima volta erano due uomini. Questa volta, per non farsi mancare nulla, trovò due donne. Credeva di aver riconosciuto una delle due, la schiena di velluto e la lunga treccia di capelli neri: Lady Granville. L’altra era una pallida bellezza dai lunghi capelli rossi. Non la conosceva. O comunque non gli erano bastati quei pochi istanti per riconoscerla. Non gli importava di conoscerla, per dirla tutta, e non sapeva se sentirsi eccitato o confuso… Deluso? Turbato, certamente. Cercò in fretta una stanza in cui restare solo. Aprì un paio di porte ancora senza badare al groviglio di corpi che sembrava fiorire ovunque, che fossero quadri o esseri umani in carne e ossa non cambiava poi molto. Il suo, di corpo, sembrava anelare a una solitudine esclusiva, intensa, possessiva. L’ultima stanza gli sembrò vuota, immersa nella penombra. Mister Bridgerton socchiuse gli occhi e lasciò scendere la mano. “Bridgerton!” Una voce tonante lo fece sobbalzare. Si ricompose in fretta, cielo, come aveva potuto pensare che la stanza fosse vuota? In un angolo nascosto da un enorme armadio Sir Granville dipingeva a lume di candela. “Sir Granville… - balbettò Benedict con voce spezzata – Pensavo…”
“Pensavate di essere solo?”
Benedict annuì. Gettò uno sguardo curioso al quadro: un mazzetto di narcisi gettati con noncuranza sulla superficie scura di un tavolo. I petali bianchi gualciti, i pulsanti cuori di un giallo dorato. Come corpi abbandonati dopo un amplesso. C’era qualcosa di languido, di molle, di… sconveniente in quel quadro. Henry si voltò, lo squadrò da capo a piedi. I suoi occhi penetranti indugiarono a lungo sulla mano ben curata di Bridgerton, sulla piega gualcita dei pantaloni. L’aveva visto. Aveva visto tutto. “Perdonatemi” mormorò Benedict mentre cercava di andarsene. “E di che?” Henry allargò sul volto abbronzato un sorriso da lupo.
“Di aver disturbato il vostro lavoro”
“Oh… come io ho disturbato il vostro”
“Non capisco di cosa parliate” Benedict gli voltò in fretta le spalle.
“Quale porta ha provocato in voi una reazione tanto adolescenziale?”
Benedict si voltò di scatto, avvampò. “Signore, io non capisco…” rispose serrando le labbra.
Di nuovo Henry lo studiò da capo a piedi. “Siete confuso?” chiese.
Benedict si raddrizzò, affrontò come poteva quello sguardo. “Devo ricordarmi… di non aprire certe porte”
“Oh… - Henry divenne serio – La stanza di Danae”  
Benedict non rispose. “E a quale spettacolo stavate pensando?” Henry si voltò di nuovo verso il suo quadro, lasciò cadere qualche insistita pennellata color oro.
“Vi ripeto…che io…” balbettò Benedict.
“So chi c’è in quella stanza ora… so chi c’era la prima volta” mormorò Henry senza guardarlo, quasi parlasse a se stesso.
“Io non ho visto nulla.”
“Certo.” Di nuovo quegli occhi su di lui, quello sguardo che gli bruciava la pelle.
“E comunque la cosa non vi riguarda!” Benedict inalberò un broncio.
“Beh… un po’ sì” sussurrò Henry con soave ironia. “Ma perdonatemi voi se mi sono intrufolato nelle vostre fantasie.” La frase era volutamente ambigua. E per sottolinearne l’insolenza Henry allargò le braccia, come faceva spesso. La camicia aperta sul petto, l’aria dritta e arrogante, sembrava uno dei suoi narcisi bianchi e oro.
“Signore, questo discorso sta prendendo una brutta piega, ci sta portando in luoghi oscuri – Benedict serrò le labbra con aria risoluta – Dunque, a meno che voi non vogliate spiegarmi nel dettaglio cosa intendete e quali siano le vostre intenzioni, la finiamo qui” il ragazzo posò un braccio su uno dei cavalletti e un’imprevista malizia brillò nel suo sguardo azzurro.
Henry si voltò lentamente, lo guardò con un sorriso stupito. “Che audacia… voi cosa intendete, signore?” Di nuovo quel candido sorriso da lupo, tutta la sicurezza di Benedict vacillò in un istante.
“E ditemi – continuò Henry con voce suadente – chi di loro vorreste essere?” Benedict arrossì e si sostenne al cavalletto, ma Henry ora aveva quella sua implacabile aria da predatore “L’uomo che si unirà alle due donne? No… già fatto. Quello che manderà all’aria la scandalosa tresca dei due uomini? Quello che comanda o quello che si concede? L’uomo, la donna… l’amante di chi?” Benedict era troppo frastornato per rispondere. Henry lo incalzò “Siete ancora confuso, Bridgerton?”
“Non lo so… - Benedict ritrovò a stento il fiato – Spiegatemi…”
“Spiegarvi cosa, Bridgerton?”
“Chi sono” tutta la voce residua in quella richiesta, troppo intrepida per essere ignorata. Lord Granville avanzò di un passo. Sembrò sollevare una mano per una carezza, ma poi afferrò il polso del giovanotto. Con lo sguardo indicò i pantaloni. Benedict lasciò uscire un sospiro di frustrazione, ma Granville manteneva l’unico contatto con le dita sulle sue e non intendeva prendere iniziative. Con l’altra mano Benedict si aprì i pantaloni quel tanto che bastava. Benedict si sfiorò e Granville accompagnò il suo gesto, poi strinse la presa. Benedict gemette abbassando lo sguardo. Fu allora che Granville lo sfiorò ancora, sollevandogli il mento con due dita. Granville guidò la sua stretta, prima lentamente, poi con vigore ritmico e crescente. Ora lo costringeva contro il muro, ma sempre senza toccarlo se non sul dorso della mano, accompagnando la sua nel gesto indecente. I suoi occhi però non lasciavano Benedict nemmeno per un istante, il suo sguardo lo divorava, lo spogliava, lo bruciava a fuoco lento. “A cosa pensate?” chiese Henry.
