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Autore: SOI_7    04/04/2024    0 recensioni
[Contiene spoiler dell'Archon Quest di Fontaine]
Nahida spedisce il suo braccio destro a Fontaine per una missione segreta. Qui, lo svogliato Vagabondo dovrà confrontarsi con nuovi costumi, nuove conoscenze e una certa dea considerata da tutti come una celebrità. Inutile dire che non sarà un incontro... placido!
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Furina/Focalors, Scaramouche
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – Hualina Veritas

 
Hat Guy decise di partire per Fontaine la mattina successiva. Stando alle testimonianze di alcune persone, il ladro era stato avvistato a Porto Bayda, mentre saliva a bordo di un traghetto, per cui la marionetta decise di seguire lo stesso percorso e giungere a Fontaine via mare, conscio che le 24 ore di stacco tra lui e il ladro avrebbero permesso a quest’ultimo di nascondersi prima del suo arrivo nella nazione di Hydro.

Dopo aver pagato un’imbarcazione a vela con un sacchetto di Mora datogli da Nahida, Hat Guy iniziò il suo viaggio verso Porto Romaritime, il quale sarebbe durato circa tre ore. Poco male, pensò, visto che non aveva né bisogno di mangiare né rischiava il mal di mare, non essendo umano.

Approfittò di quel viaggio in solitudine per rimuginare tra sé e sé, con lo sguardo perso verso le foreste di Sumeru, che si facevano sempre più piccole man mano che la barca si allontanava dal porto.

L’ultima volta che aveva messo piede in un’altra nazione era stato molto tempo fa, ad Inazuma, quando aveva ottenuto la Gnosi dell’Archon di Electro sotto l’identità di Scaramouche. Un passato il cui solo ricordo, adesso, gli provocava unicamente disgusto.

Le innumerevoli vite che aveva calpestato mentre aveva servito i Fatui continuavano a perseguitarlo, come un’ombra, anche dopo aver cancellato dall’Irminsul i suoi ricordi. Forse, tutto sommato, andare in una nazione totalmente nuova sarebbe stata un’esperienza rinvigorente, dato che lì non avrebbe rischiato di incrociare gli sguardi di parenti o amici delle sue precedenti vittime.

Non ferire nessuno.

Forse era questo che intendeva Nahida? Impedire che lasciasse anche a Fontaine una scia di sangue, come aveva fatto finora? No… Nahida aveva tutti i motivi del mondo per non fidarsi di lui, eppure aveva scelto ugualmente di farlo, prima ancora che lui decidesse di fare ammenda delle sue colpe. Doveva esserci dell’altro sotto.
Hat Guy sbuffò, snervato da quei pensieri. Si stese sul legno freddo dell’imbarcazione, per poi coprirsi il volto dal sole con il cappello. Il suo viaggio era ancora lungo, non aveva senso riempire il tempo con riflessioni autodistruttive.

 

-----o-----

“Mi scusi… siamo arrivati”

Hat Guy sussultò. Il timoniere lo aveva destato dal suo riposo. Si risistemò il cappello, grugnendo, dopodiché si alzò e rivolse gli occhi verso la sua destinazione.

Porto Romaritime era totalmente diverso dagli altri punti di attracco che aveva visto finora. Una struttura a ferro di cavallo, destinata alle imbarcazioni, faceva da base ad un’enorme torre che si stagliava a ridosso di una cascata che si estendeva ai lati del suo intero campo visivo. In cima alla cascata, stando a quanto gli avevano detto, si ergeva l’intero continente di Fontaine.

Hat Guy ringraziò l’equipaggio della nave, dopodiché mise piede sulla pedana e si guardò attorno. I tipici abiti di Fontaine gli davano la nausea, con tutti quei merletti e quell’ostentazione di sfarzo. Perfino i cani da compagnia erano agghindati come i loro padroni.

Soffocò un sospiro di esasperazione, mentre già sentiva nostalgia di Sumeru. Si diresse verso l’ascensore, assieme ad altre persone che ignorò, e la piattaforma si attivò, per poi giungere in cima dopo cinque minuti buoni. All’uscita della torre poteva vedere la sua prossima tappa: l’aquabus, il mezzo di trasporto che lo avrebbe condotto alla Corte di Fontaine.

“Benvenuti all’aquabus della linea Clementine! Io sono Aeval, e sarò la vostra guida per questo viaggio”

La melusina li stava aspettando, trepidante. Hat Guy si aspettava un aspetto totalmente diverso per quelle creature: Nahida le aveva descritte come esseri semiacquatici, per cui era convinto somigliassero a dei pesci, invece sembravano più delle foche antropomorfe, con antenne simili a quelle delle lumache, mani palmate, capelli e abiti da esseri umani. La voglia di ridere era forte, ma Nahida gli aveva raccomandato di non importunarle.

La marionetta prese posto sull’aquabus, ad una moderata distanza dagli altri passeggeri, mentre Aeval stava farfugliando racconti poco interessanti sul paesaggio attorno a loro. Sul posto dinanzi a lui si sedette una giovane ragazza dagli abiti rossi, con capelli a caschetto rosa, occhi azzurri, un monocolo e una enorme piuma bianca che sporgeva dal suo cappello. L’occhio di Hat Guy, tuttavia, si posò immediatamente su ciò che aveva legato alla sua gamba destra: una Vision Cryo.

Il mezzo di trasporto si mise in moto. La linea Clementine era letteralmente un binario singolo che curvava tra le montagne per chilometri, senza bivi né coincidenze, e si muoveva più lentamente di quanto Hat Guy sperasse.

“Hey, ma quella è una Vision Anemo!”

La ragazza di fronte a lui stava indicando la sua Vision, come fosse la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua. Hat Guy ruotò istintivamente il torace verso la sua sinistra, quasi come ad allontanare la Vision da lei.

“Oh, non hai idea di quanto ti invidi! Ho sempre desiderato avere una Vision Anemo anche io, così da poter volare e trovare punti migliori per le mie foto! Non che avere una Vision Cryo sia un male, certo, ma…”

Hat Guy inarcò un sopracciglio. Esisteva davvero qualcuno in grado di essere schizzinoso perfino su un dono degli dèi?

“Che sbadata… non mi sono ancora presentata! Il mio nome è Charlotte, sono una giornalista dell’Uccello a Vapore!” continuò la ragazza, che probabilmente aveva scambiato l’espressione di Hat Guy per un fastidio dovuto alle sue cattive maniere. “E tu come ti chiami?”

“…Hat Guy” replicò lui, secco. Quel nome era talmente ridicolo che perfino lui odiava pronunciarlo.

“Ehm… piacere di conoscerti, Hat Guy! Come mai da queste parti? Dal tuo vestiario non sembri di Fontaine” chiese Charlotte, osservando gli abiti bianchi e blu della marionetta.

Hat Guy incrociò le braccia. Tra tutti i passeggeri, doveva capitargli proprio una giornalista ficcanaso? “Non sono qui per un viaggio di piacere” tagliò corto.

“Quindi sei qui per lavoro? Che peccato… Fontaine ha tantissimi luoghi di interesse che avresti potuto visitare. Se ti avanzasse un po’ di tempo libero, potresti fare un salto all’Opéra Épiclèse. C’è il secondo atto de ‘Il Trio del Tramonto’ proprio questa sera!”

“Il Trio del Tramonto?”

“Non sai cos’è? Eppure, era in prima pagina… è uno spettacolo in tre atti portato da una compagnia teatrale nuova diretta da Lady Furina in persona! Si esibiscono ogni tre giorni con performance invisibili all’occhio nudo, a meno che tu non indossi degli occhiali speciali che vengono dati al pubblico… roba mai vista qui a Fontaine! Voglio dire… ho visto gli spettacoli di Lyney e Lynette, ma quelli erano semplice illusionismo. Ah… è un vero peccato che non potrò andare a vederlo, ma il direttore mi ha chiesto un articolo con scadenza imminente, dovrò fare le ore piccole stanotte…”

Furina era la direttrice di quello spettacolo? Quindi, era così che adesso trascorreva la sua vita da comune mortale…

Charlotte rimase adombrata per qualche secondo, dopodiché si illuminò, come colta da un’idea improvvisa. Frugò nella sua pochette, finché non tirò fuori un biglietto d’oro.

“Ecco, tieni! È il mio biglietto per stasera! Visto che io non posso andarci, almeno non andrà sprecato” disse, porgendoglielo raggiante.

“Non c’è bisogno, non sono interessato allo spettacolo” borbottò Hat Guy.

“No, insisto! Tanto lo avrei comunque dato a qualcun altro, per un visitatore è un’occasione unica!”

Hat Guy esitò, per poi rilasciare un sospiro forte quasi come se fosse stato intriso di puro Anemo, dopodiché prese il biglietto di Charlotte. Su di esso era possibile leggere delle parole in bassorilievo:

‘Il Trio del Tramonto’, uno spettacolo della Compagnia Trifoglio!

Dirige: Furina de Fontaine


“…grazie” disse freddamente.

“Ma figurati… toh, siamo arrivati!” disse Charlotte, guardando la fine del binario.



Dopo essere stati congedati da Aeval, i passeggeri dell’aquabus scesero e si divisero. Hat Guy e Charlotte, invece si diressero verso il centro della Corte.