Benedict sobbalzò “A niente” rispose. Non mentiva. O forse sì. A tutto, ai narcisi, a quegli occhi, alla sua voce, alla sua mano, all’inferno. Sentiva di sprofondare in quel piacere scandaloso e ogni pensiero, ogni ricordo o sensazione si annullavano in quello. In Granville. Per Granville. Per lui sussultò e tremò all’apice del piacere.
Granville si staccò bruscamente, senza dire una parola. Bridgerton restò per un istante abbandonato contro il muro, cercando di riprendere il fiato. Poi velocemente recuperò il proprio controllo e almeno una parte della propria dignità. “Sir Granville!” chiamò.
“Mister Bridgerton?” rispose Henry con freddezza, senza voltarsi.
“Dove andate?” Benedict approfittò del fatto che finalmente non lo guardava per sistemarsi e prepararsi ad affrontarlo. “E la vostra?” chiese.
“La mia cosa, Bridgerton?”
“La vostra soddisfazione” mormorò Benedict avvampando ancora.
“Al momento debito” rispose Granville.
“E non è questo il momento opportuno?” chiese Benedict a disagio.
“No, non credo.”
“Come vi permettete?” Benedict alzò la voce di un tono, pentendosi un attimo dopo.
“Temo che la cosa non vi riguardi” la voce di Granville era bassa ma non meno arrogante.
“Mi riguarda eccome – Benedict era allibito – mi disprezzate a tal punto da non desiderare…” La voce gli morì in gola quando avvertì il tono patetico della propria domanda.
Ma Granville non sembrava divertito. Piuttosto, interessato, perché si avvicinò di nuovo. “È proprio perché vi apprezzo che vorrei evitare di coinvolgervi.”
“L’avete già fatto… E non vi permetto di trattarmi così…”
“Così come, Bridgerton?”
“Come una puttana.”
Granville sorrise, sollevò una mano ma poi la abbassò di nuovo. “Tecnicamente la puttana sarei io. Sono quelle signore di solito a fornire questo genere di servizi”
Bridgerton scosse la testa, fuori di sé “Dovrei sfidarvi a duello…” mormorò.
“Oh, voi Bridgerton e i vostri duelli…”
“O prendervi a pugni”
“Ve lo sconsiglio” rispose Granville quasi con dolcezza.
“Pensate di battermi?” sibilò Benedict sempre più confuso.
“Penso che non dovremmo sfiorarci ancora… O qualcuno soffrirà”
Benedict serrò le labbra.
“Ma non nel senso che voi pensate” aggiunse Henry gravemente.
Benedict si guardò intorno. “Ma che presunzione, chi vi credete di essere?” gridò.
“Non è presunzione, è un’intuizione” rispose Granville con calma. Poi si avvicinò ancora di un passo. “Non ti sto rifiutando, Benedict. Ti sto proteggendo.” Quindi, prevenendo un’altra protesta: “Voi siete un Bridgerton… Siete destinato a un altro tipo di vita.” Ora Granville lo studiava di nuovo, con un’intensità da fargli rimescolare il sangue.
“E allora, se non è me che valutate poco… avete in spregio voi stesso. E la vita che conducete”
Ancora Granville sorrise, ma con una nuova luce nello sguardo. “Non mi disprezzo, no. Neanche voi dovreste. Intendo, non dovreste disprezzare voi stesso. Siete un giovanotto… con qualche curiosità. Non c’è niente di male. Non siete sbagliato.”
Benedict si sollevò in tutta la sua notevole statura. “Non l’ho mai fatto. Non mi sono mai sentito sbagliato, fino a stasera.”
“Per quello che avete provato?” lo interrogò Granville.
“Perché voi non avete provato la stessa cosa. Forse questa sera, tra le braccia di vostra moglie… o del vostro amante… riderete di me.”
“Ne dubito” rispose Granville seccamente. – Non questa sera. Mia moglie andrà al party privato di Lady Danbury. Ci sarà anche quello che chiamate il mio amante.”
“Voi non andrete?” chiese Benedict sentendosi molto sciocco.
“No, Bridgerton. Io sarò a casa. Da solo.” L’intensità dello sguardo confermava l’insinuazione che si poteva indovinare tra le parole.
“E a cosa penserete?” chiese Benedict trovando un coraggio che non sapeva di avere.
“A questo.” Granville lo afferrò per il bavero e premendolo sì, questa volta, contro il muro, lo baciò. Benedict rimase immobile, spiazzato, le braccia lungo il busto e la gola bloccata. Quando finalmente riprese fiato non poté che ricambiare, con una sorta di sollievo che gli uscì in un sospiro. Le sue labbra, finalmente. Il suo sapore, le sue mani sul petto. Questa volta Granville si staccò con più gentilezza. Ora era lui quello confuso, quello che sfuggiva gli occhi dell’altro. Nondimeno ancora una volta lo piantò in asso, a riflettere sull’intimità di quel bacio, molto più intenso e possessivo dell’atto scandaloso che lo aveva preceduto. Sul fatto che per un istante quelle braccia avevano sfiorato le sue spalle, come a stringerlo a sé per proteggerlo. E poi niente, era di nuovo solo.
 
 
 
  
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