L’architettura di Fontaine era sfarzosa tanto quanto il vestiario dei suoi abitanti: edifici sontuosi, realizzati in mattoni color salmone dagli ornamenti blu e oro, opprimevano la visuale. Fontane con macchinari roteanti, innumerevoli boutique e negozi di ogni tipo tappezzavano le strade, mentre a pattugliarle, assieme a guardie in divisa blu, vi erano melusine in uniforme e robot umanoidi, dai colori bronzei e luci viola e gialle. La presenza di automi anche a Fontaine destò particolare attenzione in Hat Guy, che stava ignorando le parole di Charlotte.

“…quello laggiù è il Palais Mermonia, la sede amministrativa di Fontaine dove risiede lo Iudex Neuvillette. Lì, invece, c’è l’Hotel Debord, qualora avessi bisogno di un luogo dove trascorrere la notte. Se, al contrario, hai bisogno di ristoro, c’è il Café Lutèce a cui puoi rivol…”

“Cosa sono quegli automi?” la interruppe.

“Eh? Ah, intendi i Mekagarde? Sono unità automatizzate che affiancano i membri della Maison de la Garde e lo Spettro Maréchaussée nel sorvegliare Fontaine” rispose lei, sorpresa da quella domanda.

Unità automatizzate… quindi erano privi di coscienza, al contrario di lui.

“Ad ogni modo, spero di aver sciolto ogni tuo dubbio su dove andare. Qualunque cosa tu debba fare, spero che vada per il meglio, quindi… benvenuto a Fontaine!” disse Charlotte, facendo spallucce. “Ci vediamo in giro, Hat Guy!”

E, detto ciò, fuggì via. Hat Guy si limitò a guardarla allontanarsi, inarcando un sopracciglio.

Le tempie gli pulsavano leggermente per la mole di parole che aveva dovuto sorbirsi ma, tutto sommato, quell’incontro non era stato totalmente inutile: adesso sapeva dove soggiornare, poiché dubitava fortemente che avrebbe trovato il ladro in tempi brevi. Decise, quindi, di recarsi all’Hotel Debord per prenotare una camera.

Mentre percorreva le strade della Corte, i passanti lo guardavano con fare curioso, probabilmente a causa del suo vestiario inusuale. Di tutta risposta, la marionetta si coprì il volto con il cappello, seccato dal fatto che non potesse passare inosservato nemmeno lì. Era davvero così strano a vedersi per un popolo che veste i suoi cani?

Dei suoni metallici interruppero i suoi pensieri: un’officina in funzione, la cui insegna recitava ‘Bottega Beaumont’. Tuttavia, i suoni non venivano da un fabbro che martellava su un’incudine, come ad Inazuma e Sumeru, bensì da un macchinario automatizzato, sorvegliato da una giovane donna dai capelli viola.

Hat Guy si avvicinò, incuriosito da quello strano marchingegno. Durante i suoi primi anni di vita, a Inazuma, aveva lavorato come fabbro nell’officina di Niwa, per cui aveva già esperienza nel campo, ma quella tecnologia era totalmente nuova per lui. La donna sembrò notare la sua curiosità.

“Straordinario, non è vero?” disse, ammirando anche lei la macchina in funzione. “A Fontaine diciamo che la tecnologia riesce a rendere possibile l’impossibile”

“Lo definirei più… inusuale” rispose lui. “Lavorare con un macchinario automatizzato richiede sicuramente meno sforzi fisici, ma non ti fa assaporare la sensazione di modellare il metallo di tuo pugno”

“Oh, sei un tipo da vecchia scuola, presumo” chiese lei.

“Ho avuto esperienze come fabbro, sì”

“Se posso chiederlo, dove hai lavorato?”

“Ad Inazuma, molti anni fa” disse, con una nota di amarezza.

“Inazuma? Allora capisco cosa intendi… la Raiden Gokaden è famosa in tutta Teyvat per le sue armi finemente lavorate. Dev’essere stata un’esperienza decisamente formativa” disse la donna, con ammirazione.

“Heh… sicuramente mi ha formato, madame”

“Puoi chiamarmi Estelle” disse lei. “Sei venuto qui da Inazuma, immagino”

“Veramente ho lasciato Inazuma da più di un anno, adesso vivo a Sumeru”

“E cosa ti ha portato qui, se posso?” domandò Estelle.

Hat Guy esitò, ma Estelle sembrava una persona a posto, per cui poteva lasciarsi scucire alcuni dettagli. In fondo, per trovare il ladro, doveva pur iniziare da qualche parte.

“Sto cercando un uomo. Stempiato, pallido e trascurato. Lo hai per caso visto?”

Estelle scosse la testa. “Temo che tu debba darmi dei dettagli in più, è un po’ vaga come descrizione”

“Purtroppo è tutto ciò che so”

“Capisco… allora mi dispiace, ma non ho visto nessuno con quelle caratteristiche. È qualcuno di importante?”

“Ha violato le leggi di Sumeru” rispose Hat Guy, secco.

“Beh, se violerà anche quelle di Fontaine non avrà scampo. I Mekagarde lo fermeranno di sicuro, se è stato così ingenuo da commettere un reato senza coprirsi il volto” disse Estelle, ed effettivamente il suo ragionamento filava.

“A tal proposito… come vengono prodotti quei Mekagarde? Ad Inazuma ho già visto realizzare degli automi, ma nulla di simile ai vostri”

“Nell’Area di Produzione di Forte Méropide c’è una catena di montaggio di Mekagarde. Ogni Mekagarde in custodia della Garde ha una programmazione precisa, ma è possibile anche possederli privatamente. Per quanto riguarda la loro fonte energetica, a Fontaine usiamo l’Arkhium da quando l’Oratrice ha smesso di funzionare”

“Arkhium?”

“È un minerale in grado di produrre enormi quantità di energia. Anche la mia officina usa l’Arkhium, puoi capire se un macchinario è basato su di esso dal colore dei suoi cristalli: se è oro o viola, è sicuramente Arkhium”

“E come facevate prima?”

“L’Oratrice era in grado di produrre energia dai processi giudiziari. Più il processo era sensazionale, più energia veniva prodotta. È il motivo per cui il teatro e il tribunale coincidono a Fontaine” spiegò Estelle.

Ricavare energia dai processi giudiziari? Voleva dire che gli imputati erano praticamente animali da palcoscenico? Che razza di assurdità…

“Ti ringrazio per le informazioni che mi hai fornito, Estelle” disse Hat Guy. “Ora, però, devo andare”

“Il piacere è stato mio” rispose lei, portandosi una mano al petto. “Se mai avessi bisogno che ti forgiassi qualcosa, sai dove trovarmi”

Hat Guy annuì, dopodiché si diresse all’Hotel Debord. Sfortunatamente, non aveva ancora trovato una pista che lo conducesse al ladro, e il sole stava per tramontare. Aveva solo due opzioni, arrivato a quel punto: rinchiudersi nella sua camera e proseguire le ricerche il giorno dopo, o continuare a chiedere in giro fino alla nausea. In entrambi i casi, ci avrebbe messo più tempo di quanto ne avrebbe voluto trascorrere in quella città bizzarra. Aveva bisogno di un luogo in cui le probabilità di trovarlo fossero maggiori.

Riflettendoci, c’era un luogo adatto a quello scopo. Lo spettacolo che si sarebbe svolto quella sera, di cui gli aveva parlato Charlotte, avrebbe sicuramente attirato moltissime persone. Forse, tra quelle, ci sarebbe stato anche l’uomo che stava cercando.

Hat Guy sbuffò. Avrebbe preferito affrontare orde di mercenari piuttosto che annoiarsi a teatro, ma era la pista migliore di cui disponeva al momento.

“Cambio di programma”, sussurrò, dopodiché fece dietro front.

Destinazione: Opéra Épiclèse.

 

-----o-----

Per raggiungere la sua nuova destinazione, Hat Guy dovette percorrere mezz’ora di aquabus sulla linea Navia, che collegava la Corte di Fontaine all’isola di Érinnyes. Giunto lì, poté contemplare la famosa Opéra Épiclèse.

Non vi erano dubbi che l’edificio più importante di Fontaine fosse anche il più maestoso: un’immensa struttura centrale, dalle finestre verdi e dai cui lati si estendevano due arcate di colonne, si affacciava su uno spiazzale centrale, ornato di zampilli d’acqua e una fontana dove i passanti gettavano monete, speranzosi che i loro desideri si realizzassero.

In altre circostanze, Hat Guy si sarebbe soffermato sull’ingenuità degli abitanti di Fontaine nell’affidare il loro futuro a misere speranze, ma ora aveva delle priorità a cui adempiere. Superò la Fontana di Lucine e raggiunse l’ingresso del teatro, dove una melusina stava controllando i biglietti per ogni nuovo arrivato.

“Prego, potete entrare! Ed ecco a voi gli occhiali speciali, vi serviranno per godervi lo spettacolo. Buona visione!” disse Trow, porgendo un paio di occhiali dalla montatura nera alla persona prima di Hat Guy. La marionetta, giunto il suo turno, si limitò ad esibire il biglietto donatogli da Charlotte, per poi afferrare il suo paio di occhiali ed entrare nella sala.

L’interno dell’Opéra Épiclèse era enorme. Quattro lunghe file di poltrone rosse, separate da scale ricoperte di tappeti dello stesso colore, scendevano verso il palco, alle cui spalle si ergeva una gigantesca macchina simile ad una bilancia. In cima alla bilancia era possibile apprezzare uno spalto con una poltrona, probabilmente la tribuna da cui l’Archon di Hydro era solita osservare gli spettacoli. Hat Guy percorse la scalinata centrale, per poi svoltare a destra, verso la fila segnata sul suo biglietto. In prima fila, totalmente noncurante, c’era un uomo in abiti eleganti blu dagli ornamenti d’oro, lunghi capelli bianchi legati da un fiocco e un paio di ciocche azzurre della stessa lunghezza, quasi simili ad antenne. Gli sguardi dei due si incrociarono per una frazione di secondo, dopo la quale Hat Guy guardò altrove.

Il posto assegnatogli era in terza fila. Hat Guy si sedette, dopodiché incrociò le braccia, totalmente privo di curiosità verso ciò che lo aspettava. Molto probabilmente, si sarebbe limitato ad aspettare la fine dello spettacolo, per poi sgattaiolare fuori dalla sala e controllare gli spettatori ad uno ad uno, alla ricerca della persona che stava inseguendo.

“Pssst… Ehi, le dispiace togliersi il cappello? Non riesco a vedere il palco con lei davanti”

Hat Guy si voltò lentamente verso la persona seduta dietro di lui, rivolgendogli la sua occhiata più velenosa. L’altro deglutì, intimorito.

Non ferire nessuno.

La marionetta sospirò. Nahida non era lì, ma poteva sentire le parole che avrebbe detto se lo avesse visto in quel momento. Soffocò un’imprecazione e si tolse il cappello, poggiandolo di lato alla sua poltrona, per poi tornare ad osservare il palco, seccato.

Proprio in quell’istante, le luci della sala si spensero. Silenzio, qualche bisbiglio di confusione, poi una voce fuori campo.

In tre si riunirono quella sera. Tre, come i giorni che attesero. Tre, come le lacrime che versarono. Tre, come le generazioni che furono

Il sipario si aprì, illuminato dai riflettori, mostrando un uomo dai capelli castani legati a coda di cavallo, pizzetto e un monocolo, vestito con abiti di Liyue. Iniziò a muoversi per il palco, in una scenografia che rappresentava una foresta notturna, con fare intimorito. Svoltò un albero, per poi sobbalzare, senza un reale motivo. Eppure, assieme a lui, anche il pubblico emise un verso di stupore misto a divertimento.

Hat Guy non riusciva a capire. Cosa c’era di così sorprendente?

Si guardò attorno, notando che tutti gli spettatori indossavano gli occhiali ricevuti all’ingresso. In effetti, lui era l’unico a non averli ancora usati. Li indossò a sua volta, e notò finalmente cosa stesse accadendo.

Attorno all’uomo sul palcoscenico vorticavano figure spettrali, azzurre, che lo inseguivano e lo terrorizzavano. Hat Guy provò a togliersi e rimettersi più volte gli occhiali, e constatò che quegli spiriti erano invisibili ad occhio nudo. Dunque, era questo ciò di cui Charlotte gli aveva parlato.

“Papà? Papà, dove sei?”

Un ragazzino si unì al padre sul palco, anche lui inseguito dagli spettri, mentre portava con sé una lanterna accesa. I due si riunirono e si riabbracciarono, guardandosi attorno, mentre gli spiriti continuavano a vorticare come girandole attorno a loro. Alcuni si lanciarono anche verso il pubblico, suscitando delle urla da parte di alcuni spettatori impressionabili.

“Yangqin… dobbiamo trovare tua madre, prima che gli spiriti ci portino nell’aldilà!” esclamò il padre, e suo figlio annuì. Entrambi camminarono sul posto, mentre la scenografia dietro di loro scorreva simulando il loro spostamento verso quello che sembrava un lago, alla cui riva giaceva inginocchiata una donna dai lunghi capelli biondi.

“Tesoro…” mormorò il padre.

Delle fiamme azzurre avvolsero la donna, che rimase in ginocchio.

“In tre si riunirono quella sera. Tre, come i giorni che attesero. Tre, come le lacrime che versarono. Tre, come le generazioni che furono” ripeté lei, mentre gli altri iniziarono ad indietreggiare intimoriti.

“Tre rimarranno al tramonto. Tre chiederanno giustizia. Tre dovranno versare il sangue”

La donna si alzò, voltandosi verso il pubblico. I suoi occhi si illuminarono di azzurro.

“Tre giorni dovrete attendere… se in tre vorrete restare”

E, detto questo, le fiamme divamparono con ancor più violenza, finché al loro estinguersi il corpo della donna non scomparve. Il padre e suo figlio urlarono, gli spettri sparirono, e le luci della sala si spensero nuovamente.

Il teatro scoppiò in uno scrosciante applauso. Molti si alzarono perfino in piedi, mentre le luci si riaccendevano, il sipario si riapriva e i tre attori si ripalesavano, inchinandosi raggianti. Hat Guy dovette ammettere che quell’illusione ottica era notevole, sebbene il resto dello spettacolo lo lasciò particolarmente freddo.

“Gentile pubblico, la Compagnia Trifoglio vi ringrazia per il vostro calore!” esclamò l’uomo.

“Fate un bell’applauso per Margot…” disse, indicando la donna dai capelli biondi, la quale si inchinò.

“Andrés…” e il ragazzino salutò il pubblico saltellando.

“…e, naturalmente, il qui presente Bonnepérs!” concluse Margot per lui, e il pubblico applaudì ancor più sonoramente. Bonnepérs si grattò dietro la nuca, imbarazzato.

“Siete davvero gentilissimi, ma c’è ancora una persona che dobbiamo ringraziare, e vorrei che salisse qui sul palco insieme a noi. Senza di lei, questo spettacolo non sarebbe stato possibile, per cui fate battere quelle mani per la nostra regista, Furina de Fontaine!”

Hat Guy si sporse leggermente. Finalmente, poteva vedere l’Archon di Hydro per la prima volta.

Una giovane ragazza dai corti capelli bianchi, un abito blu ricolmo di intricati dettagli e un cappello a tuba che pendeva leggermente a sinistra giunse sul palco, mentre la folla era in pieno visibilio. Hat Guy si accigliò. Di tutte le divinità che aveva potuto vedere nel corso della sua secolare vita, Furina sembrava la più simile ad una persona comune, perfino in confronto a Nahida.

Furina salutò i presenti, per poi roteare lo stesso braccio mentre si lasciava andare ad un elegante inchino. Il pubblico sembrava adorarla, a giudicare dal calore con cui l’avevano accolta. Come era possibile che nutrissero tale ammirazione per una divinità che si era dimostrata così inutile?

Ai lati del palco, d’un tratto, salirono dei Mekagarde, che si disposero attorno alla troupe e rimasero sull’attenti. Gli applausi iniziarono a scemare, sostituiti da alcuni bisbiglii confusi. Perfino la troupe guardò gli automi con espressione incerta.

Qualcosa non andava. Hat Guy si tolse gli occhiali, ma i Mekagarde erano ancora lì. La loro presenza non sembrava parte dello spettacolo, perfino le loro luci erano diverse, brillando di un anomalo verde smeraldo al posto del viola e oro tipici dell’Arkhium.

Gli automi caricarono le loro armi e le puntarono improvvisamente contro la troupe. Bonnepérs si lanciò al riparo dietro ad un albero della scenografia, evitando una raffica di proiettili. Il pubblico urlò in preda al panico, mentre si riversava verso le uscite di emergenza. Margot e Andrés corsero in direzione delle quinte, ma vennero bloccati dai Mekagarde. Furina fece per raggiungerli, ma un altro automa la colpì, atterrandola e puntandole l’arma contro così da spingere l’Archon a proteggersi il volto.

Un oggetto luminoso color verde acqua sfrecciò contro il Mekagarde e lo colpì con una velocità inaudita, atterrandolo. Furina aprì gli occhi, vedendo Hat Guy fluttuare a mezz’aria con un’aureola luminosa alle sue spalle, mentre guardava soddisfatto il risultato del suo attacco, ridotto in frantumi per terra. La marionetta si voltò verso di lei, per poi ridacchiare e sfrecciare verso gli altri automi. Piogge di proiettili si scagliarono su di lui, che li evitò con eleganza, dopodiché scagliò alcuni fendenti di Anemo contro le macchine, danneggiandole gravemente e facendole accasciare tra fumi e scintille. Un altro Mekagarde assemblò uno scudo metallico sul suo braccio sinistro e lo usò per colpirlo a mo’ di martello, ma Hat Guy lo bloccò con una mano, mentre con l’altra creò un vortice di aria compressa e lo puntò verso il torace della macchina. Il vortice esplose in un tripudio di Anemo, scavando un foro grande quanto un’anguria nella calotta metallica dell’automa. Dopo che anche l’ultimo Mekagarde cadde, Hat Guy atterrò, ignorando la distruzione che aveva seminato attorno a lui.  

Bonnepérs, Margot e Andrés lo fissarono sbalorditi, avvicinandosi timidamente a lui.

“Tu… ci hai salvati” disse Margot, scossa e grata al tempo stesso.

“Non ho fatto nulla di particolare” tagliò corto lui, incrociando le braccia.

In quel momento, alcune persone in divisa blu si precipitarono verso il palco, seguiti dall’uomo dai capelli bianchi che Hat Guy aveva notato in prima fila.

“Signore, cosa è successo? Abbiamo ricevuto una segnalazione di aggressione da parte della gente che fuggiva dall’Opéra” disse uno di loro, e Hat Guy intuì che si trattavano dei membri della Garde.

“I vostri robot hanno appena aggredito la troupe dopo il loro spettacolo. Credevo che fossero sottoposti ad un controllo maniacale, prima di essere dispiegati” replicò lui, acido.

“Aggredito? Ma non è possibile! Nessuno può manomettere un Mekagarde senza conoscere il codice di matricola” protestò l’altro.

“Hai forse intenzione di contestare le mie parole? Ho un intero teatro testimone” ringhiò Hat Guy.

“È vero!” intervenne Andrés. “Se non fosse stato per il signore volante, quei robot ci avrebbero uccisi!”

“Potete lasciare a me la questione, voi fate le dovute domande a Lady Furina e la sua troupe” disse l’uomo dai capelli bianchi, con tono austero.

“S-sì, come preferisce, Monsieur Neuvillette” disse l’agente della Garde, per poi dirigersi verso Furina, che si era appena rimessa in piedi, visibilmente tremante. Hat Guy li ignorò, per poi rivolgersi a Neuvillette.

“Deduco che lei deve essere lo Iudex”

“Osservazione corretta. Mi è concesso sapere con chi ho il piacere di parlare?” chiese lui, pacato.

“Il mio nome è Hat Guy” rispose la marionetta, a denti stretti.

“Lieto di fare la sua conoscenza, monsieur Hat Guy” rispose Neuvillette, ed Hat Guy gli fu grato di non fare commenti sul suo nome. “Ho avuto modo di assistere al suo salvataggio. Davvero notevole, se mi è concesso dirlo. Ero pronto ad intervenire non appena ho visto i Mekagarde puntare le armi contro la troupe, ma mi ha preceduto per una frazione di secondo”

“Heh… nulla di particolare” replicò Hat Guy, con un ghigno.

“Ad ogni modo, la ringrazio per aver difeso Lady Furina e la sua troupe. Fontaine ripone una profonda stima nei loro confronti, per cui chiunque li aiuti merita stima a sua volta”

“Non ha importanza, ero qui per puro caso”

Neuvillette sollevò leggermente le sue sopracciglia. “Lei ha dei modi… peculiari, monsieur. Deduco che non è di queste parti, a giudicare dal suo vestiario”

“Corretto, Iudex. Vengo da Sumeru”

“Da Sumeru? Interessante… ma temo di doverle anche chiedere qual è il motivo della sua visita a Fontaine, onde assicurarmi che non sia implicitamente coinvolto nell’aggressione appena svoltasi. Non la veda come un’accusa, è una mera prassi” disse Neuvillette.

Lo Iudex non era tipo da convenevoli, anzi, sembrava voler arrivare dritto al punto della sua indagine. Paradossalmente, Hat Guy apprezzò quell’approccio, sicché era stanco di farsi intortare da chiacchiere inutili. Stando alle parole di Nahida, ora lui reincarnava la legge suprema di Fontaine, per cui era meglio dirgli la verità.

O, per lo meno, parte di essa.

“Sono qui a Fontaine in missione per conto di Sua Eccellenza Minore Kusanali” disse.

“Capisco… ho sentito parlare molto positivamente dell’Archon di Dendro, se ha deciso di mandare lei qui, deve considerarla una persona degna di fiducia” rispose lo Iudex, strofinandosi il mento. “Immagino, tuttavia, che non possa divulgarmi lo scopo di questa missione”

“Preferisco mantenere un profilo basso, sì”

“Una scelta sensata. In ogni caso, la stima che nutro nei confronti di Sua Eccellenza Minore Kusanali, oltre alla mia riconoscenza per il suo salvataggio di stasera, mi porta a doverle offrire la mia disponibilità, qualora ne avesse bisogno. Probabilmente questa non è la sede adatta, ma in caso ne volesse disquisire con me, può rintracciarmi al Palais Mermonia. Dica a Sedene che l’ho mandata io, così le verrà concesso un appuntamento prioritario”

Hat Guy fu sorpreso da quella proposta. Per una volta, la prigionia di Nahida aveva portato a risvolti positivi. “Apprezzo molto la sua offerta, Iudex. Lo terrò presente”

“Di nulla, monsieur Hat Guy. Ora, se le domande sono finite, direi che possiamo lasciare la scena del delitto alle indagini” rispose Neuvillette, facendo un cenno alla troupe e ai membri della Garde. Il gruppo si spostò all’esterno dell’Opéra Épiclèse, mentre le forze dell’ordine continuavano ad analizzare i rimasugli dei Mekagarde distrutti.

“Vi ringrazio tutti, davvero, non credevo che lo spettacolo avrebbe preso questa piega” disse Bonnepérs, amareggiato. “Era il penultimo spettacolo, spero che la gente non abbia paura di tornare per l’atto finale”

“Il vostro spettacolo è stato encomiabile, monsieur Bonnepérs, non deve temere. Sono certo che per il finale verrà ancora più gente” rispose Neuvillette, mentre Hat Guy dovette reprimere uno sbuffo di scetticismo.

“Lo spero davvero tanto, monsieur Neuvillette. Immagino che ora faremmo meglio a tornare a casa e darci tutti una calmata”

“Un’idea saggia. In tal caso, vi auguro una buona notte, sperando che riusciate a chiudere occhio dopo quanto accaduto”

Neuvillette fece un breve inchino, dopodiché si allontanò.

“Beh, suppongo che le nostre strade si dividano qui. Ti ringrazio ancora per averci salvati, Hat Guy… anche se mi pare di aver capito che non sei uno che ama i ringraziamenti, hehe…” disse Margot, impacciata.

“Posso passarci su” replicò Hat Guy, con un debole sorriso. La troupe sorrise a sua volta.

“Spero di rivederti al terzo atto del nostro spettacolo, Hat Guy. Ti auguro una buona notte” disse Bonnepérs.

“Buonanotte, signore volante!” esclamò Andrés.

Il trio si allontanò, lasciando da soli Hat Guy e Furina. L’Archon era rimasta particolarmente taciturna durante tutta la serata, ma Hat Guy ipotizzò che fosse semplicemente troppo scossa per spiccicare parola. La marionetta sospirò, per poi allontanarsi senza proferire parola.

“Aspetta!”

Hat Guy si voltò. Furina lo stava fissando, con un’espressione rigida.

“Apprezzo il tuo intervento, ma non c’era bisogno di soccorrermi. Potevo benissimo affrontare quei Mekagarde da sola” disse, con voce squillante.

“Hah! Certo, l’ho notato…” disse lui, sprezzante.

“Ma se non mi hai neanche dato il tempo di reagire!” protestò Furina.

“Solo perché mi stavo annoiando a morte. O pensi che lo abbia fatto perché volevo salvare la vita della tanto acclamata Archon di Fontaine?”

“…prego?”

“Tutto sommato, quegli automi sono stati la cosa più entusiasmante di questa serata. Forse dovresti prendere spunto da loro, per rendere il tuo spettacolo meno soporifero prima dell’atto finale”

“Ma che cafone!” Furina stava diventando paonazza. “Hai idea di quante persone siano venute per vederci?”

“Sì, come no…”

“E tu? Se eri davvero così disinteressato, perché restare fino alla fine dello spettacolo? Avrei potuto tranquillamente farti cacciare dalla sala, se lo avessi saputo!” Furina gli puntò l’indice contro, ed Hat Guy inarcò un sopracciglio.

“Non provare ad intimorirmi, Lady Furina. Non sei la prima divinità che incontro, e di certo non sei nemmeno la più minacciosa”

“Aaargh! Razza di…!”

Hat Guy si voltò, per poi volare via e lasciare Furina a fissarlo, con i piedi impiantati nel pavimento.

La sua ricerca era stata un buco nell’acqua. Quella stupida aggressione aveva fatto saltare il suo piano per cercare in mezzo al pubblico il ladro, e Furina era una perfetta idiota esattamente come aveva immaginato. Ora, doveva scervellarsi per trovare una nuova pista. Stupidi Mekagarde…

Hat Guy si fermò a mezz’aria, colto da un improvviso dubbio.

I Mekagarde non potevano essere stati manomessi, stando alle parole di Estelle e i membri della Garde. Inoltre, quella luce verde non poteva essere legata all’Arkhium. Qualcosa non tornava.

E se fosse stata opera della persona che cercava? Non aveva idea di cosa ci fosse in quel libro, ma quella luce era molto simile ai Terminali Akasha che il popolo di Sumeru era solito usare fino ad un anno e mezzo fa. Fontaine non possedeva quella tecnologia, quindi il dubbio era lecito.

Ma soprattutto… perché attaccare la troupe? A meno che il bersaglio non fosse Furina stessa…

Hat Guy grugnì, per poi riprendere il suo volo verso l’Hotel Debord. La sua visita a Neuvillette, a quanto pareva, si sarebbe svolta prima del previsto.

   
 
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